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Autore: Adhafera    23/02/2020    1 recensioni
Sono passati anni da quando il continente fluttuante è stato salvato dai Guerrieri della Luce, la nube di oscurità è stata sconfitta per cui quando Refia, in procinto di recarsi a Sasune per il matrimonio di Ingus e Sara, si ritrova invece scaraventata in un mondo a lei estraneo, vede improvvisamente quella luce per cui ha tanto lavorato sgretolarsi di fronte a lei.
Si ritroverà improvvisamente sola, senza i suoi amici in un luogo che ha bisogno di essere salvato e per farlo avrà bisogno di Cid, un curioso pilota che porta il nome di un vecchio amico e che custodisce segreti più grandi di lui.
Genesis dal canto suo si sente stranamente intrigato da questa curiosa ragazza che farfuglia assurdità di continenti sospesi e città inesistenti, eppure la sua strana magia potrebbe essere la cura che cercava per fermare il suo codice genetico dal collassare completamente.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angeal Hewley, Genesis Rhapsodos, Sephiroth
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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A Cid la guerra non piaceva, non gli era mai piaciuta e non gli sarebbe mai piaciuta, per questo quando gli avevano comunicato che la Shinra aveva bisogno di lui a Midgard per risolvere una questione personale e gli alti ufficiali dell’esercito, che esistevano grazie alla Shinra, gli avevano permesso di allontanarsi dalla linea di fuoco per qualche giorno lui non se lo era fatto ripetere due volte, aveva abbandonato il fastidioso processo di glorificazione delle sue imprese ed aveva accettato la convocazione. Sperava, che il suo apparente motivo personale per tornare nel continente Orientale, a Midgard, per la Shinra, fosse legato al programma di esplorazione spaziale nel quale stava mettendo tutte se stesso, programma che costituiva la ragione principale per la quale rimaneva nell’esercito e che gli avrebbe permesso di diventare il primo uomo ad andare nello spazio. Il suo arrivo a Midgard ovviamente polverizzò le sue aspettative.
“150,000 Gil…per la maniglia di una porta”
“Maniglia, serratura e sistema per il riconoscimento delle impronte digitali”
Reno lo guardava sorridente, uno di quei sorrisi tesi e strafottenti che gente tronfia come i Turks amava esibire in alternativa all’unica espressione che i loro muscoli facciali gli concedevano, ossia l’arrogante indifferenza. Lo avevano convocato insomma, per chiedergli dei soldi, per riparare una porta, porta che lui era abbastanza sicuro di non aver distrutto. Si passò nervosamente una mano in faccia, premendo le dita sulle palpebre degli occhi, sperando che una volta rimosse rivelassero una ben diversa situazione rispetto a quella che stava vivendo… cosa che ovviamente non accadde.
“Reno…ripetimi ancora una volta perché sono qui…perché se volevate farmi incazzare potevate farlo lasciandomi al fronte”
Sedendosi svogliatamente in una delle poltroncine della sala da briefing il Turk gli passò un fascicolo, la fotografia di una ragazzina, probabilmente ancora teenager, dai capelli rossi osservava seria l’obbiettivo della macchina fotografica, a parte questo il niente, niente data di nascita, niente cognome, niente provenienza, un fantasma. La domanda però rimaneva, perché lo avevano convocato per risolvere il casino creato da un fantasma?
“Tu sei assolutamente certo di non avere idea di chi possa essere”
“L’assoluto non esiste…ma sì, sono abbastanza sicuro di non averla mai vista”
“L’abbiamo trovata giorni fa, girovagava in stato confusionale ed armata per il una via cittadina…per farla breve dopo che ha sfondato una porta a calci l’abbiamo portata nell’infermeria SOLDIER, il problema che non può stare là…e non può stare in un Ospedale Civile da cui potrebbe andarsene quando le pare”
Le domande più che diminuire aumentavano a vista d’occhio e Cid iniziava ad essere seriamente irritato dall’elusività dell’interlocutore
“E di grazia… si può sapere perché questo non sarebbe possibile? È un’adolescente che problemi vuoi che possa creare?”
