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Autore: _Cthylla_    16/02/2020    3 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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(Alla deriva)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quello presente nella zona del Nevada in cui da tempo aveva iniziato a essere presente attività aliena non si poteva certo definire un clima umido. Solitamente garantiva un ambiente arido e venti polverosi che avrebbero seccato la gola di esseri umani poco avvezzi a sopportarli.
Tuttavia, quando decideva di piovere, lo faceva sul serio: bombe d’acqua molto violente che in certi casi riuscivano perfino a danneggiare cose o persone si abbattevano senza pietà contro il terreno, contro le rocce, contro le case... e contro l’astronave Harbinger che, abbandonata da Starscream dopo che lui e Spectra si erano riuniti ai Decepticon nella Nemesis, era tornata a essere abitata da poco più di due settimane.
 
«Cercare di rinforzare le parti dell’astronave che avevano ceduto e di cui il miserabile non si era ancora occupato è stata una buona idea. Lì fuori sta facendo un disastro ma tu e io siamo al sicuro qui dentro, non ti devi preoccupare di nulla».
 
«Non sono preoccupata, Dreadwing. Il rumore della pioggia mi piace».
 
L’ormai ex ufficiale Decepticon rimase in piedi vicino alla cuccetta, guardando Spectra circondata da libri Decepticon più vecchi dell’astronave stessa -trovati in uno scomparto mai aperto da altri se non loro- e da otto grosse lampade di sale, si chiamavano così, che lui stesso le aveva portato nel corso della loro permanenza lì.
Dove le avesse prese risultava un mistero per tutti eccetto Dreadwing stesso, ed erano stati tentativi abbastanza maldestri ma molto “sentiti” per cercare di rallegrare Spectra almeno un pochino. La cosa le aveva strappato qualche sorriso.
 
«Spectra» fece una breve pausa «Se c’è qualcosa che posso fare…»
 
«Hai distrutto la tua vita e la tua carriera, è già abbastanza».
 
Non sopportava il fatto di sentirla parlare così, non sopportava lo sguardo cupo in quegli enormi occhi azzurri che poco più di due settimane prima, nonostante tutto quel che lei aveva visto e passato, non c’era affatto. Nel guardarla aveva l’impressione di avere davanti gli ultimi istanti di vita di un debole fuocherello.
Odiava vederla in quel modo.
 
«Non parlare così» disse Dreadwing, sedendosi a sua volta sulla cuccetta «Di questo abbiamo già discusso».
 
«Sì, ma-»
 
«È una fortuna che quel giorno ti abbia incontrata e abbia scelto di andarmene con te. Se non fosse successo, forse a quest’ora sarei morto. Nel cercare vendetta per la fine di Sky Quake magari sarei riuscito ad avere ragione di Starscream, ma Lord- ma Megatron» si corresse, ricordando di non essere più il suo secondo in comando «Se volesse avrebbe abbastanza potenza di fuoco da sfondarmi il petto con un solo colpo. Sono molto più utile qui con te, vivo, che sottoterra».
 
Gli era pesato e gli pesava aver abbandonato la Nemesis: lui e Sky Quake si erano uniti a Megatron perché credevano nella sua causa, l’avevano fatta propria e avevano agito di conseguenza per eoni. Contrariamente ad altri, ove con "altri" si intendessero personcine quali Starscream ed Airachnid, Dreadwing non era mai stato feccia traditrice interessata solo al potere, anzi, del potere non gli era mai importato in alcun ciclo dalla sua attivazione in poi. Era sempre stato leale a Megatron e, se non avesse saputo quel che aveva saputo riguardo Sky Quake, lo sarebbe stato ancora.
Il tradimento che riteneva di aver subito però era stato troppo grande per poter sorvolare: si sentiva ancora un Decepticon, credeva ancora nella Causa -il maiuscolo era d’obbligo- ma non credeva più nel suo ex superiore. Era disgustoso e disonorevole quello che Starscream aveva fatto e lo era altrettanto che Megatron l’avesse coperto e appoggiato, invece di terminarlo come avrebbe dovuto.
A volte, nei momenti che precedevano la ricarica, Dreadwing veniva pungolato dal pensiero “Trovi disgustoso e disonorevole il fatto che la tomba del tuo gemello sia stata profanata? Proprio tu, che a tua volta aiutasti Megatron a profanarne una?”, ma li soffocava rapidamente. Non era tempo di farsi troppe domande sulle proprie azioni passate, non aveva bisogno delle risposte che avrebbe ottenuto e c’erano questioni che lui trovava molto più urgenti.
Come Spectra, per esempio.
 
