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Autore: Miky Castiel Winchester    19/01/2020    5 recensioni
Kara e Lena sono ai ferri corti, riusciranno a risanare il loro rapporto ed a parlare chiaramente di quello che provano?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Quello doveva essere un incubo.
Non vi potevano essere altre spiegazioni pensò Lena mentre al computer monitorava i parametri vitali di Supergirl, o meglio Kara.
Il quadro era preoccupante e per quanto fosse arrabbiata ed amareggiata con la bionda non riusciva a mascherare quell'evidente preoccupazione che l’attanagliava, soffocava.  Avrebbe dovuto essere felice per la libertà appena conquistata grazie ad Hope ma in questo momento l’essere stata scarcerata, l’essere stata, appena poche ore prima, quasi molestata da Andrews, erano tutte cose che avevano perso la loro importanza. Kara, di lei le importava, che riprendesse i sensi, che ritornasse a stare bene.   Lo avrebbe ammesso con qualcuno? probabilmente nemmeno morta pensò tra sé e sé mentre spostatasi dalla postazione dei computer si avvicinò anche al lettino sul quale Kara era adagiata, attaccata alle macchine. Tutto era stato scatenato da quella ferita che aveva riportato alla mano e che la bionda come il DEO aveva sottovalutato.  Quando avrebbe ripreso i sensi gliene avrebbe dette di tutti i colori, poco ma sicuro. Kara aveva questa abitudine, quella di pensare sempre e solo agli altri e mai a se stessa.  E dove l’aveva condotta tutto ciò? a mettersi a rischio, ecco dove.  Si sedette accanto a lei, gli occhi cerulei lucidi.  E se non si fosse svegliata?  No, non voleva pensarci.  Era vero, l’aveva odiata per averle tenuto segreta la sua identità, ma ora davanti la possibilità di perderla, che la morte se la prendesse, tutto passava in secondo piano. Anche quella bugia che le aveva spezzato il cuore, figlia di un segreto che le aveva fatto credere lei e Kara non potessero tornare a condividere quei bei momenti di un tempo.  L’averla dovuta trasferire con immediatezza al suo laboratorio alla L-Corp quantomeno l'agevolava, lì poteva tenerla sotto controllo al meglio e fare di conseguenza tutto il possibile per evitare che la sua paura assumesse quella concretezza che tentava di tenere alla larga dalla sua mente con tutta se stessa. 

 

“Kara, devi svegliarti, dico davvero...non farmi questo…”Fu un sussurro il suo, quasi una preghiera, vederla lì, così indifesa faceva male a Lena.  Kara era sempre stata una ragazza piena di energie, non poteva davvero finire così.  Non poteva vederla spegnersi sempre di più, minuto dopo minuto. Lei non lo meritava. 

 

“Devi aprire quegli occhi e tornare là fuori, a combattere il crimine, a proteggere Nation City, non puoi abbandonare tutti.” Continuò la CEO della L-Corp passando una mano tra i capelli dell’altra con un fare delicato, una delicatezza che lei stessa tra le fila dei freddi Luthor non aveva mai conosciuto.
 


“Non puoi abbandonare nemmeno me, se lo fai, puoi scommetterci che non ti perdonerò mai.” Proseguì poi con voce bassa ed una lacrima andò a solcare il volto color della porcellana. Spiegare quanto stesse male, quanto stesse soffrendo in questo momento non era possibile, nessuno avrebbe mai potuto capire se avesse tentato di esprimere a parole quel che si agitava nell’animo in tormento.  Un bussare alla porta del laboratorio la fece tornare in sé d’un tratto ed asciugata la lacrima diede il permesso di entrare. Non voleva farsi vedere da nessuno in quello stato, non voleva farsi vedere debole, fragile per com’era sul serio per quanto la sua fragilità in generale la celasse dietro una maschera d’autorevolezza.  La figura concitata di Alex fece il suo ingresso e la mora subito si alzò incrociando le braccia al petto, mettendo sul volto un’espressione per mezzo della quale tentava di nascondere la sua preoccupazione, fingendo disinteresse. Era difficile, eccome se lo era.  Avrebbe voluto solo che la bionda  aprisse i suoi occhi color del cielo, che tutto tornasse come sempre. Era troppo da chiedere? non aveva potuto fare a meno di porre a se stessa quella domanda retorica. 