“Per me possono anche gettarla nei bassifondi e non farmela vedere mai più…ma uno dei nostri scienziati ha sviluppato, come dire…un interesse nei suoi confronti. Non possiamo trattenerla con la forza, cioè potremmo, ma ci sarebbero complicazioni legate a testimoni che sarebbe difficile risolvere in una città come Midgard”
Reno si alzò e fece per venirgli incontro, per qualche motivo Cid sentì l’impellente necessità di indietreggiare, credeva di aver capito dove stavano andando a parare ed era sicuro di non volerci avere niente a che fare.
“Ma se lei venisse con te…pensaci: Lei ottiene quello che vuole, esce da qui, incontra te eccetera eccetera. Anche noi otteniamo quello che vogliamo” “Quello che io voglio e quello che il vostro scienziato vuole sono cose molto diverse…ammiro quello che la Shinra ha ottenuto col progresso scientifico, ma non sono altrettanto sicuro di ammirare quello che fanno alle persone, buona giornata Reno”
“Avrai i finanziamenti”
Ed ecco che lo avevano in pugno, perché la verità era quella, a Cid non piaceva la guerra ma l’avrebbe combattuta se ciò avesse significato realizzare il suo obbiettivo, a Cid non andavano a genio tutte le cose che la Shinra nascondeva sotto il tappeto del progresso energetico, ma quel progresso energetico era quello che serviva a lui per il suo programma, e si sentì sporco quando realizzò che lui stava per accettare.
Guardò attentamente il viso serio con gli occhi determinati della ragazza della foto, che aveva il suo nome per ricevere aiuto e che si era forse messa in una situazione peggiore di quella di prima.
“…vogliono farle del male?”
Reno scrollò le spalle distrattamente accendendosi una sigaretta, facendo sfoggio di tutta la noncuranza di cui era capace, mettendo il pilota ancora più a disagio.
“Nah… Hojo ogni tanto se ne esce con qualche nuova mania, ma non credo che sia niente di grave…senti tu tienila qualche settimana, procurale dei documenti e roba del genere, basta che ti renda disponibile a riportarla qui ad un certo punto…tutto qua, non la vogliamo mica vivisezionare”
Una volta sentito il nome dello scienziato Cid non fu così certo che la vivisezione potesse essere esclusa con tanta disinvoltura… non era bene restare disinvolti quando era coinvolto Hojo perfino lui che era solo un pilota alla fine dei conti se ne rendeva conto. Si stava infilando nella fossa dei leoni.
“Va bene… portami da questa tizia”
Le sue parole fecero sprizzare l’eccitazione di Reno per tutta la stanza e quando quello fece avvicinarsi si sentì in dovere di utilizzare il suo braccio come fisica unità di misura minima di distanza da mantenere.
“Ma voglio i finanziamenti”
“Ahahahahahahahahahah ma certo che avrai i finanziamenti, domani al più tardi… ah amico, credevo che saremmo rimasti qui tutto il santo giorno, non sai che sollievo aver risolto tutto”
Cid gli sorrise di rimando, lui il sollievo non lo sentiva, e non sentiva manco di aver risolto niente, sentiva solo una soffocante sensazione di pesantezza e vertigine.
 
***    
 
“Uff…”
Avanti e indietro…avanti e indietro
“Uffff…”
“Che diavolo ti prende adesso?”
L’esasperazione, ecco cosa le prendeva, Refia era confinata in quella stanza dal giorno dell’incidente, quattro giorni esatti, il secondo giorno era riuscita a convincere l’infermiera a levarle la manetta che la teneva ancorata al lettino per permetterle di camminare almeno un po’, ma non poteva uscire, non poteva parlare con nessuno e non poteva capire nulla di quel luogo, in realtà grazie a Genesis qualcosa l’aveva compresa, aveva compreso che era in grado di leggere esempio, cosa non da poco, aveva scoperto che la valuta usata era la stessa del suo continente, quindi non solo poteva leggere ma poteva anche contare, e aveva anche scoperto che prelevare il sangue alle persone era diventato l’equivalente dell’usare incantesimi di magia bianca per capire qualcosa delle persone, il come però le era ancora sconosciuto. Eppure, nonostante le scoperte di quei giorni, era annoiata, impaziente e spazientita.
