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Autore: Anya_tara    15/01/2020    0 recensioni
" Buongiorno, Todoroki-kun", lo saluta educatamente Ojiro, un po’ in imbarazzo.
Dall’elenco fatto prima tra sé ha volutamente stralciato il compagno a metà.
Ma non certo perché gli stia antipatico. Anzi.
Todoroki Shouto è un caso a parte. Possiede un doppio quirk potentissimo, in grado di manipolare fuoco e ghiaccio, con cui ha già avuto a che fare all’inizio del primo anno durante un test assieme ad Hagakure e Shoji, dove erano rimasti tutti esterrefatti dinanzi all’estensione del potere del compagno.
Inoltre, è il figlio dell’Eroe numero Uno, Endeavor.
Ma è … un tipo insolito. Non è uno che dia confidenza a chicchessia: è gentile, educato certo, ma difficilmente si accompagna agli altri, preferisce starsene per conto suo e solo da un po’ di tempo a questa parte ha iniziato ad aprirsi con determinati compagni di classe, specie con Midoriya.
Non gli è mai capitato di incrociarlo così per caso durante le sessioni di allenamento mattutino. Quindi è strano vederlo lì a quell’ora.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Hitoshi Shinso, Mashirao Ojiro, Shouto Todoroki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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<< Più in alto, Todoroki-kun. Devi tenere la schiena più dritta, altrimenti non riuscirai mai a caricare il colpo con la potenza necessaria >>.
<< Sì >>. Todoroki fa come Ojiro gli ha detto, solleva la testa, raddrizza la colonna vertebrale.
In effetti è un bravo allievo, ascolta qualsiasi consiglio provenga da lui. In sei giorni ha già fatto diversi progressi; ma è ancora un po’ troppo lento nei riflessi, tende molto ad andare di pugni e calci senza una tecnica particolare e questo è un rischio, potrebbe farsi male seriamente se non è in grado di calcolare la portata della mossa che esegue.
Senza contare che l’avversario potrebbe approfittarne per afferrargli un braccio o una gamba e metterlo al tappeto. << Devi considerare la stazza di colui che hai di fronte. E dove colpire. Un bersaglio grosso come il torso o la schiena è più facile, gli arti possono costituire un ottimo diversivo. E in mancanza di idee potrebbe sempre essere utile un bel calcio piazzato >>.
<< Credevo i colpi bassi fossero vietati >>, osserva Shouto con aria impassibile.
Non così Mashirao. << Noooooo! Non intendevo … oddio >>.
<< Allora cosa intendevi? >>, chiede con semplicità.
Può non essere un asso del corpo a corpo, okay.
Ma in quanto a franchezza non teme rivali. << Dicevo, un calcio nel fondoschiena >>.
<< Ah. Ricevuto >>.
<< Facciamo una pausa, adesso >>. Si salutano con il classico inchino, poi si siedono entrambi nell’erba.
Todoroki ha richiesto esplicitamente che non si allenassero a scuola. E Ojiro è stato d’accordo: per lui non faceva alcuna differenza, ma se il compagno ci teneva tanto alla privacy okay.
Così ha richiesto un permesso ad Aizawa, che gliel’ha accordato senza troppi problemi. Ogni giorno, dalle cinque e mezzo alle sette, si allenano in un parchetto poco distante da casa di Mashirao.
Ci va ancora con Saru, quando è a casa da scuola nel week-end. Al piccolo Ojiro piace arrampicarsi sugli alberi, con la sorveglianza del fratello maggiore.
Domani infatti è domenica. E dovrebbe tornarci. << Da lunedì cominceremo con gli incontri veri e propri, senza la mia guida. Sarò il tuo avversario. Te la senti, Todoroki-kun? >>.
<< Certo. Farò attenzione ai calci piazzati >>.
Ojiro suo malgrado ridacchia. E Shouto gli punta in faccia i propri occhi eterocromi, come se non comprendesse la ragione di quella reazione.
E’ un tantino lento anche in questo, Todoroki. D’altronde lui è un po’ diverso dagli altri, e non soltanto perché è uno di quelli con scritto “sulla vetta” già nel D.n.a.
