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Autore: FeBookworm    03/03/2020    1 recensioni
Lo sguardo di Andromeda si spostò dal profilo di Draco a quello di Regulus Black e poi disse:”Vuole essere migliore di così, Hermione. Vuole dimostrare al mondo, ma soprattutto a se stesso, che ha capito cos’è giusto e cos’è sbagliato, che sa compiere gesti disinteressati, senza tornaconto. Vuole dimostrare che è un uomo migliore rispetto a quello che Voldemort l’ha costretto ad essere. E la sua espiazione comincia con te, che rappresenti tutti ciò che gli hanno insegnato a disprezzare.”
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Novembre 1998

Uscendo dalla biblioteca, Hermione pensava a quanto era stato naturale per lei scegliere di tornare a Hogwarts per completare gli studi. Finita la guerra, aveva creduto di trovarsi indecisa sul da farsi, sommersa da dubbi e incertezze. Invece, dopo i pochi processi del Ministero che l’avevano tenuta impegnata come testimone durante l’estate, la sua mente si era totalmente liberata e, come in preda a degli automatismi, aveva preparato il baule e il resto e si era diretta a King’s Cross.
Aveva persino pensato che sarebbe stata l’unica a tornare, invece il treno era pieno come al solito e lei si era ritrovata a parlare del più e del meno con Ginny, Luna e Neville. E’ vero, Harry e Ron non sarebbero stati con lei quest’anno, ma aveva comunque gli altri suoi amici.
La Mcgranitt, divenuta Preside di Hogwarts, aveva fatto un ottimo lavoro nel restaurare il castello. Sembrava come se niente fosse accaduto nell’ultimo anno e mezzo e questo facilitava la vita dei reduci nel castello. Dal momento che tutto era come prima, prima della guerra, Hermione riusciva a non pensare che, in quella stessa Sala Grande, i corpi di Fred, Tonks e Lupin erano stati posti per permettere ai loro cari di piangerli in tranquillità. O che all’interno della Stanza delle Necessità Tiger era caduto vittima del suo stesso incantesimo. Stranamente, mentre durante l’estate gli incubi l’avevano tormentata, nel suo dormitorio nella stanza assegnatale in quanto Caposcuola, riusciva a dormire serenamente, senza né incubi nè sogni, e al mattino si sentiva riposata come quando era bambina.
La magia di Hogwarts consisteva anche in questo.
L’unica cosa che, a volte, ancora la tormentava, era la cicatrice che aveva sul braccio, regalo di Bellatrix Lestrange. Capitava a volte che, nel mentre di una discussione, sentisse un prurito insopportabile che la faceva tacere di colpo. Grattandosi, il prurito non faceva altro che peggiorare e, anche quando riusciva con un po’ di ghiaccio e con alcuni unguenti a placare il prurito, prima o poi tornava sempre.
Come in questo momento.
Hermione si arrestò di colpo, lasciando cadere i volumi presi in biblioteca. Cercò di sfregare il tessuto del maglione contro la cicatrice, sperando che il prurito diminuisse per il tempo necessario di raggiungere la sua stanza. Ma, anzi, peggiorò. Provò a grattarsi leggermente la zona interessata, ma continuava ad aumentare e aumentare e…
“Granger”.
Hermione si voltò, talmente stupita di averlo sentito parlare da dimenticarsi del prurito.
Da quando erano ricominciate le lezioni, non aveva mai sentito Draco Lucius Malfoy proferire parola. A lezione non interveniva mai (non che gli insegnanti lo incitassero a farlo), e anche in giro per i corridoi non si sentiva mai la sua voce. Da quando era finita la guerra si era rifugiato in un mutismo tale che tutti avevano iniziato a fantasticare che Voldemort in persona gli avesse tagliato la lingua.
Lo guardò con aria interrogativa mentre, con lo sguardo rivolto in un punto indistinto dietro di lei, le porgeva una boccetta con dentro un liquido piuttosto denso dal colore verdastro.
“E’ estratto di aloe vera, valeriana e veleno di Krait” le disse lui.
“Mi stai dando un equivalente magico di un analgesico?” domandò Hermione curiosa, prendendo la boccetta dalle sue mani.
Se ci fossero stati Harry e Ron, probabilmente si sarebbe stupita del fatto che la conversazione era iniziata normalmente, dai toni civili, contrariamente alle loro abitudini. Erano pur sempre la Sanguesporco Granger e il Purosangue Malfoy.
Ma la guerra era finita ed era stato lui a iniziare il tutto, cercando in più di darle una mano. Il minimo che potesse fare era rimanere civilmente educata.
Malfoy annuì, continuando a non guardarla.
Avrebbe voluto chiedergli perché glielo stava porgendo, come avesse fatto a capire che era proprio quella cicatrice a darle fastidio. Ma lo sguardo vuoto di Malfoy, lo sguardo di chi cerca di essere invisibile e di non farsi notare, la fermò.
“Non ne ho mai sentito parlare…” disse lei sovrappensiero, guardando il liquido nella boccetta.
“E’ un’invenzione di Severus” le disse solamente lui. Con questo girò i tacchi e la lasciò lì, in mezzo al corridoio, con i libri ancora per terra.
Quella sera Hermione mise un po’ di quell’unguento sulla cicatrice e fu immediatamente investita da una sensazione di gelida pace. Come se qualcuno le avesse appena messo della neve sul punto interessato.
Il prurito cessò per alcuni giorni.

