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Autore: Mikirise    29/12/2019    1 recensioni
Uraraka spesso sbuffa, lamentandosi di Midoriya. Non è giusto, dice, che lui abbia un ragazzo perché gli è letteralmente caduto dal cielo tra le braccia. Non tutti possono essere così fortunati.
E Midoriya la guarda con un'espressione un pochino offesa, mentre si posa una mano sul petto. "Non è stata fortuna!" esclama un giorno. "Ho dovuto controllare la pressione dell'aria e la temperatura e che fosse abbastanza nuvoloso, che i pianeti si allineassero e che mia mamma mi desse la benedizione, poi aspettare pazientemente con le braccia aperte. Non è fortuna. È preparazione."
Uraraka ride a questo punto, dandogli un buffetto sul naso.
Midoriya è davvero cambiato tantissimo dalla prima volta che lo hanno conosciuto.
[vigilantes!au][tododeku][identity porn]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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#2 Protezione: La forza nelle mani di All Might!!

Izuku non ha problemi a mantenere la posizione, imitando perfettamente All Might, che guarda dritto davanti a lui ed esagera il respiro, per mostrarglielo e perché lui lo possa seguire. E Izuku, portando le braccia in alto, e inspirando ed espirando ritmicamente, sa che dovrebbe rilassarsi e liberare la sua mente. Sa che dovrebbe pensare solo alla respirazione, al cielo davanti a lui, al grattacielo, all’essere una piccola parte del mondo. Perché è questo il motivo della meditazione. Entrare in contatto con il suo corpo, con il suo spirito, con il suo posto nel mondo. Ma lui questo non riesce a farlo.

Sente All Might accanto a sé e pensa. Vorrebbe riuscire a non pensare a essere un pochino di più quello che dice All Might e un pochino di meno -se stesso. Sta provando a essere meno se stesso. Forse questo è il vero problema. Dovrebbe entrare in contatto con il sé che porta dentro, non cercare di zittirlo. Dovrebbe provare ad ascoltarsi un pochino di più. Solo che a lui non è mai piaciuto come parla, come si sente, come pensa.

Le pose della meditazione, sono semplici. Il sole che picchia forte sui suoi capelli, potrebbe fargli venire mal di testa.

L’estate è alle porte e lui non è migliorato nemmeno un po’. Prova ad espirare più profondamente possibile, per poi tenere il respiro e di nuovo tirare tutto fuori. È un ciclo, gli ha spiegato All Might. Il respiro è un po’ come il portatore del One for All. L’aria che tiene dentro è un po’ come quell’Unicità che adesso ha in corpo e che deve proteggere e coltivare. E che un giorno dovrà lasciare andare. All Might non sembra triste. Serio, forse. Concentrato, a volte. Mai triste. Anche quando hanno pianto insieme sulla spiaggia. Non sembrava triste. È sempre sembrato, per se stesso e per gli altri, forte. Izuku invece sembra sempre triste.

Izuku è debole.

Una parte delle sue dita si muove inconsapevolmente. Da sola. Come se fosse un tic. Deve riuscire a entrare in contatto con se stesso, con quello che porta dentro di sé. Per All Might, almeno. Per riuscire a essere veramente l’eroe che un giorno lui vorrebbe che lui sia. Quindi deve concentrarsi. Per lui. (Dovrebbe dire per se stesso.)(Non riesce a farlo, però.)(Gli dispiace.)(Non riesce.) Deve concentrarsi per All Might.

Si concentra sul suo respiro e su quello di All Might, che sono perfettamente sincronizzati. Si concentra sulle sue dita, sul sole che batte su di lui, sull’aria che sembra essere un pochino più frizzante la mattina. Cerca di concentrarsi sulle voci. Sulla sua testa, sulla sua respirazione, di nuovo. Dentro. Tieni. E poi di nuovo fuori. Ancora e ancora. E All Might è accanto a lui, quindi forse si può permettere di scendere giù, giù, lasciare che la sua mente si liberi, che vada dove voglia. Se All Might è accanto a lui, vuol dire che andrà tutto bene. E il buio non gli ha mai fatto veramente paura. Quindi tira giù le braccia, nello stesso momento in cui lo fa All Might. Tiene le spalle rilassate.

Respirare profondamente, può calmarti. Avere una rete di protezione, calma tantissimo. E Izuku per un momento ci crede per davvero di star meditando, di star facendo qualcosa di giusto, per una volta, una sola volta, in tutta la sua vita. Una. Ma non è così.

Izuku respira profondamente. Sente di star entrando in un ciclo. L’aria entra nei suoi polmoni. L’aria rimane nei suoi polmoni per qualche secondo. L’aria esce da lui e torna al mondo, per poi diventare aria di nuovo respirabile, attraverso le piante, che seguono esattamente lo stesso corso. Solo al contrario. Non c’è niente nella sua testa. Per un attimo soltanto, Izuku è leggero. È protetto. È sereno. Può lasciare andare. Per un attimo soltanto. Tutto va bene, per un attimo soltanto.

Poi l’attimo finisce.

C’è un’esplosione. (Non per davvero.) Almeno. Izuku sente come un’esplosione. (Perché non fa altro se non sentirle?) Una eco di un’esplosione. Il ricordo di un’esplosione. Un’esplosione accanto a lui (vicino all’orecchio) e poi una fitta di dolore fantasma nella pancia. Un’esplosione su di lui, che lo fa piegare su se stesso, cadendo in ginocchio, per il terrore paralizzante. Ma non è il dolore il problema. È questa scarica di adrenalina. Queste risposte biologiche e mentali tutte insieme, che gli danno degli imput diversi, per poi paralizzarlo. Questa paura che non fa calmare il respiro di Izuku, che continua a dirgli che è in pericolo. Che continua a ripetergli di guardare avanti e poi indietro e poi a destra e a sinistra, perché ci sarà un’altra esplosione. Ci sarà un’altra esplosione. Deve stare attento. Deve guardarsi intorno, deve proteggersi, deve -non riesce nemmeno a proteggere se stesso, come può pensare di proteggere gli altri? Il respiro di Izuku non si calma. Sta iniziando a tremare. Le dita. Stanno iniziando a tremare violentemente. Non riesce a guardarsi intorno. Vicino a lui dovrebbe esserci All Might. All Might non avrebbe dovuto vedere. Gli dispiace tantissimo. Gli viene da piangere. Non sa dove sarà la prossima esplosione, però.

Izuku sente una mano sulla spalla e sobbalza indietro, per proteggersi, portandosi le braccia davanti al viso (come ha sempre fatto). Non ha pensato che gli unici sul tetto fossero lui e All Might. (Nessuno vuole fargli male.) E questo lo manda ancora più nel panico. Non riesce a calmare il respiro. Non riesce a respirare col naso. E il suo respiro inizia a fare rumore. Riesce a sentire perfettamente i battiti del suo cuore. Sono pesanti. Sono violenti. Sembrano una minaccia, mentre continuano a diventare sempre più veloci e pesanti e Izuku quasi non riesce a vedere. Non c’è luce. Non c’è calore. C’è solo questa sensazione e questa paura. Questo terrore che vive in lui. Che non lo lascia andare. Deve proteggersi. Non può proteggersi. Deve fare qualcosa. Non può fare niente. Deve pensare. Non riesce a pensare. Deve sopravvivere. Ogni scelta che fa (che ha fatto) non lo lascerà sopravvivere. È un gioco che hai perso in partenza, gli dice qualcuno nella sua testa. Hai già perso. Arrenditi. Hai già perso. Izuku si porta nervosamente una mano sull’orecchio e la struscia violentemente contro la testa. Hai già perso.

“Midoriya, ragazzo mio” inizia All Might con un tono calmo, e Izuku lo sente a malapena. Fa caldo. Pensa che fa caldo. Un caldo torrido che gli sale su per le guance. Si tira indietro, con l’aiuto delle braccia, prova a riprendere fiato. Prova a chiudere gli occhi. Le dita ancora gli tremano. Le sente come se fossero di qualcun altro. Non sa spiegare. “Nomina insieme a me gli stati degli Stati Uniti.”

Izuku si guarda intorno ancora e ancora. “Alabama” riesce a dire, con le sopracciglia aggrottate. Non sente più le dita delle mani. Parlare è difficile. Lo fa sentire come se avesse ancora meno forze. Non succede spesso. Lo vuole dire che non succede spesso. Solo che -quando abbassa troppo la guardia. Ma non è più debole. Lo giura. Non è più debole per questo. Izuku chiude di nuovo gli occhi. Si deve concentrare su una cosa soltanto. “Alaska. Arizona.”

All Might gli mostra le mani. Sono delle mani grandi. “Molto bene. Poi c’è Arkansas” propone. Izuku sente ancora come il suo istinto gli dica che deve proteggersi da qualcosa, anche se non esattamente da che cosa. Deve stare in guardia. C’è qualcosa che non va. Potrebbe esserci un’altra esplosione. Potrebbe farsi male. Lasciare che gli altri si facciano male. Le mani di Izuku sono molto più piccole, in confronto con quelle di All Might. Quando ne posa una su quelle di lui, se ne rende conto per la prima volta. “E la California.”