Mashirao ha scoperto che gli piace stare in sua compagnia. Parla poco, anche meno di lui; e quasi esclusivamente si tratta di brevissimi commenti a quel che fanno, o di eventuali domande.
Forse è per questo che gli va così a genio, e non soltanto perché quelle lezioni sono la boccata d’aria di cui ha bisogno. E’ … riposante, a differenza degli altri che in un modo o nell’altro tendono sempre a porre quesiti, chiedere risposte, insinuare dubbi e cicalare non sempre con un costrutto.
Come Kaminari, ad esempio. Non che il compagno elettrico non gli stia simpatico, ma quel dannato vizio di giocare con la coda non lo leva mai e inoltre spesso parla a sproposito.
Todoroki invece no. Con lui Ojiro non deve sforzarsi di dire qualcosa, qualsiasi cosa basta che si parli.
Gli sta benissimo anche il silenzio.
Abbassa lo sguardo sul cellulare che ha tirato fuori dalla tasca della tuta. Il ji sarebbe più indicato, ma così è più pratico.
<< Ojiro? >>.
<< Sì? >>.
<< Non ti ho chiesto se preferisci contanti o che faccia un trasferimento sul tuo conto >>, butta lì Shouto, come nulla.
Mashirao sente arrossarsi le guance. In realtà … lui quasi nemmeno ci pensava più. << In … realtà … io non ce l’ho un conto >>, ammette.
Ovvero, i suoi zii lo hanno. Ma non sarebbe il caso di mettersi a spiegare loro da dove arrivano quei soldi. E non è proprio il caso che sappiano come stanno le cose, anche perché … non vuole che pensino di non essere in grado di occuparsi di lui e suo fratello come fanno da anni tanto da costringerlo a provvedere lui alle sue proprie necessità, per alleviare almeno in parte quel gravoso fardello.
Non vuole umiliarli, far loro del male.
Todoroki non chiede nulla. Alza il volto dallo schermo del cellulare che aveva tratto anche lui dalla tasca della giacca, e annuisce. << Ah. Okay. Dimmi tu quando posso farteli avere, senza problemi >>.
Involontariamente Mashirao ha già fatto due conti. Ventiquattromila yen sono una bella somma, per un ragazzino di sedici anni. Fuori da lì implicherebbe come minimo sei-otto ore di lavoro al giorno, molto più impegnative di una semplice ora e mezza trascorsa facendo ciò che ama di più con un buon compagno di classe.
<< Non c’è fretta >>, risponde, vergognandosi un po’. Il suo orgoglio protesta sempre, dinanzi a qualsiasi piccolezza.
Specialmente con lui, che questi problemi non sa dove stiano di casa, sicuramente, se può permettersi il lusso di sborsarli come nulla fosse. << Ci sarebbero problemi se passassi più tardi dalla tua camera in dormitorio? >>, domanda ancora Shouto.
<< Oh … be’. Forse conviene venga io su da te. Almeno con la scusa andrò a trovare Satou >>.
<< D’accordo. Come preferisci. Credo sia ora di tornare, o non faremo mai in tempo ad andare a lezione >>.
<< Sì >>.


<< Entra >>.
Mashirao avanza con cautela, quasi si trovasse in un luogo consacrato.
Non è più stato in camera di Todoroki da quella volta al primo anno. E’ davvero … particolare.
Molto differente dalla sua, “normale”. << Grazie, Ojiro >>, mormora Shouto porgendogli una busta chiusa.
E’ davvero educato. Decisamente diverso dagli altri, Bakugō in primis. All’epoca del suo rapimento si era limitato a sbattere un mazzetto di banconote sul petto di Kirishima-kun, per rimborsargli l’acquisto di una lente ad infrarossi usata nel suo salvataggio.
Todoroki è diverso, sì. Anche nelle piccole cose. << Gra-grazie a te, Todoroki-kun >>.
Shouto annuisce ancora. Rimane immobile, piantato davanti a lui, che non sa cos’altro dire. << Quindi … domattina al solito orario? >>.
<< Va bene >>.
<< Allora … vado. E grazie ancora >>.
