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Autore: MusicAddicted    29/02/2020    33 recensioni
Prendete due serie TV, shakeratele fra loro, trovate un punto d’incontro, stravolgete tutto lo stravolgibile… ed ecco che otterrete questa storia.
Crowley ha una delle sue brillanti idee e la propone ad Aziraphale.
E se Jessica e Kevin avessero ottenuto i loro poteri in tutto un altro modo? Se fosse un altro il loro primo incontro?
Forse stavolta tutto fra loro potrà essere più romantico, forse.
Degli Ineffabili Maritini invece… che ve lo dico a fare?
E in tutto questo che ne sarà dell’Anticristo?
La fine del mondo si eviterà?
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Jessica Jones, Kilgrave, Trish Walker
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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ineffably-inevitable-cover

Capitolo II: Some itches to scratch

 


                                                                    New York, Metro-General Hospital, 5 April 2000

Mentre lascia che macchinari adibiti ed equipe medica specializzata facciano il loro lavoro, Aziraphale si rende nuovamente visibile, ma solo per poter usare fisicamente uno dei telefoni dell’ospedale.
Non deve attendere molto, perché Crowley risponde al primo squillo.

“Angelo, tutto bene? Prima mi hai piantato nel mezzo della conversazione...” esclama, agitato, per poi chiudersi in qualche minuto di silenziosa concentrazione. “Ma.. mi stai chiamando da un ospedale, è successo qualcosa?” si agita ancora di più.
“Crowley, caro, respira…” cerca di calmarlo l’angelo. “E soprattutto, non fare miracoli demoniaci per rintracciare le mie chiamate!” si stizzisce.
“Me lo dici perché sei in un ospedale?”
“Non è per me, io sto benissimo… è per quell’incidente che c’è stato, sono accorso e… Crowley, ho trovato anch’io la mia persona speciale.” lo informa il biondo, gettando un occhio al corridoio che porta alla stanza della ragazza, dove c’è un gran viavai.

“Oh, grandioso! E, dimmi, anche il tuo candidato somiglia a te?” si interessa Crowley.
“Uhm no, non credo di aver nessun aspetto di somiglianza né caratteriale, né soprattutto fisico, con una teenager che sarà irrequieta come lo sono tutti gli adolescenti.” borbotta Aziraphale, un po’ interdetto.

“Ngk! No, credo anch’io che non sia il caso allora… che strano, pensa che invece il mio candidato mi somiglia come una goccia d’acqua… se mai avessi avuto vent’anni umani o poco più, sarei stato identico a lui. E anche caratterialmente credo mi darà grandi soddisfazioni.” lo informa il demone.
“Uh! Sarei curioso di vedere che aspetto avresti a vent’anni umani…” si lascia sfuggire Aziraphale.

“Gli vuoi dare una sbirciatina? Studia qui a Londra, raggiungimi e…” lo esorta l’altro.
“No, non posso, per prima cosa voglio esser qui quando la mia protetta riaprirà gli occhi, l’incidente ha riguardato lei. Dapprima l’ho miracolata solo perché non morisse; ma poi… non lo so, ho avvertito qualcosa che mi diceva che doveva essere lei la mia scelta. Ecco perché ho deciso di darle il potere di …” è tutto preso dal suo racconto, ma si ferma prima che sia troppo tardi. “No, aspetta, meno l’uno sa delle missioni dell’altro e meglio è; ragione per cui io non dovrei vedere il tuo candidato, né tu la mia… e sarebbe auspicabile che nemmeno loro si incontrassero mai.” si mette in allarme l’angelo.
“Hai ragione, si potrebbero influenzare a vicenda, meglio evitare, già…” prova a dargli corda il rosso, anche se in fondo lui tutto questo potenziale danno non ce lo vede affatto.


“Però, angelo, una volta che ti sarai preso cura della tua protetta, impegni con ii nostri candidati a parte… tu ed io possiamo vederci, vero?” si accerta il demone, con il tono della sua voce che si fa più languido.
“Uh… ma certo caro, mi mancano le passeggiate, dar da mangiare alle anatre, St. James Park e poi la mia libreria... “

- E io? Io non ti manco, angelo? Ormai è quasi un mese che non ci vediamo… - rimugina Crowley, facendosi apparire una bottiglia di vino rosso per compensare in qualche modo la nostalgia.

