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Autore: fri rapace    24/02/2020    2 recensioni
Remus non sembrò particolarmente colpito, era troppo contento.
“Capisco... ti chiedo scusa.”
“Tu non hai idea di cosa sto parlando,” comprese Tonks.
Remus si grattò pensierosamente il collo.
“In effetti... no.”
Scritto per l'Idontrememberdrivingherechallenge di Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Oblivion


Tonks scalciò via gli scarponi sull'ingresso della stanza dei 'Tre manici di scopa' che le era stata assegnata da
Scrimgeour, che l'aveva trasferita a Hogsmeade con il compito di proteggere Hogwarts. Dawlish le aveva dato il cambio dopo dieci ore di turno, ma non era spossata solo a causa del lavoro. Si accasciò su una delle sedie del cucinino e appoggiò il mento alla tavola. La sera calò senza che trovasse la forza di fare alcunché ed era sul punto di addormentarsi quando uno strano bagliore inondò il locale, attirando la sua attenzione. Guardò fuori dalla finestra: nastri multicolore ondeggiavano nel cielo della sera. Una mano le salì a sfiorare la chioma ispida, di una triste sfumatura di grigio. Tonks si fece coraggio e strizzò gli occhi, visualizzando la tinta che voleva replicare sui suoi capelli, ma per quanto si sforzasse non riuscì a imitare i colori dell'aurora boreale, rara quanto il suo potere a quelle latitudini. Non era più una Metamorfomagus, pensò, afflitta. Non aveva più nulla che la rendesse speciale e si chiese per quanto tempo ancora Scrimgeour avrebbe pazientato prima di pretendere di riavere l'Auror a pieno servizio. Sempre più spesso temeva di essere riuscita a superare il corso solo grazie ai suoi poteri.

Qualcuno bussò alla porta, strappandola dalle tetre elucubrazioni. Malocchio fece irruzione con una spallata prima che Tonks avesse il tempo di raggiungere l'ingresso.

Ma cosa...?”

Zitta! Qualcuno potrebbe averci pedinato!” Malocchio allontanò gli scarponi che Tonks aveva abbandonato sul pavimento come se potessero morderlo, poi si guardò alle spalle e sibilò, rivolto a un altra persona: “Datti una mossa, dannazione!”

Quando Remus Lupin entrò nella stanza, Tonks fu certa di avere un'allucinazione.

La porta si richiuse a un movimento secco della bacchetta di Malocchio.

Ragazza!” tuonò l'Auror senza riporre l'arma. “Lupin non deve uscire da questa stanza, il plenilunio si avvicina e quella feccia di Greyback...”

Dubito che lui voglia restare qui con me,” lo interruppe subito Tonks, osservando perplessa l'espressione sorpresa di Remus.

È irrilevante cosa voglia o non voglia, questo è un ordine!” le ringhiò l'altro. “Tornerò non appena avrò capito come risolvere il problema.” Decretò e se ne andò con la stessa irruenza con cui era arrivato.

Tonks alzò gli occhi al soffitto, poi li puntò cautamente su Remus.

A Molly non andrà giù, Malocchio ha avuto successo dove lei ha ripetutamente fallito,” commentò e lui ricambiò lo sguardo e... le sorrise!

Era da mesi ormai che gli occhi di lui l'attraversavano come se fosse trasparente e non si sorride a qualcosa che si ignora.

Che c'è, Malocchio ti ha ordinato di smettere di fingere che io non esista?” lo pungolò nervosamente. “Avete deciso che farmi crollare, dato che devo essere la tua carceriera, non è una buona idea?”

Entrambi grigi e sparuti, illuminati dall'aurora boreale si erano trasformati in due figure pulsanti di colore.

Perdonami, non so di cosa tu stia parlando,” si scusò Remus, stringendosi nelle spalle.

A Tonks uscì una risatina, che si trasformò in uno sbuffo.

Lo afferrò per la manica del logoro mantello e lo trascinò nel salotto-cucina, dove lo costrinse a sedere sul divanetto decorato con un motivo a Caccabombe.

Molto... particolare,” osservò lui, divertito.

Se questo è uno scherzo...”

Credevo fosse un divano,” replicò Remus, osservando il mobile con sospetto.

Tonks strinse e allentò i pugni, sforzandosi di mantenere la calma e di pensare.

Per quale motivo Malocchio l'aveva scaricato lì? Certo non per favorire la loro vita sentimentale.

Il motivo del tuo soggiorno?” gli domandò quindi, ingoiando il turbine d'emozioni.

Remus allungò le gambe e infilò un dito nel pantalone strappato, sotto cui si intravedeva il segno di denti.

Un cane deve avermi morso... buffo, non lo ricordo,” disse, meditabondo. “Eppure la ferita sembra recente.”

Un cane?” sbottò lei. “Cos'è, linguaggio in gergo? È così che vi chiamate tra di voi?” Remus viveva tra i lupi mannari, era ovvia la natura di chi l'aveva aggredito. “Comunque non cambiare argomento. Davvero, non capisco, stai testando su di me un nuovo metodo di tortura?”

Vedendola scossa, Remus dimenticò la ferita. Si alzò e le mise le mani sulle spalle, l'espressione buona, sollecita: era così simile al vecchio Remus da strizzarle il petto in una morsa.

Cosa pensi di aver fatto di così terribile da pensare che debba torturarti?” le chiese con premura.

Tonks, pur desiderosa di lasciarsi incantare, venne investita da un'ondata di rabbia: lui lo sapeva benissimo!

Tipo dirti in faccia che mi piaci, razza di idiota?”

