Serie TV > Poldark
Ricorda la storia  |      
Autore: lady lina 77    22/12/2019    3 recensioni
Piccolo dono natalizio per tutti coloro che nel 2019 hanno seguito la mia fanfiction 'Love is a dangerous fire'. Se Babbo Natale esistesse davvero, non potrebbe regalare alla piccola Daisy un orso vero? Come si potrebbe fare ad esaudire il desiderio di questa bambina che nel corso della fanfiction è stata la più grande alleata di Ross e Demelza?
Una fanfiction forse un pò lontana dai canoni di Poldark, più favolistica, senza pretese, per augurare a tutti buon Natale attraverso i sogni di uno dei personaggi più amati di quella lunga storia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I bambini dormivano e la Vigilia di Natale era arrivata con lo scoccare della mezzanotte, da pochi minuti, dopo un'anti-Vigilia passata a festeggiare il primo compleanno di Isabella-Rose.

Di soppiatto, finito di festeggiare la figlia più piccola, nella loro stanza Demelza e Ross stavano finendo di impacchettare i doni per i loro sei bambini, nel secondo Natale che avrebbero trascorso a Nampara dopo il loro rinnovato matrimonio giunto dopo anni di lontananza e silenzi.

Bisticciando con la carta colorata che non voleva impacchettare a dovere la bambola nuova per Clowance, Ross sospirò sconsolato, seduto sul letto in mezzo a pacchetti, nastri e barattoli di colla. Santo cielo, picchettare al buio in miniera la dura roccia, era decisamente meno faticoso e frustrante! "Credi che i bambini saranno contenti di questi doni? Due anni fa, a Londra, il tuo Natale da Lady Boscawen era molto più ricco".

Demelza, più veloce di lui a mettere nastri e nastrini, gli si sedette accanto dopo aver riposto nell'armadio il dono per Valentine. "Certo, sono i doni che ci hanno chiesto. Jeremy vuole una canna da pesca e l'avrà. Così come sarà per Clowance con la sua bambola, Valentine col suo puzzle, Demian col suo cannocchiale con cui guardare la luna, Daisy col suo orsacchiotto nuovo e Bella... Beh, lei ha un anno, questi vestitini nuovi di lana la renderanno contentissima e la terranno al caldo. E per il resto, ci penseranno Falmouth e Alix a riempirli di vizi e dolcetti, questa sera".

"Sei sicura?".

"Sicura. E poi..." - gli diede un buffetto sulla guancia – "Tu ed io, da piccoli, avevamo Natali simili? Ce li sognavamo tutti questi regali e questo genere di feste in famiglia".

Ross sorrise, lei aveva ragione. Come sempre... Poi prese l'orsacchiotto per Daisy, grande, morbido, dal muso grazioso, ma... "Ce lo tirerà in faccia, preparati".

"Ross, ne abbiamo già parlato".

Lui non sembrò molto convinto. I gemelli avevano ormai sei anni, avevano gusti definiti e precisi e Daisy non era una che si poteva condir via con un orsacchiotto finto, un surrogato di ciò che voleva davvero. Aveva desiderato un orso quando aveva tre anni, poi per un pò aveva accantonato l'idea ma ora, vivendo spesso in spazi aperti e in campagna, si era convinta che la Cornovaglia andasse bene per un orsetto tutto suo ed era tornata alla carica. Fra tutti, sarebbe stata la meno contenta del suo regalo e fra tutti invece, era quella che meritava di esserne più appagata. Era il folletto di famiglia, fra i più piccoli ma anche la più saggia e sagace, quella che pensava sempre agli altri prima che a se stessa, che si lanciava in improbabili difese dei fratelli, quella che combinava più guai ma che sapeva essere irresistibile anche in castigo. La più indipendente ma anche la più bisognosa di amore... Aveva un debole per Daisy, fin da quando si erano conosciuti. E ora lo chiamava papà e lui era orgoglioso di questo e di quando, più che con gli altri, lei gli si rannicchiava fra le braccia e condividevano un mondo di segreti solo loro. "Daisy vuole un orso vero, non un orsetto di stoffa".

