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Autore: Evola Who    15/01/2020    1 recensioni
“E in che anno siamo?”
“Vediamo…” Iniziò ad annusare l’aria: “Siamo negli anni ’30. Più di preciso il 22 ottobre 1938.”
“1938?”
“Già! In pieno autunno. Te lo immagini, Denny? Oramai siamo alla fine di un grande decennio: nuove emozioni, la nascita e il successo del jazz e del blues, i primi film con audio, le grande invenzioni...”
“La segregazione razziale, il protezionismo, il voto alle donne concesso solo
dieci anni fa, la violenza, i poliziotti corrotti e l’inizio di un confitto mondiale”
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“Dottore…” iniziò a dire lei, intimorita e preoccupata: “Dove è andato a finire?”
“Rapito!” rispose lui con tono fermo. “Il TARDIS è stato rubato!”
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24

Ignore all keep out signs, go througit
Every locked doot, and qun towards any
Form of danger that presents itelf.

 

Mentre continuavano a camminare per raggiungere la “dea”, Denny si guardò intorno e notò una cosa abbastanza insolita: una fessura in un muro, ma una fessura alta e larga, quasi simile ad una porta. Era completamente buia e si trovava in mezzo ad un corridoio.

Incuriosita, si fermò davanti a quella fessura, mentre gli altri continuarono ad andare avanti senza accorgersi della sua assenza. Guardò meglio e capì subito che quella era una specie di entrata – o di uscita - per qualcosa. Ma per che cosa?

Denny si guardò intorno, non vide nessuno e così, fattasi coraggio, prese la torcia dalla borsa, la accese e andò dentro.

Camminò adagio in quel lungo corridoio tetro e, alla fioca luce della sua torcia, vide muri spogli e grigi, molto differenti da quelli decorati di disegni e di scritte antiche che si trovavano lungo la strada principale.

Toccò i muri e, con sua somma sorpresa, notò una cosa ancora più insolita. La parete era fredda e liscia, con sottili fessure e bulloni.

Metallo?” si chiese Denny perplessa, parlando tra tra sé e sé.

Era confusa, di certo non c'erano pareti di questo tipo, nei templi antichi.

Ma, allora, dove si trovavano veramente? Forse, Indiana Jones non aveva avuto tutti i torti, a dubitare dell'autenticità di quel luogo...

Camminò dritto dii fronte a sé finché non sentì qualcosa, una specie di rumore. Rimase ferma in quel punto, spaventata da quel suono: pensava che qualcuno - o qualcosa - la stesse seguendo ma, quando non sentì più nulla, si tranquillizzò, pensando che fosse stata solamente una sua sensazione, e iniziò a camminare di nuovo, questa volta a passo svelto, con il corpo teso e il battito cardiaco accelerato, mentre il respiro le si faceva sempre più affannoso.

Provava una strana sensazione di inquietudine, come se fosse convinta di essere osservata.

Aveva paura che ci fossero delle guardie o peggio.

Ma non voleva neppure guardarsi alle spalle, per timore di ciò che avrebbe potuto vedre e pensando che, così, avrebbe potuto continuare a convincere il proprio cervello che non ci fosse proprio nessuno, lì con lei. Voleva soltanto raggiungere la fine di quel corridoio, che sembrava davvero infinito, e stava comiciando a detestare quel buio inquietante, aspettandosi che, prima o poi, potesse sbucare qualcuno, emettendo urla peggiori di quelle che si sentono di solito nei film horror.

Ma, comunque, riusciva a mantenere la calma, sebbene fosse parecchio tesa. Si convinse di essere davvero da sola, che tutto fosse frutto della sua immaginazione. Almeno, finché non sentì qualcosa alle sue spalle, che la fece spaventare a morte e le fece fare un balzo dalla paura. Un uomo camminava alle sue spalle, con passi pesanti.

 Ma non urlò, anzi diede una gomitata al corpo dietro di lei, sentendo subito i gemiti di dolore dello sconosciuto. Poi, con la poca luce dalla torcia, vide che si era piegato, così gli diede un'altra gomitata sulla schiena, abbastanza forte da farlo cadere in terra, e gli appoggiò un piede su uno dei fianchi.

Denny, con il fiato corto, puntò la torcia sul voto dell'uomo e rimase stupita: “Indy” mormorò.

“Sì” rispose lui irritato, sempre a bassa voce. "Potresti, per favore, togliere il tuo piede dalla mia schiena?”

“Solo se mi chiedi scusa per avermi spaventata in quel modo!” rispose lei, con lo stesso tono.

Indy fu decisamente innervosito da questa proposta, ma sospirò con pazienza e brontolò: “E va bene. Ti chiedo scusa!”

Denny sorrise gioiosa e vittoriosa, tolse il piede e Indy si alzò in piedi.

“Si può sapere che cosa ti ha preso?!” disse l’archeologo, guardandola furioso e parlando a bassa voce, sollevando il dito verso di lei.