 
Dicembre 1998
 
Erano strano per Hermione ritrovarsi a Grimmauld Place dopo la guerra,ancor di più durante la feste . Di solito trascorreva il Natale con i suoi genitori, ma non aveva ancora trovato il coraggio di andare in Australia a restituire loro i ricordi. Voleva essere sicura che la Pace fosse realmente tale prima di farlo.
Si ritrovò a passare molto tempo con Andromeda Black, dal momento che Teddy era ormai diventato uno di famiglia per Harry e i Weasley.
Così un giorno, mentre erano sedute nella stanza dell’arazzo dove non entrava mai nessuno, le fece vedere la boccetta che Draco le aveva dato, nella speranza che lei potesse in un qualche modo spiegarle il comportamento del nipote.
“Ah, l’unguento col veleno di Krait” disse lei, una volta annusato il contenuto:”Severus lo usava spesso. Soprattutto su Silente.”
“Ancora non capisco come mai me lo abbia dato. Non siamo amici, anzi.”
Andromeda annuì:”Espiazione, Hermione.”
“Non capisco”.
Andromeda si alzò dalla sedia e si avvicinò all’albero genealogico della famiglia Black. Con le lunghe dita da aristocratica tracciò il profilo di Draco:”Credo che Draco sia molto più simile ai Black che ai Malfoy, anche se l’educazione ricevuta da Lucius lo  influenza tuttora. L’ho osservato, sai? Al processo, intendo. Un ragazzo viziato e a tratti ancora infantile, costretto a diventare uomo dall’oggi al domani per evitare che i suoi genitori vengano uccisi. Si è disposti a fare qualsiasi cosa pur di proteggere i propri cari, e tu ne sai qualcosa, giusto?”
Hermione annuì, ma non disse niente. Lasciò che Andromeda continuasse a parlare.
“Quello che Draco ha visto, o peggio fatto, durante il periodo in cui voi stavate cercando coraggiosamente gli Horcrux io non lo so. Ma immagino che quell’esperienza abbia fatto scattare qualcosa in Draco e che lui abbia finalmente messo in discussione tutti gli insegnamenti di Lucius. Harry mi ha fatto leggere la dichiarazione di Draco prima del processo; era disposto ad andare ad Azkaban insieme a suo padre, chiedeva solamente che lasciassero in pace sua madre. Se è tornato a Hogwarts, pur sapendo che i suoi compagni di Casa l’avrebbero isolato e che tutti l’avrebbero insultato per il suo ruolo svolto durante la guerra…” lo sguardo di Andromeda si spostò dal profilo di Draco a quello di Regulus Black e poi disse:”Vuole essere migliore di così, Hermione. Vuole dimostrare al mondo, ma soprattutto a se stesso, che ha capito cos’è giusto e cos’è sbagliato, che sa compiere gesti disinteressati, senza tornaconto. Vuole dimostrare che è un uomo migliore rispetto a quello che Voldemort l’ha costretto ad essere. E la sua espiazione comincia con te, che rappresenti tutti ciò che gli hanno insegnato a disprezzare.”
Hermione notò come le dita di Andromeda si spostarono dal profilo di Draco a quello di Regulus, per poi posarsi su dove una volta c’era quello di Sirius:”In fondo, c’è molto più della famiglia Black in Draco di quanto si immagini”.