Demelza alzò gli occhi al cielo. "Ross, non possiamo regalarle un orso. L'ho spiegato a lei il perché, ma speravo non fosse necessario spiegarlo anche a te".

"Però a Natale, un bambino dovrebbe essere contento del suo regalo" – tentò di argomentare.

Demelza, esasperata, si mise le mani sui fianchi. "Ross, un orso è un essere vivente grande, grosso e pericoloso. Non un giocattolo da regalare a una bimba di sei anni. E indipendentemente da questo, nessun essere vivente dovrebbe essere donato come regalo ma deve essere frutto di una scelta consapevole".

Ross guardò la piccola Isabella-Rose che, nel lettino, iniziava ad agitarsi. "Beh, noi lo scorso anno abbiamo avuto lei... Non è stato un regalo natalizio pure Bella? Lei è un essere vivente...".

"Ross!!!".

D'accordo, stava giocando col fuoco ma lo divertiva da morire quel battibecco con lei. E, poteva giurarci, la stava anche mettendo in difficoltà... "Amore mio, sto facendo un ragionamento logico...".

La donna scosse la testa. "Una bambina non arriva con la slitta di Babbo Natale, una bambina arriva dopo che una mamma e un papà han fatto certe cose in camera da letto. Lo sai, vero? Che Bella sia nata poco prima di Natale è solo un caso che nulla ha a che vedere col desiderio di Daisy di avere un orso".

Si sentì un pò scemo, davanti a quella spiegazione su come nascono i bambini. E reagì tirandole scherzosamente l'orsetto in faccia. "Questa è un'anteprima di ciò che succederà alla nostra cena della Vigilia. Preparati".

Stizzita, Demelza lo guardò storto. "Ross, non può avere un orso vero!".

"Ma Clowance ha una lupa" – ribatté lui.

"Una lupa è un pò più di un cane. Un orso è MOLTO più di un cane. Le passerà e per ora avrà un dolce orsetto finto con cui giocare".

Ross sospirò. "Ma non ne sarà contenta e io vorrei che lo fosse".

Dalla sua culla, Bella si mise in piedi e poi si appoggiò alle sbarre in legno che la tenevano riparata da cadute dal letto. "Mammaaaaa" – urlò con la sua voce squillante.

"Giuda, si è svegliata di nuovo" – borbottò Demelza.

Ross si avvicinò alla piccola, accarezzandole la testolina piena di ricciolini neri. "Canta per lei, adora le canzoni".

Sua moglie ripose nell'armadio i doni che aveva preparato e poi si avvicinò alla culla. "Non ho scelta, a quanto pare" – disse, osservando la figlia che sprizzava argento vivo da ogni poro e saltava nel letto tenendosi alle sbarre tutta contenta sulle sue gambette ancora malferme. Decisamente, non pareva assonnata...

Ross la prese, mettendola in braccio alla madre, poi si avviò alla porta. "Vado a controllare che gli altri dormano. Oggi, fra il compleanno di Bella e la fatica che hanno fatto per portare un abete alla mia miniera per addobbare il mio ufficio, credo siano stanchi".

Demelza rise. "Ross Poldark, integerrimo proprietario di miniera e politico, con l'ufficio addobbato da un piccolo abete pieno di nastri e coccarde... Cosa direbbero i tuoi avi?".

Anche Ross rise. "Jeremy, Valentine e Clowance ci tenevano che avessi un simbolo natalizio anche alla miniera e gliel'ho lasciato fare. Anche i miei minatori ridacchiavano per questa cosa, oggi... Soprattutto vedendo come Clowance comandava a bacchetta i suoi due fratelli maschi su come disporre gli addobbi".

"E' una Poldark decisa, lei" – ribadì Demelza.