Le mani di All Might sono solide e calde, anche quando non è nella sua muscle form. Le mani di Izuku tremano e quelle di All Might sono ferme. Le mani di Izuku sono fredde e sudate, quelle di All Might sono calde, ma non sudate. “La Carolina del Nord e poi quella del Sud” continua la lista Izuku. Sbatte lentamente le palpebre. “Il Colorado e il Connecticut. Dakota del Nord e Dakota del Sud” continua, sempre con gli occhi chiusi. Non c’è niente intorno a lui che può fargli male. Deve solo ricordarlo. Deve solo concentrarsi. “Delaware, Florida e Georgia. Hawaii. Idaho. Illinois.” Le dita iniziano piano piano a tornare parte di lui. La mano su quella di All Might prende piano piano calore. E sta ricominciando a respirare dal naso. Suda. È terrorizzato. Ma non come prima. “Indiana. Iowa.” Sta tremando. Ma soltanto leggermente. E gli tornano in mente le parole. Alla base del collo non fa più così caldo. “Kansas.” Alza lo sguardo, per guardare l’espressione di All Might. Non sembra essere arrabbiato, nemmeno deluso. Solo un pochino preoccupato. Izuku sente un peso sul petto a guardarlo e abbassa di nuovo lo sguardo. Si sente, in effetti, un pochino sconfitto. “Mi dispiace” dice quindi, tirando su col naso e nascondendosi dietro il colletto della maglietta, per grattarsi le labbra.

All Might gli passa una mano sulla testa, in una carezza molto goffa. Izuku apprezza lo stesso. “Non credo quello fosse uno stato degli Stati Uniti” prova a dire, per fare una battuta. Izuku però non ride. Ci prova. Prova ad alzare un lato delle labbra e farsi vedere forte, completamente ripreso ma la verità è che -non è mai stato forte. Quindi distoglie lo sguardo ancora una volta e torna a fissare il pavimento sotto di loro. All Might gli passa di nuovo la mano trai capelli, in un’altra carezza abbastanza goffa. Poi dice: “Ragazzo mio, spero tu sappia che questo non è un sintomo di debolezza.”

Izuku si passa una mano sugli occhi, tirando di nuovo su col naso. “Mi dispiace” ripete con la voce strozzata. E sta piangendo di nuovo. Posa la fronte sulla spalla di All Might e ripete, ancora una volta: “Mi dispiace.” E inizia a singhiozzare. Non riesce a fermarsi.

Con All Might accanto, doveva andare tutto bene. Doveva andare tutto bene. Gli dispiace davvero tanto. Deve davvero essere una grande delusione. Gli dispiace tantissimo. Continua a singhiozzare, e All Might continua ad accarezzargli la testa. Doveva andare tutto bene. Izuku prova a lavarsi via le lacrime. Doveva andare tutto bene. Gli dispiace, perché è colpa sua, se le cose non vanno bene. Colpa sua. Di nessun altro. Gli dispiace.

"Va tutto bene" dice All Might, posando il mento sulla testa. Sembra starlo cullando. Guida la sua respirazione. "E, se non va bene adesso, andrà bene tra poco.“

All Might è un eroe gentile. All Might è un eroe che rende tutto migliore. All Might è un eroe che protegge. E Izuku è davvero molto fortunato ad averlo accanto. Può finalmente respirare. Izuku è al sicuro.

Ed è un peso.

 

#2 Protezione: La non-colpa di Midoriya Izuku!!

Uraraka ha praticamente pregato Izuku di aiutarli coi compiti. Non perché a loro servisse davvero l'aiuto per dei compiti, ma solo perché ha deciso, per qualche motivo che Shouto non riesce proprio a capire, che vuole essere amica di questo ragazzo, che arrossisce davvero molto facilmente e che cerca di rimanere il più possibile in silenzio. Shouto non è bravo con le persone. Non sa se il sentimento sia reciproco. Izuku è solo molto gentile. Accomodante. Il ragazzo sembra essere molto timido. E sembra essere sempre molto nervoso. Non sembra nemmeno saper dire di no. Ed è l'unico motivo che deve averlo portato ad accettare di incontrarsi in un fast-food, o in un cafè, per studiare. Il suo essere accomodante.

Shouto non sa che cosa stia frullando nella testa di Uraraka. Sa che vuole essere amica di Izuku perché ne è curiosa. Forse c’e anche un pizzico di senso di colpa, ma Uraraka è molto abile a nasconderlo. Ha proposto un cafè perché avrebbero potuto parlare lì, al contrario della biblioteca, in cui sarebbero dovuti rimanere in silenzio. E ha invitato anche Shouto perché -beh, perché era lì, mentre invitava Izuku.

E, probabilmente, Shouto è solo una pedina nel gioco di lei, per avere un amico in più. In fondo, se anche lui se n’è reso conto, allora la timidezza di Izuku deve essere visibile anche dalla Luna. Stare da solo con una persona doveva metterlo a disagio. È la prima volta che qualcuno usa Shouto come cuscino sociale. È divertente. Dovrebbero invitare anche Iida, la prossima volta. Lui è bravo a mettere loro agio le persone e va d’accordo con Izuku. Così potrebbero anche sembrare un semplice gruppo di amici. Sarebbe bello. Shouto non ne ha mai avuto uno.

A guardarlo adesso, Izuku che farfuglia, con la testa china sul suo quaderno e una mano sulla testa, forse per coprire il suo viso, o la sua espressione, fa molta tenerezza. Shouto sorride a se stesso, intrecciando le dita intorno alla tazza bianca. Se Izuku riuscisse a rilassare le spalle quando parla con loro, sembrerebbero davvero amici. Shouto vuole che loro due siano amici? E cosa ne pensa Izuku? Il sorriso che c’era sulle labbra di Shouto si incrina un po’. Non è abituato ad avere delle opinioni. Non è abituato nemmeno ad ascoltare quelle degli altri però. O a chiederle.

“I vostri compiti devono essere un pochino diversi" dice Uraraka, posando una guancia sulla mano, mentre gira il suo milkshake al cioccolato e sorride il più dolcemente possibile a Izuku. Shouto non l’ha mai vista sorridere così. Come se si trovasse davanti a un bambino. Come se avesse deciso di trattare con cura Izuku. Di dargli tempo e spazio. Aggrotta le sopracciglia, Shouto, mentre abbassa lo sguardo verso la sua tazza di cioccolata calda. "Il professor Aizawa dice sempre che dobbiamo essere pronti davanti a qualsiasi problema che ci troveremo davanti. Da quelli mentali a quelli fisici."

"La UA ha dei corsi mattutini che sono molto simili a quelli di un liceo regolare" borbotta quindi Izuku, portandosi una mano davanti alle labbra. Ha un'espressione imbronciata. "Come cosa ha senso. Non è poco frequente che eroi e poliziotti collaborino. Ho sentito dire che Fatgum fa parte di una squadra fissa, nonostante il suo lavoro nell'agenzia. È molto presente nel territorio. Il lavoro di molti eroi è legato all'azione e al salvataggio, ma c'è la possibilità di ritrovarsi davanti a un mistero. Seguire le tracce dei criminali più pericolosi, ad esempio. Per la cattura del Hero Killer, hanno impiegato una ventina di squadre, e in ognuna doveva esserci un eroe specializzato nel seguire tracce. Sicuramente un'Unicità forse meno offensiva e più strategica avrebbe aiutato e… E…" Izuku sbatte velocemente le palpebre, come se fosse stato colpito da un'improvvisa illuminazione, prima di chiudere la bocca e sorridere automaticamente. "Scusate" mormora, tornando a giocherellare con le dita con una punta di nervosismo. Non sembra avere più intenzione di parlare.

Shouto lancia uno sguardo veloce a Uraraka, che scuote la testa, per dirgli che anche lei non capisce cosa è appena successo.

“Ha senso" offre lei, giocherellando con la cannuccia di cacao e cereali. "Siamo al primo anno. E il professor Aizawa è molto esigente."

Shouto tiene le sopracciglia aggrottate. Dovrebbe dire qualcosa?

“Ogni professore dovrebbe avere una licenza per insegnare a nuovi eroi" dice Izuku, giocherellando con le dita. Non li guarda negli occhi. Ha anche deciso di non mangiare. E lo zaino giallo che si porta dietro occupa il posto accanto a lui. Davanti a sé ha un quaderno aperto e una matita, che ogni tanto prende, per giocarci un po’. Come se fosse una specie di -protezione. Uno scudo. Si sta sforzando di continuare la conversazione. Sta provando a sembrare più calmo. Non fa un buon lavoro, però. "Quindi siete in buone mani."

“Ah, noi sicuramente” sorride allegramente Uraraka. “Tu, invece?”

Le orecchie di Izuku diventano di un rosso scarlatto e anche il suo viso inizia ad arrossarsi. Le lentiggini sembrano risaltare di più quando delle chiazzette rosse iniziano a comparire sul suo volto. È davvero un ragazzo curioso, Midoriya Izuku. Ha tenuto la giacca anche dentro il locale. Ha preso per sé tutto un lato del tavolo, pur occupando solo un piccolissimo spazio. Shouto non è un esperto di persone, ma Izuku non sembra una persona normale. A tratti, lo irrita. A tratti, gli fa tenerezza. A tratti gli sembra di capirlo benissimo. A tratti gli sembra l’essere più incomprensibile del mondo. È, per adesso, la persona che più lo incuriosisce nella sua vita.

Uraraka alza le dita, per puntarle giocosamente contro Izuku. “È vero che tenete dei file con le debolezze di tutti i pro hero e degli aspiranti eroi?” chiede con un’espressione maliziosa. Fa sorridere. “Dacci i vostri più sporchi segreti, Izuku-kun.”

“A me” si intromette Shouto, con le sopracciglia aggrottate, guardando Uraraka. “Hanno detto che l’esame di ammissione è difficilissimo e che la maggior parte non riesce a passare gli scritti.”

“In effetti l’ho sentito anche io” continua Uraraka, con mezza smorfia. “Che le uniche persone che riescono a passare sono i geni, oppure persone con le Unicità che possono aumentare il quoziente intellettivo.” Si gira di scatto verso Izuku, che sobbalza, come se fosse stato preso alla sprovvista, per poi cercare di far finta di nulla, mentre giocherella con la matita. “È vero? Te lo volevo chiedere da un po’, ma tu non hai un’Unicità offensiva, giusto? All’esame della UA hai avuto difficoltà a distruggere i robot.”

