Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    04/03/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fai la scelta giusta
 
Gladia era tornata nelle sue stanze ed era iniziata l’attesa per il ritorno di Bekie e della delegazione. Era da poco tramontato il sole quando i soldati la prelevarono per portarla nella sala del trono.
Dai loro volti tesi comprese che le notizie non erano buone e ancora prima di raggiungere la loro meta, le grida isteriche di Skeli le fecero capire che erano anche peggiori.
“Come può essere possibile?” stava gridando la regina. “Esigo una spiegazione. Ora.”
Takis, Bekie e gli altri comandanti di Orfar erano in piedi davanti alla scalinata che portava al trono, le teste chine e gli sguardi bassi.
“Spiegatemi come può essere ancora viva” gridò Skeli. “Mi aveva garantito che fosse morta. Che cosa è successo?”
“Mia regina” disse Takis. “In questo momento non abbiamo una spiegazione da darvi.”
Gladia si posizionò dietro i comandanti, pronta a godersi quello spettacolo. Skeli sembrava davvero sconvolta e la cosa le dava piacere. Era un pensiero stupido e indegno di lei, ma non poteva farne a meno.
La regina afferrò uno dei cuscini e lo scagliò contro Takis colpendolo alla testa. “Portami Igar” ordinò con tono perentorio. “Ora.”
Igar? Si chiese Gladia. Che cosa vuole da quello sventurato? Non le basta averlo ridotto a una pianta?
Due soldati trascinarono Igar per le ascelle. Lo stregone sembrava stesse peggio dell’ultima volta che lo aveva visto. Gli occhi erano fissi e vitrei e dalle labbra spalancate colava un filo di bava che gli imbrattava la tunica sudicia.
Da quanto non gli cambiano il vestito e non lo lavano? Si domandò Gladia.
I soldati depositarono Igar ai piedi della scalinata. Lo stregone si afflosciò sul pavimento non appena venne meno il sostegno di due uomini, che subito lo riafferrarono per le ascelle e lo sollevarono.
Skeli si avventurò sulle scale con andatura incerta e per un istante Gladia temette che crollasse a terra e rotolasse. Invece la regina, anche se a fatica, raggiunse Igar e gli si posizionò di fronte.
“Idiota” gli gridò. “Lei è ancora viva.”
Gladia si accigliò.
“Lei è viva, maledetto.” Skeli afferrò la gola di Igar e la strinse tra le mani paffute. “Viva, capisci? Viva, viva, viva.”
Ogni volta che diceva “viva” la testa di Igar andava su e giù come quella di un giocattolo a molla che saltava fuori da una scatola.
Quando era bambina a Gladia ne avevano regalata una e ricordava di essersi divertita molto con quel giocattolo, finché non gli era venuto a noia.
In quel momento non provava alcun divertimento e la sorte di Igar sembrava precaria.
Skeli gli diede un ultimo strattone e lo scaraventò a terra. Igar batté la tempia sullo spigolo della scala e giacque immobile, gli occhi spalancati.
“Lei è viva” disse Skeli risalendo a fatica verso il trono. “Viva. Viva” ripeté con voce affannata prima di ributtarsi sui cuscini, dove giacque con le braccia abbandonate lungo il corpo e il petto che si alzava e abbassava a ritmo impressionante.
“Portatelo via” disse Skeli. “Rinchiudetelo nella cella più buia della prigione. È quello che si merita per avermi mentito.”
I soldati sollevarono Igar a fatica. Stavolta lo stregone reclinò la testa all’indietro e spalancò gli occhi. Un rivolo di sangue che scendeva dalla tempia destra gli aveva inzuppato la tunica lorda.
I soldati sembrarono esitare di fronte a quello spettacolo.
“Che aspettate?” disse Skeli con tono stizzito. “Vi ho dato un ordine. Eseguitelo se non volete finire anche voi in una cella.”
“Maestà” disse una delle guardie con tono esitante. “Credo che sia morto.”
L’espressione di Skeli si rabbuiò. “Razza di idioti incapaci” gridò. “Lo avete ucciso con le vostre maniere brutali.”
Uno dei soldati lasciò la presa su Igar e si inginocchiò. “Maestà, vi assicuro che…”
“Silenzio” gridò Skeli. “Portate via questi due incapaci e tumulate il corpo del povero Igar.”
“Imploro il vostro perdono” disse il soldato ancora in ginocchio.
Altre guardie li presero in consegna e li portarono via mentre due servi si occuparono di Igar.
