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Autore: heliodor    26/12/2019    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Morte nella neve
 
Shani era dove l’aveva lasciata l’ultima volta, distesa sul giaciglio e avvolta nelle pelli. Quando si piegò verso di lei, la ragazza aprì gli occhi.
“Che succede?” chiese con un filo di voce.
Oren cercò di non farle vedere l’ansia che lo aveva assalito ritornando al campo. I cavalieri di Vamyr erano spariti e con essi i cavalli nel recinto. Le tracce lasciate si dirigevano a valle e puntavano al sentiero che portava alla fortezza.
Vincendo i suoi timori si era sporto dal dirupo per guardare di sotto. I rianimati avevano quasi completato la risalita.
Allora era corso verso la tenda.
Mise le braccia sotto il giaciglio e sollevò la ragazza.
“Che fai?” chiese lei allarmata.
“Ce ne andiamo” disse voltandosi verso l’ingresso.
In quello stesso momento vide il velo sollevarsi e temette che fosse un rianimato.
Invece era Roge.
“Sbrigati. Stanno arrivando.”
“Chi sta arrivando?” domandò Shani.
“Nessuno” disse.
Fuori dalla tenda il campo era ancora come lo ricordava. Per il momento niente era cambiato e i rianimati dovevano trovarsi ancora sulla salita, ma poteva immaginarli arrancare verso l’alto, attratti dai rumori che facevano o dal loro odore.
“Dobbiamo distanziarli” disse Oren dirigendosi verso la macchia di alberi alle spalle del campo. Oltre di questa si alzava una montagna coperta di neve. Da quella distanza poteva vedere il sentiero attraverso il quale Vamyr e i suoi cavalieri erano giunti lì per la prima volta.
“Passeremo di lì” disse Oren
Roge guardò verso l’alto con espressione perplessa. “E se invece andassimo in basso?”
“La valle potrebbe essere piena di rianimati a quest’ora” disse Oren. “E io non voglio ritrovarmi circondato da loro.”
“Circondato, dici? Noi siamo scappati e ci hanno massacrati tutti.”
Oren non aveva voglia di discuterne con Roge, ma concluse che gli doveva almeno spiegare cosa volesse fare. “La mia idea è di mettere quanta più strada possibile tra noi e loro.”
“E dopo?”
“Dopo? Scapperemo.”
“Fino a quando pensi di poter scappare?”
“Loro camminano, sono lenti” disse esasperato. “Li hai visti, no?”
“Li ho visti, certo” disse Roge. “Sei tu che non li hai mai visti davvero in azione, guardia del corpo.”
“Mi chiamo Oren.”
“È uguale. Adesso ascolta me. I rianimati sono instancabili e implacabili. Non si fermano mai, non dormono, non riposano, non hanno bisogno di bere e mangiare.”
“Questo lo so già.”
“Allora dovresti esserci già arrivato da solo.”
Oren cercò di immaginare loro che arrancavano nella neve distanziando di un paio di miglia i rianimati, per poi perdere quel vantaggio quando erano costretti a fermarsi per mangiare, dormire o riposarsi, mentre quei mostri continuavano a muoversi e muoversi e muoversi finché non li raggiungevano.
A quel pensiero sentì la disperazione assalirlo. “Che possiamo fare se non fuggire?”
Roge indicò il dirupo. “Affrontiamoli.”
“Siamo solo in due. E io non ho alcun potere.”
“Ma sai usare quella lì” disse Roge indicando la spada al suo fianco. “Te l’ho visto fare.”
“L’ultima volta tu stavi scappando.”
“Adesso ci ho ripensato e credo che combattere sia la scelta migliore.”
Oren cercò di riflettere prima di prendere una decisione, ma quando vide la prima testa spuntare da dietro la curva della collina capì che non aveva più tutto il tempo che voleva.
“Sono qui” disse Roge cupo. “Che vuoi fare?”
“Combattiamo” disse Oren.
Depositò Shani a terra con delicatezza.
“Che succede?” chiese lei con voce appena udibile.
“Tranquilla. Torno subito.”
“Oren” esclamò lei.
Lui le poggiò una mano sulla fronte.
È bollente, pensò.
“Oren” ripeté lei.
“Sono qui.”
“Ti Long come sta? Zio Wei sarà preoccupatissimo. È andato di nuovo al mercato senza il suo permesso.”
“Sta bene” disse con un nodo alla gola.
“Devo andare a cercarlo.”
“Andrò io. Tu riposa.”