Voleva uscire, voleva capire di più, voleva capire che accidenti il cristallo dell’acqua si aspettasse da lei e soprattutto, voleva capire al più presto se quello strano viaggio avesse disturbato le sue capacità magiche, poteva ancora usare la magia senza i cristalli? E se no, come avrebbe fatto a compiere qualsiasi cosa il cristallo si aspettasse da lei? E come se non bastasse nessuno si azzardava manco senza farlo apposta a farle avere notizie né del Cid di quel luogo né dei cosiddetti esami che si ostinavano a farle, la tenevano insomma in una bolla
“Uffaaaaaaa”
Si gettò sul suo lettino soffocando un urlo esasperato sul cuscino, salvo poi rendersi conto, rialzata la testa, che il suo alquanto peculiare compagno di stanza la osservava con un cipiglio irritato, mentre rileggeva, di nuovo, lo stesso libro che aveva in mano da quando l’avevano portata lì.
“Mi ripeto…che cazzo hai ragazzina?”
“Innanzitutto sii più educato”
“Non sei mia madre”
“In secondo luogo… io non credo che la nostra differenza di età sia tale da permetterti di chiamarmi ragazzina”
Il giovane la osservò con così tanta serietà che Refia sperò per un momento che volesse condividere con lei qualcosa di davvero rilevante.
“Ora ascoltami bene, tra noi due esiste un abisso intellettuale per il quale io sono un colto ventenne e tu una creatura che non ha ancora lasciato il ventre materno”
Ovviamente Refia si sbagliava, si soffermò ad osservarlo ancora per poco, per poi ributtarsi sul letto a faccia in su, il soffitto era piacevole da guardare, il soffitto non era né scurrile né tronfio… il soffitto era un alleato.
“Sono stufa di stare qui dentro, sono giorni che non posso fare niente, non sono affatto abituata a non fare niente”
“Ah si vede che sei ancora una ragazzina, non conosci le fatiche del lavoro e le avversità della vita, altrimenti ti godresti questa breve pausa o quantomeno cercheresti di non rovinarla agli altri”
Il cipiglio indispettito della ragazza fece ridacchiare Genesis in un modo così canzonatorio che non sfuggì alla sua interlocutrice.
“Senza offesa compagno allettato, tu non hai proprio l’aspetto di uno che ha dovuto faticare per ottenere qualcosa nella vita”
Col braccio fece cenno agli oggetti personali del ragazzo, vestiti di buona fattura, libri ben rilegati, una spada di fattezze davvero considerevoli, non di certo ciarpame qualsiasi, soddisfatta si sedette accavallando le gambe, certa che quello fosse il momento buono per un’altra considerazione.
“E non mi pare neanche che tu sia ridotto così male da dover continuare a stare qua…”
Il ragazzo ridacchiò di nuovo, una specie di singhiozzo più che una risata vera e propria in cui Refia, che di persone ne aveva incontrate tante nella sua breve vita, riuscì a leggere tutta l’autocommiserazione del mondo, si rese conto che le sue parole avevano riempito la stanza di tensione, che la strafottenza di Genesis aveva lasciato spazio a una strana e inquietante tristezza…anzi, non era tristezza, l’azzurro degli occhi del giovane non le era mai sembrato così acceso, era rabbia.
“Hai ragione, non dovrei essere qui…dovrei stare bene, ma il mio corpo continua a fallire”
Il rumore di vetro e plastica tintinnanti le riempì le orecchie ma fu certa di non aver mai visto un pugno muoversi così fulmineo contro qualcosa, e pensò a quanto poteva fare male lo scontro delle nocche contro la superficie fredda e solida vetro.
Fallire
Si avvicinò al ragazzo improvvisamente seria, e si costrinse a mostrarsi forte ed impavida, e gentile, gli posò una mano su quella dolorante del compagno di stanza cercando un contatto visivo che però non arrivava.
“Fammi vedere”
“Non c’è niente da vedere”
“Fammi vedere cosa ti è successo… nessun corpo fallisce”
Non alzò la voce e non diede segno di rabbia, di paura o di compassione, sapeva quanto quelle cose potessero ferire chi era convinto di fallire, non serviva compassione, serviva determinazione, lo aveva imparato da Ingus ad essere determinata e aveva imparato anche ad essere intimidatoria. Forse per curiosità e forse per esasperazione Genesis si alzò la manica del camice dell’altro braccio, quello che non poteva muovere salvo provare dolorosissime fitte, e che per qualche motivo, nonostante le cure e nonostante la superficialità della ferita non accennava a migliorare.