Gladia li osservò portare via il corpo dello stregone. Skeli nel frattempo sembrava essersi calmata.
“Mi spiace che tu abbia dovuto assistere a un simile spettacolo, inquisitrice” disse la regina rivolgendole la parola per la prima volta. “Ma immagino che col lavoro che svolgi tu abbia visto e fatto di peggio.”
Posso anche aver commesso molti errori, pensò Gladia, ma poche volte ho visto qualcosa di peggio.
“Tu sei la sovrana di Orfar e tu amministri la giustizia” disse invece. “Ti chiedo solo di essere clemente con quei soldati.”
“Perché dovrei essere clemente con quegli inetti?”
Perché solo chi si dimostra tale potrà poi chiedere clemenza per sé stessa, pensò Gladia.
“Posso domandarti che cosa ha fatto Igar di così terribile?” chiese per cambiare discorso.
Skeli emise un borbottio. “Ha mentito. A me. Bekie, spiega tu all’inquisitrice che cosa hai visto al campo dei malinoriani.”
Gladia si voltò verso la strega.
“Che io sia dannata” disse Bekie. “Persino io mi sono spaventata quando me la sono vista apparire davanti.”
“Di chi parli?”
“Della strega dorata ovviamente” rispose. “È stato come vedere un fantasma.”
Gladia sussultò. “Ti riferisci a Bryce? Alla principessa di Valonde?”
“Che io sia dannata, certo che sì, inquisitrice. Proprio lei.”
“Vuoi dire che è viva?”
“Più viva di quanto pensi” disse Bekie. “Che io sia dannata.”
Bryce è viva, si disse Gladia sforzandosi di non mettersi a esultare. In qualche modo era riuscita a sopravvivere o forse il racconto di Igar non era stato del tutto esatto. Non importa.
“Saremo tutti dannati” disse Skeli con tono cupo. “Quella maledetta è riuscita a tornare dai sette inferi. O forse non c’è mai stata. Persino i demoni l’hanno cacciata via.”
Ma non cacceranno via te, pensò Gladia.
La sua mente pensava alle prossime mosse da fare. Doveva trovare il modo di contattare Bryce e farle sapere che era lì, dentro il palazzo, pronta ad aiutarla se avesse mosso battaglia contro Skeli la regina traditrice, spergiura e adesso anche assassina.
“E c’è anche dell’altro” proseguì Skeli.
Gladia si accigliò.
“Dille tutto, Bekie. Dille che cosa ha osato fare quella maledetta sfrontata.”
Bekie si umettò le labbra. “Che io sia dannata se non è così, maestà. Bryce ha osato accusarvi di aver cercato di ucciderla. È andata in giro dicendo che tu avresti ordinato a Igar e ad altri stregoni di assassinarla mentre lei veniva a sud.”
Skeli rise e per un attimo la sua risata sembrò il guaito di un animale ferito. “L’hai sentita, inquisitrice?”
L’ho sentita sì, pensò Gladia. Sarà questa l’accusa che ti muoverò quando verrà il momento di processarti e condannarti.
“Finisci di raccontare, Bekie. Cos’altro ha detto quella maledetta?”
“Che intende venire qui” disse la strega. “Che vuole consegnarsi a noi in cambio della liberazione di un prigioniero.”
“Non uno qualsiasi, ovviamente” disse Skeli trionfante. “Quella pazza ha osato offrire la sua vita in cambio di un re. Come se la sua vita valesse tanto.”
Vale più della tua, pensò Gladia.
Un’idea le si formò nella mente. “Forse dovresti valutare la sua proposta” disse a Skeli.
Lei le scoccò un’occhiata perplessa. “Se la strega dorata riuscisse a entrare in questa città, non farebbe altro che causare disastri. E verrebbe a uccidere me, quella pazza.”
Se lo facesse davvero, io l’aiuterei pensò Gladia.
“Credo che valga la pena correre qualche rischio pur di catturarla” disse.
Skeli si accigliò. “Perché non sei tu a correre quel rischio, inquisitrice.”
“Potrei andare io a prelevarla, quando i malinoriani la condurranno ai cancelli per lo scambio.”
“Non ci sarà alcuno scambio.”
Non avevo alcun dubbio, si disse Gladia, ma con un po’ di fortuna le cose potrebbero andare bene lo stesso.
“Basterà che i malinoriani lo pensino” suggerì.
“Se non vedranno il prigioniero attaccheranno.”
“Che lo facciano. In fondo siamo pronti a difenderci, no?”
