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Autore: GurenSuzuki    04/08/2009    1 recensioni
E se, agli inizi del 2010, i Malice Mizer decidessero di riunirsi?
E Gackt percepì mille altre parole contenute in quell'arrivederci.
Mille parole tra cui una spiccava prepotentemente sopra le altre.
Addio.
[AVVISO DELL'AUTRICE]
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gackt, Közi, Mana, Nuovo personaggio, Yu~ki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questo è un piccolo esperimento. Di cui ho scritto più o meno sette capitoli, ma che di certo ne durerà parecchi. Scena: i Malice si riuniscono, e arrivano persone dal loro passato che gli scombussoleranno l'esistenza. E' una fic di cui sono orgogliosa, sul serio. Per la prima volta nella mia vita. Inizio col ringraziare queste fantastiche persone, i Malice Mizer, per donarmi emozioni ogni volta che riascolto una canzone. E poi urlo un sentito "Arigatou gozaimasu" ai componenti singoli: A Kozi, a Mana, a Yu-ki, a Klaha e anche a Gackt. A tutti. Io, in una reunion, ancora ci spero. Un bacio,
LadyWay

Prologo
Some idea from the bass

Frugò nelle tasche dell'ormai logoro jeans ed estrasse un pacchetto di sigarette.
Ne portò alle labbra una, elegantemente.
Aspirò grandi boccate di fumo, osservando i rivoli grigi danzare nell'aria, formando figure astratte ed ellittiche.
Spense il mozzicone nel posacenere per poi accendersene un'altra.
E poi un'altra.
E poi un'altra ancora.
Fino a terminare il pacchetto.
Non era sicuro di ciò che stava per fare. Era rischioso, avrebbe potuto ricevere miriadi di insulti, o sentire grasse risate lambirgli le orecchie per quella sua proposta un po' azzardata.
Era difficile. Tutto, intendeva.
I tempi in cui era Yu-ki e portava in alto il suo credo attraverso le corde del proprio basso erano finiti.
Ma forse, non del tutto.
Voleva riconquistare il rispetto. Il rispetto verso qualcuno che è. Perchè lui era davvero qualcuno un tempo. Ora chi si ricordava più di quel simpatico bassista dai lunghi capelli neri e riccioluti? Nessuno.
Era frustrante non essere più attorniato da nugoli di fan esaltate che urlano il tuo nome, chiedendoti autografi, fotografie e baci.
Lui viveva per questo.
Egocentrico. Tutti pensavano che il più egocentrico nella band fosse quell'austero chitarrista dalla chioma corvina intrappolata sotto pesanti parrucche e il cui volto era perennemente decorato da uno spesso strato di fondotinta. In realtà il più egocentrico e narcisista era lui. Dai lontani tempi del liceo.
Era stufo di quella monotonia, di quella vita da persona normale.
Sarebbe ricominciato tutto. E forse, sarebbe stato meglio di prima.
Si alzò dal divano color crema e andò ad aprire un cassetto della scrivania.
Dentro, un diario di pelle nera, un'agenda dei tempi passati.
1998-1999 era scritto elegantemente in caratteri sottili e dorati sulla copertina.
Su quel quaderno erano annotati i numeri di tutti i suoi precedenti compagni di band.
Lo sfogliò fino ad arrivare alla lettera K.
Pose l'indice sulla pagina ingiallita e lo fece scorrere sulla moltitudine di nomi riportati, finchè giunse a quello che gli interessava: Koji/Kozi.
Alzò il ricevitore e compose il numero, in religioso silenzio.