“Caro, ora ti devo lasciare, c’è un po’ troppo movimento vicino alla stanza delle mia protetta…” si preoccupa Aziraphale. “Però ci vedremo presto, magari quando ci servirà fare il punto della situazione.” lo rincuora con quella promessa Aziraphale, prima di riattaccare.

- Del tipo ‘Giorno 10. Il candidato demoniaco ha indotto a peccare sette soggetti. La candidata angelica ha salvato un totale di sei persone. E tu, Crowley, mi manchi più delle crepes!’ Ecco un punto della situazione veritiero. E poi lo vedi l’effetto che mi fai? Ti lascio vincere anche nei punti della situazione che io stesso simulo! - si perde nei suoi pensieri  Aziraphale.

Si riappropria della sua facoltà di essere invisibile per raggiungere più facilmente la moltitudine di gente che affolla il corridoio della stanza dov’è ricoverata la ragazza.

- Sono telecamere quelle? - si chiede frastornato, domandandosi chi sia l’elegante e avvenente signora bionda, che non dimostra più di trent'anni, che sta parlando e soprattutto la ragazzina dai capelli rossi lunghi e lisci, alla quale i flash dei fotografi non sembrano voler dare tregua.

“... ed è per questo che io, Dorothy Walker, e mia figlia Patsy abbiamo deciso di farci carico delle sventure di questa povera ragazza che ormai si ritrova senza famiglia e diventare noi stesse la sua nuova famiglia.” dichiara alle telecamere e ai registratori la signora e non manca di elargire sorrisi accesi a ogni obiettivo che la inquadra.

Aziraphale la guarda con uno sguardo quasi commosso.

- È bellissimo sapere che l’umanità può contare ancora su persone così meravigliosamente generose e disinteressate - si compiace.

A poco a poco, tutte le equipe televisive e radiofoniche intervenute si dileguano, frementi di scrivere quel succulento scoop.

“Che bello, mamma, avrò una sorella!” esulta la ragazzina dai capelli rossi, che fino a quel momento è rimasta zitta.

Aziraphale sorride ancora più emozionato.

“Mia cara, quella non è tua sorella, vedila più come un strada spianata verso un successo ancora maggiore.” le sorride in modo perfido la madre, con tono fintamente sdolcinato. “Hai idea dell’impatto che questa notizia avrà su di te? A quanta pubblicità contribuirà a farti?” continua, fredda calcolatrice come poche.


Aziraphale stenta a credere alle sue orecchie.

“Ma io non voglio pubblicità, voglio un’amica, lei sarà mia amica!” insiste la ragazzina.
“Vedi di non affezionarti troppo a quella stracciona zotica, tesoro, non sarà mai alla tua altezza!” cerca di farla desistere la Signora Walker. “Appena ho visto la notizia di quel catastrofico incidente, mi sono precipitata qui, convinta che fosse l’ospedale designato e infatti non mi sbagliavo. Ed è una tale fortuna che sia rimasta orfana, così possiamo adottarla noi e far parlare di te per molto, molto tempo.”

“Mamma!” urla Patsy, all’anagrafe Patricia, guardandola col più profondo sdegno. “Non ti vergogni anche solo a pensarle queste cose così spregevoli?”
Non fa in tempo a dirlo che lo schiaffo della madre arriva preciso, impietoso e puntuale sull’innocente guancia della figlia.
“Ingrata! Come osi parlare così a tua madre?” ribatte la donna, velenosa.

Anche la pazienza di un angelo ha un limite e lei lo ha già abbondantemente oltrepassato.

- Oh! Ma che orribile, orribile persona! - pensa, attuando la sua piccola vendetta.

- Vendetta per avermi disilluso così tanto sul genere umano. -

Uno schiocco di dita e il tacco 12 della sua decoltè destra tutto a un tratto si rompe.

