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Autore: Iwazaru    15/02/2020    1 recensioni
Semplicemente una non semplice storia d'amore...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Arrabbiata. Ecco il modo in cui affronto il primo giorno di laboratorio al medical center. Perché? Perché sono giorni che Mia non mi dà tregua! Semplice.
Mi rendo sempre più conto di come l'insicurezza di una persona possa portare ad un certo grado di follia.
L'unica cosa che mi ha colpita dei suoi messaggi, è stato sapere come si sentiva Shannon quando me ne sono andata. Non gli avevo chiesto nulla perché mi sembrava troppo per esserci appena rivisti. E le volte successive, non ho voluto mettere in mezzo la questione di Mia. Ora però, le cose si stanno facendo pesanti.
Sì, perché oggi, non so come, ho ritrovato nella posta una lettera scritta al computer. Per l'ennesima volta, mi intimava di lasciare stare Shannon.

La giornata in laboratorio è stata quasi imbarazzante. Non che mi abbiano messo a fare cose troppo delicate fin dal primo giorno, ma nozioni che si presuppone io avessi, le ho svolte in modo pessimo. Mi sento dannatamente frustrata. So che avrei potuto fare di meglio se fossi stata concentrato ed è quello che mi ha intimato il mio superiore. Di fare di meglio l'indomani. Come biasimarlo?
Ne è passato di tempo da quando mi sono trovata in auto davanti casa di Shannon, eppure, eccomi di nuovo qui. Ormai è una decina di giorni che siamo tornati a frequentarci. Ed ancora una volta, a casa sua, devo affrontare un argomento delicato. Paradossale.
Raggiungo la porta e suono il campanello. È un attimo e lui mi apre con un sorrisetto. Che dejà vu.
"Ciao"
Gli sorrido ed entro in casa, corrucciata. Lui lo capisce immediatamente e si irrigidisce.
"Shannon, dovremmo parlare un attimo"
"Cosa intendi?"

Sembra che metta le mani avanti e non lo biasimo. Ma questa volta è diverso.
Mi avvicino e lo bacio dolcemente.
"Sediamoci, dai" provo a tranquillizzarlo, ma lui di tutta risposta, rimane in piedi.
Sospiro e mi appoggio al bracciolo del divano, tirandolo contro di me. Non mi stupisco che sia preoccupato.
"Ascolta, come va con Mia?"
La sua faccia, da preoccupata, diventa enigmatica.
"Cosa intendi?"
"Voi due..."

"Non c'è un noi due e gliel'ho detto quando ero a casa tua"
Lo avevo immaginato.
"Lei, è da allora che mi sta tirando matta" e dalla borsa tiro fuori il cellulare per fargli vedere i messaggi di WhatsApp e la bellissima lettera ricevuta questa mattina.
La sua espressione è un misto tra l'arrabbiato e forse anche l'incredulo.
Lo guardo, cercando le parole, ma non so davvero cosa dire. Temporeggio qualche momento.
"Non che sia quello ad interessarmi. Mi interessa di più il suo primo messaggio..."
Ecco di cosa voglio parlare realmente.
"Cosa vuoi sapere? Del bere, del fare sesso senza un vero scopo o..."
Lo stringo appena, considerando la possibilità che possa arrabbiarsi e scostarsi. Ma non lo fa.
"È passato. Non ritenevo necessario che lo sapessi. Sapevi già di avermi fatto del male. Per me è un capitolo chiuso da quando siamo tornati insieme"
Già, ma non per il mio senso di colpa e l'idea che mi tormenta, immaginandomi ciò che mi ha detto Mia. Mi rattristo, è inevitabile. Ma lui mi prende il viso, costringendomi a guardarlo.
"È passato. Mi interessa quello che c'è adesso" ripete, quasi a volermi rassicurare "A cosa servirebbe sentirti ancora in colpa per questa storia?"
A nulla. È vero.
Annuisco e sospiro.
"Cosa dovrei fare con Mia?" 
"Non ne ho idea in questo momento. Sono troppo arrabbiato"

Ecco.
"Con lei" sottolinea poi subito dopo "Perché non l'hai bloccata su WhatsApp?"
"Perché avrebbe cominciato con sms, Facebook, e-mail e chissà che altro. Almeno è ristretta ad una sola app"