Gettò il mozzicone sul pavimento, schiacciandolo con la punta della scarpa.
Si sedette sulla sdraio del balcone, osservando il sole energico.
Aveva solo i jeans addosso, nonostante fosse pieno gennaio.
Era sempre stato caloroso, ma in quel momento era più che altro menefreghismo ciò che lo spingeva a rischiare una bronchite.
Si rilassò, socchiudendo gli occhi e passandosi una mano tra i corti capelli rosso fuoco.
L'anno sabatico che si era concesso stava terminando.
Aveva passato qualche mese a sostituire un ragazzo indisposto al sintetizzatore, per una band chiamata Harleys, giusto dieci mesi prima.
Poi li aveva mollati, così di punto in bianco. Lì aveva deciso di prendersi una pausa. Troppi pensieri gli affollavano la mente. Era confuso.
E questo per colpa di uno stupido programma musicale, in cui avevano fatto passare un loro vecchio video. E a lui era salito, lentamente, un groppo in gola. Era convinto che avrebbero conquistato tutta l'Asia. E, nei suoi sogni, si illudeva di diventare famoso e ammirato persino in America. Pie illusioni di un ragazzino. Ormai sorrideva divertito quando ci ripensava. Si era lentamente abituato alla vita semplice. Non era più un bambino che voleva sempre di più, sempre di più, fino a prosciugarsi l'animo con quel "sempre di più".
Non ci sarebbe più ricascato.
Non avrebbe più venduto l'anima al businness.
Ma alla chitarra sarebbe rimasta per sempre la sua più totale dipendenza e ammirazione.
Lo squillo incessante e rumoroso del telefono, attutito dalla porta-finestra socchiusa, lo riscosse dalle sue considerazioni.
Alzò il ricevitore con aria scocciata, sbuffando cerchiolini di fumo che si arrotolavano nell'aria.
"Pronto?"
"Kozi?"
Rimase perplesso per una frazione di secondo. Solo loro tre lo chiamavano ancora con il suo vecchio nome d'arte.
"Con chi parlo?"
"Yu-ki"
Annaspò un attimo. Era da dieci anni che non si sentivano.
"C-ciao"
"Domani, agli uffici, alle nove in punto. Vedi di esserci."
Tu-tu-tu-tu.
Aveva riagganciato.
Kozi rimase a fissare il vuoto, con la sigaretta penzoloni tra le labbra sottili.
Le parole dell'ex band-mates gli rimbalzarono nella mente per qualche secondo.
Domani, agli uffici, alle nove in punto. Vedi di esserci.
Poche parole. Ma lo avevano scombussolato.
Cosa voleva Yu-ki da lui?
E se volesse parlarmi dei Malice Mizer?
Scacciò subito quel pensiero. No, era impossibile.
I Malice erano finiti, nonostante loro si dichiarassero in pausa e gli altri band-mantes in varie interviste avevano dichiarato che c'era una possibilità -seppur remota, che la band risorgesse dalle sue ceneri. Lui non lo credeva possibile.
Avevano concluso con troppi attriti.
Solo allora si accorse di essere ancora con il ricevitore stretto saldamente nell'affusolata mano.
Riagganciò.

Era andata. Il suo ex band-mates si sarebbe presentato sicuramente il giorno successivo. Anche solo per appagare la sua curiosità.
Yu-ki ricominciò a controllare la pagina contrassegnata dalla lettera K.
Giunse fino in fondo, cercando quel nome.
Voltò il sottile foglio e ricominciò a scorrere i nomi.
Improvvisamente, eccolo: Haruna/Klaha.
Si era ormai ritirato dalle scene, ma era convinto che con la giusta proposta si sarebbe arreso all'evidenza che la sua carriera era ancora viva.
Compose le poche cifre del numero e poi attese, speranzoso.

Aprì il tappo della vasca, osservando i mulinelli che l'acqua formava prima di morire nello scarico.
Si infilò in uno stretto paio di boxer, prima di andarsi a stendere sul letto matrimoniale.
I capelli bagnati producevano sottili gocce che disegnavano lunghe scie lungo il torace scolpito, prima di eclissarsi, o rotolando verso le lenzuola oppure infrangendosi contro l'elastico dei boxer.
Chiuse gli occhi e si rilassò.
Mille immagini gli tornarono alla mente. Ripensò a tutti gli anni in cui aveva urlato attraverso il microfono, parole che esprimevano l'amore e l'odio, la miseria e la malizia verso il mondo in cui viveva. Note che raccontavano quattro storie diverse, che si intricavano su quel palco, aggrovigliandosi in una matassa confusa di colori.
Adesso basta. Era tutto finito. Non si sarebbe lasciato convincere mai più a rientrare in quel mondo finto e ipocrita di musicisti.
Nulla al mondo l'avrebbe distolto dalle sue convinzioni.
Il telefono cominciò a squillare, interrompendo quel momento di intersezione che si era concesso.
Si alzò lentamente, sperando che dall'altro capo riattaccassero. Purtroppo il telefono stava ancora suonando quando il vocalist si decise ad alzare la cornetta e rispondere. "Sì?"
"Klaha?"
Rimase sorpreso.
"Sì, chi è?"
"Yu-ki"
Allibito. Questa è la parola adatta. Quando era nella band, tra lui e il bassista, non era mai corso buon sangue. Semplicemente si facevano gli affari loro, non avevano trovato sintonia uno nell'altro. E così avevano lasciato perdere la speranza di instaurare un buon rapporto, come con gli altri membri.
"Ciao... da quanto tem--"
"Domani, agli uffici, alle nove in punto. Vedi di esserci"
Tu-tu-tu-tu.
Aveva riagganciato.
Scosse il capo per ricacciare subito l'idea che Yu-ki avesse qualcosa di musicale in mente per quell'incontro.
Riagganciò anche lui.