 

Gennaio 1999
 
Hermione non si ricordava come mai fosse finita in infermeria. Sapeva solamente che un momento prima stava parlando con Ginny di cosa fare a Hogsmeade e il momento successivo era stesa sul letto dell’infermeria con i volti preoccupati della McGranitt e della Chips sopra di lei.
“Come ti senti, Mione?” le chiese Ginny:”Sei svenuta di colpo e hai avuto la febbre per giorni!”
“Io...non lo so. Mi sento come se mi avesse investito un treno” Hermione fece per alzarsi, ma, quando fece leva sul braccio con la cicatrice, cacciò un urlo.
Il braccio era tornato a farle male, un dolore lancinante come quando Bellatrix le aveva impresso quelle terribili lettere sulla pelle. E non si placava, maledizione, non si placava. 
“Deve chiamare Malfoy” disse Hermione tra un gemito e l’altro, rivolgendosi alla McGranitt.
“Ma Mione sei impazzita?” intervenne Ginny.
“La prego, professoressa. Chiami Malfoy.”
Il ragazzo arrivò dopo un tempo che a Hermione parve infinito anche se Ginny le assicurò dopo che erano passati solo un paio di minuti. 
Senza chiedere niente a nessuno, le si avvicinò e prese ad analizzarle la cicatrice. Pulsava, come se ci fosse un’infezione in corso, e Hermione era tentata di strapparsi la pelle del braccio a morsi pur di farlo smettere.
“Avrei bisogno di passiflora e verbena, Madama Chips. E anche dell’artiglio del diavolo. E delle bende”.
La McGranitt fece segno a Madama Chips di fare come il ragazzo diceva. Malfoy intanto fece apparire una boccetta con lo stesso unguento che aveva dato a Hermione mesi fa e alcuni strumenti che di solito usavano a Pozioni.
Mise la passiflora e la verbena su un fazzoletto, ne fece uscire il liquido, e lo mise su naso e bocca di Hermione.
“Inspira, Granger. Stai avendo una crisi di panico. Inspira. Così, a fondo. Ed espira. Inspira. Espira.”
Quando la vide calma abbastanza, le passò l’artiglio del diavolo sulla cicatrice, come analgesico.
Si fece un taglietto sul pollice e le disse:”Questo brucerà.”
Col suo sangue passò ogni singola lettera della cicatrice per tre volte. A Hermione parve di essere arsa viva, ma poi, pando il pollice di Malfoy passò per la terza volta sulla “d” di Mudblood, tutto finì.
Le passò di nuovo l’artiglio del diavolo per poi farle un impacco con l’unguento di Severus e bendarle la zona della cicatrice.
Per la prima volta da...anni, gli occhi argentei di Draco si fissarono nei suoi:”E’ finita, Granger. Non ti darà più fastidio”.
Per qualche strano motivo, Hermione gli credette. Anche se non era sicura di quello che era appena successo.
“Quando ti ha fatto questa, Bellatrix ti sputò addosso, ti ricordi? Deve averti infettata con qualche germe Purosangue, altrimenti il mio sangue non sarebbe riuscito a curarti. Non so perché si sia manifestato così tardi, ma così è.”
“Magia del sangue” sussurrò la McGranitt:”Solo i più puri tra i maghi Purosangue riescono a gestirla”.
Malfoy fece spallucce:”E’ solamente grazie agli insegnamenti di Severus che sapevo come curare la Granger. Non certo grazie al mio sangue. Posso andare adesso?”
Non aspettò nemmeno una risposta né un grazie da parte di Hermione, così com’era arrivato se n’era andato.
La cicatrice non fece più male a Hermione.

