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Autore: heliodor    21/11/2019    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Non è stata colpa mia
 
Tutto accadde così in fretta che Joyce non ebbe il tempo di rendersi conto di quello che stava per succedere. Un istante prima Biqin stava cercando di applicare un unguento sulle ferite del gromm.
“Questo dovrebbe fermare l’infezione” stava dicendo l’erudita.
“Si salverà?” chiese Joyce in apprensione.
“Non lo so. Forse. Con tutte le ferite che ha, una persona comune sarebbe già morta. Queste creature devono essere molto più forti e resistenti di noi.”
“Si chiamano Gromm” disse Joyce.
Biqin fece un mezzo sorriso. “Te l’hanno detto loro o hai deciso tu di chiamarli così?”
“È la parola che usano più spesso.”
“Magari non vuol dire niente. Forse è solo un verso che fanno, come le mucche o i maiali.”
“I maiali non piangono per i loro fratelli feriti.”
Biqin scrollò le spalle. “I cani lo fanno. Non sto dicendo che questa creatura è…”
In quel momento erano iniziati gli spasmi. Joyce non aveva fatto in tempo ad afferrare Biqin e spingerla via. Il braccio del gromm la colpì in pieno e la fece volare verso la parete del corridoio. L’impatto fu violento e la donna ricadde al suolo come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili.
Nello stesso momento, Joane e Bardhian si avvicinarono minacciosi, i dardi bene in vista.
“Togliti di lì, strega rossa” ordinò Joyce.
“Aspetta” disse. “È stato un incidente.”
“Allontanati” disse Bardhian con tono perentorio.
“Se non si sposta colpisci anche lei” disse Joane.
Bardhian la guardò di traverso. “Non farò una cosa del genere.”
“Preferisci morire?”
“Non lo farò in nessun caso.”
Joane scosse la testa. “Così mi dimostri che non sei ancora pronto.”
Joyce si piazzò davanti ai due gromm. Quello in piedi era ancora chino sul compagno ferito e non si curava di Joane e Bardhian.
Sembra che non gli importi di morire, pensò Joyce. Forse erano solo amiio o magari innamorati e ora gli tocca assistere alla morte della sua compagna.
“Non voleva fare del male a Biqin” disse Joyce.
Caldar, Galef e gli altri eruditi stavano soccorrendo la donna che giaceva ancora al suolo. Halux stava scuotendo la testa.
Quando si alzò, capì che Biqin non stava affatto bene. “È morta” disse Halux. “Il colpo le ha spezzato la schiena.”
Joane annuì. “Ti basta, strega rossa? O vuoi che muoia qualcun altro prima di capire che queste bestie sono pericolose?”
“Non voleva ucciderla” disse Joyce. “È stato un caso.”
“È sempre un caso.” Joane puntò i dardi verso di lei. “Ma non ti colpirò per caso se non ti levi di mezzo.”
Joyce guardò Bardhian e il principe di Malinor fece un passo avanti. “Togliti di lì, Sibyl. Joane ha ragione. Sono pericolosi.”
Joyce scosse la testa con vigore. “Io non mi muovo di qui. Se dovete colpirmi, fatelo.”
“Sei pazza” ringhiò Joane. “E la tua pazzia ci ha portato solo guai. Ci hai trascinati qui sotto. Ci hai messi in trappola e ora l’erudita è morta. Chi altri deve morire prima che tu rinsavisca?”
“Nessun deve morire” disse Joyce. “Nessuno doveva morire. E nessun altro dovrà morire.”
“Togliti di lì, Sibyl” disse Bardhian. “Joane ha ragione.”
“Non è vero” protestò. “Dice così solo perché ha paura.”
“Ho paura che quel mostro ci faccia del male” ringhiò Joane. “E che ne faccia a tutti noi, come la povera Biqin.” Evocò i dardi magici. “Scansati strega rossa, o ti colpirò.”
“Joane” iniziò a dire Bardhian.
Joyce evocò lo scudo. “Avanti, colpisci.”
