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Autore: heliodor    09/02/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La stessa strada
 
Bryce vide i vessilli spuntare da dietro la collina. Lui e Bryce procedevano fianco a fianco seguendo il sentiero che si snodava lungo l’altopiano, diretti a nord per quanto ne potevano sapere.
Marq socchiuse gli occhi. “Vengono verso di noi” disse.
“Li vedo” rispose.
“Se noi vediamo loro, loro vedono noi.”
“So anche questo.”
“Quindi è da escludere che gli voltiamo le spalle e ci mettiamo a galoppare nella direzione opposta.”
“Probabilmente hanno cavalli migliori dei nostri e più freschi. La fuga durerebbe poco e poi dovremmo spiegare perché stavamo scappando. E dovremo essere molto convincenti.”
“Potremmo essere costretti a combattere.”
Bryce ghignò. “Come se non l’avessi mai fatto prima d’ora.”
“Prima di oggi non eri una rinnegata.”
“I miei dardi sono quelli di prima.”
“Per i rinnegati non c’è una seconda opportunità. Nessuno ci soccorrerà se rimarremo feriti.”
“Allora tu cerca di non farti colpire” rispose lei sicura. Diede un colpo deciso di redini.
Erano almeno una ventina e procedevano a file compatte di quattro alla volta. Avvicinandosi Bryce non vide stendardi ma riconobbe i mantelli nero e oro.
“I colori di Malinor” disse. “Questa sì che è una vera sorpresa.”
I cavalieri non rallentarono né cambiarono direzione.
“Vengono proprio dalla nostra parte” disse Marq.
“Ma non mi dire” rispose. “Mostrati sicuro e non parlare.”
“Conosci qualcuno di loro?”
“No, ma immagino che qualcuno di loro conosca me.”
A metà strada quattro cavalieri si staccarono dal gruppo e avanzarono. In testa, un uomo dai folti baffi marroni e il mantello bene in vista. Più dietro, un secondo mantello, una ragazza e due sodati.
In totale contò sei mantelli, quattro uomini e due donne e venticinque soldati, quasi tutti armati di lancia e scudo. Nessuno di loro sembrava ben messo e alcuni mostravano visi scavati e barbe lunghe. La magrezza dei corpi doveva essere nascosta dall’imbottitura delle tuniche e dalle armature.
Lo stregone in testa alzò la mano. “Io vi saluto” disse con voce aspra. “E saluto te, Bryce di Valonde.”
Bryce non sembrò turbata. “Io saluto te, anche se non conosco il tuo nome.”
“Mi chiamo Gressen” dichiarò l’uomo. “Ti credevamo a nord, al sicuro.”
“Il nord sicuro?” fece Bryce. “C’è la guerra, lì.”
“E qui c’è la morte” disse Gressen con tono dimesso.
“Noi siamo diretti a Orfar.”
Gressen sembrò soppesare quelle parole con attenzione. “Posso chiederti perché ci vuoi andare?”
“I soldati di Orfar hanno preso un mio amico” rispose cercando di essere sincera. Gressen le sembrava una persona ragionevole.
L’uomo annuì grave. “Prendono chiunque sappia lanciare un incantesimo o sia abbastanza forte da reggere scudo e lancia.”
“Il nostro amico è uno stregone di Malinor.”
Gressen sgranò gli occhi. “Lo conosco? Dimmi il suo nome, per favore.”
“Brun” fece Marq.
Gressen si accigliò. “Ho sentito dire che è stato esiliato.”
“Ma è tornato a Malinor” disse Bryce.
“Perché vuoi salvare la vita a un rinnegato?”
“Lui l’ha salvata a me” disse Bryce. “Non mi piace avere debiti. Con nessuno.”
“Capisco, ma devo chiedervi di seguirmi.”
Bryce cercò di nascondere la sua delusione. Non stava andando come aveva sperato. “Non abbiamo molto tempo.”
“Lo troverete” disse Gressen perentorio. “La pista che state seguendo non è sicura. Rischiate di imbattervi in qualche pattuglia di Orfar. Voglio solo evitarvi di fare degli incontri spiacevoli. E c’è una persona con la quale potresti aver bisogno di parlare.”
