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Autore: Mex    03/08/2009    2 recensioni
“Mi sta dicendo che finalmente è riuscito a trovare Atlantide?” il professor Sorni si tolse gli occhiali ed iniziò a ripulirli di nuovo, per la terza volta, lo faceva sempre quando era nervoso. I suoi occhietti miopi si puntarono in quelli del giovane dottor Daniel Jackson.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che questa è la mia primissima fanfiction e nonostante sia una grandissima fan di stargate molte cose potrebbero risultare inesatte. Aggiungo anche che io non capisco assolutamente nulla di tecnologia o computer o fisica, quindi se compariranno strafalcioni o complete idiozie non ridete troppo né prendetevela. Godetevi la storia.

 

I personaggi non mi appartengono e questa storia è scritta senza scopo di lucro

 

 

 

 

 

I capitolo: “Porc… perché tutte a me? Dio!”

 

“Mi sta dicendo che finalmente è riuscito a trovare Atlantide?” il professor Sorni si tolse gli occhiali ed iniziò a ripulirli di nuovo, per la terza volta, lo faceva sempre quando era nervoso. I suoi occhietti miopi si puntarono in quelli del giovane dottor Daniel Jackson. Sorni aveva collaborato da lontano al progetto Stargate, era stato il consigliere di Jackson, ma in realtà non aveva mai lasciato la scrivania della sua Università dove insegnava archeologia. Jackson, nonostante tutte le cose che aveva visto in dieci anni di missioni extramondo, era eccitato come un bambino: “Sì, professore. Ho trovato l’ottavo simbolo e, come avevamo ipotizzato, è in un’altra galassia, Pegaso per la precisione.” La temperatura nel piccolo studio affollato di carte e piccoli oggetti antichi aumentò. “Dunque quello che le sto chiedendo è solo di venire per un po’ con me in Antartide per qualche giorno, per vedere come vanno le cose. Lì valuterà lei se entrare nella squadra. Venga a dare un’occhiata è ora che i suoi sforzi siano ricompensati.” Il professore aggrottò la sua fronte già precocemente segnata da profonde rughe. Nei suoi sessantacinque anni di vita la sua ipocondria galoppante e la forte paura dei cambiamenti lo avevano sempre frenato e ancora adesso, nonostante la voglia di far parte nella più importante missione dell’umanità dove solo lui avrebbe rappresentato l’Italia, le sue fobie lo frenavano. Daniel sapeva tutto questo, ma era anche consapevole che forse solo lui superava Sorni in conoscenze, e lui non poteva far parte della missione Atlantis, l’SG1 richiedeva ancora la sua presenza. “Professore, oltretutto lei ha anche il gene degli Antichi. Abbiamo bisogno di chiunque lo possegga. Professore solo una prova, se non se la sente poi nominerò qualcun altro. Ma la prego venga in Antartide, sono sicuro che una volta là non riuscirà a dirmi di no” Combattuto dalla sua curiosità di scienziato e le sue paure da uomo, il professore fissò lo strano marchingegno che aveva davanti. La sera prima aveva impiegato un’ora per concentrarsi sufficientemente per attivare il congegno degli antichi col suo gene. Una cosa rara, e preziosa se si voleva fare una spedizione per contattare la civiltà che aveva costruito gli stargate. L’oggetto era stato ritrovato in Antartide nella base degli Antichi, scoperta fortuitamente l’anno prima dall’SG1. Dalle scritte che lo ricoprivano si era rivelato un piccolo database dove erano conservate la lingua e alcune conoscenze base, ma non si poteva sapere quanto era conservato perché nessuno alla base né il professore Sorni era riuscito a mantenere la concentrazione tanto da far scaricare il materiale nella mente della persona che lo attivava. Questo si pensava dovesse fare, almeno secondo Rodney McKay la mente più brillante (e presuntuosa) nel campo fisico e tecnologico. Doveva essere come una scatola del tempo per quando gli esseri sulla Terra sarebbero stati pronti a ricordare il popolo più importante che fosse mai vissuto dopo che questi erano ascesi. Avevano già incontrato qualcosa di simile e Jack quasi ci aveva lasciato le penne, ma questo doveva essere molto più contenuto e sopportabile la mente umana.