Izuku guarda con più intensità la matita. “Uhm.” Inizia a grattarsi dietro l’orecchio, come se stesse cercando di tirare giù una ciocca di capelli.

“Ma non avevi detto che ti aveva salvata?” chiede Shouto a Uraraka. Non ha mai sentito la storia intera. Sa solo quello che è successo a grandi linee, Uraraka non ne parla molto spesso, probabilmente perché non ha motivo di farlo. Shouto però ricorda come abbia guardato la loro classe, alla ricerca di qualcuno e come poi continuasse a cercare tra la 1-B. Ricorda anche che, durante il Festival Sportivo, Uraraka ha girato per il campo scandagliando tutti gli studenti della UA del loro anno, probabilmente nella speranza di incontrare Izuku. Senza nessun risultato, però. La prima volta che ha sentito del loro primo incontro, è stato, in effetti, dopo che Izuku ha salvato Shouto.

“Ah. Sì. Ha affrontato il robot gigante, ma non ha usato un’Unicità, credo” risponde prontamente Uraraka, alzando i pugni. “Lo ha raggirato, ci si è arrampicato sopra e lo ha fatto collassare su se stesso, prima che arrivasse a me.”

“Bastava...” Izuku si sta grattando la fronte. È impossibile vedere la sue espressione. “Non è stato... Trovare il punto debole. È stata fortuna. Era in bella vista e...”

Shouto continua a non capire questa storia. Secondo le regole della UA, un salvataggio dà più punti che la sconfitta di molti robot. Lo sa perché Endeavor ha sempre trovato questo criterio stupido e infantile, nonché ingenuo. Se però fosse stato vero, allora Izuku avrebbe potuto ottenere anche più punti di quanti ne abbiano fatti molti suoi compagni di classe. Non farlo entrare è stato... Shouto deglutisce. Non farlo entrare è stato ingiusto. Forse la commissione ha pensato che il salvataggio non fosse stato eclatante, che non avesse i requisiti perché non aveva dimostrato la sua Unicità. Ma se è vero che l’Unicità di Izuku non è offensiva, ma intellettiva, la commissione ha peccato di presunzione, a lasciare un elemento del genere fuori dalla scuola. Ogni salvataggio viene conteggiato con un sistema di punti. Ogni candidato eroe deve essere approvato dalla commissione della UA. La commissione della UA. Shouto lancia uno sguardo alla sua tazza. La commissione.

“Non è stata fortuna” continua a ripetere Uraraka, scuotendo la testa. Ha un piccolo broncio, mentre incrocia le braccia. “Mi dispiace che la commissione non abbia pensato allo stesso modo.”

“Qual è la tua Unicità?” chiede direttamente Shouto, lasciando andare per la prima volta la tazza. Prova ad affrontare Izuku, che deglutisce, chiudendo gli occhi, nemmeno stesse per confessare di aver ucciso una persona. Uraraka anche sembra curiosa. Sicuramente sarà un’Unicità legata all’analisi e all'intelligenza logico-matematica. È una possibilità. Certo, può anche essere che Izuku sia intelligente e che la sua Unicità sia di una altro genere, come lo Zoom, o la flessibilità delle ossa. Dicono che molti scienziati hanno Unicità simili. Aiuta a guardare il mondo in modo diverso. Le Unicità, alla fine, modellano molta della personalità del loro portatore.

Izuku si morde l’interno delle guance e si guarda le mani posate sulle cosce, prima di sospirare. “Non ne ho una” confessa con un filo di voce, continuando a grattarsi il retro dell’orecchio. “Non si è mai manifestata.”

Shouto sbatte velocemente le palpebre e Uraraka apre la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiude.

Non c’è molto da dire.

Deve essere questo il motivo, allora. Lucidamente crudele, la commissione della UA.

Izuku prova a ridere nervosamente, mentre si guarda intorno, nella speranza di trovare un altro argomento di conversazione. Shouto non ha mai conosciuto un Senza Unicità. Forse è questo che lo aveva incuriosito così tanto. Forse. O forse era solo che... Gli viene in mente quell’articolo... non vorrebbe ma...

“Quindi?” chiede ancora Shouto, attirando l’attenzione di Izuku e Uraraka. “I file sui pro? Li avete per davvero?”

Uraraka sorride e Izuku ride piano. “Se ve lo dicessi, poi dovrei uccidervi.”

Shouto alza un lato delle labbra. È la prima battuta che esce dalla bocca di Izuku da quando si sono conosciuti. Sembrano davvero amici, adesso.


 

#2 Protezione: La non-colpa di Todoroki Shouto!!

Izuku scoppia a ridere, atterrando alle spalle di Shouto-kun, dopo avergli rubato dalle mani una mela, con un salto mortale su di lui. Shouto-kun aggrotta le sopracciglia, girandosi verso di lui il più velocemente possibile, per poterlo affrontare. E la cosa fa soltanto ridere di più Izuku, che abbassa la maschera quel tanto che basta per poter mordere la mela rossa. “Sei lento” gli dice, saltellando all’indietro, sul tetto, mantenendo l’equilibrio tra le tegole. Poi dà un altro morso alla mela. “Il mio consiglio è: smettila di essere lento.” Muove la gamba tesa, per oscillare e fare un salto su se stesso. Ha appena imparato come mantenere l’equilibrio sui tetti, grazie all’aiuto di Pop☆Step, ed è troppo divertente saltare in questo modo, adesso che è sicuro di non cadere di faccia e di non farsi male. Dà un altro morso alla mela. “Penso che il tempo finirà presto” mormora, falsamente triste. Poi alza un lato delle labbra.

Shouto-kun sembra avere un tic all’occhio. Muove nervosamente la testa, come a volersi togliere di dosso una brutta sensazione, prima di tornare a correre verso Izuku, che, prontamente, salta in alto e, di nuovo, atterra alle spalle di Shouto-kun. È sorprendentemente facile scappare da lui. Ed è anche un allenamento, si dice Izuku, anche se, beh, All Might non sa che Izuku si trova qui, nei panni di un vigilante. Non sa che sta indossando il suo costume. Non sa che è in contatto con alcuni studenti della UA. E non sa che con uno di loro è in contatto in quanto vigilante.

Sembra che una volta che si inizia a mentire a una persona, diventa sempre più facile mentire anche agli altri. Una bugia tira l’altra. Dire a sua mamma che è a casa di un suo compagno di classe per studiare, dire ai ragazzi della UA che All Might è suo zio, dire a All Might che sta dormendo quando in realtà gira per le strade della città ad aiutare gattini incastrati sugli alberi, o ad aiutare bambini che si sono persi, dire bugie per coprire bugie e poi altre bugie per coprire altre bugie e poi bugie per coprire le bugie per coprire le bugie delle bugie. Izuku si sente un pochino in colpa, a farlo. Non sa quando e dove fermarsi, però.

Shouto-kun prende un respiro profondo e assottiglia lo sguardo, studiando la postura di Izuku. In realtà, non è lento e la mancanza che ha nella velocità, la compensa con un pensiero attivo, che porta in atto senza esitazione. I suoi movimenti sono fluidi. Sembrano essere stati ripetuti ancora e ancora, da quando era molto piccolo. Alla fine, è il figlio di Endeavor. Deve essere stato allenato da quando ha imparato a camminare. Questo non vuol dire che li abbia fatti suoi, però, a quanto pare.

Shouto-kun si abbassa, tirando un calcio basso, che Izuku evita facilmente. Glielo ha letto negli occhi, che avrebbe voluto farlo cadere dal tetto. È stato anche troppo facile. Quindi Izuku ha di nuovo saltato, piegando le ginocchia e scoppiando a ridere, guardando l’espressione di disappunto di Shouto-kun. Quando posa i piedi sulle tegole, attento a mantenere l’equilibrio, dà un altro morso alla mela. “Tic toc” mormora poi, con mezzo sorriso.

Il problema coi movimenti di Shouto-kun è che non sembrano movimenti suoi. Come se lui li avesse ripetuti giorno dopo giorno dopo giorno, senza però riuscire a renderli parte del suo modo di muoversi. Come -un po’ come i bambini, che ripetono delle parole che non capiscono, usandole nel momento meno opportuno. È un interessante punto debole. Shouto-kun stringe i pugni. Tra poco cercherà di ghiacciare i piedi o le braccia di Izuku. Deve solo pensare a un contrattacco. Izuku opta per spostarsi giù per le tegole più basse del tetto, prima di saltare verso un albero e nascondersi alla vista di Shouto-kun, che non ha avuto nemmeno il tempo di battere il piede.

È una sfida ingiusta. Izuku si è ovviamente allenato di più sul suo essere veloce, in questi mesi, visto che la sua vita è dipesa da questo. Ma è anche vero che non è stato Izuku a scegliere il tipo di sfida. Dà un altro morso alla mela e si sbriga a masticare e poi ingoiare, per guardare, tra le foglie nel giardino della casa Todoroki, come Shouto-kun sbuffi un sorriso, guardandosi intorno.

Izuku si rigira la mela tra le mani, prima di passarsi il dorso della mano sulla fronte. Pop☆Step dice sempre che è normale non avere il controllo sui propri salti all’inizio. La forza che Izuku ha nelle gambe e sicuramente diversa dall’Unicità del salto che ha lei. Nonostante questo, è importante avere il pieno controllo del salto. Il salto ti dà la possibilità di guardare le cose nella loro interezza, di essere visibile, di guidare le persone che sono perse. E Izuku ancora non ne è padrone. Pensava che usare quello su cui sta lavorando in quest’ultima settimana potesse dare un vantaggio a Shouto-kun. Ma sembrano essere, più o meno, allo stesso livello. E questo gli sembra strano.

