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Autore: Mex    05/08/2009    2 recensioni
“Mi sta dicendo che finalmente è riuscito a trovare Atlantide?” il professor Sorni si tolse gli occhiali ed iniziò a ripulirli di nuovo, per la terza volta, lo faceva sempre quando era nervoso. I suoi occhietti miopi si puntarono in quelli del giovane dottor Daniel Jackson.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bene siamo al secondo capitolo, un po’ più lunghetto dell’altro.  Da adesso in poi appariranno molti personaggi di entrambe le serie, spero di aver colto nel pieno le loro caratteristiche. Se mi fate sapere sarò più che felice di sapere com’è andata. Tanti saluti e buona lettura. Ciauuu




II capitolo: Tornare a casa

Quello che il dottor Jackson le stava dicendo sembrava impossibile, ma dopotutto lei aveva scaricato nel cervello la conoscenza di un popolo vissuto più di diecimila anni prima, quindi cosa si poteva ormai dire impossibile? Certo era sconvolgente venire a sapere del programma stargate, che la città perduta di Atlantide in realtà non solo non era un mito, ma era addirittura situata in un’altra galassia e che su tutto questo incombeva il massimo grado di segretezza che potesse esistere. Alieni, altre razze, altre galassie, astronavi… Alice strappò di mano a Daniel il bicchiere di brandy e lo buttò giù di un colpo. “Segreto… non è che adesso mi studierete come una cavia da laboratorio nell’aria 51, o come diavolo si chiama, e poi mi ucciderete o mi rinchiuderete in un manicomio, come in quei film sugli alieni da quattro soldi, vero?” Daniel sorrise “Sai, tu piaceresti al mio amico Jack. No, ma naturalmente dovrai venire con noi, non sappiamo quali effetti potrà avere su di te il congegno cioè il Tremigal, né quanto possa durare in te la conoscenza. Vorrei che venissi con noi in Antartide per farti vedere dai maggiori esperti di questo settore e per collaborare con noi.” Lei sembrò pensarci un po’ su “Io…insieme a tutte quelle menti? Perché dovrebbero dare retta a una ragazzina di vent’anni? A Spirmit? È necessario?” Daniel annuì: “Sì, dobbiamo partire il più presto possibile, questa sera sarebbe meglio. E poi attualmente tu sei la maggiore esperta del più grande popolo che sia mai esistito.- le sorrise- Coraggio, ti fidi di me?” Lei si raddrizzò sulla poltrona: “Professore ho detto di avere vent’anni non quattro, anche se ho ancora alcune paure di quando ne avevo tre, per esempio le cose fuori dall’ordinario” “Scusami, hai ragione. Ma il problema è che o vieni con me, o ti verrà a prelevare una squadra speciale facendo irruzione a casa tua. Perché dovrò dire il motivo per cui il Tremigal ha perso la sua energia” Alice ci pensò un po’ “Va bene verrò con voi in Antartide, ma non prima di dopodomani. Devo avvisare i miei e preparare le valigie e…e…non prima di dopodomani” “Per me va bene, naturalmente non dovrai dire niente ai tuoi” “Naturalmente, dirò che il professore Sorni mi deve portare ad un congresso all’estero come sua segretaria. Sperando che se la bevano. I biglietti chi li fa? E dove si prende un biglietto per l’Antartide?” una ragazza pratica, meno male, pensò Daniel “Sono venuto qui con un elicottero per venir a prendere il professor Sorni, quindi useremo quello. Una macchina ti passerà a prendere dopodomani alle quattro di mattina e ti porterà alla base militare dove ci aspetta l’elicottero. Porta solo l‘essenziale, l‘equipaggiamento te lo forniremo noi.” Lei annuì di nuovo fissando la bruciatura sul pavimento: “Devo essere pazza a fidarmi del primo venuto, ma non ho altra scelta vero? Cielo sembro la protagonista di un film di terz’ultima categoria!” Il professor Sorni interruppe i suoi pensieri: “Quindi Jackson, se porta lei di me non ha più bisogno?” Daniel annuì “Per adesso sì, ma voglio sapere cosa mi dice della squadra. In una settimana, Carlo, non di più”
Quando finalmente uscirono fuori era ormai sera. Si separarono, Daniel salì su un taxi che lo riportò al suo albergo, Sorni girò l’angolo e si trovò davanti a casa sua, Alice prese i mezzi fece tutta l’ora e mezza di tragitto scrivendo appunti sul suo quaderno, appunti che sperava risultassero utili agli studiosi, per quanto riguardava lei sicuramente l’aiutarono a non pensare in che cosa si fosse cacciata. La cena a casa Satriani fu temuta da Alice come poche cose nella vita. Mentre sua madre serviva il primo e c’erano i Simpson alla tv, Alice attaccò, mettendo in pratica tutto il suo talento per la recitazione: “Sentite ho una novità. Il Prof. Sorni, quello di archeologia, sapete quello simpatico che abbiamo incontrato quella volta al centro commerciale, ricordate?” Sua madre si accomodò anche lei e disse: “Oh, certo. Un po’ strano come uomo” il padre lo ricordò anche lui: “Quello con il bastone dal pomo d’oro, vero?” Alice annuì e sorrise: “Bhè, sapete che gli faccio da segretaria da quando la sua è in maternità. Deve andare ad un congresso in…in…-perché non aveva pensato prima ad un paese- in Guatemala- Guatemala? Ma era fusa?- Sì, in Guatemala. E mi ha chiesto di andare con lui, per accompagnarlo. Solo dovrei partire dopodomani, mi passerebbero a prendere alle quattro. E altro problemino, non ci sentiremmo spesso perché lì non penso che prenda molto il cellulare. Vi chiamerei io quando posso, ecco” brava, bella trovata quella del cellulare. I genitori, come Alice poteva prevedere, erano contentissimi. Il padre gongolava in silenzio, la madre sprizzava gioia da tutti i pori: “Oh, Alice, hai visto. Questo è un grandissimo onore, per te che non sei neanche al secondo anno. Finalmente hai superato le tue paure” La ragazza si strinse di più nella tuta blu e azzurra “A quanto pare, sì”

