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Autore: Star_Rover    14/03/2020    7 recensioni
Fronte Occidentale, 1917.
La guerra di logoramento ha consumato l’animo e lo spirito di molti ufficiali valorosi e coraggiosi.
Dopo anni di sacrifici e sofferenze anche il tenente Richard Green è ormai stanco e disilluso, ma nonostante tutto è ancora determinato a fare il suo dovere.
Inaspettatamente l’ufficiale ritrova speranza salvando la vita di un giovane soldato, con il quale instaura un profondo legame.
Al fronte però il conflitto prosegue inesorabilmente, trascinando chiunque nel suo vortice di morte e distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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VI. Il fortino dei dannati
 

Finn attraversò il campo facendo attenzione a non inciampare sui suoi compagni, i quali erano tranquillamente distesi sull’erba umida ad ammirare il tramonto, godendosi quel raro momento di libertà prima di tornare ad affrontare i lunghi turni di guardia.
Il ragazzo rimase in disparte, davanti a sé vedeva ancora nitide le figure delle due vittime del Barone Rosso, mentre nella sua mente continuava a ricordare le parole del caporale Speller.
La guerra è crudele, non c’è pietà per nessuno.
Non riusciva a smettere di pensare al suo ultimo dialogo con Richard, forse quello sarebbe rimasto per sempre il loro ultimo abbraccio.
Una voce lo destò riportandolo alla realtà.
Un soldato gli porse una gavetta fumante: «tieni, questa è ancora calda»
Il giovane accettò ringraziando il suo compagno, si trattava di Hugh, un soldato con cui aveva trascorso gli ultimi giorni di addestramento. Egli si sedette al suo fianco per consumare la sua cena.
Finn si sforzò di ingurgitare qualche boccone solamente per placare i crampi allo stomaco.
Hugh notò la sua apprensione.
«Qui non ho mai visto nessuno avanzare il pasto» commentò.
Il giovane sospirò: «al momento non è la fame a preoccuparmi…»
«E’ successo qualcosa?»
Finn abbassò lo sguardo restando in silenzio.
«Scusa, non intendevo essere troppo invadente»
«Non è colpa tua, anzi, sei gentile a preoccuparti per me»
«Siamo compagni, dovremmo sempre sostenerci e aiutarci a vicenda. Allora, sei davvero sicuro di non volerne parlare?»
Finn esitò: «in questo momento il mio comandante sta affrontando una missione pericolosa ed io…ecco…ad essere sincero ho paura»
«Posso comprendere il tuo timore, tutti noi siamo preoccupati per la sorte dei nostri commilitoni»
Il ragazzo apprezzò il suo tentativo di conforto, ma era certo che egli non avrebbe mai potuto capire.
«Mi dispiace, purtroppo non possiamo avere alcuna certezza, ma dobbiamo avere fiducia» continuò Hugh.
«Probabilmente non dovrei illudermi con false speranze»
Il suo compagno poggiò una mano sulla sua spalla: «in guerra tutti vivono di speranze»
 
Quella notte Finn rimase alla postazione di guardia in attesa del ritorno del tenente. Sopportò il vento e il freddo senza mai lamentarsi. Continuò ad osservare con sguardo vigile la landa devastata dalle esplosioni nella speranza di scorgere la figura del suo superiore riaffiorare dalle tenebre, ma nessuna anima viva si manifestò in quel deserto.
Stremato dalla stanchezza il giovane soldato rientrò nel rifugio e si rannicchiò nel suo giaciglio. Nella penombra osservò la branda vuota del tenente, provò a non pensare subito al peggio, ma non riuscì a liberarsi dalle proprie preoccupazioni. Così, solo e affranto, si abbandonò a un silenzioso pianto.
 
***

Il tenente Green si risvegliò all’alba, dal suo nascondiglio intravide i primi raggi dorati che filtravano tra il fitto fogliame della foresta. L’ufficiale tentò di muoversi, ma il dolore alla gamba era ancora troppo intenso ed egli dovette sforzarsi come un dannato solamente per strisciare fino all’estremità del fosso. 
Era ormai rassegnato quando ad un tratto avvertì il rumore di alcuni passi, due figure comparvero nella boscaglia. Richard si strinse contro il terreno, la coppia di soldati proseguì lungo il sentiero, ben presto fu in grado di distinguere il suono delle loro voci.
«Per quanto tempo resteremo ancora bloccati qui?»
«Non lo so Jimmy, non sono ancora arrivati nuovi ordini» rispose il suo compagno.
L’altro sbuffò: «noi non siamo altro che carne da macello! Quando i tedeschi ci attaccheranno sarà un massacro»
«Non essere così drammatico, l’ultima volta il capitano Somers ha detto che presto arriveranno dei rinforzi»
«Dannazione Will, a volte sembri davvero un idiota! Il capitano Somers è sempre ubriaco, come puoi credere ai suoi vagheggiamenti?»
Green ascoltò quelle parole senza comprendere a pieno la situazione, ma in quel momento aveva preoccupazioni più urgenti. Quando i due soldati raggiunsero le vicinanze del suo nascondiglio egli riemerse e utilizzò le ultime forze rimaste per richiedere aiuto.
Le sentinelle, sorprese e allarmate, si affrettarono a soccorrerlo.
 