Sorride appena e mi bacia.
"Credo dovrò parlarle. Non ho mai detto che stessimo insieme. Non abbiamo mai fatto nulla di più che uscire la sera e...beh lo sai. Non ci vedevamo all'infuori dalla discoteca e di casa sua. Non so perché pensi che tra me e lei ci fosse qualcosa più di quello"
Mi stringo nelle spalle. Come faccio a sapere come ragiona Mia.
"A lei piaci..."
"Quindi?"
"Quindi credo provi qualcosa di forte per te"
"Sì, ossessione. Non le ho mai dato più di quello che sai. Non c'è mai stata intimità oltre al sesso. Non capisco proprio
"
Certo, sei un uomo e non capisci fin dove possa arrivare la disperazione di una donna che non si pone a spingersi troppo oltre.
"Cerca di stare attento"
Mi guarda con espressione enigmatica.
"Sta minacciando te, non me. Sono preoccupato per te"
"Non credo arriverebbe a farmi qualcosa. Piuttosto sei tu quello che vuole difendere o continuare a scopare"

È sorpreso, non uso mai termini come 'scopare' ma è stato lui a sottolineare più volte che fosse solo quello.
Sospira pesantemente e sembra pensarci un po' su.
"Se ti fermassi qui qualche giorno?"
Proposta completamente inaspettata.
"Ho Chris e poi...sei sicuro?"
"Chris ha tutto lo spazio che vuole e ne sono sicuro. Preferisco sapere dove sei e non lasciarti da sola"
Ecco, il suo lato protettivo.
"Se ne sei sicuro, va bene. Ma non credo che passerebbe ad altro oltre che alle minacce"
"Preferisco stare tranquillo. Così come è arrivata a casa tua per quella specie di lettera, potrebbe farlo per qualunque altra cosa"
"Non credo, ma passare qualche giorno con te di certo non mi dispiace
" dico con un sorrisetto.
Lui sorride di rimando e si abbassa verso le mie labbra per lambirle in un bacio intenso e passionale. Ed io per la milionesima volta mi perdo in lui.
"Quando porti qui le tue cose?" sussurra contro le mie labbra ancora schiuse.
"Domani, dopo il laboratorio"
Sorride e facendo perdere le sue mani tra i miei fianchi e la mia schiena, riprende a baciarmi, chiudo gli occhi e cancello qualunque altro pensiero che non sia la sua lingua nella mia bocca.

[...]

Stare a casa di Shannon? All'inizio è stato molto strano, sia per me che per Chris, ma ormai è qualche giorno che siamo qui. Le minacce di Mia sono scadenziate dai suoi impegni ma sempre presenti. Non credo sappia che stiamo vivendo insieme. Ancora suona strano dirlo e so che è solo temporaneo, ma ce lo stiamo godendo alla grande. Lui la mattina dorme e io devo alzarmi presto per andare in laboratorio, ma per il resto ci vediamo molto.
Un'altra giornata in laboratorio si è conclusa e la serenità che mi dà vivere insieme a Shannon mi porta ad ignorare maggiormente i messaggi di Mia -silenziati ed archiviati nell'app-
Ancora una volta, c'è traffico per tornare a casa di Shannon e devo prendere una strada che non mi piace molto per raggiungere dove abita. Una strada fuori mano e piena di curve a ridosso dell'oceano. La musica della radio mi distrae dal fastidio della strada e l'idea di tornare e trovare Shannon, beh mi distrae da qualunque altra cosa.
Ma basta una curva. Una sola curva a rendere tutto buio...

***

Shannon

È qualche giorno che lei vive a casa mia, da me. Alle volte è strano svegliarmi e trovarla qui, ma è bello e ci fa dimenticare, il più delle volte, della ragione per cui le ho chiesto di venire a stare qui. Certo quando non c'è devo prendermi cura di Chris, ma è un cane talmente tranquillo e buono, che non mi pesa minimamente. Anzi, quando non sono a registrare con Jared e i ragazzi, mi tiene anche ottima compagnia.
Sono sul divano a guardare un po' di televisione, guardare i litigi delle persone su Instagram e coccolare Chris che ha preso l'abitudine di appoggiare il muso sulla mia gamba, cercando attenzioni.
Mi accorgo che è tardi, solo quando il sole ormai sta quasi del tutto tramontando. Non è mai tornata così tardi senza avvisare, quindi provo a chiamarla, ma il telefono squilla a vuoto.
"Dove sarà, mh?" guardo Chris che scodinzola e scuoto appena il capo.
Si sarà fermata da qualche parte e si sarà dimenticata di dirmelo!