«Tutto questo però è un “forse”» disse Spectra «Quel che ho detto io invece è un dato di fatto. Non sai quanto mi dispiace per tuo fratello, per ciò in cui ti sei messo fuggendo con me… per tutto!» esclamò stringendosi la testa tra le mani «Forse dovrei-»
 
«Tornare nella Nemesis così da darmi un problema in meno? Hai già detto anche questo e la risposta è sempre “no”» disse con decisione l’ex ufficiale «Al di là del fatto che non ti ritengo un problema, se tu lo dicessi perché vuoi davvero tornare lì sarebbe diverso, ti porterei lassù anche adesso, ma che io sappia non è così. O hai cambiato idea? Te la senti di tornare da… dal tuo compagno?»
 
Lei si rannicchiò, “abbracciò” le ginocchia robotiche e, dopo pochi istanti, scosse la testa. «No. Non me la sento ed è anche per questo che mi sento in colpa. Questo potrebbe causarti problemi con lui, e poi l’ultima volta che io e lui ci siamo visti è andata male, l’ho perfino ferito, io… io non volevo fargli male, non volevo fare male a nessuno. Non vorrei fare male a nessuno…»
 
 
“Non sei poi così innocente”.
 
 
Le parole di Spectrus, l’immagine di lui con le braccia inservibili -ridotto così proprio da lei con un attacco a sorpresa nel momento in cui aveva superato il limite di sopportazione- si fecero strada nel suo processore con la violenza di un’astronave che precipitava.
Nel momento in cui il tutto era accaduto non aveva fatto caso a vari dettagli che invece le erano tornati in mente quando era stata un po’più lucida e aveva iniziato a rimuginare in modo costante, quasi ossessivo, sull’ultima volta che aveva visto Spectrus in vita.
Dettagli, come il modo in cui l’aveva guardata dopo che lei gli aveva mostrato i miglioramenti della gamba e gli aveva detto “Ora sto meglio di te, tu che dici?”, per poi attaccarlo.
Spectra ora si rendeva conto di aver parlato in un modo in cui avrebbe potuto parlare anche lui, e le era parso che per un minuscolo istante fosse stato quasi… fiero? Soddisfatto nel vederla in procinto di fare del male proprio come lui aveva fatto del male a tutti quanti, godendone, e senza risparmiare nessuno?!
 
“Non sono come lui. Non sono come lui, non lo sono mai stata, non voglio diventare come lui, non voglio diventare un mostro anche io, non voglio fare del male a nessuno-”
 
«Non sono lui, non voglio fare del male a nessuno, lo giuro!...» esclamò nascondendo il viso tra le mani.
 
«Spectra-»
 
«N-no. No, io… ora è tutto a posto. È tutto a posto» ripeté la giovane, cercando di ricomporsi «Mi dispiace per aver dato spettacolo. Ormai sembra che non sia in grado di fare altro, neanche fossi la sola ad avere dei problemi. Tu sei sempre stato gentile con me… io in tutto questo ti ho mai chiesto sei posso fare qualcosa per te?»
 
«Sì, lo hai fatto anche questa mattina. Forse una cosa che puoi fare per me c’è» disse Dreadwing, stringendola tra le braccia blu «Non pensare di poter essere o diventare come tuo fratello. Se tu fossi anche solo vagamente simile a lui, ora non staresti così. Lui era una bestia».
 
«Forse ho un po’colpa anche di quello» disse Spectra, quasi in un sussurro «Mi ha cresciuta perché i nostri genitori erano stati uccisi ma non avrebbe dovuto essere lui a farlo. Forse è diventato così anche perché era esasperato, non toccava a lui occuparsi di un’invalida che per di più si è dimostrata anche stupida. Non dire di no» aggiunse, interrompendo sul nascere la risposta di Dreadwing «Ha detto che mi ha lasciata vivere solo perché gli ero utile e obbedivo, non mi voleva bene e io di questo non mi sono mai accorta: una persona che non si rende conto di certe cose come va chiamata, se non “stupida”?»
 
«Se io fossi stato al posto tuo, se Sky Quake oltre a essere mio fratello mi avesse cresciuto e io avessi saputo di non avergli fatto alcunché di male, difficilmente avrei pensato che potesse volermi morto. Non avrebbe avuto senso e non sarebbe stata colpa mia» sul suo volto giallastro comparve un’espressione particolarmente dura «Soundwave avrebbe potuto agire diversamente anche qui e mi spiace che tu ora soffra, però Spectrus non lo merita».
 