“Hey!” ribatté lei, alzando a sua volta il dito. “Lo sai che non si deve mai prendere la gente dietro alle spalle?! Soprattutto, in una stanza buia come questa?!”

Jones notò l'espressione tesa dei suoi occhi spalancati, il suo fiato corto e la mano sudata stretta sulla torca.

“Non dirmi che hai paura del buio?” chiese, con un ghigno divertito e con le braccia incociate.

“Sì, ho paura del buio! Okay!” ammise la ragazza, guardandolo dritto negli occhi. “Ho paura del buio, lo odio! E so anche che, a novantanove anni suonati, dormirò ancora con la luce accesa e non me ne vergognerò affatto!”

Indy fece una piccola risata divertita, dicendo con sarcasmo: “E poi hai il coraggio di dire che la mia paura dei serpenti è infantile!”

“Lo è, infatti!” rispose la ragazza, ma con tono più calmo, iniziando a camminare subito inseguita da lui.

“La mia paura non deriva da traumi infantili come la paura dei mostri o dell’uomo nero. Ma ho paura della sensazione di essere osservata quando penso di essere sola e non riesco davvero a sapere se nella stanza ci sia qualcuno, fino a che non accendo la luca sperando che non ci sia veramente nessuno!”

Indy le camminò accanto,ascoltandola con aria confusa.

“E, poi, da bambina, mi sono alzata di notte per andare in bagno e ho sbattuto contro lo spigolo di un vecchio mobile. E mi sono fatta così male che ho ancora la cicatrice sotto l’occhio!” e fece un sospiro paziente.

“Lo sai, a volte penso che tu sia un po’ melodrammatica” grugnì Jones. “Come una buona inglese amante del teatro che si rispetti.”

“Comunque, che cosa ci fai qui?” chiese lei, un po’ irritata.

“Ti ho visto allontanare dal gruppoed entrare in questo corridoio e ti ho seguito.”

“Non avresti dovuto.”

“Da come mi hai ‘accolto’ avrei dovuto darti retta.” E si massaggiò la parte bassa della schiena, mentre la ragazza rideva sotto i baffi. “Piuttosto, perché sei entrata qui?”

“Una fessura grande come una porta in mezzo ad un corridoio in un tempio; e, in più, con i muri di metallo. Non ci vuole una laurea in archeologia per capire che questo non è un vero tempio Maya.”

“Certo, questa è una vera ‘prova’ che sia un falso. In fondo, io sono solo uno sciocco archeologo con tanto di laurea che lo sostiene fin dall’inizio!”

Denny alzò gli occhi al cielo con aria paziente.

“Comunque, mi hai sorpreso” ammise Indy, con tono sincero.

La ragazza girò la testa verso di lui con aria sorpresa, fermandosi.“Davvero?”

Non si aspettava un complimento da lui, perché da quando si erano incontranti si era dimostrato sempre e solo burbero. Anzi, pensò dovesse essere davvero raro che, un uomo come lui, si profondesse in complimenti con chicchessia.

“Certo. Non ti sei messe ad urlare o a gridare dallo spavento. Anzi, ti sei difesa abbastanza bene.” E fece un sorriso.

Denny lo ricambiò, dicendo: “Beh, grazie. In fondo, nel corso dei miei viaggi con il Dottore ho imparato un po’ l’autodifesa.” Con un sorrisetto, pensò: “Arti marziali, difesa ordinaria, allenamento militare e alieno…”

“E, poi, mettermi ad urlare in un lungo corridoio di metallo, in un posto strano come questo, non credo che sarebbe stata una cosa molto geniale. Per chi mi hai preso?”

“Beh, una che potesse avere paura di come la…” Indy non finì la frase, perché notò lo sguardo irritato di lei.

“Non importa” concluse l’archeologo, riprendendo a camminare.

“Comunque, perché sei entrata qui?”

“Per vedere che cosa ci fosse dentro.”

“Una motivazione molto complessa” commentò sarcastico Indy.

“È quello che avrebbe fatto il Dottore, con la mia stessa motivazione. In fondo, se vuoi essere come lui, devi solo ignorare i cartelli di divieto, passare tutte le porte chiuse e correre verso ogni pericolo che si presenterà.” E rise.

“Da quanto tempo viaggi con lui?” chiese lui, perplesso.

“Talmente tanto da farmi influenzare da lui” rispose, divertita.

“Allora, ti piace veramente la sua materia.”

“Di certo, non lo seguo solo perché è carino.”

Indy captò in silenzio la sua frecciatina, rivolta alle studentesse che frequentavano le sue lezioni, mentre Denny rise divertita.

Pochi minuti dopo, si fermarono davanti ad un’altra entrata. Ma, questa volta, era completamente di metallo, ed il suo interno era ancora più buio.

I due si scambiarono sguardi stupiti ed entrarono.
   
 
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