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Autore: Mannu    13/03/2020    0 recensioni
Il capitano medico Anderson non è uno che si dà per vinto tanto facilmente. Ha già dimostrato notevole testardaggine salendo a bordo di una sonda borg danneggiata e riportando in braccio un drone borg disabilitato. Ora, ad anni di distanza da quel fatto, d'accordo col dottor Steiner, specializzato in medicina borg, è riuscito a convincere Nove di Ventuno a sottoporsi a una ulteriore operazione chirurgica per rimuovore i vistosi impianti borg che ha attaccati a un lato della testa. Un altro passo verso la liberazione dal Collettivo. Di malavoglia Nove lascia il comando della U.S.S. Starfender al suo primo ufficiale, il klingon Th'Karr...
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Borg, Klingoniani, Nuovo Personaggio, Romulani, Vulcaniani
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Star Trek: la nuova frontiera'
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Una nave per Nove
9.

Virma Brax stava alla console delle comunicazioni mestamente afflosciata nella poltroncina, una mano abbandonata mollemente sui comandi dell'interfaccia LCARS e l'altra appoggiata all'auricolare come per sentire meglio. Alterman non teneva le mani ferme un minuto: impartiva comandi, riconfigurava gli strumenti, effettuava operazioni, analisi, confronti e ripartiva da capo dopo aver raccolto nuovi dati. Si era più volte lamentata di non riuscire più a tarare con efficacia il sistema dei sensori, già gravemente menomato dalla scarsità di energia e danneggiato dalle esplosioni. Infatti anche se le mine avevano già ampiamente dimostrato di sapere farsi beffe degli scudi, il comandante Th'Karr aveva ordinato di mantenerli al massimo possibile, sacrificando l'energia di altri sistemi. A causa dello stress emotivo era stato necessario sostituire il timoniere Litvanen con l'andoriana Shilar. Alla console delle armi, disattivate anch'esse per reindirizzarne l'energia agli scudi, il sottotenente tattico Glock combatteva la sua personale battaglia con i sistemi d'arma divenuti all'improvviso miopi per la mancanza di energia. Col comandante impegnato in un'ispezione della nave, l'ufficiale più alto in grado sul ponte era Miranda Alterman, che però prendeva ordini dal suo superiore l'ufficiale scientifico Sural, ancora sullo shuttle. Non c'erano i margini di sicurezza necessari per il teletrasporto: le mine avrebbero potuto interpretare quella segnatura energetica come una minaccia. E attaccarne la fonte. Sul ponte di comando reso cupo dall'illuminazione ridotta nessuno diceva più una parola da parecchio.
D'un tratto l'esperta in telecomunicazioni Brax esclamò mettendosi meglio a sedere. Gettò le mani sulla console che aveva di fronte, poi annunciò che stava succedendo qualcosa.
- Qualcosa... cosa? - chiese Alterman interrompendo la sua febbrile attività. I segni dello stress sul suo viso si manifestavano con occhiaie un po' livide.
- Beh – rispose la trill sorridendo – da “zero” siamo passati a qualche disturbo. Ricevo disturbi sui canali subspaziali prima muti!
- Potrebbe essere buon segno. Forse stiamo uscendo dal campo di influenza delle mine – constatò Alterman stropicciandosi gli occhi. Era da troppo tempo che rimandava un po' di riposo.
- Sarebbe ora – esclamò il sottotenente Glock – è da un secolo che navighiamo a bassa velocità senza sapere nulla di ciò che ci circonda.
- Abbiamo usato i sensori dello shuttle. In pratica, è il nostro cane guida.
Dovettero spiegare al timoniere andoriano cosa Alterman intendesse dire.
- Sì signore – confermò quella infine con le mani sui comandi del timone, ma ancora perplessa – continuerò a seguire il cane fino a nuovi ordini.
- La sala macchine riferisce di aver ultimato le riparazioni. Abbiamo perso la velocità curvatura, ma il resto dei sistemi è in grado di funzionare.
- Grazie, Virma. Chiami il dottor T'Sev. Sullo schermo.
La trill eseguì immediatamente l'ordine e sullo schermo apparve il vulcaniano in divisa azzurra.
- Come stanno i feriti, signor T'Sev?
- Ho dimesso i quattro contusi, mentre i due tecnici ustionati devono restare in osservazione anche se non sono gravi. Le due vittime di fratture potranno essere dimessi tra poche ore e termineranno la convalescenza nelle camerate.
- Grazie, dottore – concluse Alterman chiudendo la comunicazione di persona. La mappa tattica tornò a occupare l'intero schermo.
- Il signor Sural chiede di lei, Alterman – incalzò Virma Brax con un dito sull'auricolare.
- Sullo schermo.
Fu il turno del vulcaniano ufficiale scientifico della Starfender di apparire al centro del grande schermo del ponte di comando. Inespressivo e concentrato, come il caitiano al suo fianco che sorvegliava attentamente gli strumenti di navigazione del piccolo shuttle.
- Ho ragione di ritenere di essere ormai prossimi al confine del campo minato – dichiarò il giovane vulcaniano.
- Ottima notizia – Alterman non poté trattenere un sorriso.
- Tuttavia con lo spostamento delle mine potrebbe essersi verificata un'eventualità inizialmente non prevista.
- Mai solo buone notizie, eh?
Sural non ebbe alcuna reazione di fronte all'affermazione del sottotenente, né al cedimento del protocollo di comportamento. Si limitò a concludere la frase.
- Nel tentativo di mantenere uno schema di dispersione valido, un numero imprecisato di ordigni potrebbe aver seguito quello che stiamo trainando.
- In poche parole, ce li stiamo portando dietro? Come una nube che ci avvolge?
- Precisamente.
- Come possiamo accertarcene? - volle sapere la giovane donna.
- Attualmente non c'è modo. Posso solo supporre che la mina difettosa continui a trasmettere i suoi segnali intermittenti anche in assenza di sue... compagne – terminò il vulcaniano.
Alterman aggiornò l'ufficiale superiore riguardo i deboli miglioramenti con le trasmissioni subspaziali, poi interruppe il collegamento.
- Accidenti ai romulani! - esclamò interrompendo il silenzio che si era di nuovo impadronito della plancia, gelata dalle parole dell'ufficiale scientifico.