Shani spalancò gli occhi. “Quelli cosa sono?” chiese rivolta ai rianimati che stavano risalendo la collina. “Dammi la spada.”
“No” fece Oren. “Tu stai qui. A loro pensiamo noi.”
“Devo fare la mia parte” disse Shani, ma non si mosse. I suoi occhi si chiusero e lei rimase immobile, il petto che si alzava e abbassava.
Oren si raddrizzò ed estrasse la spada.
I rianimati stavano ancora risalendo. Occhi spenti e marci lo fissarono mettendolo a disagio. Ne contò una decina prima di smettere.
“Sono proprio brutti, vero?” fece Roge evocando i dardi magici.
“Cerca di decapitarli.”
“Sapessi usare una lama magica, lo farei anche” rispose l’altro.
“Non puoi evocare un portale e portarci via da qui?” chiese Oren sperando di aver avuto l’idea giusta all’ultimo momento.
Roge ghignò. “Mi spiace, ma trovare un portale da queste parti è difficile. Hai visto quanto ci ho messo con l’ultimo, no?”
“Ma se scappiamo…”
“Non funziona così, guardia del corpo. Io non creo i portali, ma attivo quelli che già esistono. Se sono costretto a spostarmi di continuo, non posso usare il mio potere.”
“Per un attimo avevo sperato che ci fosse un’altra via.”
“E invece combatteremo. Fianco a fianco. Come gli eroi dei romanzi che legge mia sorella.”
“Giusto” disse Oren cercando di farsi coraggio.
“A proposito” disse Roge. “Sei davvero venuto fin qui per cercarla?”
Oren scrollò le spalle.
Roge rise. “Sei pazzo a venire qui. Dovevi restare a Valonde, tu che potevi.”
I rianimati si mossero in gruppo verso di loro.
“Ho giurato di proteggerla” disse Oren stringendo la spada con entrambe le mani.
Roge annuì. “Anche io e vedi che cosa è successo.” Lanciò i dardi verso i rianimati, colpendoli a caso. Ossa rinsecchite e brandelli di carne marcia esplosero in tutte le direzioni.
Roge continuò a lanciare i dardi fino ad avere la fronte coperta di sudore e il fiato corto. “Non si fermano” disse ansimando.
Oren inspirò una boccata di aria gelida. “Li fermerà la mia spada.” Si lanciò verso il primo rianimato, un vecchio con la pelle livida e la barba bianca e ispida.
Il rianimato aprì la bocca emettendo un grido muto. Oren sollevò la spada e con un fendente mirò al collo.
La lama attraversò la carne putrida e la testa saltò via, atterrando nella neve alta fino alle caviglie.
Il corpo del rianimato si afflosciò privo dell’ultima scintilla di vita che lo aveva ridestato dal suo sonno.
Due rianimati accelerarono verso di lui, come attirai dal calore o dall’odore della carne fresca.
Oren fece un passo indietro e sollevò la spada preparandosi a colpire il più vicino. In quel momento mani gli artigliarono il braccio.
Si ritrasse appena in tempo per sottrarsi a quella presa e sentì lo schiocco di una mandibola chiudersi lì dove un attimo prima c’era il suo braccio.
Di fronte a lui si erse il rianimato più grosso che avesse mai visto, un gigante alto una spanna più di lui e il corpo coperto da vesciche stillanti pus giallognolo.
È morto per via di qualche malattia? Pensò mentre si ritraeva disgustato. O è stato contagiato dopo? E potrebbe passarla anche a me?
All’improvviso sentiva bruciare il punto in cui quelle mani lo avevano afferrato, ma poteva essere solo la sua immaginazione.
I rianimati si avvicinarono e lui iniziò a muoversi facendo dei cerchi ampi per non farsi circondare.
“Potresti anche aiutarmi” gridò a Roge.
L’altro non rispose.
Che sta combinando? Si chiese. Sarà fuggito lasciandomi da solo contro i rianimati? Sarebbe tipico di lui.
Raccolse il coraggio e si lanciò verso il rianimato più vicino gridando, anche se sapeva di non poterli né spaventare né intimorire.
Menò due fendenti nel muccio, sperando di fare più danni possibili. La spada tagliò carne putrida e ossa, incastrandosi tra le costole di un rianimato che prese subito ad avanzare verso di lui per afferrarlo.
Liberò la spada con uno strattone deciso, per ritrovarsi sbilanciato da un altro mostro che lo colpì alla spalla destra.
Cadde sul ginocchio e si rimise subito in piedi prima di essere calpestato dagli altri. Rotolò sul fianco per sfuggire all’accerchiamento.