“Oh, ma che cazz..?” si allarma Dorothy e nel tentativo di controllare il danno alla scarpa, per qualche strana ragione deve chinarsi troppo bruscamente e la sua gonna ne risente, lacerandosi nella parte posteriore, con uno squarcio bello evidente.

Non ancora soddisfatto, Aziraphale schiocca ancora le dita e mentre, zoppicando e tenendosi la parte dietro della gonna con le mani, la signora Walker cerca di recarsi al primo bagno disponibile, in quel momento un’infermiera che fa ritorno dalle cucine incrocia il suo cammino a velocità che non le è possibile frenare per tempo. Finisce così per rovesciarle addosso i resti delle minestre, purè di patate e qualche pezzo di pesce bollito.

“Guarda che disastro, sei un’incompetente!” urla disperata Dorothy, sul punto di mettersi a piangere per la frustrazione.

Patricia invece non riesce a reprimere una risatina, ben attenta a non farsi scoprire.

Manca ancora un’ultima cosa e l’angelo la ottiene con l’ennesimo schiocco di dita.

Bussando alla porta che conduce al corridoio, poco prima di aprirla, uno dei reporter fa ritorno.
“Mrs. Walker, mi scusi , ho dimenticato di chiederle se…”

Vedendola in quelle deprecabili condizioni, il giornalista non perde tempo e la immortala in degli scatti che forse gli possono fruttare più dell’articolo stesso.

“Aspetta, maledetto idiota, dove credi di andare con quelle foto? Torna qui!” lo insegue una zoppicante e furibonda Dorothy, determinata a fermarlo.

- Molto bene, qualche sassolino dalla scarpa me lo sono tolto. - pondera Aziraphale.                - Crowley sarebbe fiero di me. - considera, con un sorrisetto compiaciuto. - Il che non è una cosa di cui dovrei troppo rallegrarmi. - rimprovera a se stesso.

“Signora Walker, la prego venga…” esce dalla stanza una dei medici che hanno in cura la ragazza, per poi interrompersi e guardarsi attorno spaesata. “Ma… dov’è andata tua madre, ci sei solo tu?” interroga l’unica persona visibile in quel corridoio.

“Sì… vuole che esca?” domanda timorosa Patricia.

“Al contrario, cara, voglio che entri. Lei si è appena svegliata… pensavamo fosse in un coma irreversibile, invece… c’è stata una ripresa miracolosa!” sorride raggiante la Dottoressa.

Sentendo quell’ultima parola, Aziraphale sorride tutto tronfio.

“Ma è una notizia fantastica!” esulta Patricia, mentre la Dottoressa le fa strada e Aziraphale non manca di seguirle.

Ancora attaccata ai macchinari, seppur ormai quasi ritenuti inutili, Jessica si è tirata su a sedere sul letto, guardandosi attorno con aria confusa.
Non capisce che ci faccia in un ospedale, altro che malata, sente dentro sé la forza di dieci leoni.

“Come ti senti, Jessica?” sono le prime parole che le vengono rivolte dalla Dottoressa.

- Jessica, ecco come ti chiami. - acquisisce quell’informazione Aziraphale, sorridendo.

“Un po’ frastornata.” risponde la ragazza mora, toccandosi la testa che s'accorge essere bendata. “Tu chi sei?” chiede a quella che sembra essere una sua coetanea.

“Davvero non mi hai mai vista? Non conosci ‘It’s Patsy!’?” le domanda la rossa, stupita.

“Ho tredici anni, mica otto.” risponde rude Jessica, ma poi sembra rendersene subito conto. “Scusa, non volevo.”

Patricia scuote la testa, sorridendole.

“Non preoccuparti, è normale, devi essere ancora così scossa.” risponde calma. “Ti dirò, per me è una boccata d’aria fresca parlare con qualcuno che non mi conosce. Io sono Patricia.” le sorride affabile.

 

“Patricia. Tricia. Trish. Ti posso chiamare Trish?” le domanda l’altra.

L’ex bambina-prodigio si illumina. “Trish, sì, mi piace. Mi piace davvero tanto.”