Izuku ingoia a forza la mela, prima di tirare giù la maschera e atterrare esattamente davanti a Shouto-kun, che lo guarda con un’espressione che sembra essere divertita. “Potrei rispondere alle tue domande anche senza essere costretto” gli fa sapere Izuku, abbassandosi appena in tempo per schivare un colpo di Shouto-kun. “Non mi dà fastidio parlare di me, sai?”

“Voglio essere sicuro che non menti” gli risponde Shouto-kun, riprendendo a correre verso di lui, puntando alla mela mezza mangiucchiata. Izuku ruota gli occhi (non che Shouto-kun possa saperlo), prima di tirare di nuovo su la maschera e dare un morso velocissimo alla sua mela. Ne ha mangiato esattamente la metà. Il che vuol dire che in poco tempo il gioco sarà finito e Izuku potrà dire di aver messo a frutto le lezioni di Pop☆Step. “E che mi dici di essere il figlio segreto di All Might.”

“Ma non sono il figlio segreto di All Might” risponde divertito Izuku, tornando a saltare in alto. Scappare è divertente. Non lo sapeva. Atterra su una mano, poi si spinge, per tornare in piedi. Shouto-kun prova ad attaccarlo di nuovo, poco dopo il suo atterraggio. Potrebbe perdere l’equilibrio. Pop☆Step dice sempre: non è questione di equilibrio. Quindi quando pensa di star cadendo, Izuku piroetta su se stesso e dà una leggera pacca sulla testa di Shouto-kun, confondendolo quel tanto che basta per evitare di nuovo il suo attacco e tornare a una distanza di sicurezza. “Sono solo un grande fan” dice Izuku, dando un altro morso alla mela.

“Con chi ti alleni?” chiede ancora Shouto-kun, studiando intorno a Izuku. Dallo sguardo, pensa di poter fare un attacco a sorpresa. Vorrebbe immobilizzarlo col ghiaccio, oppure proteggersi con questo, anche se Izuku, dall’inizio della sfida, vista la natura stessa di questa, ha deciso di giocare in difesa, piuttosto che in attacco. Izuku, nei suoi salti, ha avuto la certezza che non ci fosse una vera strategia. Oltre a essere non troppo veloce, Shouto-kun non è nemmeno molto bravo negli scontri corpo a corpo, quindi il suo stare lontano da lui, dà un ulteriore vantaggio a Shouto-kun, piuttosto che a Izuku. Data la natura dell’Unicità, poi, Izuku pensa che Shouto-kun voglia utilizzare la notte umida in cui si trovano, per rendere le particelle di acqua solide. Se stessero combattendo nella nebbia, Izuku non avrebbe avuto scampo.

Si sta perdendo nei suoi pensieri. Deve continuare a pensare a come scappare. Izuku corre per il tetto della casa, per poi buttarsi verso il giardino. Anche qui, Shouto-kun dovrebbe essere in vantaggio. Deve pensare a un modo per scappare in un luogo non troppo umido, o di guadagnare tempo, per finire la mela. Shouto-kun lo segue con un balzo.

“Vigilanti, per lo più” risponde Izuku. “Mi insegnano come stare lontano dai guai.” Non è esattamente una bugia. La prima volta che Izuku ha provato a difendersi durante un attacco a Tokyo e ha chiesto il permesso di usare la sua Unicità a l’eroe Eraserhead, che passava di lì per caso, Eraserhead lo ha preso per le orecchie e portato da Crawler, un ragazzo con tantissimi maglioni di All Might e un sorriso gentile, nonostante la faccia da cattivo ragazzo. Ha detto loro di stare lontano dalla sua vista e da quella della polizia. Le pochissime volte in cui Izuku si muove fuori dalla supervisione di All Might, si muove con Crawler, o Pop☆Step. È davvero solo una mezza verità. “Mi tengono anche lontano dall’azione." Izuku si abbassa di nuovo, per evitare l’ennesimo attacco di Shouto-kun.

“Come si è manifestata la tua Unicità?” chiede Shouto-kun.

Non ha una bugia per questo. Izuku sbatte velocemente le palpebre. Dà un morso alla mela. Manca poco. Un ultimo morso e l’avrà finita. Non deve rispondere per forza a questa domanda. Salta di nuovo, verso il tetto. Non riesce a pensare a nessuna bugia. Ha sentito tante storie di manifestazioni di Unicità. È strano che Shouto-kun decida di fare proprio questa domanda. Deve essere colpa di -beh, di Izuku Senza Unicità. Come cosa dà fastidio. Shouto-kun deve pensare di poter, in qualche modo, tranquillizzare Izuku Senza Unicità. È irritante.

“Se vinco io, posso farti qualche domanda anche io o…?” gli chiede, evitando di rispondere. Cerca di concentrarsi sulla forza nelle gambe. Non riesce a usare il One For All al cento per cento senza fare male al suo corpo. Sinceramente, lui non vede il problema di questa cosa, ma le persone intorno a lui (la mamma)(All Might) si preoccupano tantissimo, e Izuku è già un peso non indifferente. Non vuole portare più problemi. Se si concentra abbastanza sulle gambe, può saltare abbastanza in alto, mangiare l’ultimo boccone della mela e non rispondere più a nessuna domanda. Izuku prende un respiro profondo. Se si concentra abbastanza...

Shouto-kun afferra la sua spalla con la mano, per tirarlo indietro, cercando di afferrare quello che rimane della mela fuji che Izuku sta provando a finire. Izuku asseconda il suo movimento, tirandosi all’indietro, pronto a rotolare, per scappare via, e sta anche per riuscirci a correre via se non fosse che, per un momento (un attimo) i suoi muscoli si immobilizzano e i movimenti di Shouto-kun diventano di Shouto-kun, prendendolo alla sprovvista. Shouto-kun muove la mano, accarezzando l’aria, e Izuku perde la concentrazione, o il senso del movimento. Scivolato verso il basso, batte il naso contro le tegole e si sbriga ad allontanarsi, aiutandosi anche con le mani.

Shouto-kun allunga il braccio, con una smorfia, mentre Izuku si allontana, più per istinto che per altro. E, dalla parte sinistra del corpo di Shouto-kun escono fiamme. Fiamme vere, che non fanno rumore, che hanno sfiorato il costume di Izuku.

Izuku sbarra gli occhi. Metà e metà, continua a ripetere la sua mente. Che cosa ti aspettavi? Metà e metà. Metà ghiaccio. Metà fuoco. Non poteva essere metà fragole, o metà panna. Non poteva certo essere metà aria, o metà terra. Era ovvio che fosse metà fuoco. Perché è così sorpreso? Perché si sente come se avesse un’improvvisa vampata di caldo (terrore) alla base del collo? Perché è terrorizzato? (Voleva usare le fiamme contro di lui.)(Shouto-kun voleva usare le fiamme contro di lui.) (Il fuoco fa male.) (Le esplosioni fanno...) Non c’è nessuna esplosione. Izuku si morde violentemente la guancia. Non c’è nessuna esplosione. Non dovrebbe essere terrorizzato. Izuku stringe i pugni. Dà l'ultimo morso alla mela, cercando di tornare ad affrontare Shouto-kun. E si rende conto che -non era l'unico a essersi spaventato.

Shouto-kun sbarra gli occhi. Deve aver visto il suo stato d’animo, deve aver sentito il suo stato d’animo. O deve... Shouto-kun ha girato la testa verso le sue fiamme e ha indossato la sua espressione più disgustata, mentre le sue ginocchia iniziano a cedere e lui inciampa tra le tegole, perdendo l’equilibrio e iniziando a cadere all’indietro, verso terra, senza che lui facesse niente. Senza che Shouto-kun facesse niente.

Il problema con i movimenti di Shouto-kun, ripete Izuku nella sua testa, mentre il suo corpo si muove inconsapevolmente, è che non sono movimenti che sono davvero suoi. Sembra come se qualcuno glieli avesse insegnati e lui li avesse ripetuti ancora e ancora e ancora senza capirli veramente, quindi sembra che, ogni volta che deve usare uno dei movimenti che gli hanno insegnato, Shouto-kun debba fermarsi a pensare. E quegli attimi, quei momenti che Shouto-kun usa per pensare e decidere, sono così importanti da poter decidere tra la sua vita e la sua morte. Izuku allunga la mano, per prendere il braccio ancora infuocato di Shouto-kun, per tirarlo verso di lui e fargli riprendere l’equilibrio.

Le fiamme di Shouto-kun si spengono lentamente. Smettono di essere alimentate di colpo, quello sì. Ma la mano di Izuku si brucia. Prima i suoi guanti. Poi il palmo della sua mano. Shouto-kun è al sicuro. Sembra essere scosso da quello che è appena successo e Izuku tira indietro la mano, chiedendosi a quali temperature possa arrivare l’Unicità di Shouto-kun, se è riuscito a bruciarlo così velocemente. Non sente dolore, in questo momento. Beh. Come in tutte le ferite, non si sente dolore immediatamente. Il dolore arriva sempre dopo. “Devi davvero smetterla di cadere dalle case” riesce a dire, con mezzo sorriso. Non che Shouto-kun possa vederlo. “Non posso sempre stare intorno a te, per afferrarti al volo, sai?”

Shouto-kun sbatte velocemente le palpebre e prende la mano bruciata di Izuku, per raffreddarla e per arginare i danni. “Mi dispiace” mormora con gli occhi bassi. “Non l’ho mai usata -provo a non...” Shouto-kun non finisce la frase. Sembra troppo scioccato per farlo. Sembra volersi mettere a piangere. “Non la userò più io... mi...” La mano non fa poi così male. Izuku glielo vuole dire, che questo non è davvero niente. Anche perché è abituato a cose peggiori. Ma quando sta alzando lo sguardo per poterlo rassicurare, Shouto-kun sembra essere triste. Inconsolabile. Colpevole. Non gli piace vederlo sentirsi colpevole. Per colpa sua, poi.

