Sogni
reali
«Cos’è?»
domandò Nene, esaminando
il contenuto del piatto di fronte a lei.
Qualsiasi cosa
fosse,
Isshiki l’aveva plasmato a forma di cuore –
sembrava soffice. Normalmente
avrebbe pensato a un dolce, ma conoscendo Satoshi da anni aveva
imparato a diffidare
delle apparenze, quando si trattava di lui.
«Takumi-kun
ci ha fatto
assaggiare un tipico dolce italiano, l’altro giorno, e ho
provato a replicarlo –
mettendoci un po’ del mio, ovviamente»,
spiegò Isshiki, incrociando il suo
sguardo. Ormai Nene avrebbe riconosciuto quel brillio malandrino
ovunque: c’era
qualcosa che non le stava dicendo. «Si chiama
Pandoro».
Rivelò
poi un cucchiaino e l’affondò
nel centro del dolce, senza incontrare alcuna difficoltà.
Fece per imboccarla.
«Accetterai un po’ del mio cuore?» le
domandò teatralmente – eppure, le parve
diverso dalle altre volte. Sotto l’apparenza scherzosa,
scorse un pizzico di
serietà. Decise di lasciarsi sorprendere e aprì
la bocca.
Riconobbe
immediatamente lo
zucchero a velo, si sentì invadere dalla sua dolcezza
– incappò col dente in
qualcosa di duro… metallico?
Confusa,
riaprì gli occhi
che aveva chiuso per meglio assaporare la creazione del suo ragazzo e
portò la
mano alla bocca, espellendo l’intruso.
Lacrime
d’emozione le
rigarono le guance, mentre rifletteva su come solo Isshiki
Satoshi avrebbe
potuto farle trovare così l’anello di fidanzamento.
Nene si
svegliò sorridente. Il
ricordo del suo sogno scivolò via, lasciandole tuttavia la
sensazione di
felicità. Accanto a lei trovò Satoshi
addormentato; le sembrò stanchissimo. Quella
vista la intenerì: era tornato da un viaggio in Italia
durante la notte, non l’aveva
neanche svegliata. Si alzò il più silenziosamente
possibile – non le riuscì
difficile – e, senza disturbarlo, uscì dalla
stanza con il necessario per prepararsi.
Una volta pronta
passò in
cucina, investendo più impegno del solito
nell’allestire la colazione. Poi
tornò in camera da letto e si chinò in modo da
avere il volto di Isshiki
davanti a sé. Gli carezzò la guancia,
svegliandolo con dolcezza – per quanto esausto
dal viaggio, quel giorno doveva comunque lavorare.
Satoshi
aprì gli occhi,
lasciandosi sfuggire un brontolio inarticolato.
«Nene?» mormorò, guadagnando un
minimo di lucidità.
«La
colazione è di là, già
pronta» annunciò lei, sorridendogli. «Ma
non fare tardi a lavoro, sai che non
ci passerò sopra». Dopo aver emesso la sentenza,
sigillò le sue proteste attirando
le sue labbra in un bacio che sapeva di uova e marmellata.
«A
più tardi, Isshiki-sensei»
gli sussurrò, sciogliendolo.
Lui
l’osservò sognante
uscire dalla stanza, sapendo che il suo sorriso l’avrebbe
accompagnato per tutta
la giornata.