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Autore: heliodor    27/02/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Trattativa
 
“Il tuo amico non sarà andato a Orfar” disse Klarisa soddisfatta. “E se è stato così pazzo da farlo, Skeli lo avrà giustiziato.”
“Non era mio amico” disse Bryce.
Non sto mentendo, si disse. Marq Occhi Blu non è mio amico, ma avrebbe potuto esserlo. Spero stia bene.
Orfar era a cinque miglia di distanza. Era lì che Klarisa aveva schierato il campo e stava preparando la sua armata per la marcia.
“Non vuoi assediare la città?” le chiese Bryce mentre osservavano Orfar da lontano. I carpentieri avevano eretto palizzate difensive e due torri di legno che svettavano sopra tutto il resto. Loro erano salite su una di queste per godersi lo spettacolo, diceva Klarisa.
“Se Skeli non è così pazza, non ce ne sarà bisogno” aveva risposto la principessa di Malinor.
“Tu non la conosci.”
“Tu invece sì. Secondo te che cosa farà?”
Bryce ci pensò qualche istante. “Manderà qualcuno per trattare.”
“E io accoglierò quegli ambasciatori con tutti gli onori e ascolterò le loro proposte senza offrirgli niente di concreto. E dopo?”
“Così non le lascerai altra scelta che barricarsi dietro le sue mura.”
Klarisa annuì di nuovo. “È quello che voglio.”
“Vuoi un assedio lungo e sanguinoso?”
“Voglio un assedio e basta, principessa dorata.”
Bryce si accigliò. “Ammetto di non comprendere la tua strategia.”
“Tu che cosa faresti al mio posto?”
“Tratterei.”
“Daresti a Skeli quello che chiede?”
“Le darei quello che posso darle.”
“E se lei volesse qualcosa che non puoi darle?”
Bryce aveva partecipato a molti assedi, ma solo in uno di essi aveva trattato di persona. Era successo con Aschan, quando Orfar era stata occupata dall’orda. Ricordava bene la frustrazione e l’impotenza che aveva provato trattando con quella donna. Sembrava che niente potesse convincerla. Aveva persino giustiziato uno dei suoi inviati, un ragazzino, per dimostrarle che non aveva alcuna intenzione di cedere se non fosse stata accontentata. E alla fine Bryce aveva ceduto alle sue richieste e l’aveva affrontata in duello, uccidendola.
Per fortuna, pensò, stavolta non tocca a me trattare con Skeli.
“Cos’è che Skeli potrebbe chiederti e tu non potresti darle? Oro? Cibo?”
Klarisa sorrise. “O una persona.”
Le porte della città si aprirono e una fila di cavalieri ne uscì. In mezzo a loro avanzavano quattro figure, tre delle quali portavano il mantello e, notò Bryce, una aveva qualcosa di luccicante sulla testa.
“Arrivano” annunciò Rossim.
“Scendiamo” fece Klarisa.
Bryce l’accompagnò di sotto.
Il corteo di cavalieri avanzò fino a mezzo miglio dal campo, dove si fermò. Una figura col mantello avanzò da sola.
Era una donna dal fisico possente e i capelli tagliati corti di un biondo intenso. I soldati di Malinor le puntarono contro i dardi mentre i mantelli preparavano i loro incantesimi.
La strega avanzò al piccolo trotto fino all’ingresso del campo e alzò una mano in segno di saluto, come si usava fare nell’antico continente. “Ti porgo i saluti della regina Skeli” disse con voce roca.
“Come ti chiami?” le chiese Gressen.
“Bekie” rispose la donna. “Ma tutti mi chiamano Bek, che io sia dannata. E tu chi sei, mantello nero?”
“Gressen. Chi altri è con te e perché siete venuti?”
“Questa domanda dovrei farvela io, Gressen di Malinor. Qui siete nel territorio di Malinor. Comunque veniamo per parlare col tuo comandante.”
“Tu e chi altri?”
“Io e il principe Kymenos, che io sia dannata.”
Gressen girò la testa verso Klarisa.