“Di cadere sempre dalle case? Ti posso perdonare” mormora Izuku, inclinando la testa. Shouto-kun schiocca la lingua contro il palato e continua a guardare la sua mano. “Non mi hai fatto male, sai?” lo rassicura. In effetti, questa non è esattamente una bugia. “Il guanto mi ha protetto. Non fa male. Siamo stati fortunati, anzi. E quando imparerai a usare il fuoco, non farai male a nessuno, senza volere. Non si può controllare qualcosa reprimendolo.”

Shouto-kun gli lascia andare la mano e ruota gli occhi. “Tu non sai di che cosa parli, vero?”

“La maggior parte del tempo, in effetti” mormora Izuku. Poi sbuffa. “Ma so per certo che non mi volevi fare male.” Scrolla le spalle. “Sei troppo gentile, per farmi del male.”

Shouto-kun tiene lo sguardo basso e le sopracciglia aggrottate. “Non lo uso mai. Non so perché...” Izuku si morde l’interno delle guance e sospira, dandogli una pacca leggerissima sulla spalla. È la cosa più vicina a una carezza che può dargli. “Lasciami chiederti scusa, però” borbotta.

Chiedere scusa. Izuku si guarda la mano e aggrotta le sopracciglia. Chiedere scusa, dice lui. Nessuno gli ha mai chiesto scusa, dopo averlo bruciato. Izuku scuote piano la testa. Vuole riformulare la frase. Nessuno gli ha chiesto scusa dopo avergli fatto male. (Così va meglio.) (La prima frase sembra troppo personale.) (Le persone che hanno fatto male a Izuku non lo facevano perché ce l’avessero personalmente con lui.) (Era per quello che simboleggiava.)(Era per le sue stupide scelte.) (Solo Kacchan ce l’aveva con lui in quanto Izuku.)(Deku.)(Era crudele.)(Ma almeno non fingeva che Izuku non esistesse.)(Almeno lui lo vedeva.) “Accetto le tue scuse” gli risponde Izuku. Ha una strana sensazione addosso. Shouto-kun si è scusato. Perché scusarsi? La pancia inizia a fargli male. Si schiarisce la gola. “Adesso sei libero. Solo che io ho vinto la nostra sfida, quindi non mi puoi fare più nessuna domanda, per oggi.”

Shouto-kun sbuffa una risata leggera. Izuku sorride. Ringrazia il cielo di aver avuto la maschera per tutto il tempo. Che la maschera non si sia bruciata. Che Shouto-kun non abbia potuto vedere le sue espressioni, perché, beh, sì, Izuku era terrorizzato. Terrorizzato per davvero. Quasi non riusciva a muoversi. Lo stava guardando come se fosse un mostro. Era davvero tanto terrorizzato. Shouto-kun non è un mostro. E gli dispiace. È Izuku che dovrebbe chiedere scusa. Dovrebbe chiedergli di perdonarlo e dovrebbe chiedere di... c’è un motivo allora, se i suoi movimenti sono così lenti. Shouto-kun si sta sentendo male per colpa sua.

Izuku deglutisce.

Gli dispiace davvero tantissimo.


 

#2 Protezione: Deku e Kacchan!!

Izuku non sembra essere il tipo di persona che si nasconde davanti a qualcosa o qualcuno che gli fa paura. Ma sembrava essere un pochino restio ad accettare di andare a prendere Shouto, Iida e Uraraka a scuola, per poi andare al centro commerciale. Come se fosse terrorizzato dall’idea di avvicinarsi alla UA. Uraraka pensa sia dovuto al rifiuto da parte della commissione, e Shouto l’ha guardata mentre cercava di convincere Izuku che aspettarli davanti alle porte della UA, finché non avesse provato a entrare fisicamente, sarebbe stata una buona e logica idea, vista la posizione della scuola, supportata da un Iida forse un po’ troppo distratto.

Izuku è incapace di dire no.

Non dice no quando Shouto gli chiede se può usare la sua cannuccia, non dice di no quando Iida si siede un pochino troppo vicino a lui, non dice di no nemmeno quando Uraraka gli propone di fare delle pazzie. E ci sono momenti -Shouto non vorrebbe azzardare teorie, ma ci sono momenti in cui le idee pazze di Uraraka divertono Izuku, momenti in cui sorride felicemente, dimenticando i tic alle mani e di fuggire ai loro sguardi. E ci sono momenti in cui Izuku dice delle cose e Uraraka ne sembra un po’ troppo contenta e poi Iida e Shouto li guardano provare a quasi morire, per una o un’altra ragione.

Una volta, Izuku ha chiesto a Uraraka di usare la sua Unicità su di lui, per provare a vedere se c’e un qualche limite di spazio nell’uso di Zero Gravity. Uraraka lo ha toccato e fatto levitare e lo ha rilasciato in mezzo al fiume, dopo aver perso il controllo sulla sua Unicità, e Izuku continuava a ripetere, mentre stava praticamente affogando, che andava tutto bene, che non si dovevano preoccupare. Izuku può anche essere molto intelligente, ma ci sono momenti in cui Shouto si ritrova a pensare (non senza una punta di affetto) che Izuku è anche un ragazzo davvero molto stupido. (E che ha paura che possa morire, se lasciato da solo.)

Conoscono Izuku da meno di un mese. Due, tre settimane, non di più. E a Shouto sembra già strano passare così tanto tempo senza vederlo. Gli sembra che qualcosa manchi, in classe. Gli sembra che sia un’ingiustizia, non poterlo vedere tutti i giorni, come invece vede Iida o Yaoyorozu. Pensa che sono amici. Ha lo strano istinto di voler essere certo che Izuku sia al sicuro. Deve essere per quel suo comportamento timido, o forse per quel suo lato spericolato quando si mette in testa qualcosa. Deve essere il suo strano senso dell’umorismo. Il fatto che fa parte del primo gruppo di amici in assoluto che Shouto abbia mai avuto. Avrebbe voluto avere l’esperienza dell’amicizia più intensa possibile. (La situazione è strana.) (Non è strana?) Ma comunque capisce la situazione in cui si trovano. (Anche se è un po’ strana.)

Non vedono Izuku da una settimana. Questo perché ha avuto un mese di esami finali e presentazioni, che finiranno il lunedì che seguirà il loro incontro e, per quanto volessero aiutare, i compiti di Izuku non seguivano esattamente il percorso più tradizionale di studi. Avevano pensato di incontrarsi prima del fine settimana per non togliere troppo tempo allo studio di nessuno dei quattro. Finiti gli esami di fine trimestre di Izuku, in effetti, sarebbero iniziati quelli di Shouto, Uraraka e Iida. Oggi, questo pomeriggio, è l’ultimo giorno utile per incontrarsi tutti insieme. Shouto ne è abbastanza emozionato.

Ed è questo l’unico motivo che fa accelerare un pochino il passo a Shouto, per uscire dalla scuola. Normalmente, non avrebbe motivo per correre, o per uscire da scuola in generale. Farebbe con calma. Non c’e nessuno che lo aspetta per davvero a casa. Non c’è nessuno che vuole vedere. Ma oggi c’e qualcuno che lo aspetta fuori da scuola e, non lo sa, sembra una cosa elettrizzante, nuova.

Uraraka gli sorride, toccandosi i vestiti per togliere loro la gravità ed essere più veloce di lui ad arrivare all’entrata. Ha fatto diventare questa cosa una sfida, e Iida ha iniziato a gridare: “Non si corre per i corridoi! Uraraka-kun! Non puoi correre per i corridoi!” Il problema è che Uraraka pensa che Shouto debba seguire le sue regole e non lo vede mentre apre la finestra vicino al suo banco, fa un cenno di saluto a Yaoyorozu e poi si butta giù. È bravo a cadere dalle finestre, ha scoperto. (E gli vengono in mente del Coniglio Lunare.)(Non gli piace moltissimo, quel tipo.)E ha il completo controllo della caduta, grazie al ghiaccio e al fatto che nessuno si trova sotto la classe, fortunatamente.

Shouto non è mai stato un ragazzo molto veloce, verissimo, ma è sempre stato un tipo furbo. E non ci sono colpi bassi, in una sfida tra eroi. Quindi Shouto ha lanciato un’occhiata alla finestra della sua classe, ha sorriso un pochino, e poi ha iniziato a correre verso l’entrata della scuola.

Se avesse corso lealmente, probabilmente non lo avrebbe visto. E non sa come si dovrebbe sentire, in proposito. Lui non è bravo -mai stato bravo con le persone. Izuku, Uraraka e Iida sono i suoi primi amici in assoluto. Non sa esattamente come dovrebbero andare le cose tra amici. Quali sono i diversi tipi di relazioni. Sa che ci sono cose che non gli piacciono. Cose che non vorrebbe vedere. Cose a cui non sa reagire.

Izuku non è mai stato il tipo di persona che scappa o non affronta qualcosa o qualcuno. Forse è un pochino troppo servizievole. Un pochino troppo compiacente. Ma Shouto non ha mai letto troppo tra questi suoi comportamenti. E, mentre correva, pensava soltanto che non vedeva l’ora di incontrare un amico.

Quando mette piede fuori dalle porte della scuola e vede Bakugou, con una mano che copre la guancia e il mento di Izuku, non sa esattamente che cosa stia succedendo. Non sembra essere una carezza. Bakugou sta sorridendo, ma Izuku affronta il suo sguardo coon le sopracciglia aggrottate e un’espressione che Shouto non gli ha mai visto prima. La mano di Bakugou… Copre quel ciuffo di capelli che di solito Izuku tocca quando è nervoso. I capelli sono leggermente rialzati tra le sue dita, con fare ribelle. Non è un dettaglio importante, ma...