“Devo dire che la cosa mi alletta parecchio, dottore. Sono molto onorato che pensando alle persone più preparate tra tutto il mondo abbia scelto proprio me. Ma devo ancora pensarci. Potrebbe darmi una settimana?” Daniel rinunciò e con un sospiro annuì, se non fosse riuscito a convincere Sorni sarebbe stato costretto a mettere qualcun altro al suo posto e sinceramente non sapeva chi. “Adesso mi aggiorni su come vanno le cose da voi” Stava per farlo quando sentì un forte rumore di qualcosa che cadeva fuori dalla porta ed una voce che diceva: “Porc… perché tutte a me? Dio!” Daniel che capiva perfettamente l‘italiano insieme ad altre ventidue lingue, rimase sorpreso che ci fosse qualcuno fuori e soprattutto del linguaggio non certo accademico. Era l’ora di pranzo e aveva scelto proprio un momento in cui era certo che non ci fosse nessuno, ovvero un giorno di agosto inoltrato. Si girò con aria interrogativa verso il professore “Oh, tranquillo Jackson. È la Satriani, una mia studentessa che mi fa da segretaria dal momento che la mia è andata in maternità. Geniale, ma un po’ imbranata, ma ha una grande testa, anche se a volte sembra uscita da chissà quale epoca. Forse se fosse stata più vecchia e avesse già finito gli studi avrebbe potuto portare lei. Nonostante abbia finito solo il primo anno promette bene, peccato. Ma adesso nasconda il suo giocattolo” Jackson prontamente se lo infilò in tasca, dopotutto non era più grande di un telefono cellulare. Pochi secondi dopo si sentì bussare alla porta: “Scusi professore, qui ci sono i fogli che mi aveva chiesto. Mi scusi non sapevo che avesse ospiti”. Era una ragazza mora, con la coda di cavallo, maglietta raffigurante wolverine e jeans lunghi, nonostante il caldo. Non proprio magra, anzi più rotondetta che secca, il classico corpo mediterraneo da matrona romana, pensò Daniel anche se non così abbondante. Le piacque, il modo impacciato della ragazza, gli ricordava lui una ventina di anni prima, prima di passare dieci anni nell’SG1. Aveva un che di casual, di fuori dagli schemi ed assolutamente fuori moda.  Posò le carte sulla scrivania e poi si girò per andarsene, ma esitò combattuta dalla sua naturale timidezza. Alla fine fece un profondo respiro ed in un inglese reso zoppicante dall’agitazione chiese a Daniel diventando del colore dei pomodori maturi: “Le…lei è il professor Jackson, vero? Quello della teoria della comunione delle razze?” Daniel si aggiustò gli occhiali sul volto simpatico e fece un sorriso rassicurante: “Sì sono io fa piace sapere di essere letti anche all’estero. Molto piacere conoscerla”.

Si alzò per stringerle la mano ma appena si avvicinò il “cellulare” che aveva in tasca iniziò a scaldarsi a tal punto da bruciarlo. Fu un movimento istintivo che lo portò a mettersi la mano in tasca e lanciare l’oggetto incandescente il più lontano da sé. Ma questo una volta a terra iniziò ad emanare luce e scaldarsi ancora di più fino a lasciare una bruciatura nel prezioso tappeto persiano. Tutto questo non era durato che qualche secondo, non abbastanza da far allontanare la povera ragazza che guardava con gli occhi spalancati l’oggetto e troppo pochi anche per farla spostare fuori dalla traiettoria del raggio di luce che la investì.    

Si alzò a fatica dal pavimento e vide davanti a sé il dottor Jackson che la guardava inginocchiato davanti a lei e Sorni che le stava versando un po’ del suo famigerato brandy che nascondeva nello stipo del suo armadio. Daniel le passò il bicchiere da cui lei bevve un sorso: “Cosa, diavolo, è successo?” Una fitta lancinante le perforò il cervello ma come era venuta se ne andò via, non senza averla lasciata senza fiato. Iniziò a tempestarli di domande, ma invece di risponderle i due la guardavano sorpresi. Il primo a parlare fu Sorni: “Jackson, sono pazzo o anche a lei questo sembra Antico?” Daniel annuì: “Sì incredibile, mi sono solo avvicinato e lei è riuscita a scaricare le informazioni, senza neanche concentrarsi- le prese il viso tra le mani- adesso ascoltami…” Vedendo il suo viso terrorizzato chiese a Sorni come si chiamasse di nome: “Alice” “Alice, ascoltami. Concentrati, separa i dati, ci puoi riuscire, tranquilla” La ragazza, gli fissò gli occhi, e piano piano si calmò. Il respiro le tornò normale e fu aiutata a sedere sulla poltrona di pelle in uno degli angoli dello studio. Jackson prese una sedia e la trascinò davanti a lei: “Adesso riesci a distinguere le idee che hai in testa?- e al suo cenno di assenso continuò- sai che cosa ti è successo?” la ragazza fece un profondo respiro: “Sì so che cos’è il Tremigal” “Si chiama così? Tremigal?” “Sì, si chiama così dal nome del suo inventore. La conoscenza che era contenuta nel Tremigal è dentro di me, adesso.” “Hai tutta la conoscenza degli Antichi?” Sorni si asciugava con il fazzoletto la fronte imperlata di sudore. La ragazza scosse la testa: “No, è…come posso dire…come se fosse un libro delle elementari, c’è un pezzo della loro storia e della loro lingua. L’avete trovato a Spirmit, cioè in Antartide? Cosa diavolo sta succedendo, ho conoscenze di un popolo che viaggia per lo spazio, ma non ha senso. Cosa diavolo sta succedendo?”  Sorni si chinò per raccogliere il Tremigal ormai inutile avendo portato a termine il suo compito. “Sei nei pasticci piccola Satriani, ecco che succede”

  
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