 

“Io sono Jessica. Jess, se preferisci.” le stringe la mano, un po’ frettolosamente. “Dov’è il resto della mia famiglia? Stanno bene anche loro, non c’era spazio qui e li avete portati in un’altra stanza?” domanda, forse con troppo ottimismo.

Il silenzio di Trish e lo sguardo desolato della Dottoressa sono una risposta più che chiara. La più terribile per lei.

“No…” si appoggia con una mano alla sponda in acciaio del letto, con le lacrime che le sgorgano dagli occhi. “Nooo…” ripete, scuotendo la testa, come a voler scacciare via quel pensiero, quella notizia, quella tremenda realtà, mentre stringe maggiormente quella sponda. “NO!” urla, con tutta la rabbia che ha in corpo, sradicando la sbarra come se fosse fatta di gomma e lasciandola cadere a terra, sconcertata.

Aziraphale non si è perso un solo istante di quella scena.

- Ecco uno sfoggio dei tuoi poteri, mia piccola cara.-

“Ma che razza di ospedale è questo se avete materiali così scadenti e vecchi?” rimprovera alla Dottoressa Trish, prima di abbracciare quella che ormai considera un’amica e che in breve tempo potrà chiamare sorella.

“Ma se quei lettini sono nuovissimi…” borbotta fra sé e sé la Dottoressa, ripromettendosi comunque di segnalare quella lamentela.

“Permesso, che mi sono persa?” fa il suo ingresso Dorothy, ora rimessa a nuovo. “Vedi, Patricia, quanto è indispensabile avere sempre un cambio nel bagagliaio dell’auto?” dice sentendosi più a suo agio.

Fra i capelli sono presenti ancora tracce di purè, ma nessuna si azzarda a dirglielo.

Seppur ancora singhiozzante, Jessica si separa dall’abbraccio di Trish, per guardarla confusa “E tu chi diavolo sei?”

Poi tutto a un tratto Jessica mette a fuoco anche un’altra presenza in quella stanza.

“E che ci fai qui tu, ancora? Si può sapere che cosa vuoi da me?” grida, rivolta ad Aziraphale, che la scruta stupito, ma per tutte le altre lei sta guardando nel vuoto.

“È evidente che la paziente è ancora molto scossa e necessita di assoluto riposo. Troppe emozioni in una volta.” sentenzia la Dottoressa assicurandosi che tutti lascino la stanza.

Anche Aziraphale decide di andarsene, ancora sconvolto per la capacità di percepirlo che ha Jessica.

- Non ora, ma ci incontreremo presto, cara, in modo più convenzionale. - decide, scomparendo.

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                                                                         London, Goldsmiths University, 6 April 2000

Troppo frastornato da quell’incontro che poi ha preferito più razionalmente catalogare come un’allucinazione da troppo studio e stress, il giorno precedente Kevin ha preferito rifugiarsi nel proprio  alloggio, senza imbattersi in alcun tipo di relazione sociale.

Quella mattina si sente stranamente di ottimo umore, forse per quella lunga notte di riposo, forse per la bella, assolata giornata di inizio primavera, forse perché in qualche modo sente che quello sarà un giorno fortunato.

Ed è così almeno per le prime tre ore, che passa sereno in biblioteca a studiare.
Ormai ha deciso che il chewingum fra i libri del giorno precedente se l’è solo immaginato, anche perchè non sembra esserci la benché minima traccia di quello scherzo di pessimo gusto.

Tuttavia, il presunto o meno artefice di quel tiro mancino gli si para davanti con la sua crew non appena esce dalla biblioteca e si immette nel corridoio.

“Ciao senza-famiglia, cerchi forse di farti adottare dai tuoi libri, è per questo che non te ne separi mai?” lo sbeffeggia Riley e i suoi tre compari gli danno man forte con le loro risate.

“Adottato dai miei libri, ahahah, davvero divertente, sì…” alza gli occhi Kevin, augurandosi solo che quel supplizio finisca presto.

- Se gli do corda si stancherà prima e mi lascerà passare… - rimugina.

“Sorridi, secchione che non sei altro, oggi non torcerò nemmeno una pagina ai tuoi amati libri.” finge di rincuorarlo il bullo con quella notizia, ma Kevin già sa cosa lo aspetta.