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Finalmente quella era l’ultima tappa in elicottero, dopo due giorni di viaggio Alice non ne poteva più di rimanere con le cuffie sulle orecchie e i piedi a chissà quanti metri di altezza. Soffriva tremendamente di vertigine, era tesissima per quello che le stava per accadere e si sentiva completamente fuori luogo. Avevano fatto due soste ed entrambe le volte erano atterrati su una portaerei militare. Odiava essere osservata, ma era inevitabile dal momento che non si vedeva tanto spesso una ragazzina che sembrava essersi perduta e che seguiva come un ombra il dottor Jackson. Fortunatamente Daniel era un ottimo compagno di viaggio, aveva fatto di tutto per metterla a suo agio, cercando di non farle sentire troppo la pressione e cercando di evitarle qualsiasi tipo di domande. Tutto sommato se non avesse avuto la sua fobia per il nuovo sarebbe stato una bellissima avventura, per lei che non aveva provato molto durante la sua breve esistenza. Le aveva raccontato delle migliaia di missioni e pericoli che avevano affondato spiegandole tutto del progetto e delle scoperte ottenute grazie agli stargate, facendole intendere che dopotutto se era sopravvissuto lui, chiunque sarebbe riuscito a farcela.
Stava guardando fuori ormai da circa un’ora chiusa in un silenzio ermetico, l’unica barriera tra lei e una crisi di panico. Ormai sorvolavano l’Antartide, era uno spettacolo magnifico, una landa ghiacciata, enorme. Il sole giocava col ghiaccio accecandola pur con gli occhiali da sole. Si strinse ancora di più nei suoi vestiti termici che le erano stati dati nella sua ultima tappa, non erano male. Giaccone nero e blu con cappuccio bordato da una soffice pelliccetta, guanti in coordinato e comodi pantaloni, nonché, cosa che Alice adorava, forti anfibi militari, introvabili normalmente di quel modello esatto. La voce di Jackson che proveniva dalle cuffie interruppe i suoi pensieri: “Cosa leggi?” Lei guardò il libro abbandonato aperto sulle gambe, gli rispose senza sollevare lo sguardo ma appuntandolo invece alla copertina consumata del libro “Guerra e pace. È sempre stato il mio libro preferito, pensavo fosse la cosa migliore da portarmi per distrarmi” “Sai, mi ricordi tantissimo me quando avevo la tua età. Andrà tutto bene, è una splendida occasione per te” Lei gli fece un sorriso esitante “Lo so e so di essere stata molto fortunata, ma questo non ferma il mio nervosismo. Pochi giorni e mi abituerò, sono solo i primi momenti a farmi una paura bestia” “Spero che la nostra improvvisa partenza non ti abbia messo nei guai con il tuo ragazzo” Lei agitò la mano chiudendo il libro e riponendolo nello zaino “No, nessun problema, anche perché sono, fortunatamente, libera come l’aria” “Davvero? Pensavo che quando hai voluto aspettare due giorni fosse perché dovevi sistemare le cose col tuo ragazzo, dirgli che partivi.” La ragazza rise, era la prima risata che le sentiva fare, buon segno voleva dire che non era patologicamente triste e preoccupata, ma timida sì, dal momento che mentre gli rispondeva si chinava sull’anfibio destro per riallacciare i lacci “No semplicemente è che mia cugina aveva il suo primo concerto e le avevo promesso che ci sarei stata. È stato uno spettacolo eccezionale e Lel ha fatto un grandissimo numero. Sa, è come una sorella per me” “Perché non mi dai del tu, Alice.” “Va bene, Dottor Jackson” Lui scosse la testa. Giovane, forse troppo giovane, ma ben presto si sarebbe fatta le ossa e si sarebbe smalizziata, o così o la pazzia. “Cos’è che ti ha spinto a studiare archeologia?” Lei si voltò e questa volta lo guardò in viso: “Oh, è una cosa che sento dall‘asilo. Mia madre dice che sono stati i libri di archeologia che leggeva