«Lo so» mormorò Spectra, con i sensori ottici socchiusi «Però era mio fratello. Lui non mi voleva bene, io invece sì, moltissimo. Non volevo che andasse offline, tantomeno per mano di Soundwave. Che non si curasse minimamente della decisione che avevo preso e lo uccidesse non era qualcosa che mi aspettavo… e io di come funzionino le cose in una coppia non so molto, però non mi sembra un buon inizio».
 
Pur concordando, Dreadwing non disse nulla.
 
«E, Dreadwing… “anche” qui?»
 
«Mh?»
 
Restando sempre immobile tra le sue braccia, Spectra sollevò appena lo sguardo per incontrare quello vermiglio del Decepticon. «Hai detto “Soundwave avrebbe potuto agire diversamente anche qui”. Vuol dire che anche prima hai visto qualcosa da parte sua che non ti è piaciuto» breve pausa di silenzio «Sul momento non avevo fatto caso alle tue reazioni ma se ci penso ora… tu non eri felice quando è diventato il mio compagno di vita».
 
Non era una domanda, era un’affermazione. Dreadwing ebbe l’impressione di star camminando sul filo del rasoio, incerto su cosa risponderle perché non avrebbe voluto fare la parte di quello che metteva il dito tra moglie e marito; poi però decise che era inutile negare, dato che lei lo sapeva già.
 
«Non lo ero perché nel corso del tempo ho visto più di una cosa che non mi è piaciuta. Una te l’avevo detta il giorno stesso in cui è successa, forse lo ricordi».
 
«Il giorno in cui Starscream ha tentato di violentarmi. Sì».
 
«Sì» ripeté Dreadwing, un po’colto di sorpresa per il modo in cui lei aveva parlato «Stavo dicendo, anch’io avrei voluto ridurre in un rottame quel miserabile, però tu avevi bisogno di aiuto, era quello l’importante».
 
«Starscream non mi si deve avvicinare mai più».
 
«Avvicinarsi a te significherebbe avvicinarsi anche a me. Sky Quake è morto sotto il suo comando e lui l’ha reso un terrorcon, Starscream dunque merita di prendere il suo posto nella tomba. In ogni caso, tornando a noi, quel che successo in quel frangente è uno dei motivi per cui quando l’hai sposato non ero contento. Tu però lo eri, quindi non c’era molto da dire».
 
 «Dopo aver letto tante fiabe volevo la mia. Ci credevo davvero» disse Spectra «E in effetti il cattivo è morto per mano del cosiddetto principe azzurro».
 
Era soprattutto pensando a Spectrus e Soundwave che si sentiva persa. Uno era stato il suo punto di riferimento per tutta la vita, la sua famiglia, ed era finita com’era finita; l’altro si era offerto di diventare la sua nuova famiglia, a livello tecnico essendo diventato il suo compagno di vita lo era perfino, e anche con lui era andata com’era andata. Erano passate più di due settimane e non l’aveva ancora perdonato.
Non aveva più i suoi principali punti di riferimento, non aveva una “casa” che sentisse veramente sua -lei stessa aveva suggerito di andare nell’Harbinger perché aveva ritenuto che fosse la soluzione più pratica, ma quel posto le ricordava Starscream. Non era piacevole- e Dreadwing aveva già abbastanza problemi per fatti propri. La sola cosa che la consolava un po’ riguardo lui era il pensiero di poter avere un minimo di utilità standogli vicina quando veniva fuori il nome di Sky Quake. Riusciva a mettersi nei suoi panni, era orrendo immaginare di avere un fratello zombie che vagava senza riposo.
 
«Tanto tempo fa mi hanno detto “Pare che a volte le fiabe diventino realtà, anche se non nel modo e nelle parti in cui ci si aspetterebbe”» continuò Spectra «Mi sa che era la verità».
 
«Mi sa di sì» concordò Dreadwing, per poi restare sulla cuccetta con lei, in silenzio, ad ascoltare la pioggia ancora battente.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
Ai piedi di una montagna, riparati dalla pioggia grazie a una grotta, Bulkhead e Miko Nakadai erano appena riusciti ad accendere un falò.
 
«Evvai!» esultò la ragazzina «Visto? Te l’avevo detto che l’accendino aveva un’utilità!»
 
«L’accendino sì, le sigarette no, Miko…» disse il demolitore, con più di una punta di rimprovero nella voce.
 