Remus batté le palpebre, come se gli fosse entrato qualcosa in un occhio.

Oh.” sussultò. Impallidì. Riprese colore. Sorrise. Un sorriso davvero molto sciocco, di una persona tanto felice da gettare a terra tutte le maschere che lo proteggevano. “Merlino... io...” non smise di sorridere, compiaciuto e commosso.

Tonks si afflosciò sul divano: si sentiva dissociata, come se tutto quello non stesse accadendo veramente. Ultimamente le era capitato spesso di non sentirsi reale.

Lui, attonito, rimase in piedi fissando i pensili della cucina.

Ti ho rotto di nuovo?” gli mormorò timorosamente Tonks dopo un po'.

Perdonami, è che sono...”

Sul punto di fuggire?”

No... cosa?” Remus si fece coraggio e si voltò verso di lei. “Felice,” mormorò, quasi scusandosi. “Davvero. Mai stato così... felice.”

Tonks dovette raccogliere tutto il proprio autocontrollo per non buttargli le braccia al collo. Non era un'illusa, ma aveva trascorso mesi logorata dal senso di colpa e dalla paura che lui si facesse del male a causa sua e la tentazione di permettergli di consolarla fu fortissima.

Scusa, ma è tutto così assurdo. Ti sei offerto per una missione suicida solo per scappare da me, e le poche volte che ci siamo incrociati per via dell'Ordine mi hai sempre evitata e ora piombi qui e mi parli come se nulla fosse... questa cosa mi fa impazzire!”

Remus non sembrò particolarmente colpito, era troppo contento.

Capisco... ti chiedo scusa.”

Tu non hai idea di cosa sto parlando,” comprese Tonks.

Remus si grattò pensierosamente il collo.

In effetti... no.”

Tonks prese la bacchetta dalla tasca e Appellò un paio di occhiali in dotazione agli Auror. Li inforcò e lo osservò attentamente: Remus era una sagoma scura su cui spiccava il capo, di un allarmante vermiglio.

Quindi sei qui perché ti sei preso un Oblivion in testa,” dedusse Tonks. Al momento l'essere concentrata sull'indagine chiudeva fuori la delusione e lo sconforto che, lo sapeva bene, l'avrebbero assalita non appena avesse abbassato la guardia. Gli occhiali non dicevano di quale incantesimo era vittima la persona scandagliata, suggeriva solo la parte del corpo colpita... poteva essere stato Imperiato o altro, tuttavia era certa che si trattasse di un Incantesimo di Memoria. Remus era stato crudele con lei, ma non credeva potesse diventarlo al punto da fare una tale sceneggiata... a che scopo, poi?

Non credo, so benissimo chi sono, ricordo tutto di noi due...”

Tranne il fatto che mi hai ignorata per mesi?”

A quanto pare,” disse con leggerezza, poi sussultò come se fosse stato punto. “Aspetta, è successo?” si accomodò accanto a lei e appoggiò il mento a una mano, guardandola pensieroso. “So di essere molto più vecchio di te, e penso che i tuoi genitori ne saranno turbati... temo siano quasi miei coetanei...” mormorò, tradendo ora una certa ansia.

Sì, ecco, questa era una delle tue obiezioni...”

E ti avrei ignorata per questo motivo?”

Il punto è che a me non importa!”

Remus aggrottò la fronte.

Se è questo il problema...”

Beh, ci sarebbe un'altra cosuccia che ti turba.”

Sarebbe?”

Davvero non ti viene in mente nient'altro?”

Lui era confuso e Tonks ripensò al commento sul morso di un presunto cane.

Remus... sai dove hai passato gli scorsi mesi?”

Lo sguardo dell'uomo si perse nel vuoto.

Con l'aurora boreale si vede poco... ma tra due notti la luna sarà piena,” butto lì lei, osservandolo attentamente.

Oh.”

Come ti senti?”

Molto... stanco. Come se fossi malato. Ma non capisco cosa c'entri questo con la luna piena.”

Tonks non lasciò trapelare lo sconcerto.

Provo molta solidarietà per i lupi mannari. Ne ho conosciuta una, in passato, un bel tipo.”

Remus era colpito.

Capisco. Mio padre sosteneva che erano creature senz'anima, ma né lui né io ne abbiamo mai incontrati, quindi il tuo giudizio è sicuramente più valido del suo.”

Tonks intuì cos'era successo. Greyback, o qualcun altro del suo branco, poteva averlo Obliviato facendogli dimenticare di essere un licantropo: Remus, così ben inserito tra maghi e streghe sani, avrebbe potuto infettarne un buon numero involontariamente.

Tonks pensò che avrebbe potuto approfittarsi della situazione e prendere un po' del suo amore finché poteva... ma no, in realtà non poteva, non senza il suo consenso. Si sarebbe trattato di violenza.

Si scostò dall'uomo e s'immobilizzò, l'aria assente.

Sentiva il peso dello sguardo di lui: Remus la osservava in rispettoso silenzio, non capiva cos'era successo ma intuiva che era meglio non disturbarla.

Passò del tempo, anche le luci nel cielo alla fine si persero nel blu scuro della notte: fu allora che Remus le passò un braccio attorno alle spalle e l'attirò delicatamente contro il petto, pronto a lasciare la presa al minimo cenno di fastidio. Tonks, in principio rigida, si rilassò gradualmente, il viso nell'incavo del suo collo, la pelle della fronte a contatto con quella tiepida e un po' ruvida di Remus. Da amici si erano abbracciati molte volte, ma dopo essere stata trattata con tanta freddezza per Tonks fu come se quello fosse il loro primo contatto.























   
 
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