“Che vengano” ordinò. “Tutti e quattro, ma senza scorta. Dovranno attendere fuori.”
“Hai sentito?” le chiese Gressen.
Bek annuì e tornò dai suoi. Dopo qualche istante, dal gruppo si staccarono i tre mantelli e il quarto cavaliere.
Bryce riconobbe subito Kymenos. La corona che portava sulla testa luccicava sotto i raggi del sole. Si guardava attorno spaurito, come se si stesse chiedendo che cosa ci facesse lì.
Nonostante tutto, non riusciva a provare odio per lui e lo considerava una vittima di Skeli come quasi tutti i suoi sudditi.
“Sarà meglio che mi aspetti nella tua tenda, principessa dorata” disse Klarisa. Fece un cenno ai soldati che si disposero a fianco di Bryce.
“In ogni caso non avevo intenzione di partecipare” disse prima di girarsi e andare via.
Aveva mentito. Avrebbe voluto essere presente, ma capiva Klarisa. Non era la benvenuta a Orfar e la sua sola presenza avrebbe potuto compromettere l’esito delle trattative.
Anche se la principessa di Malinor non sembrava affatto disposta a trattare.
I soldati la scortarono alla sua tenda e si disposero davanti all’entrata e attorno a essa. Bryce si concesse un’ultima occhiata al campo ed entrò.
“Finalmente sei arrivata” disse una voce maschile. “Non ce la facevo più a stare nascosto qui dentro.”
I suoi occhi impiegarono un solo istante a riconoscere Marq Occhi Blu. Il rinnegato sedeva sulla sua stuoia a gambe incrociate e le sorrideva.
“Perché sei tornato? E come hai fatto ad arrivare qui?” sussurrò.
“È una storia lunga e poco divertente, ma preferirei raccontartela dopo, se permetti.”
“Vorrei ascoltarla ora.”
“Non c’è davvero tempo, principessa.”
“Che cosa hai scoperto? Sei andato a Malinor?”
“Sì e ho appreso alcune cose che devi sapere.”
“Cosa?”
“Te ne parlerò una volta fuori di qui.”
“Voglio saperle adesso.”
“Non c’è tempo. Il segnale era di agire quando saresti tornata nella tenda e ormai dovremmo esserci.”
Bryce stava per ribattere qualcosa quando dall’esterno giunse il rombo di un tuono e poi quello di una esplosione.
Si voltò di scatto verso l’entrata, da dove giunsero grida concitate. “Che succede?”
“I nostri alleati hanno fatto la loro mossa” disse Marq balzando in piedi.
“I nostri alleati?”
Marq annuì. “È gente di cui dovremo fidarci, temo.”
“Voglio sapere chi sono.”
“Non c’è tempo. Uscire da questo posto costerà molte vite e non voglio che nel conto ci sia anche la mia. Ora vieni con me.”
“Devi essere pazzo a pensare che mi fidi a questo punto di te.”
“Andremo lontano da qui. Al sicuro.”
“Non esiste un posto sicuro.”
“Più sicuro di questo, allora.”
“Perché dovrei farlo?”
“Se non vuoi morire a vedere sconfitta l’alleanza, dovrai seguirmi.”
Bryce gli afferrò il braccio. “Di che cosa stai parlando?”
“Bryce, non c’è tempo.”
“Dimmelo” esclamò lei. “Dimmi che cosa accadrà se non vengo con te.”
“Te l’ho detto” rispose Marq liberandosi con uno strattone deciso. “L’alleanza, tu, io, tutti moriremo. Forse non qui e non adesso, ma succederà. E solo perché tu non sarai voluta venire via con me.”
“Dimmi che cosa sta succedendo, Occhi Blu. Non te lo sto chiedendo.”
Marq sospirò. “Non puoi fidarti di Klarisa.”
“Non l’ho mai fatto.”
“Lei non vuole affatto fare un accordo. Tutto ciò che desidera è la guerra con Orfar.”
“Klarisa non è stupida. Se è venuta qui non è certo per conquistare Orfar.”
