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Autore: Frenkuc    08/02/2020    0 recensioni
[Adolescenza]
"Mentre percorro il parco che mi separa dalla scuola ripasso tutto nella mia mente un’ultima volta e probabilmente i miei compagni intorno a me stanno facendo lo stesso, lo si capisce dal silenzio interrotto solo dall'avanzare dei nostri passi quasi all'unisono. Dai nuovi arrivati fino ai veterani della quinta. Chi ha scelto di scendere da letto questa mattina per venire a scuola è coinvolto è complice di quella che si prospetta essere la più grande Occupazione della storia."
Genere: Generale, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Eccolo lì, impegnato come sempre a fare quello che gli altri gli dicono. Da quando la nostra occupazione è cominciata non ha fatto altro che andare in su e in giù sempre preso da tante cose da fare, ignorandomi; non che i giorni precedenti siano stati diversi. Ogni attimo di intimità sempre interrotto bruscamente da qualche telefonata o messaggio. Però è anche per questo che mi sono innamorata di lui o forse dire innamorata per la nostra candida età è troppo? Diciamo che mi piace particolarmente e che io incredibile, ma vero, piaccio particolarmente a lui. Per questo ho deciso di passare sopra a tutto e di portarli qualcosa da mettere sotto i denti «HIIIIII» gli urlo arrivandogli alle spalle. Lui si gira non troppo sorpreso e sento la sua risata uscire dalla maschera, che è un cavallo come la mia, ma di un colore più scuro «HIIIIII»
«Cosa vuole da me questa cavalla imbizzarrita» dice prendendomi i fianchi «Cavalla? Ma no signore! Puledra al massimo! E non vuole niente, se non dare qualche zucchero al suo ragazzo» gli sventolo le patatine e la coca-cola prese dalle macchinette, prima che un branco di pecore e cani finisse tutto «Wow, ed è sicura questa puledra di non volere niente in cambio?»
«Forse una cosa» sollevo la maschera per dargli un bacio, ma lui con la mano mi ferma «Che c’è?»
«Lo sai che non possiamo togliercele»
«Gio l’ho solo alzata un po’»
«Sì, ma guarda che non ci mettono niente a mandare un drone e farci una foto» ancora col drone! «E quindi? Come possiamo stare insieme?» Questo bel ragazzo mi piace particolarmente perché si pone il problema di accontentare tutti, lo so che questo poco fa era motivo di fastidio, ma comincia a diventare tutto più sopportabile se questo tutti comprende anche la sottoscritta. Vedendomi infastidita mi prende la mano e mi porta al terzo piano, ma una volta arrivati in cima invece di andare dritto per la biblioteca, Gio gira due volte a destra in un piccolo anfratto nascosto. Che vi dicevo! Ci mettiamo seduti togliendoci quelle maschere pesanti «Caspita, sono calde!» dice asciugandosi la fronte, mentre io gli scosto qualche ciuffo di capelli dal viso. Poi la mia mano passa sulla guancia che tiro dolcemente verso di me per dargli finalmente quel bacio. Ci guardiamo sorridendo «Contenta?»
«Direi che ho abbastanza autonomia adesso» gli allungo le patatine che lui apre e comincia a mangiare. Lo sapevo che aveva fame, infatti si finisce il pacchetto e la bibita senza dire una parola. «Com’è andata stamattina?» gli chiedo dopo che ha finito di divorare il divorabile «Che vuoi dire? Mi sembra bene»
«Intendo stamattina, quando sei uscito di casa»
«O io» fa una pausa «io non sono tornato a casa ieri, ho detto ai miei che dormivo dal Mosi e così ho fatto» le mie orecchie stendono a credere di aver sentito quella frase
«Non hai salutato, ma perché? Perché non hai dormito a casa?»
«Ma dai, hai idea di quanto sarebbe stato difficile? probabilmente non sarei qui adesso» mi guarda vedendo comprensione nei miei occhi. Io stessa questa mattina ho avuto difficoltà a far finta di niente con i miei, pensando alle loro reazioni e domande. Mi chiedo in quanti abbiano sofferto così. Però in certo senso questo rende ancora più importante la nostra causa «A che pensi?» mi chiede «A come sarà stato difficile per tutti uscire di casa stamattina»
«Non per tutti credimi, conosco dei ragazzi che non si sono fatti problemi»
«Non è una bella cosa»
«Sì, sono strani» Ci sono delle parole proibite in certe situazioni o luoghi. Per esempio è meglio non dire “bomba” su un areo o “di chi è questa borsa?” all’interno di un museo. Come in questo caso si può certo evitare di definire “strani” dei ragazzi con gli occhi delle forze dell’ordine puntati addosso
«Pensi che creeranno problemi?»