 
Marzo 1999
 
Hermione lo cercò dappertutto, quando finalmente riconobbe la sua chioma bionda tra i banchi di studenti in biblioteca. Si avvicinò a lui e posò la lettera sopra il libro che stava leggendo.
“Mi spieghi questa, Malfoy?”
Dall’episodio dell’infermeria, Hermione non riusciva a stargli lontano. L’aveva pedinato per giorni prima di riuscire a dirgli grazie. E poi, quando lui aveva fatto spallucce e l’aveva liquidata con “Non ho fatto niente di ché, Granger”, aveva continuato a tormentarlo finché non erano riusciti a instaurare un rapporto serio, di fiducia. Litigavano ancora, era impossibile per loro farlo, ma non c’erano più i toni accesi e cattivi di prima. Semplicemente, avevano due caratteri forti che spesso collidevano. Ma era bello parlare con lui, la stimolava, la arricchiva. Aveva sempre dato per scontato che Malfoy prendesse voti alti per qualche trucchetto scolastico, ma in realtà aveva sete di sapere quasi quanto lei. E sapeva molto di più sulle Arti magiche antiche, quelle tramandate nei secoli, di famiglie Purosangue in famiglie Purosangue, di qualsiasi libro scovato in biblioteca. O sulla Magia Oscura.
E, anche se Draco non avrebbe mai, mai, amato i Babbani, si mostrava quanto meno interessato alla sua vita nell’ “altro  mondo” come lo definiva lui.
Eppure, quella lettera…
Draco non alzò gli occhi dal libro e scostò la lettera:”Ho fatto una donazione, Granger. Niente di ché.”
“Una donazione a un ente che si occupa di bambini Mezzosangue e Sanguesporco rimasti orfani dalla guerra” precisò lei.
Malfoy annuì, girando la pagina del libro e prendendo qualche appunto su quanto letto in precedenza.
“Andromeda mi ha scritto che l’hai fatta a nome suo, in modo da non ricevere l’attenzione dei media. Perché?”
Draco fece spallucce, un gesto che, Hermione constatò, stava prendendo l’abitudine di fare quando non voleva esporsi troppo:”Ho fatto del bene, non c’è bisogno che lo sappia tutto il Mondo Magico”.
“Ma così saprebbero tutti che sei cambiato!”
Draco alzò gli occhi argentei su di lei e con sguardo serio le disse:”Le persone di cui mi importa sanno già che sono cambiato. Degli altri non mi interessa”.
In quell’esatto momento Hermione seppe che di un Draco Lucius Malfoy così, con queste caratteristiche, si sarebbe anche potuta innamorare.


 
Giugno 1999
 
“Siamo così fieri di te, Mione!” le disse dolcemente Harry mentre l'abbracciava. Aveva ottenuto i pieni voti ai M.A.G.O. e ricevuto più di venti proposte diverse per la sua formazione post-Hogwarts.
“Hai già deciso che farai adesso?” le chiese Ron.
Hermione annuì:”Voglio occuparmi degli orfani di guerra. Aiutarli a superare i loro incubi e le loro paure.”
“E lui? Sai già cosa farà Malfoy?” chiese Harry.
“Puoi anche chiederlo al diretto interessato, Harry. E’ proprio dietro di te”.
Draco sbuffò rumorosamente e scosse la testa, mentre Teddy, che teneva in braccio, lo imitò. Da quando Draco aveva cercato di instaurare un rapporto con Andromeda, passava sempre più tempo con Teddy. Hermione era felice che con quella parte della sua famiglia che aveva sempre ignorato fosse finalmente felice. Felice di essere finalmente se stesso.
“Per risponderti, Potter, andrò al San Mungo per diventare Medimago. Curare è meglio ferire, è questo che mi ha insegnato la guerra”.
Hermione sorrise, orgogliosa dell’uomo che era diventato. Da solo, senza l’aiuto o, peggio, l’influenza di qualcuno.
Stavano bene. Il Mondo Magico era in pace.
Finalmente hermione riusciva a vedere un futuro roseo per tutti, e per loro due, finalmente insieme.
Andava tutto bene. 
   
 
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