“Non vuole conquistarla. Vuole solo una battaglia con molti morti.”
“Per quale motivo dovrebbe sacrificare tante vite? Sono i suoi soldati.”
“Ma non i suoi sudditi. Non ancora.”
Bryce lo fissò a lungo prima di emettere un sospiro. “Lui è qui?”
Marq annuì.
“I soldati di Malinor dovrebbero saperlo.”
“Gressen lo sa e forse anche gli altri, ma cosa possono fare? Non è nelle usanze dei malinor fare scambi. Loro di solito ordinano, esigono, pretendono e se non ottengono ciò che vogliono, se lo prendono con la forza delle armi.”
“Moriranno a migliaia. Non solo i malinor, ma anche gli orfar.”
“È la guerra.”
“Non se posso impedirlo.”
“Bryce, tu non puoi impedirlo. Klarisa non vuole quello scambio.”
“Io la obbligherò a farlo.” Si voltò di scatto verso l’uscita.
Marq le prese il braccio. “Non lo fare. Per il bene dell’alleanza. E il tuo.”
“È proprio per il bene dell’alleanza che intendo farlo.”
“Il tuo sarà un sacrificio inutile.”
Bryce ghignò. “Torna dai tuoi alleati e riferisci loro che lo scambio si farà. E che si tengano pronti per quel momento.”
“Non so nemmeno se riuscirò a tornare da loro. E non so come reagiranno se mi vedranno tornare senza di te.”
“Inventati qualche scusa.” Bryce si sottrasse alla sua presa e uscì dalla tenda. I soldati erano ancora lì, in assetto prudente. “Cosa è successo?” chiese a uno di loro.
“Non sono affari di cui devi preoccuparti” rispose questo in maniera sgarbata.
Bryce se lo era aspettato e lo ignorò allontanandosi dalla tenda.
“Non puoi andare via.”
Bryce proseguì ignorandolo.
I soldati la seguirono mantenendosi a distanza di qualche passo.
“Abbiamo l’ordine di tenerti nella tua tenda” disse il soldato. “Per la tua sicurezza.”
“Alla mia sicurezza posso badare da sola.” Puntò decisa verso la tenda di Klarisa, dove un drappello di soldati si era riunito con le lance spianate. C’erano anche una ventina di mantelli, compreso Gressen che vedendola le andò incontro.
“Che ci fa lei qui?” chiese al soldato che le aveva parlato. “Avevate l’ordine di proteggere la principessa.”
I soldati si guardarono imbarazzati.
“Non prendertela con loro” disse Bryce con tono divertito. Lanciò un’occhiata verso la tenda. “Klarisa è ancora in riunione nonostante il campo sia in subbuglio?”
“Ci stiamo occupando noi di quello” rispose Gressen. “Dei sobillatori si sono introdotti nel campo, ma li abbiamo già trovati e saranno puniti.”
“Sobillatori? Sarei proprio curiosa di parlarci.”
“Non sono affari che ti riguardano, principessa” disse Gressen. “Ora, se non ti spiace, dovresti tornare alla tua tenda.”
“Non ci penso affatto” disse Bryce avanzando.
Gressen si frappose tra lei e la tenda di Klarisa. “Non puoi andare.”
Bryce fece un altro passo. “Chi me lo impedirà? Tu?”
“Ho giurato di difendere la principessa con la mia vita.”
“Non voglio farle del male.”
“Stai indietro.”
Bryce lo fissò negli occhi. “Mi costringi a sfidarti a duello” disse ad alta voce.
Gressen impallidì. “I duelli sono vietati.”
“Hai paura?” gridò Bryce. Le teste dei soldati e degli stregoni si girarono verso di lei. “Se vuoi tirarti indietro, fai pure. Affronterò chiunque vorrà farlo al tuo posto. Chiunque.”
“Non ci sarà alcun duello” disse Gressen.
“Allora lasciami passare.”
“Uccidila” disse una delle streghe.
“Dalle una lezione a quella lì” fece uno stregone.
“È solo una selvaggia del grande continente” ringhiò uno dei soldati.