Non lo mette a suo agio, questa posizione tra il suo compagno di classe e il suo amico. Shouto non sa esattamente quello che sta succedendo. Sa che si sente un pochino più pesante, però.

Quando Bakugou dà uno schiaffetto alle guance di Izuku, Izuku si muove a malapena, rimane in silenzio guardandolo dritto negli occhi (Izuku non guarda mai nessuno negli occhi) coi pugni chiusi e un’espressione seria. Dice qualcosa. Dice qualcosa qualcosa e poi: anche io. Shouto lancia uno sguardo dietro di lui (Uraraka ancora non si vede all’entrata della scuola)(lei saprebbe cosa fare)(lei è più eroe di lui) e poi di nuovo verso Izuku e Bakugou, avanzando di qualche passo, per avvicinarsi il più possibile a loro. Dovrebbe chiamarli. Apre la bocca e non esce un suono. (A Uraraka sarebbe uscita la voce.)(Perché sente così tanto caldo?)

Qualsiasi cosa Izuku abbia detto, ha fatto arrabbiare Bakugou, che fa una smorfia disgustata, prima di provare a sorridere e dargli pacche pesanti alla spalla. “Sei un ragazzo intelligente, tu, vero?” gli chiede. Shouto lo sente dire -qualcosa. Non capisce cosa. Continua, Bakugou, a dargli pacche sulla spalla, come se volesse schiacciare Izuku in quel modo. Ma Izuku rimane immobile. Non cede. Shouto dovrebbe fare qualcosa. Dovrebbe... Bakugou, dandogli un ultimo colpo sulla spalla. Poi continua a sorridere, andando via, lasciando Izuku con i pugni chiusi e le sopracciglia aggrottate.

Shouto non ha fatto niente. Non li ha nemmeno chiamati. Non è riuscito nemmeno ad attirare l’attenzione. C’era qualcosa che lo aveva messo a disagio. Qualcosa che lo aveva irritato. Qualcosa che lo aveva fermato. Magari ha capito male. Lui non è molto bravo a capire le relazioni e magari ha capito male. Spera di aver capito male. Ma quando guarda Izuku, che abbassa lo sguardo, portandosi nervosamente la mano sulla ciocca di capelli, riconosce, anche se da lontano, l’espressione che sta indossando. Riconosce quel sentimento. Frustrazione. Sconfitta. Terrore. (Gli ricorda lui.) (È così che lui guarda suo padre.)

Non sono amici, quei due. Shouto non sa quale sia la loro relazione, ma sicuramente non sono amici. E Izuku non si era sentito al sicuro, a trovarselo davanti. Figuriamoci a farsi toccare. Deve essere per questo che non voleva venire alla UA. Non c’entrava nulla il rifiuto della commissione. Non c’entrava nulla la vergogna. Era Bakugou.

Shouto chiude gli occhi, dandosi dello stupido. Izuku non è il tipo di persona che dice di no agli altri, soprattutto se sono suoi amici e loro lo hanno convinto a venire fino a qui. E lo hanno messo in una situazione scomoda. Sarebbe stato meglio, se Izuku si fosse spiegato, ma Shouto sa bene che ci sono cose, storie, situazioni, che sono difficili da dire ad alta voce. E ora che ha visto, non può far finta di niente. (Ha già fatto finta di niente.)(Si sente in colpa.)(Shouto ha fatto finta di niente.)(Ha lasciato da solo un amico.)(Che tipo di eroe farebbe una cosa del genere?)

(Perché non è riuscito a muoversi?) Un amico protegge un amico. (Lo aveva forse dimenticato?) Shouto non è riuscito a farlo adesso. Lo può fare in futuro. “Ehi, Izuku!” lo chiama, muovendo la mano. E Izuku tira immediatamente giù la mano sopra l’orecchio, per girarsi verso di lui e sorridere. “Stai aspettando da tanto?” chiede ancora Shouto.

Izuku scuote velocemente la testa e Uraraka sta arrivando correndo verso di loro, mentre Iida la rincorre, gridando che quello che aveva fatto (correre per i corridoi) era stato molto pericoloso e che non avrebbe dovuto farlo più, che lo aveva messo in una situazione molto delicata in questo modo, in quanto rappresentante di classe e che si sarebbe dovuta ricordare meglio le regole della scuola. Izuku inclina un pochino la testa, unendo le mani dietro la schiena, con un sorriso. “Meno male che non mi ha visto venendo qui, allora” dice piano, ridendo verso Shouto.

Non sta ridendo per davvero. È solo molto gentile. E Shouto si aggrappa alla sua gentilezza, come ha fatto nelle ultime settimane, fingendo di non aver visto niente.


 

#2 Protezione: Amore materno e altri rimedi naturali!!

(“Sei un ragazzo intelligente, tu, vero?”)

Izuku è stanco. Si passa una mano sugli occhi, cercando di tornare in sé. Lo sta facendo da un po’, ma, in effetti, come tecnica non ha mai funzionato così tanto. (La voce di Kacchan rimane nitida nella sua testa.)(Non vorrebbe, ma succede.)

Rimane seduto davanti alla televisione, con le dita incrociate e lo sguardo fisso sul televisore acceso. Ha le spalle pesanti. Kacchan gli ha fatto male. Non male male. Un po’ male. Più che altro nell’orgoglio. Ha pensato che non avrebbe dovuto vederlo, che sarebbe stato davvero sfortunato a incontrare Kacchan all’uscita da scuola. Sembra più calmo, adesso. Un po’ meno rude. Izuku è stanco. Non ricorda nemmeno un momento che ha passato con Shouto-kun, Tenya-kun e Uravity-san. Sa che ha passato la giornata nell’attesa di poter andare da All Might. Poi ha passato il tempo che ha passato con All Might aspettando il momento di poter tornare a casa. E adesso sta passando i momenti a casa, davanti alla televisione, senza poter aspettare niente, se non il lunedì che porterà alla fine degli esami di metà trimestre.

(“Allora perché non impari mai?”)

La televisione illumina il salotto. Illumina il viso di Izuku. E dovrebbe anche riempirgli la testa. Le orecchie, almeno, per non dover pensare. Izuku tiene le dita intrecciate tra le gambe. È solo il periodo. Con la preparazione degli esami alla UA, All Might è stato più tempo lontano e gli ha detto che è un bene, che così Izuku può concentrarsi sulla sua carriera scolastica. E i progetti con Aoki-san gli hanno preso più tempo di quanto pensasse e, per quanto abbiano anche fruttato voti alti, lo hanno lasciato senza idee e senza voglia di parlare o ascoltare nessuno. Gli hanno anche tolto tempo per il suo allenamento. E i progetti con Harada-kun e Yamamoto-kun continuano a esplodere loro in faccia, visto che nessuno dei due vuole prendere sul serio nulla. Ma almeno sono divertenti. Izuku tira su col naso. Non riesce nemmeno a capire se la televisione ha il giusto volume, se la persona che guarda davanti a lui sta parlando o se sta solo muovendo le labbra.

(“Perché ti ostini sempre a tornare?”)

Non è solo una questione di Kacchan. Davvero. È questa stanchezza che si porta dietro. Questo non riuscire a tornare nel suo stesso corpo. E anche gli occhi che si chiudono, ma non per farlo riposare. E ha le gambe pesanti.

(“Le cose come te non meritano di esistere, figuriamoci di diventare eroi.”)

Izuku scuote piano la testa. Ha fame e ha a malapena mangiato. Ha sonno e non riesce a dormire. È spossato. Non si trova qui. Anche le mani intrecciate, per qualche motivo, sembrano più grandi, sembrano come se lo facessero vomitare. E Izuku vorrebbe muoversi, ma non pensa che riuscirebbe a farlo. Motivo per cui rimane a guardare la televisione in silenzio, senza assorbire neanche una parola del -forse è un documentario. Non è sicuro. Izuku sbatte le palpebre, per poi stropicciarsi un occhio e nemmeno questo aiuta, perché sente come se qualcun altro lo stesse facendo e le sue spalle sono pesanti.

(“Smettila di provarci.”)

Non è certo la prima volta che sente come se il suo corpo non gli appartenesse. In fondo, è dalla pubertà che si sente in questo modo. Ed è come se i diversi pezzi che lo compongono (corpo, anima, spirito, mente) siano cose separate, che non possono essere messe insieme, che quando si sincronizzano lo fanno sentire bene, okay, sì, certo, ma che gli tolgono energia e che non è una sincronia che dura per troppo tempo.

(“Smettila di metterti in ridicolo.”)

Se gli dovessero chiedere qual è la parte più importante di lui, Izuku risponderebbe: il corpo. Il corpo agisce. Il corpo si muove. Senza il corpo non potrebbe esistere spirito, anima, mente. Quelle sono cose aggiuntive. Ed eppure è l’elemento del sé che più gli è lontano, e che più facilmente si allontana da lui. Lo detesta. Izuku ha sempre detestato il suo ingrato, debole, pigro corpo.

(“Accetta la tua inutilità.”)

Sente la mamma sedersi accanto a lui. E sente come posa piano piano la mano sulla sua testa, per guidarlo giù, e poi fargliela posare sulle cosce. Izuku si lascia guidare più per abitudine che per altro. La mano della mamma è sempre stata gentile ed è sempre stato comodo guardare la televisione in questa posizione. È una cosa che fa da sempre, non c’è un momento della sua vita in cui non lo ha fatto. La mamma gli taglia i capelli. La mamma gli compra le magliette, seguendo il suo gusto e il suo senso dell’umorismo. La mamma lo aiuta a scegliere che cosa mangiare, che tipo di parole usare. La mamma gli dà un bacio sulla fronte tutti i giorni e fa sempre questa battuta, dicendo che è un bene che la divisa scolastica non preveda nessuna cravatta, perché lei non ha mai imparato ad annodarne una. La mamma scaccia via tutte le voci nella sua testa. Una cosa che ha sempre fatto. Ha questo potere, lei.