«Ma figurati! Sono bravi ragazzi e poi gli conosco, rispondono direttamente a P e N. Non agiscono di loro iniziativa» Speriamo sia vero. Mi avvicino a lui poggiando la testa sulla sua spalla e già questo mi dà un po’ di coraggio. È incredibile quanta forza riesca a darmi questo ragazzo. Al di là delle mille responsabilità che si prende, a volte anche con troppa leggerezza secondo me, quando gli stai vicino ti dà la sensazione di essere al sicuro. È quell’amico che sai che ci sarà sempre per te anche dopo una vita di silenzi, senza rabbia o rancore. Lui è semplicemente lui e non prova ad essere diverso vuole solo rendersi utile, vuole solo esserci per chi ha bisogno di aiuto. Come poteva non piacermi particolarmente. Per cercare di alleggerire la tensione che questa giornata sta caricando sulle nostre spalle, ci perdiamo in una lunga, ma sempre ritemprante discussione nerd. Ci troviamo molto d’accordo sulla tredicesima rigenerazione del dottore, apprezzandone ogni particolare per poi ricascare sulla solita diatriba del è veramente giusto dire che la saga di Dragonball Gt non è da prendere più in considerazione? E poi ci perdiamo puntualmente nei Meme e nelle loro intrinseche verità. C’è niente di meglio?
Un rumore ci fa trasalire e dalla sorpresa ci rimettiamo le maschere. È il rumore di passi che si avvicinano e più sono vicini a noi e più capisco di chi si tratta. Tiro un sospiro di sollievo. Riconoscerei quei tacchi ovunque. «Cosa c’è?» mi chiede Gio sentendomi sospirare
«È Monni» e come se l’avessi pronunciato 5 volte, Monni compare davanti a noi con maschera di equino compresa
«O dio! spero di non aver interrotto niente, di nuovo»
«Che c’è Monni?» le chiedo
«Vi cercavo o meglio cercavo te, lui lo cerca qualcuno di sotto. Hanno bisogno dicono»
«Bene» Gio si sorregge al mio ginocchio per alzarsi «Vi lascio sole» Monni mi guarda o meglio nota la mia testa ciondolare dal movimento della maschera «Dai avrete tutto il tempo per fare le vostre cose» si siede accanto a me, lamentando dolore ai piedi a causa di quelle bellissime scarpe che si ostina a indossare. Le metto una mano sulla spalla per consolarla dalle fitte pungenti che avverte ai talloni «Non è stato molto saggio mettersi queste stamattina, che palle!»
«Se vuoi ho un paio di scarpe in più nello zaino e penso di avere anche dei mocassini aperti nell’armadietto di sopravvivenza»
«Beh di certo non dico di no a tanta gentilezza, ma dimmi un po’» dice dandomi un colpetto col suo gomito ossuto «Che facevate qua sopra? Tutti rimpiattati, accucciati, nascosti»
«Vuoi proprio saperlo?»
 «Altro che»
«Stavamo apprezzando il Meme sulla Civil War» mentre parlo Monni si rimette le scarpe e barcollante si alza «Quello dove Dr Strange crea un passaggio dimensionale e poi lo richiude di botto tagliando di netto il braccio a Thanos» continuo imitando la vignetta mentre le vado dietro giù per le scale seguendo il suo passo lento e dolorante «Pensa a quanto dolore avrebbe risparmiato questa mossa, che tra l’altro usano, quindi non capisco…»
«Ok lo so che sembra strano e non si capisce, ma io sto correndo via de te e i tuoi discorsi»
«No sì l’ho capito e sei anche stranamente veloce signor Gregory»
«Questa l’ho capita anche io» dice sorridendo e rallentando per permettermi di aiutala poggiandosi a me «Ora ti faccio mettere i mocassini, vedrai come stai meglio»
«Grazie Bert»
«Allora, come mai mi cercavi? Era importante o volevi solo essere inopportuna come sempre»
«O dio sì che era importante» dice colpendosi il muso della maschera col palmo della mano «Pare che stia arrivando»
«Chi?»
