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Autore: Nila121    07/02/2020    2 recensioni
Dopo la disastrosa festa di compleanno, Edward decide di mollare Bella e scompare. Bella però si rifiuta di essere trattata così e decide di vendicarsi. Nel frattempo comincia una serie di fatti strani: neonati, vampiri impazziti...
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Volturi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Capitolo 1: tradimento
 
Forks-bosco dietro la casa di Bella
 
Da due giorni ho una bruttissima sensazione alla bocca dello stomaco, come se dovesse succedere qualcosa di grave. Mi rende molto nervosa. In aggiunta alle mie sensazioni preoccupanti c’è il comportamento di Edward. La sua espressione è strana: sembra aver indossato una maschera gelida e inespressiva per nascondere qualcosa. Scatena dentro di me una paura atavica. Non posso nemmeno chiedere delucidazioni ad Alice perché lei e tutti i suoi fratelli eccetto Edward non vengono a scuola dal giorno del mio compleanno.
Se il mio intuito non sbaglia tutti questi tre elementi sono in qualche modo collegati, e questa considerazione mi schianta, mi terrorizza.
Potrebbe anche centrare il fatto che la sera del mio compleanno abbiamo fatto l’amore, ovviamente con le dovute precauzioni. È stato magnifico ma temo che non sia stato altrettanto per Edward. Temo che questo abbia in qualche modo influito sulla sua visione di sé stesso e del nostro rapporto. Appena poche ore prima mi aveva implicitamente consigliato di fidanzarmi con Newton!
Scendo dal mio pick up dopo averlo parcheggiato sotto casa. Oggi sono tornata a casa da sola, Edward è uscito un’ora prima per fare alcune commissioni non meglio specificate. Lo vedo farmi cenno di seguirlo attraverso il giardino sul retro e nel bosco confinante. Allungo il passo per affiancarlo ma lui non mi tende la mano e io non la cerco. La sensazione allo stomaco è fortissima e mi sento ghiacciare dentro.
Ci fermiamo in un piccolo spiazzo tra gli alberi e lui si gira per parlarmi.
-Bella ce ne andiamo. – inizia lui in tono glaciale, i suoi occhi sono inespressivi.
Gelo. Gelo totale. Che stai dicendo? Lo so che stai mentendo, dimmi la verità!
-Cosa stai dicendo? – sussurro io sconvolta.
-Hai capito benissimo. Noi Cullen dobbiamo spostarci. Non fare domande stupide. – replica lui sgarbatamente.
Il suo tono mi fa ribollire il sangue. -Sei tu che non mi devi trattare da stupida! Credi che me la beva così?! Dimmi il vero motivo della vostra partenza! – urlo.
La morsa di ghiaccio attorno allo stomaco è diventata fuoco liquido che attizza e alimenta la mia rabbia.
-Ti sto dicendo la verità. Dobbiamo andarcene perché siamo rimasti troppo tempo e le persone cominciano a chiedersi perché non cambiamo mai. – risponde lui, ma lo fa senza guardarmi. Mi sta mentendo.
-In tal caso perché Alice e gli altri non dovrebbero venire a scuola? Non dirmi che devono fare le valigie perché non ci credo! A voi bastano poche ore per ripulire tutta casa. – controbatto io infuriata.
Sono davvero stufa di essere trattata come l’ingenua di turno che crede a tutto quello che le viene detto.
Lui prova a ribattere ma lo interrompo.
-Zitto! Adesso parlo io. Perché c’è qualcosa che non mi hai detto prima. Hai detto che voi Cullen dovete partire ma non hai coinvolto anche me. Perché? Hai intenzione di lasciarmi, vero? –
Lui sospira e abbassa lo sguardo. Si passa una mano sulla nuca come se quello che dovesse dire fosse difficile da pronunciare. Lo incalzo.
-Allora? Mi dai una risposta decente sì o no? Mi fa irritare profondamente il dover tirarti fuori la verità con le pinze. –
Ora sono davvero infuriata. Tutto nel mio corpo esprime rabbia: le gambe sono rigide, la schiena è dritta come un fuso, la braccia sono incrociate sotto il seno, le sopracciglia sono aggrottate.
Finalmente si decide a rispondermi.
-Sì. È così. – dice laconico. Nemmeno mi guarda.
Inarco un sopracciglio con fare sorpreso. Mi sento stranamente calma.