“è solo superficiale ma…”
“è magia”
Refia si trovò di fronte quella che era chiaramente una ferita da un incantesimo del fuoco, ma ciò che la fece sussultare furono le piaghe che per qualche motivo ricoprivano, piaghe causate da qualcosa di interiore e malsano, poggiò una mano sulla ferita aspettandosi di percepire quello, magia, ma le sensazioni che provò la disturbarono così tanto che la ritrasse immediatamente, c’era un vuoto in quel braccio che non comprendeva, sentì l’odore di un pianeta che soffriva…fisicamente. Qualsiasi cosa Aria voleva che lei facesse lì improvvisamente la terrorizzò.
“Che cosa avete fatto?”
Genesis la osservò più confuso che mai, la vedeva ferita quasi come se quello che accadeva al suo braccio le appartenesse, una ragazza che parlava in modo strano e che faceva cose strane…e che a quanto pareva, capiva cose strane.
“Non è magia…è Materia Mako”
“Mako? Non non può essere questo è chiaramente un incantesimo del fuoco”
Prima che potesse dire qualsiasi altra cosa, la porta dell’infermeria si spalancò di botto rivelando una ragazza del personale medico accompagnata da un uomo che non poteva essere troppo più grande di Genesis e che per refia aveva tratti familiari ma un’età davvero inaspettata.
“Sei tu Refia?”
“…Cid?”
“Sono venuto a prenderti…forza andiamo…tu hai un bel po’ di cose da spiegarmi, inclusa la tua identità”
Non era il Cid che conosceva, non c’era saggezza nei suoi occhi, non c’era la comprensione di una vita già vissuta, qualcosa in lui era estremamente acerbo…come avrebbe fatto uno spirito così acerbo ad aiutarla? Si voltò verso Genesis che sembrava in quel momento più confuso di lei, ma che le rivolse un sorriso quasi incoraggiante.
“Beh che aspetti? Sono venuti a prenderti” le fece uno strano cenno con la mano intimandole di andarsene, e presa com’era dal bisogno di uscire da quel posto e dalla necessità di capire quel mondo a Refia non passò nemmeno per la testa l’idea di rimanere, ma qualcosa la voleva fare davvero.
“Tu sei sempre qui?”
“Finché non mi lasciano andare”
“Tornerò a trovarti”
Gli sorrise nel modo più caldo che conosceva, anche lei voleva essere rassicurante…lei era quella rassicurante.
“Sempre che ti facciano passare”
“Troverò io un modo”
E con quelle parole si lasciò quella stanza alle spalle, osservò Cid per decidere come interpretare la sua indifferenza, ma quando l’uomo la strattonò via per il braccio, Refia provò un timore di pericolo quali reverenziale, e comprese che anche se stava uscendo da quel luogo, di certo non era ancora al sicuro.
 
***    
“Allora…l’hanno lasciata andare?”
“Sì signore…ma come ci avevano già confermato resterà assieme a un memebro del nostro esercito, per cui non sparirà del tutto, sarà facile da rintracciare”
Lo scienziato ridacchiò passando i suoi fascicoli a quello che era apparentemente il nuovo membro del suo laboratorio, per concentrarsi nuovamente su cose più interessanti.
Quell’incidente di Midgard di era rivelato il più grosso colpo di fortuna per i suoi esperimenti da circa vent’anni, quella strana ragazza aveva la possibilità rivoluzionare il suo intero lavoro. Non si sarebbe più dovuto accontentare di cellule solitarie e corpi fallimentari, il sangue di quella ragazza poteva rivoluzionare ogni cosa.
“Posso chiederle signore che cosa è così interessante di questa ragazza?”
“Oh stavo solo seguendo dei test…sarebbe un peccato lasciarli a metà”
Un vero peccato, soprattutto quando quel sangue e il resto degli esami che le avevano fatto fare rivelavano cose così interessanti. Quella ragazza non aveva mai respirato aria inquinata, ma a suo dire veniva da una città, le retine dei suoi occhi non erano abituate a luce artificiale e più di ogni altra cosa il suo sangue era legato alla vitalità del pianeta…alla magia, alla materia, al mako… In una maniera simbiotica e perfetta che lui, in anni di esperimenti falliti o sull’orlo del fallimento, non aveva mai visto in nessuno, niente di quegli esami si era rivelato noioso, era come osservare una creatura intoccata da spazio e tempo… un Antico.
 
   
 
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