A me basta che Bryce sia con me e al sicuro, si disse Gladia. Poi penseremo a come fare per distruggere dall’interno la tua bella fortezza.
“Devo rifletterci” disse Skeli sedendo sui cuscini. “Ora uscite. Sono stanca e devo riposare.”
Le guardie scortarono Gladia verso la sua stanza. Lungo il percorso incrociò Takis. Lo stregone avanzava con sguardo cupo. Gladia gli tagliò la strada di proposito.
“Posso scambiare due parole con te?” gli chiese.
L’espressione di Takis si incupì ancora di più. “Che cosa vuoi?”
Gladia fece un cenno alle guardie. “Non possiamo parlare in un luogo tranquillo?”
Takis ghignò. “Non esistono posti simili qui a palazzo. Se vuoi dirmi qualcosa fallo e ce ne prenderemo entrambi la responsabilità.”
“Allora non abbellirò le mie parole. Hai appena assistito all’assassinio di un tuo confratello giurato.”
“Igar era un idiota.”
“A volte i fratelli lo sono, ma tu hai giurato di difendere la sua vita, come lui aveva giurato di difendere la tua.”
“Non credo che Igar avrebbe mai alzato un dito per proteggermi.”
“Ciò non cambia il fatto che tu hai giurato, comandante.”
Takis tacque.
“Rifletti bene sulle tue prossime mosse” l’ammonì Gladia. “Presto ci sarà una battaglia e dovremo schierarci. Tu da che parte starai?”
“Con Orfar” rispose Takis. “Come sempre.”
Gladia annuì e tirò dritto. Non si voltò, ma era sicura che lo stregone la stesse osservando. Le due guardie la scortarono fino alla sua stanza e lei entrò in fretta, chiudendosi la porta alle spalle.
Appena dentro, un’ombra si mosse sullo sfondo appena illuminato da una lampada.
Gladia preparò i dardi magici e lo scudo.
“Non ce ne sarà bisogno” disse una voce femminile. “Non vengo per farti del male, ma per avvertirti.”
Belyen, pensò Gladia.
Dalle tenebre emerse una figura femminile. “Lieta di rivederti, inquisitrice.”
“Lieta di rivedere te” disse Gladia. “Mi hai spaventata. Non sai quanto sei stata vicina a venire colpita.”
“E tu non sai quanti sforzi ho dovuto fare per raggiungerti” disse la strega. “Sei praticamente sparita da quella sera.”
“Skeli mi ha scoperta, ma non ho idea di come abbia fatto.”
“Uno dei prigionieri deve averti riconosciuta e ha avvertito le guardie. Dovevi essere più prudente.”
“Sei qui per rimproverarmi?”
Belyen ghignò. “Ti porto un messaggio.”
“Da parte di chi?”
“Jamar. Ci serve il tuo aiuto.”
“Non posso fare molto come vedi.”
“Io credo di sì. Sei una strega potente. Potresti avere la meglio su quelle guardie e fuggire.”
E poi cosa accadrebbe a Robern? Si chiese Gladia.
Aveva riflettuto sull’idea di una fuga e l’aveva scartata. Se avesse tentato di allontanarsi dal palazzo, Skeli avrebbe fatto uccidere Robern, anche solo per vendetta. Quella donna era imprevedibile.
“Perché dovrei fuggire? Qui sono una ospite riverita.”
“Non giocare con me, inquisitrice. Anni passati a evocare ombre mi hanno insegnato a riconoscere quando qualcuno cerca di nascondere qualcosa. Tu hai un motivo per restare qui.”
“Anche se fosse?”
“Non mi interessa, ma ti rende debole. Devi scegliere.”
“Ho già fatto la mia scelta.”
Belyen annuì. “Spero sia quella giusta. Jamar ha deciso di agire.”
“Che intende fare?”
“Non lo dirò certo a te e qui, inquisitrice. Queste vecchie mura hanno occhi e orecchie. Tu però tieniti pronta ad agire. Ricorda ciò che vi siete detti tu e Jamar quella notte.”
“Non l’ho dimenticato, ma le cose sono cambiate.”
“E cambieranno ancora.”
“Dimmi che cosa vuole fare Jamar” disse Gladia.
Belyen esitò, scosse la testa, poi disse: “Vuole liberare il prigioniero.”
“È un suicidio.”
“Tu hai un’idea migliore, inquisitrice?”
“No, non ce l’ho. Ma dovrete sbrigarvi. Skeli potrebbe aver deciso di agire prima di quanto crediate.”