“Lena. Come va qui? sono migliorate le condizioni di Kara?” Chiese la rossa tenendo gli occhi fissi nei suoi. Lena poteva percepire la sua tensione, era quella che lei stessa avvertiva, quella che stava cercando a fatica di non far trapelare anche se non era effettivamente sicura di star riuscendo in questa ardua missione.  
I sentimenti erano qualcosa che non era possibile gestire, sfuggivano al controllo. 

 

“No. E’ come prima. Sto facendo del mio meglio ma non vi sono miglioramenti. Tuttavia non vi sono peggioramenti ulteriori quindi questo è già qualcosa.” E chinò il capo Lena lasciandosi sfuggire un sospiro mentre Alex  si passava una mano sul volto stanco e teso. Aveva percepito la mora il dolore della maggiore delle Danvers, era la stessa sofferenza che stava corrodendo il suo cuore sempre di più.


“Non odiarla. Lei voleva dirtela da tempo la verità sai? sono sempre stata io a fermarla in passato. Solo prima di Non Nocere, capendo quanto ci tenesse a parlarti, l’appoggiai con forza per la prima volta su questa questione. Voleva dirti tutto anche se aveva paura di perderti, riteneva fosse giusto tu sapessi, era combattuta tra il volerti proteggere da eventuali ripercussioni dei nemici, la paura che tu potessi non perdonarla ed il desiderio di metterti al corrente per via del forte legame che ha instaurato con te. E se devo essere sincera, l’ho anche scoraggiata dal venirti a trovare in cella per via di quel che hai fatto. Sappiamo entrambe che Eve si è presa la colpa, ma lei continua a fidarsi di te ciecamente e mi ha chiesto di far altrettanto. Solo per questo l’ho affidata a te adesso, volevo essere onesta. Lei, quando si tratta di te, non mi da mai retta, prende sempre le tue parti. Io ti apprezzo Lena, ma allo stesso tempo mi confondono i tuoi atteggiamenti.” Non mancò di ascoltare con  la dovuta attenzione nessuna delle parole pronunciate dalla sorella di Kara, per ognuna di esse nello sguardo limpido di Lena apparve una differente espressione.  Alex era una brava persona ma infondo la mora sapeva che non si era mai fidata di lei pienamente per quanto in precedenza avesse sempre cercato di mostrare il contrario, sicuramente per compiacere la sorella minore. Motivazione? la pesante eredità del suo cognome, come sempre. Le persone l’avevano sempre giudicata per questo d’altronde, compresa Alex  a quanto sembrava, o meglio quasi tutti.


“Non mi pronuncerò su Eve e per quanto riguarda il rapporto tra me e te, se dobbiamo essere sincere, ho sempre sospettato che tu non ti fidassi di me in maniera completa seppur non ti avessi mai dato un motivo valido ed effettivo per farlo. Però mi illudevo di star sbagliando perchè comunque tenevo anche a te. In modo differente rispetto che a tua sorella ma ti volevo bene. Ma per te non era lo stesso or ne ho la certezza. Si chiama pregiudizio Alex e credimi, mi spiace davvero che tu lo abbia avuto e continui ad averlo  nei miei confronti, ti reputavo un’amica e ti reputo ancora una donna in gamba nonostante tutto. Riguardo a tua sorella non credi che dovessi lasciarla libera di scegliere se dirmi la verità o meno?” Lo sguardo di Lena, duro e ferito, era stato posato con serietà su Alex e poi prese nuovamente posto accanto alla bionda eroina della città. Era stufa di doversi giustificare, stufa che i pregiudizi continuassero a caratterizzare la sua vita. Cosa aveva pensandoci bene? tutto quello che Lex le aveva lasciato era stata una cattiva reputazione che tentava di ripulire con ogni mezzo ed un cuore spezzato che l’aveva portata ad alzare attorno a sé dei muri altissimi che le avevano impedito di ascoltare le ragioni di Kara nei giorni passati.  E se fosse stato troppo tardi adesso? se non si fosse risvegliata? se fosse morta senza il suo perdono? e come avrebbe fatto a vivere senza di lei che, piombando nel suo ufficio, rendeva le sue giornate, anche le più dure, all’improvviso splendide? 