La mamma è l’unica costante in tutta la sua vita. La mamma è la persona a cui ha più mentito in tutta la sua vita.

Izuku chiude gli occhi, mentre lei gli accarezza i capelli. Passa piano piano le dita sulla cute, coi polpastrelli. È un tocco leggero. Un tocco dolce. E non importa che Izuku non riesca a concentrarsi sul tipo alla televisione, perché questa carezza è così familiare e sua da fargli rilassare le spalle e da farlo tornare a respirare piano piano. La mamma è una delle persone a cui mente di più. E si sente in colpa per questo, perché la mamma non è mai stata il tipo di persona che lo avrebbe spinto verso il pericolo, non è mai stato il tipo di genitore che lo avrebbe abbandonato a se stesso. La mamma ha accettato ogni suo modo di essere sbagliato e lo ha amato per tutto il suo essere. La mamma dovrebbe essere un pochino più leggera.

Le dita della mamma passano sulla cicatrice di Izuku, dietro l’orecchio destro. Oggi anche Kacchan ha passato lì la mano. Izuku non è entrato nel panico. Non è scoppiato a piangere. Gli tremavano le mani, quello sì, e aveva paura che sarebbe successo qualcosa di molto brutto, certo, e ha avuto un pochino paura (tutti hanno paura del dolore), ma non è entrato nel panico e non ha pianto, che è già qualcosa. Muove le spalle, per farle scrocchiare un pochino. Si sente un pochino indolenzito in effetti.

“Come va la manina?” gli chiede la mamma.

Izuku non riesce a rispondere subito. Rimane in silenzio per un po’, prima di aprire gli occhi e rigirare la mano bruciata, con il braccio allungato, perché la potesse vedere anche lei. Il bendaggio glielo ha fatto la mamma, ma non sa che Izuku si è fatto male cercando di afferrare Shouto-kun, perché non cadesse dal tetto di casa sua. Le ha raccontato che Harada-kun ha giocherellato con alcune sostanze che non dovevano essere toccate e che comunque un po’ lui se l’era cercata, visto che, pur sapendo che cosa sarebbe potuto succedere, ha toccato l’ampolla di vetro. La mamma lo ha guardato preoccupata. Ha pianto. Izuku non fa che farla piangere e non riesce a smettere di farlo. Gli dice sempre che deve stare più attento. A lungo andare, queste ferite e bruciature che si fa potrebbero spezzare il suo corpo per sempre, è davvero quello che vuole? Izuku non ha una risposta, per questa domanda.

“Va meglio” le risponde alla fine. “Non fa più tanto male.”

La mamma continua ad accarezzargli piano piano la testa. Izuku chiude di nuovo gli occhi, cercando di godersi questo tocco gentile. Mamma ha le mani calde. La televisione continua a illuminare il salotto, ma Izuku è un pochino più in se stesso. Riesce a respirare più profondamente e il suo corpo sembra essere tornato a essere suo. La mamma è una costante nella siano vita, l’unica che lui abbia mai avuto e il fatto che sia ancora lì, con lui, che non scompaia come invece fa papà, dà e ha sempre dato a Izuku un luogo protetto a cui tornare.

“Devi stare più attento a scuola” lo apostrofa, continuando ad accarezzargli la testa. Ha un ritmo lento e delicato. Una voce tranquilla e calmante. “Tra le braccia rotte e questa bruciatura, mi chiedo se non saresti stato più al sicuro in un corso da eroi.” Lo dice come se dovessero essere una battuta. Izuku si passa una mano sopra le labbra, tira su col naso, torna a guardare l'anima televisione. “Non voglio che ti faccia male, lo capisci, vero?”

Izuku non risponde. Non gli vengono parole e, se gli venissero, sarebbero tutte bugie. Non ha voglia di mentire alla mamma, non ha voglia di farla piangere e nemmeno di farla preoccupare. Izuku di solito è bravo a prendere delle decisioni, ma, ultimamente, gli sembra che qualsiasi scelta faccia, per un motivo o per un altro, abbia dei risvolti morali negativi. Se Izuku parlava, faceva un tipo di torto, se non parlava, ne faceva un altro. Se smettesse di essere un vigilante, sentirebbe di fare un torto a se stesso (e, fino a una certa estensione, anche a All Might). Continuare a essere un vigilante vuol dire fare alla mamma. Andare a scuola, per adesso, gli sembra l’unica cosa che fa senza sentirsi in colpa. Sta iniziando ad ambientarsi. Sta iniziando a divertirsi, a fare esperimenti e far volare via le cose. Lo aveva fatto per All Might, all’inizio, va bene, ma adesso... Sente come la sua testa inizia a scivolare di lato, presa dal sonno.

Sbadiglia, stanco, e la mamma continua ad accarezzargli la testa, piano piano. Gli fa quasi venire sonno. Prima sentiva di essere stanco, in effetti, di voler dormire, ma adesso non vuole. Vuole rimanere sveglio e godersi un pochino di più la sua mamma, che, quando lui muove un pochino la testa, per guardarla, gli sorride, inclinando un po’ la testa. “Non ti ho convinto, vero?” gli chiede, muovendogli di lato un ciuffo di capelli, perché non gli coprisse i gli occhi. “Sei davvero incredibile. Fin da piccolo. Cosa devo fare con te?”

Izuku distoglie lo sguardo. Cosa deve fare la mamma con lui? Non gli viene in mente un’idea che non sia brutta. Lui, come figlio, non saprebbe cosa dovrebbe fare una madre. Lui, come padre di se stesso... avrebbe fatto quello che fa papà. Gli sarebbe stato lontano il più possibile. È sempre stato un ragazzino amato, grazie alla mamma. Non sa se sarebbe riuscito ad amare un figlio come lui, che dà solo preoccupazioni e tristezze e delusioni. Non sa nemmeno che cosa intende sua mamma, quando chiede cosa dovrebbe fare lei con lui. È una domanda retorica, certo, ma... “Mi dispiace, mamma” borbotta, con mezza voce, prima di girarsi del tutto e rimanere sdraiato sul divano a pancia in su. Si posa una mano sul viso, per non dover affrontare la luce della lampadina.

Mamma sorride, pettinandogli indietro i capelli. “Per cosa ti dispiace?” Sembra essere seria, quando fa questa domanda. Come se non sentisse il peso di suo figlio.

“Per la mano.” Izuku si stropiccia l’occhio, stancamente. E poi sospira. “E il braccio. Per farti preoccupare.”

La mamma scuote piano piano la testa. “Vorrei che tu capissi quanto sei importante” gli dice, invece. Izuku la guarda mentre i lati delle sue labbra si piegano verso il basso. Ha una voce lenta e calma e rassicurante, la mamma. Lui ha sonno. Si sente abbastanza al sicuro da poter chiudere gli occhi. Sente la voce della mamma tremare un pochino, ma preferisce fingere di non essersene reso conto, abbastanza egoisticamente. Ha troppo sonno, per sentirsi in colpa. “Quanto il tuo corpo faccia parte di te. Vorrei che tu capissi che prima di poter aiutare gli altri, prima devi essere al sicuro tu. Cosa devo fare con te?”

Izuku sbadiglia ancora una volta. Si gira di lato, posando la fronte sulla pancia della mamma, accocolandosi contro di lei, e sistemando le spalle, perché il collo non gli faccia male. Passa la mano sana dietro la schiena di lei, per abbracciarla. Non ha la forza per risponderle che non ha mai avuto importanza. Il suo corpo, il suo spirito, il suo essere in generale, finché non sarà utile. Non serve a niente avere un corpo, se non riesce a proteggere le persone, a fare in modo che la società sia migliore, grazie a lui. Se non ha un’utilità, il suo corpo, non importa che forma abbia, non importa quanto spazio prenda. Il suo corpo non merita di esistere e, se esiste, non merita di farlo impunito. Che il corpo appartenga a Izuku, è soltanto un’aggravante. Questo non lo può certo dire ad alta voce. La farebbe soltanto piangere. Vuol dire essere davvero crudeli. E comunque, non ha la forza per avere questa conversazione. Lo sa. Stringe un pochino di più la sua mamma.

La mamma continua a cullarlo, come quando era piccolo e scoppiava a piangere, dopo aver perso a una partita di baseball. Lo culla nello stesso modo in cui ha fatto quando Kacchan lo ha spinto per terra la prima volta per terra, spaventandolo e gettandolo a terra. Lo culla come quando Kacchan lo ha bruciato dietro l’orecchio e la pelle gli bruciava e non sapeva che cosa fare, non riusciva a dormire, non riusciva posare la testa da nessuna parte. Lo culla e non sa il motivo per cui è così importante per lui che lo faccia. Non fa domande. Gli vuole bene. Aspetta che sia lui ad aprirsi. Izuku non si apre mai. (Gli dispiace tanto, non sembra riuscirci.)(Ha paura di dire tante cose ad alta voce.)(Gli dispiace.) Lo culla, la mamma, per il semplice motivo che è sua madre. Come lo ama per il semplice motivo che è sua madre. Lo protegge per questo semplicissimo motivo. E Izuku ne è grato. Si lascia cullare. Si lascia proteggere.

Izuku tiene gli occhi chiusi. Si addormenta lentamente. Era stanco, in effetti. Izuku ha una buona mamma. Una mamma forte. Una mamma buona. E lui è solo debole, non potrà mai proteggerla. E lui è soltanto un peso.

 

#2 Protezione: Il sorriso di Midoriya Izuku!!

Izuku non sorride così, quando sta con loro.