Qualcuno bussò alla porta facendola sobbalzare. Gladia guardò Belyen e la vide sparire tra e ombre.
“Apri pure” sussurrò la strega.
Gladia ebbe solo il tempo di voltarsi prima che le guardie aprissero la porta senza attenderla.
“La regina vuole vederti” disse una delle guardie con tono perentorio.
Gladia non cedette alla tentazione di guardare verso il punto in cui Belyen era sparita e seguì le guardie fino alla sala del trono.
Skeli sembrava più tranquilla e rilassata. “Abbiamo deciso di seguire il tuo consiglio, inquisitrice” disse con tono annoiato.
Bene, si disse Gladia.
“Faremo lo scambio come ci chiedono i malinoriani” proseguì Skeli. “Ma tu, inquisitrice, dovrai dimostrare la tua fedeltà alla causa dell’alleanza. Effettuerai lo scambio per nostro conto. Non appena la strega dorata sarà tra le tue mani, dovrai ucciderla e portarmi la sua testa.”
Gladia fece per obiettare, ma Skeli aggiunse subito: “Prima che tu dica qualsiasi cosa, ricorda che la strega dorata è una traditrice rinnegata. Avresti tutto il diritto di mettere fine alla sua vita. Inoltre, ti ricordo che il tuo amico è nelle nostre mani. Ora tocca a te fare la scelta giusta, inquisitrice.”
Mentre i soldati la riportavano alla sua stanza, trovò Takis ad attenderla. Il comandante fece un cenno col capo alla scorta e questa si ritirò senza fare domande.
“Devo mostrarti una cosa” disse lo stregone. “Stavolta in privato.”
Gladia lo seguì fino a una cella del livello inferiore, cui si accedeva dopo un breve corridoio. Al suo interno c’era un fagotto arrotolato e disteso sul pavimento.
Takis gli diede un calcio e lo fece girare. Al suo interno, un corpo che giaceva in maniera scomposta, la testa che ciondolava da un lato e una decina di ferite sparse tra l’addome e la schiena.
Anche nella fissità della morte riconobbe quel viso senza difficoltà.
Belyen, pensò.
“Conosci questa donna?”
Scosse la testa. “È la prima volta che la vedo.”
“Dalla tua espressione, avrei giurato il contrario.”
“E saresti passato per spergiuro, comandante.”
Takis annuì grave. “Come ti dissi, questa fortezza ha occhi e orecchie.”
E artigli per dilaniarti e fauci per divorarti, pensò Gladia. “Volevi mostrarmi questo misero spettacolo?”
“C’è altro che devi vedere.”
“Cosa?”
“Quello che stava cercando questa sventurata quando l’abbiamo scoperta.”
Gladia lo seguì in un’altra cella dello stesso livello. Questa era di forma rettangolare, lunga almeno trenta passi e larga quindici. Una dozzina di figure umane sedevano con le schiene appoggiate alle mura incrostate di umido. Il pavimento era disseminato di sporcizia e di resti di feci e pasti consumati all’interno di quegli spazi angusti. Un odore nauseabondo saliva da quei corpi ridotti a scheletri.
“Chi sono?” domandò coprendosi il naso e la bocca col dorso della mano.
“Adesso sono solo fantasmi” disse Takis cupo. “Morti per il mondo fuori da queste mura, per i loro parenti e amici. E forse anche per sé stessi, chi può dirlo? Ma una volta erano stregoni. Incantatori che hanno avuto la sfortuna di nascere a Orfar o di trovarsi a passare da queste parti nel momento sbagliato. Almeno tre o quattro una volta facevano parte del circolo di Malinor. Sono stati catturati e portati qui dopo la distruzione della loro città.”
“Perché?”
“Per volere di Skeli. La regina ha trasformato questa fortezza in una gigantesca arma incantata.”
Gladia quasi si sentì sopraffare da quel pensiero.
“Ogni muro, ogni livello, ogni cella è stata incantata con un incantesimo. Se qualcuno provasse a entrare qui dentro, basterebbe una sola sfera infuocata ad attivarli, liberando la loro potenza.”
“Non può essere. È al di là di ogni legge sulla stregoneria oscura.”
“Eppure è così. E non è tutto.”
“Cos’altro c’è ancora?”
Takis fece una smorfia. “La regina stessa ha trasformato il suo corpo in un’arma incantata. Se qualcuno cercasse di colpirla o riuscisse a ucciderla, gli incantesimi si libererebbero tutti insieme.”

Prossimo Capitolo Venerdì 6 Marzo
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor