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Autore: heliodor    09/01/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La cosa giusta
 
“Devi decidere che cosa vuoi fare con lei” stava dicendo Brun.
Marq, che fissava il fuoco che languiva, afferrò uno dei rametti che aveva raccolto ore prima e lo gettò tra le fiamme per ravvivarle.
“Mi stai almeno ascoltando?”
Annuì, gli occhi fissi sul fuoco.
Brun sospirò. “Allora dimmi che cosa hai intenzione di fare.”
“La cosa giusta, credo” rispose.
Brun rimase come in attesa.
“Dobbiamo tornare indietro e portarla dal maestro” disse.
“Così la ucciderai.”
“Non è detto. Hai visto come agisce. Lui le darà una scelta.”
“Sappiamo bene cosa sceglierà di fare” disse Brun. “E sarà quello a portarla alla morte.”
“E allora? Forse è il suo destino.” Quella discussione andava avanti da ore, fin da quando l’avevano trovata lungo la pista che stavano seguendo.
Era stato Brun a notare le tracce.
“C’è qualcuno che ci precede” aveva detto.
“O che ci sta seguendo” aveva risposto Marq.
“Chi?”
“Non ne ho idea. Andiamo a vedere, ma con prudenza.”
Era così che l’avevano trovata. Più morta che viva, ricoperta di ferite che avrebbero ucciso chiunque altro, ma non lei.
“Sta lottando” aveva detto Brun mentre cercavano di chiudere quelle ferite. Alcune erano già state cauterizzate. “Ha chiuso lei queste ferite.”
Marq aveva annuito cercando di non mostrare la sua sorpresa. E la sua ammirazione.
Nonostante la situazione fosse disperata, non si era lasciata prendere dal panico. Non del tutto. Aveva avuto la prontezza di usare le mani infuocate per chiudere le ferite che poteva raggiungere.
E questo l’aveva salvata.
Per il momento.
“Non è il suo destino” disse Brun. “È quello che noi abbiamo scelto per lei.”
Marq sospirò. “Non capisco perché ti importi così tanto di lei.”
“Ci ha salvato la vita.”
“È stata Sibyl a salvarci.”
“Ma lei poteva ucciderci in qualsiasi istante. Le sarebbe bastato parlarne con Mire o restare in silenzio. Invece ha rispettato il patto che avevamo fatto.”
“Quell’accordo era molto vantaggioso per lei, se non ricordo male” disse con tono ironico.
“Dico solo che ha tenuto fede alla sua parola.”
“E anche io intendo farlo. Ho giurato di aiutare l’armata di Malag ed è quello che ho intenzione di fare.” Si alzò di scatto e si diresse al fagotto di pelli dove l’avevano avvolta.
Sta ancora dormendo o finge? Si chiese.
Non ne era certo ma voleva scoprirlo.
“Che vuoi fare?” chiese Brun.
“Niente che le faccia davvero male” rispose. “Voglio solo esaminare le ferite e assicurarmi che non si siano infettate. Sai, può capitare.”
Afferrò il fagotto con entrambe le mani e diede uno strattone deciso. Qualcosa si mosse all’interno e una mano dall’aspetto delicato emerse dall’intrico di pelli.
Per un attimo temette che volesse colpirlo e fece un passo indietro.
Due occhi chiari lo fissarono accigliati.
“Io ti conosco” disse con un filo di voce.
“E io conosco te, Bryce di Valonde” rispose divertito. “Quindi avevo ragione io a credere che eri sveglia. Quanto di quello che ci siamo detti hai ascoltato?”
La testa di Bryce emerse dalle pelli. I suoi occhi vagarono verso il buio e poi si puntarono sul fuoco. “Così ci vedranno da cinquanta miglia di distanza.”
Quella frase gli strappò un debole sorriso. “Sempre all’erta e pronta a combattere. Tieni fede alla tua fama.”
“Se davvero tenessi fede alla mia fama” disse Bryce con voce stentata. “Ora non sarei qui.”
“Che ci facevi sulla pista mezza morta?” le chiese.
“Ho avuto un diverbio.”
“Con chi?”
“Uno che non conosci.”
“Mi farebbe comodo sapere se qualcuno ti sta cercando per ucciderti” disse Marq. “Te lo chiedo giusto perché ora viaggiamo insieme e non vorrei imbattermi in chi ha quasi eliminato la strega suprema.”
“L’unica cosa suprema che mi è rimasta è la stupidità” disse Bryce. Cercò di alzarsi ma sembrò rinunciare.
“Sei ancora troppo debole” disse Brun. “Devi rimetterti in forze.”
“Devo andare” disse Bryce.
“Dove?”
“A Malinor.”
Marq si incupì.
“C’è qualcosa che devi dirmi?” chiese Bryce.
“Non ti porteremo a Malinor, se è questo quello che vuoi sapere.”
Bryce annuì. “Sono vostra prigioniera.”
“Per ora sei solo una compagna di viaggio” disse Marq tenendosi sul vago. “Quello che sceglierai di essere dopo, dipenderà da te.”
“Vuoi portarmi da Malag?”
Marq ghignò. “Ci hai ascoltati, quindi lo sai già.”
“Se mi porterai da lui, lo ucciderò” disse Bryce decisa.
“Correrò il rischio.”
“Prima, però, vorrei andare a Malinor.”
“Ti ho già detto che…”
“Se lo farai, poi potrai anche portarmi da Malag. Io non mi opporrò, hai la mia parola.”
Marq scosse la testa. “Ascolta, Bryce. Non c’è niente per te a Malinor.”
“Ho un amico che ha bisogno d’aiuto.”
“Ora non più.”
Bryce si accigliò.
“La città è stata distrutta. Rasa al suolo.”
 
Bryce sedeva rannicchiata nelle pelli. Mangiava da una scodella usando le dita. Masticava piano, lo sguardo perso nel vuoto.
Marq si accorse di fissarla quando lei gli rivolse un’occhiata fugace. Distolse subito lo sguardo.
“Lo sai anche tu qual è la cosa giusta da fare” disse Brun.
“Non ho cambiato idea. Le daremo giusto il tempo di recuperare un po’ le forze e poi la porteremo da Malag.”
“Così dovrai rinunciare a Sibyl.”
“Me ne farò una ragione.”
“Ma tu speravi di ritrovarla.”
Marq fece una smorfia. “Era solo una folle speranza, la mia. Speravo che Malinor resistesse abbastanza da darmi il tempo di tornarci e portarla via, ma hai sentito anche tu le storie che girano.”
Ne avevano ascoltate parecchie lungo la strada. Nei villaggi prima e poi dai profughi in fuga. Tutti raccontavano la stessa storia. L’assedio, i colossi e la distruzione totale della città. I sopravvissuti erano scappati a nord per sottrarsi a quell’incubo. Molti si erano diretti a Orfar, altri avevano scelto la via marina o l’altopiano, dove c’erano molti luoghi dove ci si poteva nascondere.
Forse Sibyl è tra di loro, si era detto pieno di speranza. Forse è già a nord, pronta a riprendere la sua coraggiosa lotta contro Malag.
Quando ci pensava scuoteva la testa.
Sibyl non sarebbe scappata davanti ai colossi. Poteva quasi immaginarla sfidare una di quelle creature a viso aperto, pronta a colpirlo.
“Quindi hai deciso di arrenderti?” domandò Brun.
“A differenza di te, so quando fare un passo indietro.”
Brun annuì e si allontanò.
“Ho detto qualcosa che ti ha offeso?”
Lo stregone scosse la testa. “È difficile offendersi per uno che sa capire se stai mentendo o no. Anche se non vuoi prima o poi il colore delle tue parole finisce per tradirti.”
“Non ti stavo mentendo.”
“Lo so. È per questo che non riesco ad accettarlo.”
“Devi. È la cosa giusta da fare.”
“Ma lei ci ha risparmiati.”
Marq fece spallucce. “Non è detto che Malag la uccida.”
“E se invece fosse lei a uccidere lui? Ci hai pensato?”
Bryce era ancora davanti al fuoco e fissava le fiamme senza tradire alcuna espressione.
Marq le sedette di fronte. “Perché vuoi uccidere Malag?”
Lei alzò gli occhi. “È il nemico. E siamo in guerra.”
“Quindi è perché ti hanno detto di farlo?”
“È tutta la vita che mi alleno per questo unico scopo” rispose Bryce.
Marq si accigliò.
“Prima ancora che nascessi, alcuni temevano che Malag potesse tornare. Così mio padre decise che solo la strega suprema poteva avere una speranza contro quel mostro.”
“Non è un mostro.”
“Ha ucciso migliaia di persone.”
“Anche l’alleanza ha le mani sporche di sangue” ribatté. “Falgan ha compiuto un massacro a Theroda.”
“Grazie alla tua amica, la strega rossa.”
“Lei pensava di farvi un favore.”