Anderson fissava lo scafo bianco della U.S.S. Congo attraverso l'ampia finestra che dava verso l'interno del gigantesco attracco spaziale terrestre. Capace di ospitare anche navi di classe Galaxy, in quel momento era occupato da due navi di classe Norway, la Congo e la Olympia, e da una vecchia ma sempre imponente e bellissima classe Ambassador, la U.S.S. Ghandi. Poprio mentre la fissava, la Congo accese i motori di manovra e ruotò avviandosi lentamente verso l'uscita.
- Farò ritorno sulla Terra appena ci sarà la disponibilità di un runabout.
Sopraggiunto silenziosamente alle sue spalle, Steiner si era subito pentito d'aver parlato. Anderson non gli rispose e il dottore si sentì come se avesse violato un momento intimo.
- Non ha voluto aspettare un solo giorno, nemmeno un'ora – disse infine il capitano medico sospirando. Steiner lo guardò senza capire. O se aveva capito lo nascondeva molto bene.
- È un'ufficiale della Flotta Stellare. Il suo primo dovere è verso la sua nave e il suo equipaggio.
Con quelle parole Anderson si staccò dalla grande finestra e diede le spalle allo spettacolo mozzafiato del molo spaziale. La Congo si stava ormai avvicinando alle porte spaziali, già aperte.
- Il suo posto è con loro – concluse allontanandosi.

Diario personale del sottotenente Miranda Alterman, ufficiale scientifico della U.S.S. Starfender.
La tensione a bordo si è alleggerita di parecchio col ripristino delle comunicazioni. Tre runabout ci stanno scortando verso la Base Stellare 39 Sierra, dove potremo iniziare le prime riparazioni. Forse. Chi lo spiegherà all'Ammiragliato come mai c'è improvvisamente bisogno di una gondola di curvatura nuova e relativo pilone per una nave di classe Miranda?
La cosa più bella che ho potuto fare è stare sdraiata nella branda. Ero troppo stanca anche per dormire, ma è bastato sapere di non essere più dentro quel dannato campo minato. Sarà piuttosto difficile incontrare un romulano, e ancora di più poterlo fare senza causare un incidente diplomatico... ma se dovesse accadere sarà per me difficilissimo tenere la bocca chiusa! Ho una voglia matta di dire loro cosa penso delle mine occultate! Spero tanto che venga approntata una missione per eliminarle tutte, le maledette.
A proposito di occultamento: una volta fatta brillare la mina guasta lo shuttle con l'ufficiale scientifico Sural e il sottotenente M'Namann ha fatto felicemente rientro nell'hangar, consentendoci di procedere a pieno impulso. Di questo passo ci metteremo un giorno a raggiungere la base stellare, ma non ha più importanza ormai. L'unica cosa che conta è che ne siamo usciti e...