«Non è un vizio, è uno sfizio» replicò lei, giocherellando con una delle ciocche rosa dei suoi capelli «Sono quelle più leggere e un pacchetto da venti mi dura quasi due mesi, lo sai».
 
«Allora potresti smettere e basta. Mi preoccupo per la tua salute come tu ti sei sempre preoccupata della mia. Ricordi quando mi costringevi a fare esercizio dopo i danni che avevo subito combattendo contro quell’insecticon?»
 
«Sì, ma qui è diverso! Da quando sono con te poi non ne ho fumata neppure una, hai visto?»
 
«Ho visto… e ho apprezzato» annuì Bulkhead, con un debole sorriso, per poi tornare a guardare fuori dalla caverna.
 
Lo aveva fatto per tutto il tempo da quando erano arrivati lì ed era iniziato il temporale e Miko, sapendo benissimo qual era il motivo dietro quell’azione, si rattristò.
 
«Tu speri ancora che arrivi?»
 
Il grosso Autobot dalla corazza verdastra strinse la mascella, con uno sguardo ferito nelle ottiche azzurre. «Io non riesco ancora ad accettarlo, Miko. Jacky è sempre stato un solitario ma mai un traditore».
 
«Io non capisco come abbia potuto decidere di mollarci per quello Specter! E di aiutarlo a farci saltare per aria» aggiunse, rabbiosa, la ragazzina «Col risultato che i Decepticon ci hanno trovati, e ora… e ora gli altri…»
 
«Non è detto che abbia partecipato o che sapesse cosa voleva fare Specter. Forse si è sganciato, forse è la fuori e mi sta cercando perché vuole tornare con noi» si ostinò a dire Bulkhead, in strenua difesa del suo ex compagno d’armi «E, se è così, il protocollo dei demolitori prevede di incontrarci qui. Questo è anche un posto in cui siamo al sicuro dai Decepticon».
 
«Siamo al sicuro, a meno che Wheeljack parli a Spectrus di tutto questo e decidano di attaccare in due. Tu sei più forte di loro» non era così e lo sapeva, ma Miko lo disse ugualmente «Però ti dispiacerebbe lottare contro Wheeljack, io lo so».
 
«Potessi capire perché si è lasciato convincere a seguirlo… non me lo spiego» borbottò Bulkhead «Potessi avere l’occasione di parlarci faccia  a faccia!...»
 
Illusioni, miraggi e speranze: erano le ultime cose a morire e in quel momento in cui si sentivano persi, totalmente alla deriva, erano tutto ciò che avevano.
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
“Com’è che sono in grado di trovare tutto, ma quando sei tu a sparire non riesco mai a fare quello in cui sono bravo?”
 
Per Soundwave era sempre stato così da quando aveva conosciuto Spectra, in passato era già capitato che sparisse e che lui la cercasse senza risultato.
Non riusciva a cavare un ragno dal buco con nulla negli ultimi tempi, lo dimostrava il fatto di essere riuscito a localizzare gli Autobot solo un paio di volte, non per merito proprio, quanto per demerito altrui. In un caso era successo grazie a un messaggio di testo spedito da uno degli umani che accompagnavano gli Autobot -il nome dell’umano in questione era salvato come “Jackson Darby” nel sui database- e anche allora i vehicons, pur essendo in superiorità numerica, non erano riusciti ad avere ragione di lui e di Arcee. Quella femme Autobot però era sempre stata dura a morire, andava ammesso: era sopravvissuta anche a quel pazzo bastardo di Spectrus Specter.
 
“Contrariamente al mio matrimonio”.
 
Il cubo di energon -comune, non extra forte per fortuna- svuotato poco prima finì contro una parete. Meglio quello che rompere la propria strumentazione di lavoro e, nervoso com’era in quel periodo, il rischio era alto. Era un mech tanto disperato quanto convinto di avere perfettamente ragione in tutta quella faccenda e di star venendo trattato in modo ingiusto.
Megatron parlava bene, gli aveva detto “Avresti dovuto lasciare che fossi io a finirlo, tu non avresti potuto fermarmi in ogni caso e tua moglie non avrebbe potuto darti la colpa di alcunché”, però lui non poteva assolutamente capire quali sentimenti l’avessero spinto a scagliare Specter contro la montagna nel momento in cui il cannone aveva fatto fuoco. Quell’essere immondo aveva provato a ucciderlo e, soprattutto, aveva provato a uccidere il suo Scricciolo per ben due volte.
 