"Lo so". E così dicendo, orgoglioso, Ross uscì dalla stanza per andare a controllare i bambini.

I tre maschietti dormivano tranquilli, guardati a vista dai fedeli Fox e Tannen che dormivano in due ceste sul tappeto e anche Demian ormai pareva piuttosto a suo agio in un letto solo suo, anche se al mattino spesso sgattaiolava in camera loro in cerca di un momento con la madre.

Nella stanza delle femmine, anche Clowance era ormai addormentata, eterea e bellissima nella sua camicia da notte di seta rosa e coi lunghi capelli biondi ad incorniciarle il viso perfetto. Daisy invece non dormiva e se ne stava rannicchiata sul parapetto della finestra, col faccino appoggiato al vetro. Sembrava assorta, tanto che non lo sentì entrare.

"Hei, che ci fai ancora sveglia?" - le chiese sotto voce, arrivandole alle spalle.

Lei sussultò presa alla sprovvista, poi si voltò sorridendogli. "Papà, nevica!".

"Ohhh". Ross guardò fuori dalla finestra e constatò che era vero. Non se n'era accorto. E ora tutto stava diventando magicamente bianco.

Prese una coperta, avvolse la bimba e si sedette con lei sul letto, mettendosela sulle gambe. "Sarà un magico Natale, allora, con la neve. Ma tu devi startene al caldo".

"Ma stavo pensando, papà".

"Puoi pensare anche a letto".

Daisy scosse la testa. "Nooo, stavo guardando la direzione da cui LUI arriverà".

"Chi?".

"Babbo Natale col mio orso. Non vedo l'ora di domani notte! Sono stata brava quest'anno, vero? Ho aiutato la mamma con gli animali, a Londra ho fatto la brava e non ho insegnato nessuna parolaccia di Prudie a nessun bambino al parco e non ho mai tirato la minestrina in testa allo zio. Nemmeno mi è mai venuta voglia. E col maestro ho anche imparato a scrivere il mio nome. Tutto quanto: Daisy Alexandra Charlotte! So anche stare seduta e ferma per un pochino senza scappare e quindi, visto che sono stata brava e ho anche aiutato la mamma a curare Bella, l'orso me lo merito! Jeremy, Clowance e Valentine hanno i cani, mamma ha Garrick, Demian avrà la luna e io voglio il mio orso".

Ross si sentì sudare freddo, era terribile che ci tenesse così tanto ed era ancora più terribile pensare a quanto sarebbe stata delusa di lì a poche ore. Era vero, era stata brava, era stata ubbidiente e con l'inizio dei suoi studi, a Londra, era stata più brava del previsto anche se era ben lontana dall'eleganza di scrittura e disegno di Demian. Più che altro il suo nome lo scarabocchiava con tratti malfermi, ma ci si era impegnata e a lui come padre, questo importava. Avrebbe avuto molti regali, da tutti. Ma lei ne voleva solo uno e non avrebbe potuto averlo. Certo, era ovvio che non potesse avere un orso vero, ma la cosa lo intristiva lo stesso perché voleva vedere Daisy felice come quel primo Natale di due anni prima a Londra, quando non chiedeva altro che di toccare le palline di vetro dell'albero di nascosto. "Daisy, un orso è un regalo impegnativo, forse troppo anche per Babbo Natale. Non essere delusa se non riuscisse a portartelo".

Lei scosse la testa, imbronciata. "Ma noooo! E' magico Babbo Natale! Certo che me lo porta".

Ross sospirò. "Sì, ma nel caso...".

Gli occhi di Daisy divennero lucidi. "Ma io sono stata brava, basta questo...".

Si chinò, a baciarla sulla fronte. "Sei stata brava di sicuro, ma resta un regalo difficile da fare e tu hai già tante cose per cui essere contenta, no?".

Lei ci pensò su. "Sì. Ma voglio il mio orso".