 

“Hai ragione, ho sbagliato, ma poi quel che è accaduto con Non Nocere...è stato come se con quel gesto tu avessi confermato i miei iniziali dubbi, ma Kara, lei non ha smesso di credere in te. Volevo solo dirtelo, mi sembrava gisto. Ad ogni modo si, ma l’ho capito troppo tardi che avrei dovuto lasciarla libera di decidere da sola anche perchè, come ho già detto, quando si tratta di te, non da retta nemmeno a me. Volevo solo proteggerla. Ma non è il momento di parlare di ciò.  Credi che si rimetterà? lei non può morire, non so cosa fare senza di lei…” Era incrinata la voce di Alex e Lena dovette cercare di fare il suo meglio per non crollare, non per le dichiarazioni dell’altra in merito all’amicizia che le aveva legate che, per quanto importante, non era mai stata intensa come quella  che aveva condiviso con Kara.  Quel che stava costandole fatica era mascherare  la preoccupazione effettiva ed immensa per le condizioni di quella ragazza impacciata e gentile che mai avrebbe potuto immaginare fosse la tenace Supergirl, la ragazza d’acciaio. 

 

“Farò tutto quello che è in mio potere per farla vivere. Nonostante quel che mi ha fatto, quel che mi ha taciuto, non voglio che muoia.” Rispose Lena fissando l’altra con sincerità, risolutezza. Kara non sarebbe morta, non lo avrebbe mai permesso, piuttosto che perderla avrebbe preferito morire lei stessa, era questa la realtà dei fatti, quella pura e semplice.

 

“Grazie…” Un sussurro la voce di Alex mentre gli occhi le si gonfiarono di lacrime. Kara doveva vivere, come avrebbe fatto senza sua sorella che era il suo faro nell'oscurità? Non riusciva ad immaginarlo, non voleva pensarci. Perchè Kara era arrivata a quel punto? perchè non le aveva confidato quanto la mano continuasse a darle problemi? e come aveva fatto lei a non capirlo? ed i medici? era arrabbiata, spaventata la rossa e non sapeva su chi indirizzare la colpa, o meglio non faceva che incolpare prima se stessa per non aver capito il problema della sorella minore.

 

“Non ringraziarmi...non voglio che muoia.” Ribatté lei riportando lo sguardo  sul corpo della bionda. Non era mai stata una donna religiosa, si era affidata da sempre alla scienza nella quale aveva trovato rifugio all'anaffettività della sua famiglia, ma ora come ora, la mora si sarebbe prostata davanti a qualsiasi Dio purché Kara si risvegliasse e le dicesse che stava bene.

 

“Lo so, lei sarebbe molto felice di sapere che la stai aiutando, che l’hai portata nel tuo laboratorio per prenderti cura di lei, a mia differenza non ha mai dubitato. Nemmeno per un attimo. Tu...sei una delle persone più importanti della sua vita e so che...nonostante tu sia ferita, per te è lo stesso. Lo noto come stai tentando di mascherare la preoccupazione per lei, non mi è sfuggito. “ Sospirò la mora alle parole dell’altra. E lei che credeva di riuscire a mascherare bene le emozioni dopo anni passati al fianco di quella belva della sua madre adottiva. Era più che evidente che si sbagliasse dunque.


“Alex io…” Ma prima che potesse aggiungere altro, prima che potesse anche solo completare quella frase, mettere da parte l’orgoglio come stava facendo e dire finalmente a chiare lettere quello che il suo cuore le urlava di confessare ad alta voce, il corpo di Kara iniziò ad essere scosso da convulsioni via via sempre più intense sotto gli occhi terrorizzati delle due.