mentre era incinta di me. C’è anche da mettere in conto che all’età di tre anni Indiana Jones è stato il mio secondo fidanzato” “Secondo?” il viso le si aprì in un enorme sorriso sotto gli occhiali da sole “Certo, il primo è stato Robin Hood, la volpe della Disney” stava per continuare quando Daniel la interruppe indicandole una cupola quasi invisibile tra il bianco del ghiaccio “Quella è la base. Sotto metri e metri di ghiaccio c’è Spirmit” Lei guardò quello spettacolo a bocca aperta: “E’ magnifico. Mi sento come se fossi tornata a casa, strano vero?” il suo compagno di viaggio le mise una mano sulla spalla.
Erano appena scesi dall’ ascensore che li aveva portati a Spirmit dalla superficie. Alice si guardò intorno, l’avamposto era molto cambiato rispetto all’immagine che aveva nella testa. Ora invece di Antichi i corridoi ghiacciati erano pieni di scienziati con cartelline in mano, impegnanti a studiare quel prodigio della tecnologia. Cavi, strumenti di cui le era impossibile scoprire la funzione erano dappertutto. La luce elettrica era l’unica fonte di illuminazione. Non fecero molti passi che un uomo non più giovane, ma nonostante questo molto affascinate venne incontro a Daniel “Scimmia spaziale, ben tornato!” e i due si abbracciarono “Jack che piacere rivederti, tutto bene?” Lui si mise le mani in tasca e con sufficienza disse: “Oh, sì a meraviglia Danny, a parte il dottor Beckett che voleva farci fuori con uno dei droni degli Antichi” alla faccia sbalordita di Daniel continuò “Oh tutto ok. McKay voleva provare la sedia di controllo ed il dottor Beckett, che ha il gene, ha perso un attimo il controllo. Per fortuna avevo con me un bravissimo pilota. Maggiore Sheppard, si chiama. Bravo ragazzo ma deve avere qualche problema con il pettine.- e si indicò i capelli con un gesto della mano- Ah e, ciliegina sulla torta, questo nostro splendido Maggiore ha anche il gene, pare ad una concentrazione maggiore della mia, guarda un po’. Ha azionato la sedia solo sedendocisi sopra, adesso gli stanno facendo i dovuti esami e una overdose di informazioni, povero ragazzo. Mi piace, mi ricorda me ed il suo stato di servizio lo prova. Questo è tutto Danny, è bello essere tornato a casa, vero?” Alice, sbirciava quell’uomo da dietro Jackson, aveva una faccia simpatica, per la verità, ispirava fiducia al primo sguardo. Lui la notò “Ehi, tu devi essere la bambina che ha avuto la fortuna di essersi scaricata la conoscenza degli Antichi? Te lo dico per esperienza, non è forte come il dottor Jackson lo fa passare” Daniel fece le presentazioni “Alice ti presento il mio buon amico Generale Jack O’Neill, Jack lei è Alice Satriani” I due si strinsero la mano sorridendosi “Bhè piccola, benvenuta in Antartide e nel mondo degli stargate, vedrai impazzirai prima di mezzogiorno, come tutti noi”







Ringraziamenti:

-Lel: Grazie, love, per avermi spinto a pubblicare questa mia follia estiva e per avermi aiutato con il cognome della protagonista e con tutto il resto, naturalmente. Un piccolo tributo per te Lel, per ringraziarti e ricambiare. Un bacione enorme, proprio sul naso. OHOHOHOHOHO!

-Najara: Ti ringrazio dal più profondo del cuore. Mi rallegra che ti piaccia come scrivo, quando il mio stile è stato definito “baroccheggiante”. Concordo con te per quanto riguarda Daniel ed anche Sam. La Carter è una scienziata di primordine e molto più saggia e brillante di Rodney, solo che quest’ultimo, a mio parere, non ha gli stessi giusti scrupoli, quindi è più propenso a sperimentare ed armeggiare con i suoi congegni anche se potrebbero risultare mortalmente pericolosi. Spero che questo capitolo ti piaccia tanto quanto il primo e ancora grazie. BYE
  
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