La mise sotto le coperte, rimboccandogliele fino al visino. "Beh, vedremo che succede. Ora dormi però...".

Daisy allargò le braccia, prendendogli il viso. "Va bene. Buona notte, papà" – disse speranzosa, baciandolo sulla guancia.

Ross le sorrise e poi, tristemente, si avviò alla porta. Essere padre di Daisy era così bello ma anche così complicato, non era una bambina semplice... Sperò che non ci restasse troppo male, non voleva vederla triste. Sperò che gli altri regali avrebbero distolto il suo pensiero dall'orso e da ciò che desiderava e in cui sperava. Sperò... Ma conoscendo Daisy, erano vane speranze...

Tornò da Demelza cercando in lei una soluzione che sua moglie non poteva dargli e la piccola, rimasta sola, osservò per un attimo il soffitto di legno della stanza. Il suo papà sembrava così scettico sulle capacità di Babbo Natale...

Con un gesto veloce, saltò di nuovo giù dal letto, osservando dalla finestra il paesaggio circostante che la neve rendeva via via sempre più bianco. Lei ci credeva, c'era tutto ciò che serviva perché il suo sogno si avverasse: la neve, gli addobbi, una famiglia bella bella dove ci si voleva tutti bene e lei era stata una brava bambina. E Babbo Natale poteva tutto, niente era troppo per lui...

Appoggiò nuovamente la fronte contro il vetro della finestra, sospirò e cercò nella neve una strada comoda per una grande slitta che arrivava dal cielo. Poi, silenziosamente pregò. "Ti prego, ti prego...".


...


Era stata una festa della Vigilia chiassosa quella, piena di allegria, doni e bambini contenti.

Lord Falmouth aveva tenuto banco con lunghi discorso politici, cercando di rapire Ross, Dwight, il povero Zachy Martin e pure Jon Gimlet, se gli capitava a tiro. Fra un bicchiere di porto e l'altro aveva chiacchierato allegramente di ogni cosa che gli passava per la testa, reso loquace dal dolce sapore del vino. Lady Alexandra, Caroline, Demelza, Prudie e Jane Gimlet avevano chiacchierato fra una portata e l'altra mentre inseguivano le tre bimbe più piccole che avevano formato una gang vivacissima e irrefrenabile guidata da Sophie Enys che, dall'alto dei suoi due anni di età, comandava a bacchetta le povere Melliora e Isabella-Rose di un anno, che la seguivano chiassosamente ovunque, gattonando o abbozzando qualche passo.

I bambini avevano trovato i doni portati di soppiatto dai Gimlet nello studio di Ross e tutti erano stati felici. Demian si era messo subito la mantellina per correre fuori in mezzo alla neve a guardare la luna col suo cannocchiale, Valentine aveva coinvolto Jeremy e Falmouth nel mettere insieme i pezzi del suo puzzle e Clowance si era messa seduta sul divano a cullare la sua bambola.

Daisy invece si era messa in un angolo, seduta tutta sola davanti al camino, senza dire nulla. L'orso che aveva ricevuto in dono lo aveva portato con se, al suo fianco, ma non lo aveva degnato che di uno sguardo e poi l'aveva riposto a terra senza nemmeno abbracciarlo.

Demelza e Ross avevano cercato di coinvolgerla nella festa, di spiegarle il perché Babbo Natale aveva preferito farle quel dono e le avevano promesso in cambio un pony per la primavera, in modo che imparasse a cavalcare. Ma lei non aveva reagito con entusiasmo nemmeno a questo ed era rimasta silenziosa e muta in disparte, tutta la sera, senza toccare cibo e senza nemmeno sentirsi attratta dalle palline dell'albero di Natale.

Lady Alix aveva cercato di consolarla e anche Demelza ci aveva tentato ma lei, come spesso faceva quando voleva stare sola, le aveva scacciate in malo modo. Era il suo modo, da sempre, di dire che dovevano girarle al largo...