“Non te lo ripeterò di nuovo” fece Joane con tono minaccioso.
Il gromm emise un ruggito che la fece sussultare. Joyce si voltò di scatto e lo vide chinarsi sul corpo del compagno morto. Lanciò un lungo ululato che risuonò per il condotto. Dagli occhi scivolarono lacrime che imbrattarono il folto pelo colorato.
Joyce tornò a fronteggiare Joane. “Sta piangendo. Ti sembra il modo di fare di una bestia?”
“Ho visto rinnegati piangere con più foga” rispose la strega.
Halux si mosse verso di lei. “Joane” disse con aria seria. “Anche se di solito trovo la strega rossa insopportabile e stupida al limite del patetico, stavolta devo darle ragione.”
“Scusami se non tengo in alcun conto la tua opinione, erudito” disse Joane con un ghigno.
“Dovresti” fece Akil con tono serio. “Per quanto spocchioso e insopportabile, Gera Halux gode del mio rispetto.” L’erudito si piazzò tra Joyce e Joane. “Il gromm non ha colpe.”
“Ha ucciso la tua amica” disse Joane a denti stretti.
“Non sono cieco” disse Akil. “Ho visto anche io quello che è successo. La strega rossa ha chiesto a Biqin di darle una mano e lei si è offerta di curare il gromm meglio che potesse.”
“E il gromm l’ha uccisa.”
“Il mio maestro, la persona che mi reclutò ventidue anni fa per entrare nell’accademia di Nazdur, era un guaritore piuttosto abile” disse Akil con calma. “Un giorno, scoppiò in città un’epidemia di febbre spaccapetto. Le autorità cittadine isolarono i casi più gravi rinchiudendoli in un magazzino e chiesero ai guaritori di occuparsene. Ma non ce n’erano abbastanza, così il mio maestro si offrì di dare una mano. La maggior parte di quelli che contrassero la febbre morirono in meno di una Luna, compreso il mio maestro.”
“È una bella storia” disse Joane. “Starei ad ascoltarti per tutto il giorno, ma ho altro da fare.”
“Il mio maestro è stato ucciso dalla febbre. È stato contagiato da una delle persone che si era offerto di curare. Dovrei per questo incolpare uno di quegli infetti di averlo ucciso?”
“Non è la stessa cosa.”
“Dov’è la differenza?”
Joane grugnì. “La differenza è che il tuo maestro cercava di curare delle persone e quella invece è una bestia.”
“Allora uccidila pure, se la pensi così.” Akil si fece da parte. “Ma cerca di essere sicura di ucciderla al primo colpo, perché ho l’impressione che il gromm non sarà facile da abbattere.”
Joane sogghignò. “A questo penserò io.”
Il gromm singhiozzò sul corpo dell’amico. Con le potenti mani strappò le corna dietro le orecchie dell’altro e si voltò verso Joyce. Allungò la mano per offrirle i corni.
Joyce si accigliò. “Non capisco.”
“Gromm-da” rispose. “Gromm-da.”
“Spiegati meglio.”
Il gromm fece un cenno verso Biqin. “Gromm-da.” Depositò le corna ai piedi di Joyce.
“Vuoi che le dia a Biqin?”
“Gromm.”
“È morta.”
“Gromm” fece con aria affranta.
Halux si avvicinò. “L’hai già visto fare questa cosa?”
Joyce annuì.
“Sembra una specie di rito funebre” disse l’erudito. “I guerrieri di pietra delle tribù che vivono ai confini delle terre desolate strappano le orecchie ai compagni morti in battaglia e le danno in dono alle mogli rimaste a casa.”
Bardhian si mosse verso il corpo del gromm morto. “Credo che non voglia farci del male.”
“È quello che cercavo di dirti” disse Joyce.
“Devi ammettere che non è facile pensare a questo gigante come a una persona” rispose il principe di Malinor sulla difensiva.
“Magari lui pensa lo stesso di te.”