***

William

Sono in ufficio ormai da un'oretta, come sempre in anticipo e come sempre indaffarato. Ho tassativamente proibito che mi passassero telefonate, quindi il mio stupore è molto quando la mia segretaria viene nel mio ufficio dicendomi di una telefonata importante.
"Quanto importante, ho parecchio da fare?"
"Mi creda, molto importante"

La sua espressione è preoccupata e annuisco semplicemente affinché me la passi.
"Davies?" rispondo prontamente.
"Mr. Davies? William Davies, padre di Synne Davies?"
"Sì, sono io, chi parla?"
"UCLA Medical Center, sua figlia è appena arrivata in elicottero. Crediamo sia meglio che lei ci raggiunga"
"Io sono a Londra! Cosa è successo?"
"A Londra? Non c'è nessuno di famiglia da queste parti che possa venire a parlare con noi?"
"No, nessuno..."
"Un amico"
"Vuole dirmi cosa è successo a mia figlia?"
"Sua figlia è stata coinvolta in un incidente stradale insieme ad un'altra donna. La donna in questione andava a grande velocità ed ha travolto completamente l'auto di sua figlia facendola cadere da una scarpata"
"Cosa? Come sta?"
"Le sue condizioni per ora sono stabili, abbiamo bisogno di autorizzazioni per una serie di interventi delicati"
"Non potrò essere lì prima di domani"
"Nessuno di cui si fida che viva a Los Angeles?"

Ci metto qualche momento. So che le cose tra loro non andavano molto bene, ma le uniche persone di cui mi fido e che conosco a Los Angeles sono i fratelli Leto.
"Shannon Leto o Jared Leto"
"Può ripetere"

Dio santo.
"Shannon o Jared Leto"
"Ha un contatto?"
"No, non ho un contatto, solamente l'indirizzo di Shannon credo"
"Potrebbe dircelo?"

No, ve l'ho detto perché mi sembrava il momento migliore per scherzare un po'.
Fornisco l'indirizzo e chiedo che mi tengano aggiornato tramite cellulare. Poi riagganciano.
Trafelato, esco immediatamente dal mio ufficio.
"Cancella tutti gli appuntamenti, devo andare in aeroporto, puoi chiamarmi un'auto per favore?"
"Certo Mr. Davies"

 

[...]

 

***

 

Shannon

 

È stato un attimo, ritrovarmi nella sala d'aspetto dell'ospedale. Mi hanno detto solo sommariamente quello che è successo, ora la stanno operando e sembra che suo padre stia arrivando da Londra.
Non riesco a rimanere seduto, continuo ad alzarmi, nervoso. Almeno fino a quando dei poliziotti non vengono verso di me.
"Salve, lei è un parente di Davies?"
"Mh, no, stiamo insieme"
 mi limito a dire.
Mi guardano nemmeno fossi un alieno e mi spazientisco appena.
"Avremmo bisogno di parlare con un parente"
"Il padre arriverà domani credo"

Si appuntano non so che cosa.
"La signorina Davies conosceva l'altra conducente?"
"Cosa?"
"L'altra conducente, la signorina Stevens"
"Mia???"
"Dunque la conoscete"

La rabbia che ho provato a leggere quei messaggi sul cellulare non è nulla rispetto a quella che sto provando in questo momento.
"L'auto che gli è andata addosso è quella di Mia?" domando, prima di perdere del tutto la pazienza.
"Sì signore. La conoscete?"
"Molto bene. Lei, minacciava Synne"

Ed ecco che di nuovo si appuntano qualcosa.
"Quindi si può presupporre che non sia stato del tutto un incidente..."
"State dicendo che Mia è andata di proposito addosso all'auto di Syn?"
"C'è un'alta possibilità"

Alzo appena gli occhi e cerco di sospirare per non perdere la pazienza.
"Avete modo di dimostrare le minacce?" mi domandano subito dopo.
"Sì, lei ha tenuto tutti i messaggi. Era venuta a stare da me solo...per sicurezza"
"Perché non l'avete denunciata prima?"
"Non pensavamo certo si sarebbe arrivati a questo"

E non lo pensavamo davvero. Altrimenti avremmo fatto qualcosa, non ci saremmo trovati in questa situazione!
"Ci può avvisare quando arriverà il padre?"
"Dov'è Mia?"
"La signorina Stevens è in custodia, non possiamo dirle altro"

Non possono dire altro. Mi fanno venire i nervi! Mi limito ad annuire e a sedermi. Non ho il numero del padre di Syn e non ho idea di come mettermi in contatto con lui. L'unica cosa che posso fare è aspettare che arrivi...

To: Jared
Syn è in ospedale, è successo un casino

Lui sa che siamo tornati insieme e ha deciso di tenere le distanze. Non che mi piaccia come situazione, ma credo sia la cosa migliore in questo momento.

From: Jared
Cos'è successo? Sta bene? State bene??