Si sentiva tradita. Era stata una brava bambina come i suoi fratelli ma solo lei non aveva ricevuto il dono che tanto desiderava...

Il suo orso dov'era? Perché Babbo Natale gliene aveva portato uno finto? Un orso aveva bisogno di lei e lei aveva bisogno di un orso... Ed ora erano entrambi soli e lontani, senza poter godere della compagnia l'uno dell'altra.

Ci rimuginò sopra tutta la sera...

Quando gli ospiti se ne furono andati, i Gimlet, Prudie e la sua mamma si affaccendarono a sistemare qualcosa e lei e i fratelli furono mandati a letto.

Il suo papà aveva cercato di consolarla, di spiegarle che il suo orso finto era bellissimo e che Babbo Natale era saggio ed aveva avuto le sue buone ragioni per non portarle un orso vero, ma Daisy non voleva essere né convinta né consolata. Il suo papà sapeva tutto, ma questa cosa non la capiva proprio. Lei un orso avrebbe saputo curarlo benissimo...

Rimasta sola, con Clowance che ormai dormiva, Daisy sgattoiolò nuovamente fuori dal letto e scese al piano di sotto. Non aveva sonno, per niente...

Ormai tutti dormivano, era notte fonda e la casa era rischiarata solo dal bagliore dell'ultima brace incandescente nel camino.

Si arrampicò fino alla finestra, guardando fuori nell'oscurità. Nevicava molto, faceva freddo e Babbo Natale era andato ormai chissà dove...

O forse no, forse era tornato indietro e da qualche parte aveva lasciato il vero dono per lei. In effetti non ci aveva pensato ma uno studio mica è adatto a lasciare un orso, un orso non è un regalo come gli altri e deve essere portato nel posto giusto! "La stalla!" - esclamò, rendendosi conto di non essere sola e che Garrick le era giunto alle spalle e la guardava con aria circospetta. "Shhh" – gli intimò, col dito davanti al musetto.

Il cane inclinò il capo, incuriosito. E poi, fedele come sempre, la seguì fino alla porta.

Vestita solo con la sua camicina da notte e con delle ciabattine di lana ai piedi ma accaldata per l'emozione, Daisy corse fuori incurante del vento, della neve e del freddo e arrivò fino alla stalla, seguita da un preoccupato Garrick. "Il mio orso è quì, il mio orso è quì Garrick!".

Aprì la porta della stalla e corse verso i vitelli e gli altri animali, controllando nella paglia. "Orso, orsetto dove sei?".

Nulla, dopo un'accurata ricerca dovette arrendersi al fatto che non ci fosse nulla...

Ma non doveva demordere, c'era ancora il fienile da controllare! E uscì di nuovo fuori, di corsa, seguita da Garrick.

Entrarono nel fienile, illuminato dal bagliore della neve che entrava dalle piccole finestrelle laterali. Garrick, accanto a lei, si mise ad annusare in terra, come se di colpo percepisse qualcosa di strano...

Improvvisamentela luce dall'esterno sembrò aumentare come se il cielo si fosse illuminato in un grande bagliore e uno strano rumore giunse dall'esterno, come uno scampanellio lontano, come se qualcosa si allontanasse veloce scivolando sulla neve... E poi tornarono silenzio e buio, lasciando però la strana sensazione in lei che qualcosa di magico si fosse mosso o fosse accaduto... Una sensazione bella, di pace... Cos'era stato? Avrebbe voluto andare fuori a vedere, ma Daisy non fece in tempo a controllare cosa fosse successo perché dalla paglia ammassata davanti a lei, avvertì un piccolo movimento.

Il cuore prese a batterle forte mentre Garrick si avvicinava guardingo dove i fili dorati si erano mossi impercettibilmente.