Bryce si accigliò. “Chi?”
 
Klarisa si Malinor era come la ricordava. Alta, slanciata, fiera. Ciò che non ricordava era il moncherino al posto del braccio sinistro e i capelli più corti e disordinati di come li portava Lune prima.
Lei li accolse all’entrata della tenda che era stata montata al centro di un campo. Bryce contò un centinaio di mantelli, quasi tutti giovani.
“Ci saranno almeno trentamila soldati qui” disse Marq impressionato. “Con questa forza potreste prendere Orfar quando volete.”
“È meno semplice di quanto pensi” disse Gressen.
Se avesse riconosciuto o meno Occhi Blu, non lo sapeva, ma fino a quel momento non aveva creato alcun problema.
Klarisa invece era un caso a parte.
“Ti mando a cercare aiuti e rifornimenti” disse accogliendoli. “E mi porti la principessa dorata e un ratto di fogna.”
Gressen smontò e fece un inchino veloce. “Pensavo ti avrebbe fatto piacere parlare con loro.”
“Non è il piacere della loro compagnia che cerco, ma aiuto concreto.” Guardò Bryce con sguardo truce. “Che cosa ci fai qui? Perché non sei a nord a vincere la tua stramaledetta guerra e coprirti di gloria?”
“E tu perché non sei morta difendendo Malinor?” rispose Bryce sostenendo il suo sguardo.
Klarisa fece una smorfia. “Ti spiace che non sia morta?”
“Mi spiace che Malinor sia stata distrutta” disse.
L’altra annuì. “È successo poco dopo che sei andata via.”
“Lo so” disse. “L’orda di Persym.”
“Entriamo nella tenda” fece Klarisa invitandola con un gesto ella mano.
Marq fece per avanzare ma le guardie lo bloccarono.
“Niente rinnegati e topi nella mia tenda” disse la principessa di Malinor. “Spero di non dovermi ripetere.”
Bryce fece cenno a Marq di aspettarla e seguì Klarisa nella tenda. All’interno c’erano dei bauli chiusi, un giaciglio disfatto e un tavolo poggiato su di un cavalletto. Una lampada a olio giaceva a terra insieme a cartigli e quelle che sembravano lettere sigillate.
Klarisa si piazzò a qualche passo di distanza. “Ora dimmi perché sei tornata. E che sia la verità o dovrai combattere contro ogni stregone e guerriero della mia armata.”
“Sono tornata perché volevo salvare Vyncent.”
“Il principe senza corona?” fece lei sorpresa.
Bryce annuì.
“Tuo padre ti ha lasciata fare questa follia?”
“Ovviamente no. Ho disertato e sono venuta da sola.”
Non era andata proprio in quel modo, ma per il momento non voleva dirle di Igar.
Klarisa scoppiò a ridere. “Inventa una scusa migliore, principessa dorata.”
“Non è una scusa” disse seria. “Ho abbandonato l’alleanza e sono corsa a Malinor.”
“Per salvare il tuo amato?”
Annuì.
“Come nei romanzi d’avventura?”
Annuì di nuovo.
Klarisa si fece seria. “Ti diverti a prendermi in giro, principessa dorata? Il tuo Vyncent è già cadavere da tempo.”
“Non ho visto il suo corpo tra le macerie del castello di Malinor.”
Klarisa cambiò espressione per un istante, poi tornò quella di sempre, sfrontata e supponente. “Non hai visto cadaveri perché i cani randagi hanno già fatto scempio di tutti quelli che c’erano. E gli altri sono stati cremati per evitare il diffondersi delle malattie. I roghi hanno bruciato per un’intera Luna.”
Vyncent divorato dai cani randagi era l’ultimo pensiero col quale occupare la sua mente. Decise di portare il discorso altrove. “Come hai perso il braccio?”
Klarisa agitò il moncherino nell’aria. Partiva da appena due dita sotto il gomito ed era stato fasciato. “Un incidente. Mentre combattevo contro il mostro che ha attaccato Malinor.”
“Lo hai visto da vicino?”
“Più di quanto volessi.”
“E hai notato qualcosa? Siete riusciti a colpirlo?”