To: Jared
Un incidente. La stanno operando, sembra che nello scontro si sia fatta piuttosto male alla gamba, non so molto altro
 

 

***

 

William

Le cinque del mattino, raggiungo la camera di Synne e ci trovo Shannon che dorme sulla poltrona accanto a lei. Sorrido appena e mi avvicino al letto, i capelli lunghi scompigliati e il viso stanco con qualche graffio.
Le passo la mano sulla fronte, come facevo sempre quando era piccola e non stava bene.
L'infermiera accende la luce e mi volto, quasi a volerla fulminare.
"Sta dormendo" 
"Lo so, ma devo prenderle la temperatura e la pressione"

Gli ospedali.
Lei e Shannon si svegliano, immagino che la giornata sia cominciata...

***

 

Syn

"Papà"
Guardo mio padre in piedi vicino al letto, uno dei suoi completi, sgualcito ein disordine. I suoi capelli arruffati e la faccia stanca. Shannon è sullapoltrona accanto al letto, sembra si sia appena svegliato e si avvicina alletto per baciarmi la fronte.
"Come ti senti?"
Non lo so nemmeno io come mi sento.
"Mal di testa" mormoro appena.
Devo ancora capire tutto il resto che mi fa male.
L'infermiera mi misura la febbre e mi fa segno di porgerle il braccio liberodalla flebo.
"Il medico verrà a visitarla verso le sette"
Mio padre la ringrazia, appoggia la giacca sull'altra poltrona e si siedestancamente.
"Cos'è successo ragazzi?"
La differenza d'età tra mio padre e Shannon non è tantissima, eppure lui non sipone minimamente il problema, anzi, mi ha sempre spronato a portare avantiquesto rapporto.
Alla sua domanda, guardo Shannon. 
"Non lo so, ero in macchina..."
Lui chiude socchiude gli occhi e poi sospira.
"Mia" si limita a dire.
Il mio sguardo si fa confuso.
"Mia ti è venuta addosso con la macchina. Non so altro, non mi hanno volutodire nulla perché..."
"Non sei un parente"
 sospira mio padre "Ci andrò a parlare io, ma, Miala tua amica dell'università?"
Annuisco. Non avevo idea che la cosa potesse degenerare in questo modo.
"Sapete che non sto capendo nulla, vero?"
Ci guarda un po' più severamente e faccio cenno a Shannon di andare, devoparlargli.
"Vado a prendere un caffè, ne vuoi?" domanda lui a mio padre.
"Sì grazie, forte"
Shannon annuisce ed esce dalla stanza ed ecco che lo sguardo di mio padre tornasu di me, vuole spiegazioni.
"Mia, non la sentivo più da tanto tempo. Dopo che era stata con Shannonaveva un po' perso la testa"
Spiego inizialmente.
"Poi, sembra che quando sono venuta in Europa, lei e Shannon si sianorivisti, ma l'hanno vissuta in modi diversi, lei si è affezionata e lui no..."
"Cosa stai cercando di dirmi Synne?"

Sospiro appena, detesto che mi chiami Synne e lo sa bene.
"Che era qualche tempo che Mia se la prendeva con me perché io e Shannonsiamo tornati insieme"
"Al punto di mandarti fuori strada???"
"A quanto pare, non credevo"

Sono incredula quanto lui, non sapevo che Mia non sapesse gestire certe cose.Che reagisse in questo modo.
"Sono basito, davvero. Dovevate avvisare la polizia"
"Papà, non pensavamo che sarebbe degenerato in questo modo"
"Hai una gamba rotta, ti aspetta un altro intervento e la riabilitazione, nonpensi che siamo andati oltre alla comune ragionevolezza?"

Il suo volto si fa più severo, lo so che è solo preoccupato.
"Hai ragione"
"Non appena parlerò con la polizia, gli darai qualunque prova o qualunque cosapossa dimostrare quello che mi stai dicendo. Questa persona deve rendersi contodi quello che ha fatto"

Sospiro appena, evidentemente gli antidolorifici cominciano a fare meno il lorolavoro, perché la gamba inizia a farmi male.
"Stai bene?"
"Mh, un po' di male"

Sospira e si avvicina, è sempre stato un padre affettuoso e mi ha aiutato tantonei mesi in cui sono rimasta in Europa. Ma so anche come ragiona, non darebbemai la colpa a Shannon per quello che è successo.
Shannon torna in camera, controllando prima che avessimo finito di parlare.
"Il caffè" dice entrando in camera e porgendo la tazza a mio padre.
"Grazie"
Shannon annuisce e si siede nuovamente sulla poltrona.
"Sembrate dei guardiani, sto bene" brontolo appena.
"Se stai bene me lo dirà il medico, non tu, imbottita di farmaci"
Ecco, mi deve trattare da ragazzina...
Roteo appena gli occhi.

   
 
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