Anche Daisy si avvicinò, rabbrividendo più per l'emozione che per il freddo. E quando la paglia si mosse di nuovo e ne sbucò un musino bianco e rosso, con due occhietti neri dolci e vivaci, per poco non cadde a terra per l'emozione.

Uno strano animaletto, un cucciolotto dal pelo morbido piuttosto lungo, rosso e bianco, sbucò interamente dalla paglia sulle sue quattro zampette paffute. Era piccino, avrebbe potuto tenerlo in braccio senza fatica, aveva un aspetto dolcissimo e una lunga coda cicciotta a righe, di due tonalità diverse di rosso. Sembravano i capelli della sua mamma e lei non aveva idea di che animale fosse. Non aveva mai visto nulla del genere... Ma sentì subito che lo adorava e che gli voleva già bene, chiunque lui fosse.

Emozionata Daisy gli corse vicino, prendendolo in braccio. Era caldissimo, morbido e dolce e appena lei lo prese, gli si rannicchiò contro al petto in cerca di calore. Garrick, incuriosito, cercò di annusare il nuovo arrivato ma Daisy decise di proteggerlo tenendolo stretto a se. Non sapeva che pensare, ma sentiva che era il suo regalo di Natale...

"Daisy!".

La voce di suo padre la raggiunse di colpo, spezzando quel magico momento. Daisy sussultò, si voltò e lo vide sulla soglia del fienile, con un'espressione preoccupata e una coperta in mano. E accanto a lui, la mamma... Erano entrambi bianchi come fantasmi...

Demelza le corse incontro, spaventata. "Giuda, non farlo mai più! Siamo venuti a controllare se dormissi e non ti abbiamo trovata! Che ci fai quì in camicia da notte, in mezzo alla neve e al freddo, in piena notte?" - urlò quasi, stringendola convulsamente a se.

Ma Daisy, tranquilla, cercò di spiegare qualcosa che per lei era assolutamente ovvio. "Sono venuta a prendere il mio regalo di Natale, mamma".

Ross si avvicinò alle due, mettendo la mano sulla schiena di Demelza per paura che svenisse dopo la paura presa entrando in camera delle bambine dove non avevano più trovato Daisy. Avevano temuto fosse scappata per protesta, spinta dalla delusione del suo dono, ma per fortuna la piccola non si era allontanata di molto ed ora se la sarebbe cavata con una ramanzina e forse un raffreddore, visto che era uscita di casa in piena notte con indosso solo la sua camicia e delle pantofoline. "Daisy, non farlo mai più!" - le intimò, in un tono autoritario che raramente usava coi bambini.

"Ma papà, io dovevo!" - tentò ancora di giustificarsi lei, fra le braccia della madre. E poi, scostandosi, mostrò loro il cucciolo che teneva fra le braccia. "Dovevo venire a prendere lui, il mio regalo".

Ross e Demelza spalancarono gli occhi. Santo cielo, da dove arrivava quell'animaletto rosso?

"Daisy, dove l'hai preso?" - chiese Demelza, osservando gli occhietti neri del cucciolo.

La bimba indicò il fieno. "Era quì, l'ha portato Babbo Natale e io sono venuta a prenderlo se no moriva di freddo. E' il mio regalo vero, ve lo dicevo che me lo avrebbe portato".

I due adulti si guardarono negli occhi, accigliati. "Ross, che animale è? Non ho mai visto nulla del genere" – chiese Demelza.

Lui osservò Daisy, ripensò al suo grande desiderio, alla fiaba di Babbo Natale e allo strano caso che aveva portato lì quel cucciolo. Magia, destino, casualità... Ma era l'avverarsi di un sogno. "E' un orsetto lavatore. Ne ho visti molti in America, durante la guerra".

Daisy spalancò gli occhi. "Un orso?! Un orso!!! UN ORSOOOO!!!" - gridò eccitata, scoprendo la vera natura del cucciolo che aveva trovato poco prima.