Bardhian si rivolse a Joane. “Non puoi ucciderlo.”
Joane grugnì qualcosa e annullò i dardi. “Siete pazzi. Tutti quanti. Dal primo all’ultimo. Strega rossa.”
Joyce la fronteggiò sicura.
“Visto che sei ancora tu al comando, dicci cosa dobbiamo fare adesso.”
“Cerchiamo l’uscita” rispose. “Credo che il gromm ci possa aiutare, se smetti di minacciare di ucciderlo.” Si chinò e raccolse le corna. “Gromm-da.”
“Gromm” fece lui solenne.
“Vogliamo uscire di qui” disse scandendo le parole a una a una. “Conosci la strada?”
“Gromm” rispose la creatura con aria incerta.
“Pretendi che ci capisca?” fece Halux.
Joyce si strinse nelle spalle. “Hai un’idea migliore?”
“Potrei pensare a decine di modi diversi per comunicare con questo…” esitò.
“Gromm” disse Joyce.
“Gromm, certo” disse Halux annuendo. “Sono sicuro che potrei comunicare con lui, se avessi tutto il tempo che mi serve, ma credo che non lo avremo, quindi il tuo metodo, per quanto rozzo, potrebbe funzionare.”
Joyce sospirò. “Faccio quello che posso.”
“Dovrai fare di più” l’ammonì Akil.
Joyce si rivolse al gromm. “Ci serve il tuo aiuto.”
“Gromm.”
“Tu conosci queste gallerie.”
“Gromm.”
“Devi portarci all’uscita.”
“Gromm.”
“Credi di poterci aiutare?”
“Gromm.”
Joyce sospirò. “Troll” disse indicandosi il petto. “Troll-sa” aggiunse ricordando uno dei versi di Belben. “Troll-sa.”
“Troll-sa” disse il gromm. “Troll-sa.”
“Troll-sa” gli fece eco Joyce.
Il gromm grugnì e batté le mani a terra. “Troll-sa” disse muovendosi verso la direzione da cui era arrivato. “Troll-sa. Troll-sa.”
“Che cosa gli hai detto?” le chiese Halux.
“Non ne ho idea” ammise Joyce. “Ma ha funzionato.”
“Vedremo” fece lui con tono supponente.
Bardhian indicò Biqin. “La lasciamo qui?”
“Vuoi portarla in giro tu?” fece Joane.
Lui fece per rispondere qualcosa e ci ripensò.
Galef usò il suo mantello per coprire l’erudita. Joyce si fermò davanti al corpo, cercando di raccogliere i pensieri. “Mi spiace” disse.
Galef si accigliò. “Non devi dispiacerti. Biqin era una donna adulta e ha fatto la sua scelta.”
“Ho deciso io di aiutare i gromm.”
“L’erudita poteva rifiutare o proseguire per la sua strada.”
“In ogni caso non riesco a non pensarmi responsabile” disse Joyce.
“Quindi adesso è lui la nuova guida?” chiese Caldar.
Joane gli passò davanti. “Ordini della strega rossa.”
Lui le rivolse un’occhiataccia. “Io non prendo ordini da lei.”
“Rimettiamoci in marcia” disse Joyce. “Non volevate uscire di qui?”
“Noi sì. E tu?” le chiese Joane.
“Mi sembrava di essere stata chiara.”
La strega ghignò. “Non giocare con me, strega rossa. Sono più brava di te in questo.”
“Non sto giocando” disse cercando di nascondere la sua irritazione.
“Invece sì. Stai cercando di conquistare la fiducia di quel gromm.”
“L’ho solo aiutato.”
“Ed è morta una persona.”
“Non è stata colpa mia” disse alzando la voce. “Biqin ha scelto.”
“Tu sapevi che quelle bestie sono pericolose. E non lo hai detto a Biqin.”
“Come potevo immaginare che accadesse una cosa del genere?”
“Era tuo dovere saperlo” rispose Joane.
“Non potevo.”