“Lei mi ha detto ‘Era mio fratello, avresti dovuto rispettare la mia decisione’, peccato che fosse una decisione pessima, come tutte quelle che ha preso” pensò “Quando si trattava di Spectrus non era lucida, qualcuno doveva esserlo al posto suo e, non essendo lucida, quello che voleva non contava: contava quel che era bene per lei. Sono sicuro che se fosse rimasta qui l’avrebbe capito, invece no, quell’avvoltoio l’ha vista sconvolta e ne ha approfittato subito” .
 
Così come Spectra in quel periodo, rimuginando, aveva fatto caso a dettagli che le erano sfuggiti, lo stesso aveva fatto Soundwave. La reazione di Dreadwing al suo matrimonio, quel suo “ha solo convenienza ad accompagnarsi con lei”, il modo in cui se n’era andato, il fatto che fosse sempre stato disponibile a starle un po’troppo vicino, tutto aveva assunto un significato molto diverso dopo gli ultimi avvenimenti. Aveva pensato di dover proteggere lei e il loro rapporto solo dai nemici più palesi ed era stato un ingenuo assoluto.
 
“Me la starà mettendo contro anche in questo momento dicendole che Spectrus non meritava di morire, che deve starmi lontana a prescindere e che non la riporterebbe qui nemmeno se volesse perché quel che ho fatto ‘è imperdonabile’, e lei gli darà retta, perché si fida! ‘Non tenterà di farle qualcosa che non vuole’, dice Megatron, ma il problema è che se lui la manipolasse lei potrebbe arrivare a volerlo eccome, e allora io… io non la voglio perdere. Non riesco neanche a capire perché Megatron non lo veda come il disertore che è. È andato via o sbaglio?!”
 
Il suono di una comunicazione in entrata verso la base riuscì a distrarlo dai suoi pensieri -per fortuna- e la deformazione professionale fece sì che si mettesse in ascolto prima ancora di decidere coscientemente di farlo.
 
 
Lord Megatron, qui Knockout. Le annuncio di aver portato a termine con successo la mia missione su Cybertron, sono riuscito a recuperare più d’una reliquia… e c’è una bella sorpresa!
 
Una bella sorpresa? Bene, vedremo di cosa si tratta. Avevo bisogno di sentire queste parole, dato che buona notizie su altri fronti non ne abbiamo ancora. L’Autobot nostro gradito ospite non si decide ancora a parlare… o sbaglio, Starscream?
 
–  Non ancora, Lord Megatron, ma sono sicuro che lo farà presto, mi sto impegnando al massimo per riuscire a ottenere i risultati che speriamo, può esserne sicuro!
 
 
Alla rabbia e al nervosismo si aggiunse il disprezzo puro. Soundwave sperava che Megatron cambiasse idea riguardo il non terminarlo, prima o poi. In teoria il pestaggio che lui gli aveva dato avrebbe dovuto far sì che imparasse la lezione, in pratica Starscream non era esattamente noto per imparare lezioni di alcuna sorta.
Purtroppo.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
«C-cos… no! Non può essere!» esclamò Starscream, con i sensori ottici spalancati e le alucce da seeker abbassate per colpa di un’inquietudine profonda, facendo più di un passo indietro.
 
Knockout come aveva anticipato era uscito dal Ponte con le reliquie -esaminate brevemente e portate subito nella Nemesis dai vehicons- il che era ottimo; quel che invece era tutt’altro che ottimo erano i passi pesanti e la figura mastodontica che stava uscendo lentamente e inesorabilmente fuori dal portale luminoso. Entrambe cose familiari per il seeker argentato, che in passato aveva fatto o mancato di fare cose che gli avevano fatto guadagnare più di un nemico.
 
«Shockwave!» esclamò Megatron, con un largo ghigno appuntito sul volto nel rivedere lo scienziato Decepticon «Proprio il vantaggio tattico che ci serviva. Dato che ultime notizie che mi avevano portato…» si voltò brevemente a dare un’occhiataccia a Starscream «Sono felice ma stupito di vederti ancora in vita».
 