Più preoccupata e meno entusiasta della figlia, Demelza guardò Ross con terrore. "Un orso? Santo cielo, che ci fa in Cornovaglia un orso? Quì non vivono animali del genere. E' pericoloso?".

Ross sorrise, accarezzando il musino del cucciolo. "No, gli orsetti lavatori non sono pericolosi. Si arrampicano sugli alberi come Demian, non diventano grandi nemmeno da adulti e possono essere presi in braccio anche da un bambino. Questo è un cucciolo ma non crescerà molto più di così... Sono animali puliti, giocosi, intelligenti. Degli orsi più piccoli che possono essere tenuti anche in una casa... Come sia arrivato fin quì però, è un mistero".

Per Daisy però, quello non era affatto un mistero. "Lo ha portato Babbo Natale prima. Ho sentito le campanelle della sua slitta fuori, quando l'ho trovato".

"Daisy...". Demelza le accarezzò i capelli biondi arruffati, stringendola a se nella coperta. "Sarebbe bello ma credo più semplicemente che questo animaletto sia scappato a qualcuno e si sia rifugiato quì".

"No, io le campanelle le ho sentite davvero. Anche Garrick! Vero Garrick?".

Il cane abbaiò e Demelza e Ross si guardarono negli occhi ancora una volta, interdetti.

Ross abbracciò moglie e figlia, sorridendo. "Beh, indipendentemente da tutto, hai un orso a quanto pare. Il tuo desiderio si è avverato e un orsetto lavatore è un ottimo compromesso".

Il visino di Daisy si illuminò. "Posso tenerlo?".

Ross guardò Demelza in cerca di assenso, poi annuì. Non c'era nulla di pericoloso in quel cucciolo e per Daisy sarebbe stato un grande amico come lo erano gli altri cani per i figli più grandi. "Direi di sì. Ma dovrai prendertene cura, volergli bene, assicurarti che mangi e giocare con lui. E tenerlo al caldo e al sicuro. Sei certa di esserne capace?".

"Sì".

Ross le credette. Daisy era da sempre la più brava fra i bambini, a prendersi cura degli altri. Si fidava di lei, si fidava di lei più di quanto facesse con molti adulti. "Dovrai dargli un nome".

"Esatto" – aggiunse Demelza, decidendosi infine ad accarezzare il cuccioletto.

Daisy ci pensò su. "Come si chiama Babbo Natale? Il suo nome vero".

"San Nicola... Nicholas" – rispose Ross.

La bimba sorrise, baciando l'orsetto che, fra le sue braccia, con le zampine giocava con la stoffa della sua camicia da notte. "E allora si chiamerà Nick. Me lo ha portato Babbo Natale, è giusto".

"E Nick sia" – concluse Demelza.

Ross le strinse a se, rabbrividendo. "Su però, adesso che hai il tuo dono, che ne dite di tornare in casa prima di prenderci tutti un raffreddore?".

Ben contenta della proposta, Demelza non se lo fece ripetere. Uscirono dal fienile con Garrick e si avviarono verso casa quando Daisy chiese di essere portata sul retro del fienile, nell'aia, nel punto da cui aveva sentito provenire il rumore di campanelle e il cielo si era fatto chiaro e dorato.

Demelza e Ross decisero di accontentarla e raggiunsero il retro. Neve e vento la facevano da padroni, la brughiera e i campi erano una infinita e solitaria distesa bianca ma d'un tratto, nella neve, Ross scorse qualcosa che brillava. Si chinò a vedere cosa fosse e vi trovò un piccolo campanello dorato abbandonato in mezzo alla neve, arrivato lì da chissà dove, come il dolce Nick. E guardandolo, iniziò a pensare che davvero qualcosa di magico fosse successo in quella notte di Natale e di neve, fuori da casa sua. Non aveva mai creduto alle fiabe, nemmeno da piccolo. Era sempre stato una persona pratica e realista ma prima Demian e ora anche Daisy, gli stavano insegnando che forse, sotto la superficie visibile a tutti, c'è dell'invisibile pronto a stupirci, se gliene si da l'opportunità. Osservò meglio e nella neve intravide le tracce lasciate da qualcosa... Due righe dritte che parallele andavano avanti da lì fino ai prati, come se una slitta fosse passata da quelle parti lasciando le sue impronte.