Shouto infila le mani in tasca. Izuku non si è reso conto della sua presenza, o di quella di Iida. È troppo preso a mostrare il suo ultimo progetto, a una professoressa che sembra anche troppo divertita, con due ragazzi, uno davvero troppo alto e uno davvero troppo basso. E sorride. Izuku non sorride così, quando sta intorno a Shouto, o a Iida. Forse ci sono momenti in cui sorride così, o parla con così tanta spensieratezza quando sta con Uraraka, okay, ma non quando sta con Shouto, ed è questo quello che gli sembra ingiusto. Shouto ha capito solo ultimamente che forse non è capace di essere amico di nessuno. Izuku non è quel tipo di persona che parla dei suoi problemi. È un ragazzo che sembra più propenso a fingere che non sia successo mai niente di sbagliato. E poi il suo comportamento un pochino lo tradisce.

Venerdì, Izuku sembrava un pochino più spento. È difficile da dire, con il suo normale comportamento, in realtà. Se Shouto non avesse visto, forse non si sarebbe reso conto della differenza. Ma Iida lo ha preso da parte e gli ha chiesto se Izuku non sembrava un po’ strano. Sorrideva più facilmente, a ogni loro frase. Non li guardava, va bene, e sembrava dimenticarsi di rispondere più spesso. Per questo gli ha chiesto se volevano andare a parlare con lui, dopo scuola. Certo, sono sotto esami e certo, sarebbe stato meglio andare a casa a continuare a studiare, ma ci sono delle priorità e delle responsabilità. Gli avevano dato del tempo, per non essere invadenti. È importante, gli ha spiegato Iida, che ognuno abbia i suoi tempi e che ognuno decida di aprirsi con le persone. Non si possono costringere le persone ad avere fiducia, soprattutto quando non c’è un vero e proprio motivo, per darla. Dovevano essere pazienti.

Iida ha deciso di essere amico di Izuku e ha deciso di caricarsi di tutti i compiti che questo comporta, non importa scendere un pochino in graduatoria. A Shouto, Iida piace tantissimo anche per questo. È bravo a guidare. Non si fa mai tirare giù. Ha un buon senso dell’umorismo, anche se non sembra. Ed è forte. Cresce velocemente. Non sembra più il ragazzo che ha provato a uccidere l’Hero Killer. Shouto si è distratto troppo. Non sa il motivo di questo cambiamento. Ne è felice, però.

E comunque, non è che a Shouto importi tantissimo di continuare a studiare. Ha seguito in classe. Questo dovrebbe bastare. E non gli importa tantissimo della graduatoria. L’importante è passare. Continuare ad andare avanti. Il resto si vedrà.

Izuku sembra stare bene. Apre le braccia, per poi girarsi verso i suoi compagni di classe (sono soltanto cinque)(le elite sono davvero ristrette)(Izuku dice che chiunque entri nella scuola vince anche una borsa di studio, parziale o totale) e aspettare che dicano qualcosa. Ha qualcosa di diverso. Non è soltanto il sorriso, o il fatto che parli e parli tanto ad alta voce, è anche com’è vestito, anche come porta i capelli. Vorrebbe poter dire qualcosa a Iida, ma forse è soltanto un suo presentimento, magari non è vero. Izuku ha le spalle rilassate. Magari è solo un’impressione di Shouto.

Non indossa la giacca, ad esempio. Quando Izuku esce con Shouto, Iida e Uraraka, indossa la giacca anche quando sono al coperto. E, anche se fa caldissimo, non si scopre mai le braccia, come se volesse nascondere qualcosa. Quando Uraraka lo prende in giro, chiedendogli se non è perché vuole sembrare cool davanti ai loro occhi, o se non fosse perché aveva visto qualcuno di molto carino su cui vuole fare colpo. (Izuku a questo punto arrossisce sempre, scuotendo velocemente la testa.) Iida gli chiede spesso se invece non sia perché, beh, è fiero, come dovrebbe in effetti essere, della divisa scolastica che si è guadagnato. (Izuku a questo aggrotta le sopracciglia e scuote la testa, con aria seria.)(“È solo stato un colpo di fortuna.”)(Sembra essere la sua frase preferita.)

Si deve essere fatto male alla mano, perché porta un bendaggio bianco. Shouto non se n’era reso conto, prima. Lo deve aver rimosso, iniziandosi a preoccupare per il suo comportamento, invece che per il suo corpo. Sono strane, queste divisioni nelle persone.

Shouto non ha mai avuto nessuno che si prendesse cura di lui. Forse per questo si sente così apprensivo con Izuku. Ha davvero la sensazione che potrebbe morire da un momento all’altro, gli sembra davvero una persona molto fragile e che ha bisogno di un eroe, accanto a lui. Per custodirlo. Shouto ha quest’istinto. Vuole custodirlo. E vuole custodirlo non come lo vede quando sta con loro, lo vuole custodire come è adesso, lontano da loro. Con la parlantina, con un sorriso, coi capelli tirati indietro da un fascetta e una maglietta bianca, con sopra scritto my cool t-shirt. Lo vuole custodire così. Felice.

(Shouto vuole rimediare a un suo errore.)

Ripensa, per la prima volta, all’incontro con il Coniglio Lunare (c’è davvero qualcosa che non capisce in quel ragazzo) e al fatto che gli ha bruciato la mano. Che espressione avrà avuto, quel ragazzo, in quel momento? Avrà avuto paura? Lo avrà guardato disgustato? Quando si è avvicinato, Shouto gli ha fatto male. Non lo ha fatto perché voleva, certo, e il Coniglio Lunare era abbastanza lontano, non doveva toccarlo per forza. Ma Shouto gli ha comunque fatto male, quando ha provato a salvarlo. Alla fine, Shouto fa male alle persone. Alla fine, Shouto non potrà mai far sorridere Izuku in questo modo.

“Noi non siamo veramente suoi amici, vero?” chiede Shouto, mordendosi il labbro inferiore. Stringe le mani in due pugni, dentro la tasca e abbassa lo sguardo, sentendosi un pochino in colpa. Lo sapeva di non essere bravo in queste nuove relazioni. Lo sapeva già che non era una cosa che viene fuori naturalmente, ma fa un pochino male, rendersene conto.

Iida si sistema gli occhiali sul naso, per poi scrollare la spalle. “Tu vuoi essere suo amico?” gli chiede con una voce bassa.

Shouto ci pensa. Non ha mai pensato ai sentimenti come l’amicizia o altro. Non ha mai pensato alle emozioni in generale che non fossero negative. La rabbia. La frustrazione. Il dolore. Queste sono le uniche emozioni a cui ha pensato nei suoi primi quindici anni di vita. E sono anche quelle emozioni che hanno alimentato il lato sinistro del suo corpo. Pensare a un amico -pensare a un altro amico con cui parlare, lo rende tranquillo. Pensare a Izuku lo rende sereno, in realtà. Non è sicuro che questo sia il sentimento legato all’amicizia, ma sa che è un sentimento positivo a cui si vuole aggrappare. Izuku è stato il primo a farlo sentire in questo modo. Non vuole togliere nulla a Uraraka, Iida, Yaoyorozu e neanche a Tsuyu. Loro anche lo fanno sentire in un qualche modo positivo, ma Izuku -è l’unico suo amico che non può difendersi da solo. L’unica persona che vuole proteggere. Non sa se questo è proprio voler essere amico, ma... è qualcosa.

“Credo di sì” risponde alla fine. Vuole essere suo amico. Vuole passare del tempo con lui. Vorrebbe che sorridesse nello stesso modo in cui sta sorridendo coi suoi amici, qui, adesso, in un luogo che pensa sia il suo habitat naturale. Il suo posto sicuro. (Shouto vorrebbe che il posto sicuro di Izuku sia un pochino più vasto.)(Vuole crearne uno per lui.)(Vuole farne parte, del suo luogo sicuro.)

C’è un’esplosione. Esattamente davanti a Izuku e ai suoi due compagni di classe. Shouto sobbalza, poi lancia uno sguardo al pezzo di giardino in cui si trovava la classe di Izuku. Le due ragazze sedute accanto a quella che Shouto ha pensato essere la professoressa sono scoppiate a ridere, sbattendo le mani e, la maglietta bianca di Izuku è diventata leggermente nera, mentre i suoi capelli si sono alzati, seguendo la direzione dell’esplosione. Anche i due ragazzi accanto a lui hanno i segni delle esplosioni addosso, ma ne sembrano felicissimi.

Shouto sbatte velocemente le palpebre. Poi si gira verso Iida, che ride piano, prima di fingere di essere preoccupato. “Va bene così, allora” gli risponde. “Perché penso che anche lui voglia essere nostro amico. Basta questo.”

Shouto aggrotta le sopracciglia. Izuku sta dicendo qualcosa, mentre prende una busta di plastica nera e la apre con un lunghissimo e rumoroso sospiro che fa ridere ancora di più i suoi compagni di classe. Il ragazzo più alto scoppia proprio a ridere, mentre abbraccia la testa di Izuku, quasi soffocarlo in un abbraccio stretto. All’inizio Izuku ruota gli occhi, ma poi le sue labbra si piegano in un sorriso e scoppia a ridere anche lui. Sembra felice. Lo spinge via con la mano sana, per poi scoppiare a ridere un pochino di più.

Shouto abbassa lo sguardo, giocherellando con le dita. Non era una cosa a cui dovevano assistere. Questa settimana, Shouto non ha fatto altro se non rubare momenti ed espressioni che non sono dirette a lui. Fare amicizia sicuramente prende più energia di quello che aveva pensato. Proteggere qualcuno anche. Ma, alla fine, pensa, non lo sa, vuole diventare l’eroe di Izuku e di persone come lui. Non sa esattamente che cosa voglia dire questo. È una cosa che vuole essere, però. “Devo tornare a casa” mormora, attirando l’attenzione di Iida. “Credo di aver dimenticato di fare una cosa.”
  
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