- Computer, sospendere!
Alterman si strinse nell'accappatoio e sbloccò la porta del suo alloggio. Davanti a lei apparve Sural. Inarcò un sopracciglio vedendola in quella condizione ma non si scompose ulteriormente.
- Spiacente di disturbarla durante il turno di riposo, tenente Alterman. Vorrei sottoporre alla sua attenzione questi dati.
Le porse un PADD. La giovane riconobbe immediatamente gli scarsi risultati dei suoi sforzi di riconfigurare i sensori della nave.
- Mi spiace, signore. Non sono stata in grado di ricalibrare correttamente i sensori.
- L'ho notato. Niente altro?
Alterman corrugò la fronte.
- No, non direi... solo...
- Mi dica – la esortò il vulcaniano, attento.
- Ha presente quel detto terrestre, quello della “coperta troppo corta”?
- Certamente.
- Ecco... per quel che può valere, ho più volte avuto la sensazione che tutto il sistema dei sensori della nave si comportasse come una coperta troppo corta.
- Per questo motivo ha scritto nel suo rapporto – indicò il PADD – che il sistema dei sensori della Starfender presenta inedite anomalie di funzionamento?
- Esatto. Non si è mai comportato così, ha sempre funzionato correttamente. La classe Miranda nasce come vascello scientifico, è normale che in fase di progettazione i sensori fossero...
- Grazie, Alterman. Buon riposo – le tolse il PADD dalle mani e con un solo passo raggiunse la soglia.
Prima che la giovane scienziata potesse dire alcunché la porta dell'alloggio si era richiusa dietro le spalle del vulcaniano. Di nuovo si strinse nell'accappatoio, cercando di immaginare cosa avesse voluto dire il suo più diretto superiore.

In plancia regnava un generico buonumore. Il ponte di comando non era il posto dove la Flotta Stellare aveva previsto il maggior grado di socializzazione. Per quello c'erano ambienti appositi. Ma quell'ultima disavventura aveva creato una sorta di complicità fra gli ufficiali che sembrava potersi estendere a qualunque livello.
- Comandante, i runabout di scorta comunicano che stanno per abbandonare la formazione. Tra pochi istanti appariremo sui sensori della Base Stellare 39 Sierra – cinguettò Virma Brax, la trill specialista delle comunicazioni. A nessuno sfuggì la sua felicità nel fare quell'annuncio. Nemmeno a Th'Karr che però non ebbe osservazioni particolari.
- La U.S.S. Congo in rotta di intercettazione. Trasmissione in arrivo – annunciò la trill.
- Sullo schermo – fu il rauco ordine di Th'Karr, intento a visionare rapporti.
Un noto mezzobusto apparve sullo schermo principale. La pelle slavata, le labbra di un rosso mogano cupo, lucide. Nessuno poté fare a meno di notare l'ombretto leggero e la matita intorno agli occhi riflettenti del tutto privi di dettagli. Nemmeno i nuovi gradi di tenente comandante passarono inosservati, ma ognuno sul ponte seppe trattenere la propria sorpresa.
- Th'Karr, dove ha messo la gondola di babordo?
- Abbiamo avuto un contrattempo – rispose il klingon senza scomporsi.
- Lo vedo.
Un ufficiale alle operazioni raggiunse Nove e gli consegnò un PADD. Il tenente comandante vi dedicò una lunga occhiata attenta.
- Che significa, signor Sural? - Nove alzò il PADD. Anche attraverso il collegamento video erano evidenti le anomalie che i sensori della Congo avevano rilevato – La Starfender torna da una banale missione di pattugliamento senza una gondola di curvatura e ai sensori appare come una collezione di anomalie magnetiche. Vorrei una spiegazione.
- È logico pensare che non abbia ancora letto i rapporti, comandante - rispose Sural anticipando il klingon.
- Sono appena arrivata, non ne ho avuto il tempo.
- Siamo incappati in un vecchio campo minato romulano e... ha detto “anomalie magnetiche”, comandante?
- Th'Karr, fermi la nave.
Il klingon esitò al punto che Nove ripeté l'ordine alzando la voce.
In meno di un'ora dalla non lontana Base Stellare 39 Sierra venne lanciata una squadra di runabout specializzata in rilevamenti tachionici. Circondarono la Starfender e messa in funzione la griglia di rilevamento tachionica fu abbastanza facile scovare diciassette mine magnetiche occultate aderenti in diversi punti allo scafo dell'incrociatore ferito.
   
 
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