Lo ha già provato altre volte.

“Oggi me la prendo direttamente con te… vediamo se con occhio nero o un dente rotto sarai ancora il cocco dei professori!” lo sbeffeggia, arrotolando il polsino della camicia per far bella mostra del suo orologio con quadrante in acciaio.

Kevin quell’orologio se lo ricorda dolorosamente bene, l’ultima volta Riley lo ha usato per dargli un pugno nello stomaco da cui ha impiegato giorni per riprendersi.
Se non altro era qualcosa di nascosto, ora quell’infame mira alla sua faccia.

“Te lo dovresti mangiare quel dannatissimo orologio!” mugugna Kevin, esasperato, prima di chiudere gli occhi e prepararsi al peggio.

Non solo quel pugno non arriva, ma sente le voci sconvolte e perplesse dei suoi compari.

“Riley, ma… cosa fai? Sei impazzito?”

Riaprendo gli occhi, Kevin si accorge che Riley ha provveduto a slacciarsi l’orologio e addentare il cinturino in cuoio come se fosse una liquerizia, staccando un pezzetto e cominciando a masticarlo.

Quella è una scena che attira parecchie attenzioni e il corridoio si affolla ben presto di curiosi.

“Non c’è niente da vedere qui!” avverte tutti Kevin, capendo troppo tardi di aver peggiorato le cose.

“Non vedo più niente!”
“Oh mio dio, i miei occhi!”
“Ho perso la vista!”
“Perché è tutto così buio?”
“Hey, chi ha spento le luci?”

Sono solo alcune delle reazioni spaventate degli studenti, che continuano ad andare a sbattere contro le cose o contro di loro.

Prima il bullo che si mangia l’orologio. Poi nessuno vede più niente.

- Esattamente quello che ho detto. Le mie precise parole. La gente fa ciò che dico. Io sto controllando le loro menti. Ma allora, ieri… -

Non ha nemmeno il tempo di pensarlo che una voce, molto simile alla sua, conferma le sue ipotesi.

“Proprio così, ragazzo mio!” esordisce Crowley, apparendogli davanti. “Piccolo appunto per te: la prossima volta che un demone ,che sembra te  fra qualche decennio, ti dona un potere, credi a tutto quello che ti dice!” si raccomanda.

 

Possono parlare liberamente, per una semplice ragione che Kevin nota subito.

“Tu… tu hai fermato il tempo!” esclama, guardandosi attorno e vedendo tutti restare perfettamente immobili e incoscienti di ciò che sta accadendo loro intorno.

“Beh, sì, è fra le cosucce che so fare!” fa un’alzata di spalle Crowley, come a volerne dare poco conto. “Ammetto che l’errore è stato anche da parte mia, me ne sono andato senza lasciarti quelle due o tre istruzioni per l’uso.” aggiunge, appoggiandosi a un armadietto. “Kevin Thompson, sì, puoi davvero controllare la mente di ogni essere umano e quindi non certo la mia, nel caso ci stessi pensando!”

“Non mi azzarderei mai.” mette subito le mani in avanti Kevin.
“Bugiardo, so che lo vorresti. Ma mi piace!” ridacchia Crowley, prima di tornare al suo decalogo di regole e spiegazioni. “La durata che ha la tua influenza sulle persone è di dodici ore, certo, a meno che tu non la stoppi prima. Darti un potere senza limiti sarebbe troppo dispendioso e problematico.”

“Crowley, che cosa.. che cosa mi hai fatto? Non c’è proprio la possibilità di annullare tutto questo e tornare normale?” domanda Kevin, ancora visibilmente sconvolto.

- E per cosa? Tornare al mio squallore di esistenza? - riflette tra sé e sé, cominciando a calmarsi e a guardare le cose da tutta un’altra prospettiva.

“Tutto è possibile, anche perché non hai firmato ancora nessun patto col tuo sangue… nahh, ma chi prendo in giro? Non esiste nessun patto da firmare. E poi chi lo vuole più il sangue? Hanno inventato le Montblanc!” ridacchia Crowley, contagiando anche il suo interlocutore. “No, okay, tornando seri… sì, se vuoi posso annullare tutto quanto.”