Una volta fuori dalla camera, Ojiro va a bussare da Satou, infilando la busta nella tasca dell’uniforme.
<< Ehi, buongiorno Ojiro-kun! >>, lo saluta il compagno, nell’aprire la porta.
Dalla sua stanza emana un buonissimo odore di dolce appena sfornato. Fatto in casa, le mani di Satou sanno essere magiche, in certe cose.
Anche se … non possiedono un quirk in senso stretto.
Lui è dotato di una forza sovraumana, ma solo se assume zuccheri. E siccome è dispendioso, deve provvedere da sé.
Come lo capisce, Ojiro. Forse è uno dei pochi, assieme ad Uraraka e qualche altro, che soffra i suoi stessi problemi. << Vuoi un pezzo di torta? E’ ancora calda del forno >>.
<< Ma sì, grazie >>. Si accomoda nella sedia che il compagno gli ha accennato.
Anche Rikidou è educato. Gentile. Discreto.
Eppure … è totalmente differente da Todoroki. Lui ha qualcosa di completamente diverso.
Oh, caspita. L’ha già detto, vero?
Probabilmente è la cosa che ripete più spesso da quando lo conosce. Ancora di più da quando ha iniziato ad allenarsi con lui. << Ojiro? >>.
<< Eh? >>. Rialza lo sguardo sul compagno.
Che gli tende una fetta di torta avvolta in un tovagliolino. << Ah, sì. Scusami. Ero soprappensiero >>.
<< Sì, l’ho notato. In effetti negli ultimi giorni sembri un po’ affaticato … perdonami se te lo dico così. va tutto bene, Ojiro? >>.
<< Oh, sì. Solo … mi sto allenando più intensamente del solito >>, dice, consapevole che non si tratti di una bugia.
Be’, in fondo è così. Quindi … è una mezza verità.
<< Ce la stai mettendo davvero tutta, eh? Ti capisco. Anch’io sto cercando di dare il massimo … ma non è facile, quando hai tanti pensieri nella testa >>.
<< Già >>. Mashirao addenta un altro pezzo di torta, e quel sapore così dolce si fa amaro, nella sua gola.
Diventa difficile mandare giù.
Già non è semplice doversela sbrigare con un quirk per certi versi “limitante”. Aggiungerci anche altri guai rende quasi impossibile quel cammino faticoso.
Ojiro si mordicchia l’interno della guancia.
Non riesce a non pensare a quella busta che ora sembra bruciargli nella tasca. A quella … scappatoia che il Fato benevolo gli aveva inviato, quasi un segno divino che sì, lui doveva farcela.
Nonostante sia cosciente che si tratti di un sollievo temporaneo, perché Todoroki-kun è sveglio e impara abbastanza in fretta, quindi non durerà poi a lungo.
Ma ora non vuole pensarci. C’è, per cui, è tutto okay.
Finisce di mangiare, sentendosi rinfrancato. Parlotta ancora con Satou dei compiti, nulla di che.
Attende che l’amico abbia messo via tutto, quindi si avviano alla volta della scuola.
Le prime ore scorrono tranquille. Fanno lezione di matematica, poi storia, Ojiro segna gli appunti diligentemente.
E’ del tutto inaspettata la proposta che giunge al momento di andare in mensa.
Ashido-san balza su, al trillo della campanella. << Ragazzi! >>, esclama, battendo i palmi sul banco. << Ho appena avuto un’idea! >>.
<< Oh, cazzo. E’ arrivata la fulminata >>, sbotta Bakugō dall’altro lato della classe.
Mashirao si volta. << Fa caldo, gente … e se andassimo all’inaugurazione del nuovo aqua-park, domani? Visto che è sabato? >>.
<< Ehi, è un’idea fantastica! >>, fa Kaminari, mettendosi in piedi anche lui. << Ce lo meritiamo un po’ di riposo! >>.
<< E di divertimento, anche! >>, echeggia Hagakure. << E poi ho comprato un nuovo bikini, devo assolutamente metterlo! >>.
Ojiro non proferisce verbo.
Ha sentito parlare anche lui di quel nuovo parco acquatico, aperto appena da qualche mese.  