“Invece sì. Se vuoi comandare, devi sapere tutto. E devi essere pronta ad assumertene la responsabilità.”
“Io non voglio comandare.”
“Queste persone prendono ordini da te.”
“Mi hai stancata con questa storia” disse esasperata. “Io non voglio comandare. Non ho mai chiesto di farlo.”
Joane scosse la testa. “Peccato. Ti ho sopravvalutata.”
“Io non comando nessuno” disse Joyce. “Tutti siete liberi di andarvene, se volete.”
“Ti ricorderò queste parole alla prima occasione.”
Joane rallentò il passo e si lasciò superare da Bardhian, che avanzò a passo veloce verso di lei.
Joyce sospirò. “Vuoi ricordarmi anche tu che ho la povera Biqin sulla coscienza?”
“No” fece il principe di Malinor. “Volevo solo sapere come ti sentivi.”
“Meglio” mentì. Le dispiaceva per l’erudita ed era convinta di aver commesso un errore.
Ma non posso farci niente, si disse. Ho sbagliato ed è morta. Passare la vita a chiedermi se potessi evitarlo non la riporterà indietro. Così come non riporterà indietro Mythey, o gli abitanti di Theroda. O Fredi. Bene, ora dovrò aggiungere anche Biqin a questa lista.
Bardhian camminò in silenzio al suo fianco.
Joyce ci pensò sopra per qualche minuto, poi disse: “A te è mai successo?”
“Che cosa?”
“È mai morto qualcuno per colpa tua? Qualcuno che era sotto il tuo comando e che si fidava di te?”
“No, mai” rispose il principe.
Joyce cercò di non mostrarsi delusa.
“La verità è che nessuno mi ha mai affidato il comando” proseguì Bardhian. “Quando combattevo con Bryce e Vyncent ed Elvana erano loro a dare gli ordini.” Sorrise. “Io protestavo e facevo di tutto per negarlo, ma sapevo che non avrei saputo fare un lavoro migliore.”
“Ma tu sei forte” disse Joyce, come se quello spiegasse tutto. “Sei un erede.”
“Lo so solo da meno di una Luna” disse lui. “Ma non mi ha aiutato molto. Sono sempre il Bardhian di prima.”
“Potresti comandare, se tu lo volessi.”
“Potrei?” sembrò chiedersi Bardhian. “Comandare è una gran seccatura. E io non credo di esserne capace.”
“Se non hai mai provato, come fai a dirlo?”
“Tu lo stai provando adesso, secondo Joane. Che cosa provi?”
“Sono sempre la Sibyl di prima.”
Bardhian sorrise. “Sei nata per comandare.”
Sono nata senza poteri, pensò Joyce. E uso la magia proibita. Se mi scoprono sono morta. O vado dritta a Krikor, il che potrebbe essere peggio. No, non sono affatto nata per comandare.
“Se io non vi avessi portati qui, Biqin sarebbe ancora viva.”
“Chi lo dice?”
“È morta” fece Joyce indignata.
“Tutti muoiono” rispose Bardhian. “Chi ti dice che una volta uscita di qui, la povera Biqin non si sarebbe ammalata o magari tornando all’accademia sarebbe caduta da cavalo spezzandosi il collo?” Si strinse nelle spalle.
“Da quando sei diventato saggio?”
“E tu da quando chiedi il mio consiglio?”
Quell’ultima frase le strappò un sorriso.
“Hai finito di farti corteggiare strega rossa?” fece Joane intromettendosi. “Avremmo da fare cose più importanti.”
Joyce arrossì. “Bardhian non mi stava corteggiando. Non è vero?”
Bardhian ridacchiò.
“Diglielo” esclamò Joyce indignata.
“È già fidanzata” disse il principe di Malinor a Joane. “E ama Vyncent.” Scosse la testa. “Che situazione complicata.”
Joyce divenne paonazza. “Smettila.”
“Vyncent?” fece Galef. “Non è quello stregone che voleva sposare mia sorella?”
Un grido li fece sobbalzare.

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