“Chi ti dice che le cose sarebbero andate diversamente se la città fosse caduta nelle mani di Gauwalt? L’evocatore ha attaccato Valonde e ci sono stati centinaia di morti.”
“L’ho sentito dire.”
“Molti non erano nemmeno dei combattenti.”
“A volte la guerra…”
“E mio fratello Razyan” disse Bryce con tono veemente. “Era così felice per il matrimonio di Joyce. Per lui era più una figlia che una sorella, vista la differenza di età.” Bryce deglutì a vuoto. “Non provare a dirmi che Malag non è un mostro.”
“Non te lo dirò, ma tuo fratello non era una vittima innocente.”
“Mia sorella Joyce, invece lo era” disse Bryce. “Malag l’ha rapita.”
“Ti assicuro che non era al campo, altrimenti l’avrei saputo.”
“Bugiardo.”
Marq fece per dire qualcosa ma ci rinunciò.
“Volevi darmi la tua parola, rinnegato?” disse Bryce con tono divertito.
Marq si alzò e tornò da Brun.
“Sembri contrariato.”
Scosse la testa. “Non sono più sicuro che portarla da Malag sia la cosa giusta da fare.”
“Vuoi lasciarla libera?” chiese Brun sorpreso.
Marq non osò guardarlo negli occhi. “È pericolosa” disse.
“Marq?”
“Se davvero è la strega suprema, allora potrebbe essere un pericolo per Malag.”
“Che stai cercando di dire?”
“Ci vorranno giorni per tornare al campo. Nel frattempo, lei riacquisterà le forze. Non sarà più la ragazza debole e indifesa che se ne sta in silenzio a fissare il fuoco.”
Brun lo fissò in silenzio. “Questo non lo puoi evitare” disse dopo qualche secondo.
“Forse sì” disse. “Se agisco ora che le sono superiore, posso ancora fare qualcosa di utile per la nostra causa.”
“Non sei un assassino.”
“Come fai a dirlo? Sono un rinnegato.”
“Tu non saresti capace di farlo.”
“Ho ucciso una madre e sua figlia” ringhiò. “Come puoi dire cosa posso o non posso fare?”
“Non mi hai mai parlato di quell’incidente.”
Marq ghignò. “Non fu un incidente.”
“Stavi solo eseguendo degli ordini, vero?”
“No. Ero lì di mia volontà. Volevo impressionare la mia guida e i miei superiori. Credevo di fare la cosa giusta. E ho finito per perdere tutto. Tutto. Non permetterò che accada di nuovo.”
“Se lo farai, perderai te stesso. Per sempre.”
“Ormai sono già perso, Brun. Ma con la strega suprema poso almeno rimediare in parte ai miei errori, no? Se la elimino, Malag avrà un nemico in meno di cui doversi preoccupare.”
“La ucciderai adesso?”
Marq aveva pensato al come, ma non al quando. “Aspetterò che si addormenti. Non la farò soffrire, te lo prometto.”
“Perché prima non ci rifletti su? Può darsi che una notte di sonno ti aiuti a prendere la decisione giusta.”
“Ho già deciso” disse. “Aspetterò che si addormenti e poi farò quello che devo fare.”
Brun si limitò ad annuire. “Ti spiace se non assisto?” chiese alzandosi.
“Non allontanarti troppo.”
L’altro non rispose e si allontanò. Appena fuori dal cerchio illuminato dal fuoco, venne come inghiottito dalle tenebre.
Marq sospirò e andò a sedersi in disparte. Ogni tanto gettava un occhio verso Bryce. La principessa rimase a fissare le fiamme per quasi un’ora prima di distendersi sul fianco e restare immobile.
Fece vagare gli occhi nelle tenebre, cercando di cogliere il profilo delle rocce e dei pochi alberi che punteggiavano la spianata.
Non sarà facile, si disse. Non è mai facile. Fai quello che devi fare. Fai la cosa giusta.
Restò a fissare le ombre per un tempo indefinito, i ricordi di una vita precedente che si affollavano nella sua mente. Rivide visi che ogni tato venivano a tormentarlo.
Quello di Ilya e della piccola che si stringeva alla sua veste, il giorno in cui l’aveva incontrata per la prima e unica volta.
“Dov’è Daraios?” le aveva chiesto.
“Non lo so. È da tre Lune che non lo vedo” aveva risposto lei.
“Stai mentendo. L’hanno visto andare e venire da questa casa negli ultimi giorni.”
Ilya si era morsa il labbro inferiore. “Ti assicuro che non lo so.”