I rianimati si mossero separandosi, come se volessero coprire un’area maggiore invece di restare ammucchiati dove lui li poteva colpire a gruppi.
Si stanno organizzando, si domandò cedendo per un attimo al panico.
Fino a quel momento aveva creduto che i rianimati non fossero capaci di elaborare una strategia, ma quel movimento coordinato non poteva essere causale.
Si mosse di lato, cercando di attaccare un rianimato che era rimasto isolato dagli altri. Subito i mostri si mossero a coprire quel vuoto, facendo muro.
Nel frattempo, avevano guadagnato alcuni metri e si stavano avvicinando.
Diede una rapida occhiata alle sue spalle, dove il dirupo si apriva a una ventina di passi di distanza.
Mi stanno spingendo verso il bordo, pensò. Non è un’azione casuale.
“Roge” gridò. “Hanno un piano.”
“Anche io” rispose il principe. “Ma se non stai zitto non potrò fare molto.”
“Roge” esclamò.
Qualcosa brillò dietro i corpi dei rianimati. Un piccolo sole azzurro sorse per un istante per poi spegnersi subito.
Quattro corpi si dissolsero sbriciolandosi. Carne putrida e ossa ridotte in polvere annerirono la neve.
Oren sollevò gli occhi e vide Roge inginocchiato, una nuvola di condensa che avvolgeva il suo viso.
“Che aspettavi a usare quel potere?” gli gridò.
“Pensi che sia facile, guardia del corpo? Il raggio potenziato che ho lanciato consuma le mie forze. Non posso usarlo spesso come vorrei.”
“Bastano un altro paio di colpi e siamo salvi” disse Oren.
I rianimati ora avanzavano incerti, come se stessero valutando quale fosse il pericolo più imminente o la preda più appetibile.
“Non so nemmeno se riuscirò a rifarlo” disse Roge. “Il portale che ho aperto per Deliza ha consumato gran parte delle mie forze.”
“Riposati mentre io li distraggo” disse Oren.
Roge grugnì qualcosa.
Rinfrancato dalla speranza, si gettò contro i rianimati mulinando la spada in tutte le direzioni. Con un fendente distrusse la cassa toracica di un rianimato e tagliò via il braccio a un altro. Stava per allontanarsi, quando qualcosa calò sulla sua schiena.
Il colpo gli tolse il fiato e un dolore intenso si propagò lungo la spina dorsale fino al bacino. Quasi perse la presa sulla spada.
Gemendo, si voltò di scatto e si abbassò per non offrire un bersaglio troppo facile. Il rianimato gigante stava sollevando le braccia per colpirlo di nuovo.
Stavolta non ha cercato di mordermi, si disse. No, non è casuale.
Scartò di lato ed evitò l’attacco. Due rianimati apparvero ai lati e lo afferrarono per le spalle. Oren lottò per divincolarsi.
Sentì i denti chiudersi sul braccio e lanciò un urlo. Dalla ferita stillò sangue che arrossò la neve. Con un movimento fluido roteò il bacino e sollevò la spada, colpendo il nemico alla gola con la lama.
Il rianimato si ritrasse di qualche passo, la testa che gli ciondolava dal collo. Per un attimo contemplò quello spettacolo bizzarro.
Mai nella sua vita avrebbe sognato di trovarsi in una simile battaglia.
Sogno? Si disse. Questo è un incubo, altro che sogno.
Il raggio magico di Roge si accese di nuovo, seminando distruzione tra i rianimati. Mentre due venivano ridotti in cenere, Oren si avventò sul gigante colpendolo alla gamba destra.
Il rianimato si accasciò nella neve e Oren con calma gli staccò la testa. Servirono due colpi per farla saltare via.
Ansimando, osservò la scena. I corpi dei rianimati, quelli che aveva decapitato e quelli che Roge aveva polverizzato, erano disseminati attorno a lui.
Il principe di Valonde era in ginocchio, la testa piegata in avanti.
“Abbiamo vinto” disse Oren.
Roge grugnì. “Non credo, guardia del corpo. Non penso proprio.”
Oren si accigliò.
“Li hai visti come si muovevano, no? Non sembravano come quelli affrontati l’altro giorno.”
“Sembravano pensare.”
Roge ghignò. “I morti non pensano. Ho già visto questo tipo di potere, anche se veniva usato da un evocatore.”
“Che vuoi dire?”
Roge guardò verso il dirupo. “Credo che stiamo per conoscere il negromante che li ha rianimati.”

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