“Falle capire chi comanda.”
“Insegnale qual è il suo posto.”
Bryce ghignò. “Avanti Gressen, dammi una bella lezione come chiedono i tuoi uomini.”
Lo stregone digrignò i denti e si fece da parte. “Vai pure, ma non credere di poter cambiare il destino. Imparerai che noi malinor non ci pieghiamo ai ricatti.”
“E nemmeno noi valonde” rispose Bryce orgogliosa.
Avanzò decisa fino all’ingresso della tenda e scostò il velo che lo chiudeva con un gesto deciso. Dall’interno le giunsero le parole di Klarisa.
“… per questo motivo, non credo sia necessario che…”
“Io” disse Bryce camminando decisa verso il centro della tenda. “Credo che invece sia necessario parlare di alcuni argomenti.”
All’interno erano presenti otto persone, oltre a Klarisa. Quattro mantelli neri, Kymenos, Bekie e i due rappresentanti di Orfar. Tutti si voltarono verso di lei, sorpresi da quella interruzione.
Klarisa la fissò minacciosa. “Questo non era previsto” disse con tono calmo.
Kymenos fu colto da un improvviso tremore e cercò di allontanarsi da Bryce. Bekie invece la fissò con sguardo neutro.
“Che io sia dannata, ti conosco” disse la strega di Orfar. “Tu sei la strega dorata, la principessa di Valonde.”
Bryce le rivolse un sorriso sincero. “Per una volta la mia fama è utile. Sarà più facile che prestiate attenzione alle mie parole, ora che sapete chi sono.”
Bekie guardò Klarisa. “Perché non ci hai detto che era qui al campo?”
Klarisa fece una smorfia. “La principessa è mia gradita ospite, ma questa trattativa riguarda solo Malinor e Orfar.”
Bekie la ignorò tornando a rivolgersi a Bryce. “Dicevano tutti che eri morta.”
“Si sbagliavano tutti.”
“La regina sarà sollevata dall’apprendere la notizia.”
“Lo immagino” rispose Bryce sorridendo a fatica.
“Dobbiamo tornare da lei e riferire” disse Bekie.
“Questo farà fallire i negoziati” disse Klarisa.
Ti piacerebbe, pensò Bryce.
“Prima che tu vada” disse a Bekie. “Voglio che riferisca il mio messaggio alla regina.”
La strega si fece attenta.
“Di’ a Skeli che faremo uno scambio. La mia persona in cambio di un prigioniero.”
Bekie si accigliò. “Tu sei una principessa e che io sia dannata se abbiamo un prigioniero che vale quanto te.”
“Io credo di sì” disse Bryce. “Io credo che abbiate almeno un re da scambiare.”
Bekie si umettò le labbra. “Che io sia dannata se so di cosa stai parlando, principessa di Valonde.”
“La tua regina lo sa” rispose seria. “Dille che faremo quello scambio. Dille che quella sarà l’unica possibilità che le resta per avermi tra le sue mani. Dille che così avrà la mia testa senza fare alcuno sforzo, ma se non accetterà sarò io a staccare la sua. Dille che è l’unico modo per evitare migliaia di morti tra gli orfar e i malinor.”
A quelle parole notò parecchie espressioni sollevate, tranne quelle di Klarisa e di Bekie.
La strega annuì grave. “Che io sia dannata se non le dirò le tue esatte parole, principessa di Valonde. Che io sia dannata se non sarà così.”
Bryce annuì a sua volta.
Bekie, Kymenos e gli altri orfar lasciarono il campo e si riunirono alla loro scorta.
Klarisa li fissò con sguardo impassibile finché non furono rientrati tra le mura, poi guardò Bryce al suo fianco. “Sei soddisfatta? Volevo risparmiarti una morte atroce, principessa dorata. Per questo volevo tenerti nascosta. Ora Skeli tratterà solo per avere te e te sola.”
“Almeno tratterà” rispose Bryce.
Klarisa fece una smorfia di disappunto e rientrò nella tenda.

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