«Il legale che P e N hanno chiesto e questo vuol dire che ci hanno ascoltato Bert» Ma nel sentirla pronunciare questa frase avverto una certa incertezza. Arriviamo al secondo piano dove si trova anche il mio armadietto di sopravvivenza. Monni si siede mentre le cerco le scarpe tra coperte, sacco a pelo, cibo istantaneo e bustine di thè «C’è qualcosa che non va?» le chiedo
«Beh non è proprio la mia giornata tipo questa. A quest’ora avremmo avuto storia e io starei nella più totale fase di ciondolamento della giornata, seduta al mio posto accanto al termosifone, guardando fuori, stupendomi di vedere uno scoiattolo e magari anche sonicchiando un po’» trovati i mocassini glieli porgo e mi siedo accanto a lei. Mi avvicino in modo che gli altri non faccino troppo caso alla nostra conversazione. Ci sono anche dei cani in corridoio e non so perché ho la sensazione che qualche “strano” si nasconda proprio tra loro «Sembra assurdo anche a me, ma ci stiamo muovendo bene»
«A sì? Non lo so Bert, sarà la fame o il fatto che stanotte non sia riuscita a chiudere occhio, ma ora vedo le cose da un’altra prospettiva»
«Che vuoi dire?»
«Stavo pensando a cosa guadagneremo da questa storia. Noi, io, te e Gio cosa ci accadrà quando anche i giornali lo verranno a sapere?»
«È per questo che indossiamo le maschere e nessuno deve assolutamente comunicare con l’esterno, Palladineve è stato chiaro su questo se riusciamo a mantenere un basso profilo riusciremo a cavarcela»
«E se dovesse andare male? Ci hai pensato a questo?» altro che mi dico, ma credo anche fermamente nella causa
«Sì ci penso»
«E che risposte ti dai? Io so solo che l’unica fortuna che abbiamo è non essere maggiorenni, altrimenti il rischio sarebbe stato maggiore. Ma comunque non ce la caveremo con poco possono rovinarci»
«Monni lo so che sei preoccupata, ma siamo qui insieme perché abbiamo a cuore che ci ascoltino. Noi stiamo facendo qualcosa di incredibile come mai visto prima! Lo hai sentito Palladineve? È riuscito a convincere la polizia a darci ascolto solo dicendo la verità, il suo pensiero, il nostro pensiero»
«Il nostro? E se non lo fosse? se non fosse il nostro di pensiero, ma solo quello di P, N e un’altra manciata di persone?»
«Monni qui dentro siamo più di una manciata, siamo tanti quasi l’intero liceo e siamo uniti! Pensa a quando arriveremo anche agli altri! Stiamo facendo la storia Monni! Io e te, la storia! Adesso non lo puoi vedere perché la stai vivendo, ma un giorno parleranno di tutto questo» La mia amica mi guarda senza dire una parola. Sembra più calma, ma è difficile dirlo, Monni ha sempre avuto la straordinaria capacità di rendersi impenetrabile «Io non so se hai ragione» mi dice «Forse sì forse no, ma per come sono le cose ad ora quello che ci aspetta fuori dalla porta di questo posto, non è quello che abbiamo lasciato stamattina. Tutto cambierà e potrebbe essere nel bene, ma se fosse nel male? Quanto sei disposta a rischiare?» Una pecora si affaccia nel corridoio «Ragazzi sta arrivando! L’avvocato sta venendo qui!» segue un grido di gioia dei presenti che subito si precipitano a curiosare pur ricordandosi che il piano prevede comportamenti ben diversi perché tutto fili liscio. «Vado a cercare le altre» dico alzandomi «Vuoi venire come me?»
«Tra un momento, ho ancora un po’ di dolore»
«D’accordo» mentre mi avvio per le scale avverto un suono. Non sono totalmente sicura, ci sono tanti rumori di esaltazione in questo momento, ma potrei giurare di aver sentito una specie di cinguettio. Però io devo avere fiducia nella mia amica perché sono convinta che lei non si volterebbe per controllare e quindi non lo faccio nemmeno io, dirigendomi invece verso le aule di moda, dove dalle grandi finestre riesco a scorgere la donna che abbiamo assunto per fare in modo che la nostra occupazione possa passare alla fase due.
   
 
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