- Anche se spero vivamente di non doverlo fare, dove lo trovo un candidato altrettanto perfetto?-

“Però, dimmi, Kevin, tu di questo potere vuoi privarti davvero?” indaga, felice quando vede comparire sul volto del ragazzo un ghigno inquietante.

“No che non voglio. E poi dodici ore è un sacco di tempo!” rivela, compiacendolo.

- Quell’idiota di Riley potrebbe mangiarsi un’intera fabbrica di orologi in dodici ore! - contempla, divertito.

“Speravo di sentirtelo dire.” gli sorride il demone, abbassando momentaneamente le lenti scure per fargli un occhiolino. “Quanto alle faccende dell’Inferno, voi umani avete un’idea un po’ distorta, lascia che ti chiarisca meglio alcune cose. Tanto per cominciare non c’è nessuna compravendita sulla tua anima… semmai un piccolo appalto!” gli strappa un altro sorriso. “Ti ho dato quel potere per un motivo, è vero. Mi serve che tu faccia delle cose per me.”

“Che genere di cose?” si allarma Kevin, temendo che quel dono abbia un prezzo troppo alto da pagare.

“Cattive azioni. Le devi fare commettere agli altri. Non ti sto chiedendo né di uccidere, né di  far uccidere qualcuno… giusto un po’ di violenza, qualche rissa, un furtarello, l’adulterio poi mi farebbe guadagnare un sacco di punti. Cose così, insomma, e poi confido nel tuo estro creativo. Credi di essere in grado?” si accerta Crowley.

“Sì, certo, sembra anche divertente.” sogghigna Kevin.
“Oh, lo sarà.” sogghigna Crowley. “Questo non significa che non lo puoi usare anche per motivi personali, mi piaceva quello che stavi facendo. Tieniti pronto perché sto per sbloccare il tempo, ma ora sai come fare… e quando hai bisogno chiamami e io comparirò.” si congeda, scomparendo con uno schiocco di dita.

Un istante dopo il tempo riprende a scorrere al suo ritmo regolare.
La differenza è che ora Kevin sa cosa fare.

 

“Voi tutti, riprendete a vedere e poi, tranne Riley, potete andare, crederete che sia stato tutto uno scherzo ben architettato".

Tutti fanno come loro ordinato, lasciandolo solo con Riley, che va avanti a strappare pezzi di cinturino e mangiarseli.

In un primo momento è intenzionato a stopparlo, ma poi ricorda tutti i soprusi subiti in quegli anni.

- Non c’è alcuna fretta dopotutto. Magari aspetto che si mangi giusto la prima metà del cinturino… e se gli verrà un’occlusione intestinale non sarà certo colpa mia. -

Tutto soddisfatto, osserva il suo aguzzino eseguire il suo comando, ma quello è solo l’inizio.

Kevin ha ancora qualche sassolino da levarsi dalla scarpa.

TBC


Spero di aver mantenuto intatta la ‘simpatia’ della Sig.ra Walker, è la prima volta che mi ci destreggio ^^’

Vero che è adorabilmente tremendo Aziraphale quando vuole? <3

Contradditemi pure, ma secondo me la battuta sulle Montblanc è una cosa proprio da Crowley.

L’idea del cinturino mi  è venuta… nooo, meglio non dirlo, ma sì, sp**ttaniamoci:

 

Avete presente quando Paperon De Paperoni fa mangiare a Rockerduck il cappello dalla rabbia?  Che poi… chi è che lo doppia il nuovo zio Paperone? ;) ehh tutto torna XD

Alla prossima, spero continui a incuriosirvi, anche perché siamo solo all’inizio...

In zona ‘Good Omens’  non so quando ma il prossimo aggiornamento sarà ‘Run, baby, run!’

In zona ‘Jessica Jones’ .. aspettatevi una nuova rossa… non so nemmeno se avrà voglia di rimanere solo una one shot ^^’
vado giusto a vedermi la seconda stagione in attesa di un grande (ma breve) ritorno

besos a chiunque è passato di qui ^^
   
 
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