“Lo abbiamo colpito decine di volte. Centinaia. Con tutto quello che avevamo. Ho visto Reviss evocare una tripla sfera di fuoco e poi lanciargliela contro. Avrebbe abbattuto un palazzo di dieci piani con quella forza. E indovina? Non gli ha fatto niente. Niente, principessa dorata.”
“Forse non l’avete colpito con la potenza giusta. O nel punto giusto.”
Klarisa ghignò. “I migliori mantelli di Malinor hanno attaccato quella cosa.”
“I migliori erano con l’armata di tuo padre.”
“Era di loro che parlavo” disse Klarisa con una punta di superbia. “Abbiamo usato tutte le forze che avevamo a disposizione e non è servito.”
“Ma deve pur esserci un modo per abbatterli.”
“Se esiste, noi non lo conosciamo. Tu ne hai mai visto uno da vicino?”
Scosse la testa.
“Ti auguro che non ti capiti mai.”
Bryce sospirò. “Posso chiederti dove state andando? Tornate a Malinor?”
“Andiamo a nord.”
“Volete unirvi all’alleanza?” chiese con speranza. A quel punto, anche quell’amata poteva far comodo a suo padre.
“Non andiamo così a nord” rispose Klarisa. “Puntiamo verso Orfar.”
“Volete chiedere l’aiuto di Skeli?”
“In verità, vorrei prendere a calci il grasso didietro della regina dei maiali” disse Klarisa. “Perdonami.”
“Nemmeno a me è simpatica.”
“So dei vostri contrasti. E quando saprai che cosa ha osato fare quella maledetta, avrai un motivo in più per odiarla.”
Bryce attese che proseguisse.
“Skeli si è schierata con Persym” disse Klarisa.
“Quando?”
“Dopo la distruzione di Malinor.”
“Deve aver pensato che la prossima città sulla lista era la sua” disse Bryce.
“Non è mai stata nostra amica, né un’alleata fidata.”
“Tuo padre ha rifiutato le sue offerte, mi pare.”
Klarisa ghignò. “Avanzava pretese assurde in cambio del suo appoggio.”
Si accigliò.
“Proponeva un matrimonio tra me e il suo erede. Voleva unire la corona di Orfar a quella di Malinor.”
“Comprendo il tuo disappunto.”
“Sapevo che mi avresti capita. Mio padre le rise in faccia, letteralmente. Ero sicura che a quel punto Skeli si sarebbe schierata contro Malinor, ma poi arrivò Aschan e dovette per forza di cose scegliere l’alleanza. Non sai quanto ho desiderato che la rinnegata mettesse fine alla miserabile vita di quella maledetta…”
“Quindi vai a Orfar per vendicarti? Vuoi punire Skeli per il tradimento? Darle una lezione?”
“Il buon senso mi direbbe di tornare in città e ricostruire. Ma che senso avrebbe? Malinor è in ginocchio, principessa dorata. Niente la potrà risollevare. A parte un sovrano forte e investito di tutta l’autorità che serve.” Fece una pausa come per raccogliere i pensieri. “L’armata di mio padre non è completamente distrutta. I trentamila che vedi qui sono solo una parte di un esercito di sbandati più grande e numeroso. Almeno centocinquantamila soldati e mille mantelli, molti dei quali attendono un segnale per tornare a Malinor e riunirsi alla corona.”
“E tu vuoi dare quel segnale? Distruggendo Orfar? Non sarebbe meglio usare quelle forze per unirle a mio padre al nord, dove si combatterà la battaglia decisiva?”
Sempre che non sia stata già combattuta e persa, si disse.
“Per noi la battaglia decisiva è stata già combattuta” fece Klarisa agitando il moncherino. “E l’abbiamo persa. Due volte.”
“Il sovrano di cui parli saresti tu?”
Klarisa si concesse un mezzo sorriso. “Che ne diresti di parlarne davanti a un tavolo preparato per la cena? Ormai è quasi ora.”
“Preferirei ripartire. Col tuo permesso.”
“Permesso negato. Devi essere mia ospite, principessa dorata. In fondo facciamo la stessa strada.”

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