 

“Lena! fa qualcosa te ne prego!” La voce di Alex riempì la stanza mentre la mora già messassi all’opera, con mani tremanti ed il cuore che batteva come un martello per il terrore più grande che avesse mai avvertito, intimava all’altra di tenere ferma l’eroina sperando che il siero che voleva iniettarle mettesse fine alle convulsioni e riblinacisse i valori vitali della reporter. Non poteva perderla, Kara non poteva morire, non l’avrebbe lasciata alla Morte, Kara doveva restare lì, con lei, a tutti i costi.


[...]

 

Seduta vicino al letto della sua migliore amica, o meglio della donna che segretamente, non tanto segretamente agli occhi di molti, amava, Lena le teneva stretta la mano. Era pallida Kara ma i suoi parametri vitali erano andati a stabilizzarsi. Era intervenuta appena in tempo. Il siero che aveva progettato era entrato in circolo facendo effetto.  
Gli occhi della mora erano chiusi e lei stava riflettendo, si era persa nei suoi pensieri. Aveva rischiato di perderla. Vi era andata molto vicina. Non lo avrebbe sopportato. Fece più stretta la presa sulla mano dell’altra.Quando i parametri erano tornati nella norma seppur contro la sua volontà Alex era stata costretta ad andare via, sul campo di battaglia. Con Kara fuori uso toccava a lei in quanto direttrice ed agli agenti del DEO risolvere i problemi che avrebbe dovuto risolvere Supergirl.  Aveva promesso che avrebbe vegliato lei su Kara, avrebbe mantenuto la parola fatta ad Alex ma non per la rossa, ma per Kara stessa, solo per lei. Lo faceva per Kara si, per quanto Lena fosse ancora delusa che lei in tutti questi anni non avesse mai confessato della sua doppia vita.Ora che aveva rischiato di perderla seriamente però non voleva più pensarci. Ne avrebbero parlato perché si, lei doveva svegliarsi.  Lo avrebbe fatto. Doveva tornare da tutti. Da lei. Avevano una conversazione in sospeso.


“Apri gli occhi, ti scongiuro...svegliati…” Sussurrò ancora, gli occhi cerulei totalmenti gonfi. Quell’immagine sarebbe risultata strana a Lex e Lilian se le avessero potute vedere in questo momento, una Luthor che si prendeva cura di una Kryptoniana, ma a Lena non importava. Non importava nulla alla giovane di quella famiglia dalla quale sin da bambina avrebbe desiderato ricevere approvazione, questo almeno finchè non aveva realizzato che persone orribili e crudeli in realtà fossero iniziando a prendere le distanze.

 

“Mi spiace di averti respinta in questi giorni...di non aver voluto ascoltare le motivazioni che ti hanno spinta a non rivelare la verità, mi spiace di averti tenuta alla larga...devi assolutamente svegliarti...noi dobbiamo risolvere questa cosa...per favore Kara.” Continuò ancora, una calda lacrima le rigò il volto, nuovamente, l’asciugò con lentezza e riportando gli occhi chiari sul viso dell’eroina della città notò che lentamente l’altra stava riaprendo gli occhi, in pochi istanti gli occhi blu della kryptoniana difatti si incontrarono con i suoi e per un attimo il cuore di Lena perse un battito.

 

“Lena...sei qui…” Riuscì a sussurrare a fatica la bionda e Lena le strinse ancora più forte la mano come a farle capire che si, era lì con lei, che era davvero lei, avrebbe voluto aggiungere qualcosa, avrebbe voluto dire tante cose ma non ne aveva la forza, era troppo felice al momento come non lo era da tempo per realizzare e mettere qualche parola di fila che potesse avere un senso compiuto.



 

Note autrice: Buonasera ragazzi! <3 ecco il nuovo capitolo, chiedo scusa per il ritardo ma avendo ricominciato l'università ho perso più tempo del solito ad aggiornare. Da ora in avanti il capitolo nuovo della storia per questo motivo arriverà ogni 7 massimo 10 giorni dalla pubblicazione dell’ultimo, non oltre, tutto appunto per via dello studio. <3  Grazie mille a tutti per essere qui, per esser qui a seguire, leggere e recensire la mia storia e grazie per la pazienza, per il vostro costante supporto, vi adoro, a prestissimo con il capitolo 7!!. :)  <3

 
  
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