Megatron non era sciocco, conosceva da molto tempo quel grosso Decepticon dall’armatura viola e un unico, inquietante occhio rosso e sapeva benissimo che non era tanto leale a lui o alla causa dei Decepticon, piuttosto lo era verso la scienza e a chi gli concedeva spazio, fondi e materiali per le sue ricerche -le quali in passato avevano raggiunto punti tali da indurlo a tenerlo sì sotto controllo, ma anche abbastanza a distanza -un discorso che valeva per più di un Decepticon, a dir la verità.
Tutto ciò però non era un problema, dal momento che se c’era qualcuno che poteva procurargli ciò che desiderava era proprio lui. Sapeva anche su cosa far sì che si concentrasse in futuro: l’Omega Lock era stato distrutto, ma non per questo Megatron intendeva arrendersi ora che Shockwave era tornato tra i suoi ranghi. Non c’era altro scienziato nel cosmo che potesse compiere un miracolo e riparare il vecchio Omega Lock o costruirne uno nuovo di sana pianta, in qualche modo.
 
«Le notizie sulla mia dipartita sono state alquanto… premature» disse Shockwave, con voce cupa e profonda, puntando lo sguardo su Starscream.
 
«E-ehm, sì, ecco, ti assicuro che ho delle spiegazioni per questo, ottime spiegazioni» assicurò il Decepticon, spostandosi di lato per nascondersi dietro a Megatron.
 
Knockout, a quella scena, ridacchiò senza alcun ritegno. «Magari riuscirebbe a capirle meglio se riuscisse a vedere anche il labiale, quindi non nasconderti!»
 
Starscream si voltò verso di lui per dargli un’occhiataccia. «Fatti gli affari tuoi!» sibilò «Non- aaah! Ehm» sobbalzò, rendendosi conto che ora Shockwave era dietro di lui «Come ti dicevo, posso spiegare, se Lord Megatron mi consente… signore?!...»
 
Megatron l’avrebbe anche fatto ma non ebbe il tempo: il suono della sirena di un potente allarme si fece strada nei recettori uditivi di tutti cogliendoli di sorpresa.
 
«Che succede?! Per cos’è questo allarme?!» esclamò il seeker argentato.
 
«Dovrebbe scattare quando in caso di rivolte o grossi problemi all’interno della fortezza o della Nemesis» rispose Megatron «Soundwave! Aggiornami!»
 
 
Ignoro quale sia il motivo ma stando al sistema di sorveglianza i vehicons presenti in buona parte dei settori di Darkmount e di quelli della Nemesis sono impazziti e si stanno divorando tra loro.
 
 
«Che vuol dire “si stanno divorando tra loro”?!» allibì Starscream, prima di ammutolire nel ricordarsi di essersi ripromesso di non interagire con Soundwave o comunque farlo il meno possibile.
 
«Mi fa ancora specie sentirlo parlare» commentò Knockout «Cos’è, i soldati hanno saltato la razione di energon giornaliera?»
 
«C’è poco da scherzare» ribatté Lord Megatron, attivando il cannone a fusione «Dobbiamo fermare il disastro e soprattutto capire da cos’è stato provocato! Soundwave, non vedi nulla di strano?!»
 
 
Negativo.
 
 
«Desidero precisare che, nonostante le mie ricerche e i miei esperimenti passati rendano quasi logico pensarlo, quanto sta accadendo non è in alcun modo legato al mio arrivo in questa fortezza» disse Shockwave «Tuttavia chiedo in anticipo il permesso di studiare alcuni dei soggetti “impazziti” per comprendere appieno la causa».
 
Il rumore di svariate esplosioni fece capire a tutti quanti che forse era il caso di iniziare a darsi una mossa e, forse, di dare un’occhiata approfondita allo stato del sistema di sorveglianza.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
«Che succede là fuori?» esclamò Wheeljack, provato dai vari interrogatori subiti ma ancora abbastanza in forze da cercare senza successo di liberarsi «Ah, dannazione!»
 
Anche da lì si sentiva perfettamente l’allarme e si erano sentite le esplosioni. Per un attimo osò perfino pensare che si trattasse dei suoi compagni… per poi ricordarsi che erano ex compagni e che, in ogni caso, se anche l’avessero trovato lì non l’avrebbero liberato.
 
La porta scorrevole si aprì.
 
«Allora sei proprio tu. Mi era sembrato di riconoscere la tua voce, Wheeljack, “amico mio”».
 
Gli occhi azzurri del demolitore si spalancarono per lo stupore.
 
«Tu?...»
 
 
 
 



Chi sarà mai la persona misteriosa che compare nell’ultima part… dai, devo proprio dirlo? Ma proprio proprio? :’D
Ringrazio di cuore le generose ragaSSuole che hanno letto e recensito il capitolo precedente, oltre che chiunque si sia preso la briga di aver letto fin qui. Alla prossima,
 
_Cthylla_
   
 
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