-Beh? Nemmeno un tentativo di scusa campata per aria? Mi deludi. Spero che almeno tu mi dia una spiegazione sensata. – sibilo velenosa.
Lui si muove a disagio, strascina i piedi. Si passa ancora una volta la mano nei capelli. Poi indossa la maschera di prima e si decide a parlare.
-Mi sono accorto che ti amo solo in quanto umana. – confessa alla fine.
Adesso sono spiazzata.
-Umana? Perché non in quanto donna? – sussurro.
-Due giorni fa mi sono accorto di amarti solo perché la tua umanità mi faceva sentire umano. Un normale ragazzo di diciassette anni, umano, con una normale fidanzata umana. Niente mondi soprannaturali, morti, sete di sangue, segreti da nascondere. – cerca di spiegare lui. Ancora una volta guarda a terra invece che a me.
Cosa?! Solo adesso se ne accorge?!
-Ti rendi conto di cosa stai dicendo?! Di cosa hai fatto?- Nelle vene scorre nuovamente rabbia, questa volta mista a disgusto e disprezzo. -Mi hai illusa. Mi hai usata per far risorgere le parte morta di te. Mi hai usata come una prostituta, una volta ottenuto lo scopo viene buttata in strada. –
-Adesso stai esagerando! Non ho mai messo in questi termini la nostra relazione…-
-Esagerando?! Non credo proprio! È ciò che penso di quello che tu mi hai fatto! –
Sto urlando. Mi brucia la gola e piango lacrime roventi di rabbia. Lui cerca di avvicinarsi ma glielo impedisco.
-Stammi lontano, bastardo! Vattene! Sparisci dalla mia vita. Io ti ho donato tutta me stessa e tu non seri riuscito a far altro che buttare tutto nella spazzatura! Non toccarmi! – urlo e mi allontano da lui con disgusto.
-Bella…-
-Va via! –
Lui si ritrae e comincia a indietreggiare. Poi si volta e lentamente sparisce nella boscaglia.
Aspetto alcuni minuti per assicurarmi che si sia allontanato, poi finalmente mi permetto di lasciarmi andare. Scivolo lungo il tronco a cui sono appoggiata fino a terra e appoggio la testa sul tronco. Porto i talloni sotto i glutei e mi piego con la faccia verso terra, le mani strette a pugno sul petto.
Singhiozzo e non so nemmeno perché. Se per l’essere stata usata in quel modo oppure per la rabbia. Continuo a piangere per alcuni minuti finché non sento che il masso che avevo sul petto è diventato più leggero.
Mi rialzo instabile sulle gambe, sono esausta. È dispendioso provare emozioni così intense. Mi porto le braccia sull’addome e mi piego a metà, come se dovessi vomitare. Non vomito il pranzo, ma vomito le mie emozioni. Dalle mie labbra si libera un grido che fa rabbrividire tanto è acuto e pieno d’ira.
Sento addirittura alcuni uccelli che si levano rumorosamente in volo per lo spavento.
Adesso sono calma. Mi sento svuotata e stanchissima. Decido di andare a casa a riposarmi.
Quando arrivo in camera vedo un’asse smossa nel pavimento. Prendo dalla scrivania una lima per unghie e la infilo nella fessura aperta per sollevare completamente il legno. Sotto trovo un vano nel pavimento pieno di foto mie e di Edward, il suo CD e alcuni fogli. Non mi prendo la briga di leggerli, semplicemente porto tutto quello che ho trovato nel camino del soggiorno. Li sistemo, aggiungo un piccolo ciocco di legna e mi assicuro che la canna sia aperta, poi do fuoco al tutto.
Fisso le fiamme danzare sulla carta che velocemente si arrotola e diventa cenere. Dentro di me sento una soddisfazione ai gusti di odio e ira. E gioisco. Non ho più intenzione di farmi trattare così da nessuno.
Una parte della vecchia Isabella oggi muore e rinasce forgiata dalle fiamme della rabbia.
 
 
 
Angolo dell’Autrice
Ciao a tutti! Questa è una ff che ho scritto quasi tre anni fa e poi abbandonato, da alcune settimane mi sono messa in testa di revisionarla e completarla. Ringrazio anzitutto il mio mitico Beta che mi sopporta nonostante i miei cinque minuti di ordinaria follia, e che gli mandi i cap da revisionare in piena notte. Grazie, grazie, grazie. Se non fosse per il tuo supporto costante questa storia e tutte le altre non sarebbero mai state scritte.
Dovrei riuscire a pubblicare tutti i venerdì. Al prossimo cap!
   
 
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