Molto bene, era riuscito a chiamarli entrambi senza farsi domandare nulla. Ma con loro era fin troppo facile.
Ora veniva la parte difficile. La principessa non si sarebbe lasciata convincere tanto facilmente, avrebbe preteso delle risposte.
E lui non gliene poteva offrire, per avere un minimo di possibiltà in più di convincere tutti che la sua era una grande idea.
Sfogliò l'agenda, giungendo alla lettera M.
Doveva essere veloce e sicuro. Se solo avesse aspettato un decimo di secondo di più, la principessa l'avrebbe sbranato.
Percorse con lo sguardo tutta la pagina, finchè non trovò il nome che cercava: Manabu/Mana-Sama.
Compose il numero con la mano tremante per il nervosismo, e attese impaziente, tentennando, incerto.

Prese una spezia scura dalla credenza, con cui innaffiò abbondantemente la miscela che bolliva nella pentola.
Mescolò un paio di volte, prima di posare il lungo cucchiaio di legno sul ripiano e sedersi al tavolo della cucina, trafficando con varie carte e documenti.
Con una smorfia inforcò i sottili occhiali da vista.
Quando ebbe finito, controllò la cottura della pietanza.
Mancava ancora parecchio.
Accese, seppur riluttante, la piccola televisione. Evento molto raro. Trovava insensati, vani, futili e privi di attrattiva i programmi propinati dalle televisioni giapponesi.
I quiz erano ciò che detestava di più al mondo.
Così mise sul canale musicale. Accompagnato dalle note di una vecchia canzone degli X-Japan di cui non ricordava il nome sgombrò il tavolo dalle carte, e iniziò ad apparecchiare. Quella sera era solo uno il posto occupato. Akune era fuori per lavoro e Takanori era uscito con degli amici. Avrebbe cenato tranquillamente.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dalle voci gracchianti dei presentatori annunciare il prossimo video.
"Dunque Masa-kun, adesso abbiamo un video vecchissimo: Beast of Blood dei Malice Mizer.."
Lo trasmettevano ancora? Dopo quasi dodici anni? Pazzesco.
"Oh Shin, da quanto è che non sentiamo parlare dei Malice Mizer? I componenti singolarmente si sono un po' persi, a parte Mana-Sama che si è dato alle tendenze darkettone"
Tendenze darkettone? Ma ora mettevano le scimmie a condurre i programmi?
"E' vero Masa-kun. Sembra che sia in lutto perenne ormai. Renderà omaggio alla sua virilità mai nata!"
Era una persona calma, non si scaladava per qualche decelebrato debosciato che sparava tesi su un argomento che non era di sua competenza.
"Però dobbiamo riconoscere Shin che i Malice hanno segnato una generazione, insomma trasmettiamo ancora i loro video! Secondo me avrebbero fatto faville se solo non si fossero messi in pausa perenne!"
Faville.. avrebbero fatto faville? Mana non ne era sicuro, però si era sempre chiesto cosa sarebbe successo se avessero continuato con la band.
Le note iniziarono a spandersi per la stanza, mentre Mana osservava se stesso -più giovane di dieci anni, fare giravolte con la chitarra, ondeggiando la chioma corvina, stretto nell'abito nero.
Si perse nei propri pensieri, rigirandosi il piccolo anello di oro bianco che portava all'anulare sinistro tra le dita. Il telefono iniziò a gracchiare sulle note finali di Beast of Blood.
"Moshi-moshi"
"Mana-Sama?" erano in tanti a chiamarlo così. Diciamo pure tutti, esclusa la sua famiglia.
"Sì sono io"
"Sono Yu-ki"
"Cosa vuoi?" anche se fu molto sorpreso dalla chiamata dell'ex-amico, non lo diede a vedere.
"Domani, agli uffici, alle nove in punto. Vedi di esserci"
"Perchè?"
Tu-tu-tu-tu.
Aveva riagganciato.
Ma lui era o non era Mana?
Premette il tasto di re-call e aspettò.
"Sì?"
"Yu-ki, sono Mana.."
Tu-tu-tu-tu.
Il bastardo aveva riattaccato.
Ricompose ancora una volta il numero, testardo come al solito.
"Yu-ki, o mi dici cosa hai in mente oppure col cazzo che vengo domani! Non ci sentiamo da dieci anni e pretendi che mi fidi ciecamente?"
Il bassista sorrise sotto i baffi, non era cambiata di una virgola la principessa.
"E invece dovrai fidarti."
"Dimmi cosa hai in quella testa vuota"
"Un'idea!"
Tu-tu-tu-tu.
Mana non richiamò più.
Ma fissò il nulla, pensando a cosa mai volesse Yu-ki da lui.
Dalla cucina, sentiva nitidamente le voci dei presentatori.
Ci scommetto che quello ha qualche idea per i Malice Mizer!
   
 
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