"Ross?". Anche Demelza le aveva viste e sembrava stupita quanto lui, sebbene più propensa forse a credere a certe cose.

Daisy rise. "Ve lo avevo detto, era la slitta di Babbo Natale".

Ross deglutì, seguendo per alcuni metri le tracce lasciate nella neve. Proseguivano per una decina di metri e poi si interrompervano, come se la slitta che le aveva lasciate si fosse volatilizzata nell'aria fredda. O avesse preso il volo... "Santo cielo..." - esclamò, guardando il piccolo Nick che si era addormentato fra le braccia di Daisy.

Demelza lo raggiunse con la piccola fra le braccia. "E' una magia, vero? Ed è un peccato crederci come fa nostra figlia?".

Ross la abbracciò, decidendo che per quella notte non voleva che fosse la sua razionalità a farla da padrone. "Suppongo di no. E se Nick sapesse parlare, credo che avrebbe una grande storia da raccontarci".

Demelza accarezzò la testolina dell'animaletto. "Lo credo anche io".

Ross dondolò il campanellino trovato a terra davanti agli occhi di Daisy. "Che ne dici, gli leghiamo al collo un collarino rosso con attaccato questo campanello?".

La bimba annuì. "Sì, così lo sentiamo arrivare".

Ross le sorrise. "Babbo Natale ha regalato a te un sogno e tu lo hai regalato a noi, lo sai? Le fiabe, per gli adulti, sono qualcosa di difficile a cui credere ma tu lo hai reso possibile. Resta piccola più a lungo che puoi Daisy, aspetta tanto e ancora di più prima di diventare una piratessa, così che possiamo vivere altre notti così".

Daisy rise. "Sì, tanto ho solo sei anni. Ci vuole tanto prima di diventare grande e adesso voglio stare con te, la mamma e Nick. E anche Clowance, Jeremy, Valentine e Bella. E i Gimlett e Prudie. E anche la nonna e lo zio".

Ross e Demelza si guardarono negli occhi, sorridendo. Anche quelle parole erano un dono di Natale per loro, soprattutto perché pronunciate dalla loro cucciola più sfuggente e indipendente che però, da quando erano diventati una famiglia, aveva imparato quanto fosse bello quel nido chiamato 'casa'...

E con la piccola Daisy e Nick, portato da Babbo Natale, si riavviarono verso casa con un nuovo membro della famiglia fra le braccia.

E guardandola addormentata nel suo letto, col cucciolo fra le braccia, Ross strinse a se Demelza deciso a raccontarle in parte uno dei tanti segreti che lo avevano legato a Daisy fin da subito. "Sai, se lo merita e Babbo Natale lo sapeva".

"Che vuoi dire?".

Ross ricordò quando aveva conosciuto la piccola quasi tre anni prima, a Londra, e quanto fra tutti fosse stata la prima a fare il tifo per lui e per la sua mamma, perché fossero insieme. "Ha sempre lottato per me e te, ha sempre desiderato che fossimo una famiglia. E' stata la mia alleata più preziosa quando pensavo di averti persa per sempre. Se ora siamo quì, se esiste Bella, se Nampara è tornata ad essere una casa, è anche merito suo".

Demelza osservò con amore sua figlia e poi abbracciò Ross, baciandolo sulle labbra. "E allora Babbo Natale ha fatto bene a scomodarsi e a regalarle il suo sogno".

Nick si stiracchiò, Ross lo osservò e decise di credere, per la prima volta in vita sua, alla veridicità di certe favole. E anche questo, soprattutto per lui, era magia, la magia del Natale.



  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77