“Dimmelo” l’aveva ammonita. “O verranno persone peggiori di me e non si accontenteranno delle tue risposte.”
“È andato via” aveva detto la donna. “Ti prego, non sappiamo dove sia.”
Stava per andarsene, quando colse un movimento nell’ombra. Qualcuno stava usando l’invisibilità per scivolargli di fianco e prenderlo alle spalle.
D’istinto si gettò di lato e fece partire due dardi magici nella sua direzione. I proiettili rimbalzarono su di uno scudo magico, rivelando il profilo di un uomo dal naso adunco e il mento squadrato.
“Che cosa vuoi?” gridò ridiventando invisibile, ma ormai sapeva dove guardare. “Chi ti manda?”
“Nessuno” rispose. “Sono qui per l’onore del circolo.”
Ilya e la bambina gridarono qualcosa mentre i proiettili magici volavano in tutte le direzioni.
“Onore del circolo” rispose Daraios lanciando i suoi dardi. “Di che cosa parli?”
Marq li parò con lo scudo. “Hai usato i poteri per scopi personali. Galyon ha scoperto tutto.”
Daraios si fermò in un angolo. “Falgan sapeva. Ci siamo arricchiti insieme.”
“Le tue accuse sono gravi” disse Marq. “Vieni con me al circolo e accusa Falgan davanti agli anziani.”
“Sarò morto prima ancora di mettere piede in città.”
“Non puoi dirlo.”
“Nayos, Tazak, Ander. Sono tutti morti prima di me ed erano in affari con Falgan.”
“Ti proteggerò.”
“Così morirai anche tu.”
“Devo portarti al circolo. È la cosa giusta da fare.”
“Non ci verrò vivo” disse Daraios. Evocò i dardi magici e li puntò verso di lui.
Marq respinse l’attacco con lo scudo e si preparò a rispondere.
Attorno a Daraios esplosero lampi in tutte le direzioni. Un fulmine percorse il pavimento fino a raggiungere Marq.
Sentì il dolore propagarsi dalle gambe attraverso il corpo. Il contraccolpo lo spinse all’indietro, facendogli inarcare la schiena prima di colpire il suolo. Si rialzò di scatto, il sangue che gli martellava nelle tempie.
Daraios era ancora nello stesso angolo, boccheggiante.
È stanco, pensò. Ora tocca a me.
Concentrò le forze in un punto tra i palmi delle mani, creando un piccolo sole grande quanto un frutto. Lasciò che le sue forze fluissero verso la sua creazione, alimentandola.
Il piccolo sole crebbe in un attimo e quando raggiunse la grandezza desiderata, lo lanciò verso Daraios.
“No” gridò lui alzando lo scudo d’istinto.
La palla di fuoco si infranse sulla barriera magica, ma la sua energia si scaricò tutto intorno. Le pareti della casa si piegarono ed esplosero, proiettando migliaia di schegge verso l’esterno.
Il pavimento si sollevò e si spezzò, ingoiando tutto quello che si trovava in mezzo come una voragine. Daraios precipitò nel vuoto e si schiantò dopo un volo di tre livelli.
Marq si aggrappò a una colonna rimasta in piedi, ansimando per lo sforzo e la tensione.
Quando vide il corpo di Daraios, non provò alcuna emozione.
Ho fatto la cosa giusta, si disse orgoglioso.
Ma quando vide accanto allo stregone i corpi di Ilya e della figlia, quella sensazione sparì.
Ho fatto solo la cosa giusta, pensò mentre fissava l’oscurità. La cosa giusta. Da quanto tempo sono qui a pensare?
Camminò verso il fuoco e lo superò, raggiungendo il fagotto di pelli dove la principessa Bryce si era arrotolata prima di addormentarsi.
Dorme ancora? Si chiese. Qual è la cosa giusta da fare?
Ora lo sapeva.
Le avrebbe dato un cavallo e provviste per cinque giorni, poi avrebbe dovuto provvedere a sé stessa. Era la strega suprema e poteva farcela. La strada per Malinor non era lunga ma era piena di pericoli.
Lui aveva una persona da cercare.
La cosa giusta.
Sì, era quello che avrebbe fatto.
Si chinò afferrando uno dei lembi di pelle e tirò piano. Non c’era bisogno di svegliarla di soprassalto, ma voleva dirle subito cosa voleva fare. Era giusto che lo sapesse e si godesse qualche ora di sonno prima che sorgesse il sole.
Si ritrovò a fissare un fagotto vuoto.

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