Dicono che sia un posto fantastico. E che … l’ingresso costi un occhio della testa.
La busta è ancora nella sua tasca. Sa che con quelli … deve coprire diverse spese, e non può proprio permettersi quel lusso.
Ma poco male. Ci è abituato. Tanto che nemmeno gli pesa, cestinare automaticamente la cosa.
<< Allora, siamo tutti d’accordo? Bakugō-kun tu vieni no? >>.
<< Ma non certo per voi, sfigati. E’ solo che fa caldo >>, sbotta, rimettendosi a scrivere sul quaderno.
Mashirao si piega di nuovo sul banco, mentre Mina estatica prende a segnare le presenze.
Spera tanto che anche qualcun altro declini l’invito. Quanto meno … non sarebbe l’unico.
Ma purtroppo non è così. Persino i compagni in condizioni più disagiate danno il loro assenso.
Stringe più forte la matita tanto che quasi gli si spezza tra le dita.
Non è per la rinuncia in sé.
E’ … il dover usare come una sorta di alibi il dover tornare a casa, per ritrarsi.
Davanti agli altri.
E gli dà un fastidio enorme. Quel dovere vergognarsi di aver detto la verità.
Come se avesse fatto una cosa sporca. Quando invece sta solo agendo nel modo solito, quello corretto, ordinario. << Ojiro!!! Tu verrai vero? >>, trilla Hagakure, posandogli le mani invisibili sulle spalle.
Lo sapeva, lo aspettava eppure lo coglie comunque alla sprovvista.
Lì per lì non riesce a spiccicare verbo.
Avverte una strana sensazione. E non si tratta delle mani di Hagakure, malgrado quelle manifestazioni affettuose lo mettano sempre e comunque a disagio, ancora adesso. << No, io … devo andare a casa >>.
<< E non puoi andarci dopo!? Non staremo mica tutta notte eh! Solo qualche ora! Tanto alle nove chiude, puoi tranquillamente venire >>.
Accidenti.
Questo non l’aveva considerato, Mashirao. << Io … >>.  
<< Dai, Ojiro-kun, non fare il guastafeste! Hai diritto a divertirti un po’ anche tu no? Dai! >>, insiste Kaminari.
Guastafeste.
Il danno, e anche la beffa. << Ho detto di no. Per favore … ho da fare >>, dice, e si alza frettolosamente dal proprio posto per uscire fuori, in corridoio.
Appena varca la porta sente la voce di Mina risuonare con disappunto. << Però. Insomma, mica gli stavamo proponendo di andare a fare una rapina, e che pizza! >>.
Sospira, infila le mani nelle tasche dei calzoni dirigendosi verso il Lunch Rush.
Quanto meno avrà di che starsene in santa pace, a pranzo.
I suoi compagni soliti di tavola non sono noti per rompere le scatole a chicchessia. Shoji, Tokoyami e lo stesso Satou, assieme a Koda.
Una sorta di oasi, anche se loro hanno accettato non lo tartasseranno di domande sul perché non voglia andarci, non tenteranno di convincerlo.
Ma non raggiunge la caffetteria che un passo svelto dietro di lui lo accosta. << Scusa, Ojiro, hai un momento? >>, sente alle sue spalle la voce di Todoroki.
Rallenta, rendendosi conto solo in quel momento che stava quasi correndo.
Come … volesse scappare dai propri pensieri. Dalle proprie preoccupazioni. << Io? Ce … certo >>.
Si volta, un tantino in imbarazzo.
Ma anche sollevato. Se Todoroki-kun vuole chiedergli qualche altra lezione extra, visto che domenica in teoria sono liberi dalla scuola, per lui va benissimo. << Io … ho … un problema >>, esordisce, in tono calmo. << Spero che questo non intralci i tuoi piani, mi sento quasi in colpa a chiedertelo … ma … insomma, sento di doverlo fare >>.
Oh.
Che stia per chiedergli di smetterla con le lezioni? << Todoroki-kun, se posso … >>.
<< Ho paura dell’acqua >>.
Mashirao batte le palpebre, stranito.
Suona stranissimo, perché non ha un senso così su due piedi; o meglio, il modo in cui ha preso e l’ha buttato lì così, apparentemente senza una ragione.
Ma anche perché uno dei suoi principali metodi di allenamento al primo anno consisteva appunto nel farsi mettere a mollo in un paiolo, per esercitare contemporaneamente il suo doppio quirk. << Eh? Non capisco, Todoroki- kun … >>.
<< Non della semplice acqua … di quella che non posso controllare. Hai presente? Quella profonda >>, spiega in tono serio.
A Ojiro pare di ricordare.
Quella volta, alle terme, non si era immerso nella pozza. E anche in piscina, era ricorso al quirk del ghiaccio per solidificarla e scivolarci sopra.
<< Non so nuotare. E l’idea di finire sott’acqua, non poter respirare … controllarla … mi angoscia, tanto più che non posso ricorrere al mio quirk per solidificarla, o rischierei di restarci preso nel mezzo anche io >>.
Ojiro abbassa la coda, sinceramente dispiaciuto per quel suo impedimento.
Adesso che ha smaltito la sorpresa realizza che non serve una mente affilata per intuire la ragione di quella confidenza.
Di sicuro hanno chiesto anche a lui di andarci. Ed ecco ch’è affiorata in superficie questa verità.
Anche se in questo specifico caso non si tratta di una cosa “importante”, quanto solo di trascorrere qualche ora con i propri compagni.  
Probabilmente un altro al posto gli risponderebbe di starsene a casa. Ma Todoroki ha già avuto tante difficoltà a socializzare, quindi sarebbe un controsenso.
Oltre che una cattiveria bella e buona.
Tuttavia lui non comprende proprio come potrebbe essergli utile in questo specifico frangente. << Mi spiace moltissimo, Todoroki-kun. Ma non vedo cosa potrei farci io … >>.
<< Mi piacerebbe che tu mi aiutassi a superarla >>, esplica immediatamente il compagno a metà, come leggendogli nella testa.
E lui trasale.
Questo gli sembra davvero improbabile. << Io? Ma io non sono uno psicologo … >>.
<< Però tu sai come istruirmi. Se potessi … venire anche tu … >>.
<< Todoroki-kun, ho già spiegato a Kaminari che ho da fare >>, tenta di abbozzare, caparbio.
Shouto scuote appena la testa bicolore. Le punte rosse e bianche danzano intorno agli zigomi, quello intatto e quello segnato. << Non sarebbe un favore. Varrebbe come una lezione. Capisci bene che anche questo è un limite che devo superare, se voglio diventare un Eroe completo. E … io sono certo che tu … possa aiutarmi anche in questo. Ovviamente non dovrai preoccuparti delle spese, è come se ti pagassi normalmente. In fondo, dovresti venirci per me. E … ecco, spero che non ti sia di troppo disturbo, differire i tuoi progetti di qualche ora >>.
Mashirao tace, stupito.
Verrebbe da pensare ad una scusa bella e buona. Tuttavia … gli occhi spaiati lo fissano limpidi e fermi, proprio come quell’acqua che teme tanto, sono sinceri.
Non sta mentendo. E’ evidente che rivelare questa sua debolezza gli è costato, il leggerissimo contrarsi delle palpebre, l’anelito rosato sugli zigomi lo dicono con chiarezza.
Paradossale che un ragazzo simile nutra una tale fobia. Lui che non ha paura di niente, ch’è sempre uno dei primi a gettarsi nella mischia … ha paura dell’acqua.
Qualcosa che invece Mashirao ama visceralmente fin da bambino. Ricorda vagamente, a sprazzi, i lunghi pomeriggi trascorsi in spiaggia con i suoi genitori, quando mamma aspettava Saru.
Già, Saru.
Adesso è lui ad aspettare, ogni fine settimana.
Attende il suo fratellone, per andare a giocare assieme al parchetto.
Ma lo sguardo di Todoroki che lo fissa, così … pacato eppure in attesa lo fa sentire pericolosamente in bilico.
Pare che ci speri veramente. << Posso … contare su di te, Ojiro? >>.
   
 
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