Green venne trasportato in un fortino diroccato, era quasi incosciente quando i suoi soccorritori lo distesero su un rudimentale giaciglio di pagliericcio secco.
Will si prese cura del ferito passando un panno bagnato sulla sua fronte madida di sudore. Jimmy invece rimase ad una certa distanza, ogni tanto gettava uno sguardo alla gamba squarciata del tenente con evidente disgusto.
Lentamente Richard parve riprendersi, ma la sua situazione restava preoccupante.
Ad un tratto un ufficiale comparve sulla soglia, mosse qualche passo all’interno della stanza ed ordinò ai soldati di lasciarlo solo con il ferito. I due obbedirono prontamente.
Il nuovo arrivato si avvicinò al giaciglio fermandosi proprio davanti a Richard. Dopo averlo squadrato con attenzione si presentò con una decisa stretta di mano.
«Sono il tenente Friedman, comandante dell’VIII compagnia e al momento anche di questo fortino»
«Tenente Green, VI compagnia»
«Dunque, come mai si trova qui?» chiese con una certa diffidenza.
«La mia squadra aveva l’ordine di raggiungere la prima linea, ma ho perso i miei compagni e mi sono smarrito nella foresta»
Friedman rimase impassibile.
«La prima linea non esiste più, le nostre difese sono crollate e tutte le unità sono state sparpagliate e disperse nel bosco. Questo fortino è l’ultimo avamposto rimasto, abbiamo il compito di resistere e mantenere la posizione per prepararci al prossimo contrattacco»
Green sussultò: «il prossimo contrattacco?»
«La battaglia potrebbe scoppiare da un momento all’altro. Tutte le compagnie rimaste in questa zona saranno coinvolte»
Richard rimase sconvolto da quella notizia, inevitabilmente pensò alla sorte del suo plotone rimasto orfano senza comandante.
«Purtroppo non posso fare molto per lei, chiederò al nostro caporale medico di occuparsi della sua ferita, ma dovrà resistere fino all’arrivo dei rinforzi per poter tornare nelle retrovie. Qui abbiamo bisogno di ogni singolo uomo per combattere»
Green comprese a pieno la situazione, così non poté far altro che accettare quella condizione e ringraziare il suo parigrado.
Friedman si congedò lasciandolo nuovamente con i due soldati, i quali passarono il tempo fumando e chiacchierando.
Will estrasse un pezzo di carta dal taschino e iniziò a scrivere.
Il suo commilitone allungò lo sguardo per sbirciarne il contenuto: «si tratta sempre di quella ragazza?»
Egli annuì: «sai, prima di ripartire durante la mia ultima licenza le ho chiesto di sposarmi»
«Davvero? E lei che ha detto?»
Will sospirò: «solamente che ci penserà…»
«Per quale motivo non ha voluto darti una risposta?»
«Perché anche un altro le ha fatto la stessa proposta»
Jimmy scosse le spalle: «se non ha scelto subito te allora non è davvero innamorata. Ascoltami, faresti meglio a non pensare più a lei»
«Tu non puoi capire…sono certo che sia la donna della mia vita, non posso rinunciare a lei così»
«In ogni caso finché sarai bloccato al fronte non potrai fare molto per riconquistarla»
Will fu costretto ad ammettere che il suo compagno aveva ragione, strappò il foglio e con rassegnazione rinunciò alla sua lettera.
«Al momento dobbiamo solo pensare a restare vivi, il resto può aspettare. Che ne sai? Magari quando tornerai a Parigi incontrerai una bella francese e ti dimenticherai di tutta questa storia!»
Richard rimase ad ascoltare i loro discorsi finché non cedette alla stanchezza, pian piano quelle voci giunsero sempre più ovattate fino a diventare soltanto un lontano brusio.
 
***

Il sottotenente Conrad attraversò le strade del villaggio sotto a un intenso fuoco di schegge e proiettili. Appena giunse nel suo settore si affrettò a incaricare una staffetta per avvertire il quartier generale della loro situazione ormai disperata.
Attendendo una risposta iniziò a camminare avanti e indietro nel limitato spazio del suo angusto rifugio. Era assorto tra mille preoccupazioni quando qualcuno si affacciò all’entrata.
«Signore, avrei bisogno di parlare con lei…»
Conrad alzò lo sguardo riconoscendo il giovane attendente del tenente Green.
Il sottotenente prese un profondo respiro: «suppongo che tu sia qui per avere notizie del tuo comandante»
Il ragazzo si limitò ad annuire.
«Purtroppo non ho molto da dirti…il tenente Green è ancora disperso, per ora non sappiamo altro»
Finn tentò di non mostrare troppo apertamente la sua apprensione, almeno nella penombra del rifugio il suo superiore non poteva notare i suoi occhi ancora arrossati dal pianto.
Il giovane si fece coraggio e si decise a porre la fatidica domanda.
«Che cosa è successo?»
Conrad si sedette al tavolo e riempì il suo bicchiere di brandy, non era lieto di ricordare gli eventi della notte precedente, ma sapeva di dover dare a quel ragazzo delle risposte.
«Stavamo avanzando verso il bosco delle granate, avevamo raggiunto i crateri delle paludi quando all’improvviso la squadra è stata dispersa da una pioggia di proiettili. Da quel momento non ho più visto il tenente Green. Ho radunato il resto degli uomini, abbiamo proseguito ancora per qualche metro, ma il fuoco era troppo intenso, così siamo stati costretti a tornare indietro ancora prima di raggiungere i margini della foresta. Questo è tutto, non so cosa sia accaduto al tenente»
Finn ascoltò quelle parole con ansia e preoccupazione.
«Probabilmente è stato ferito, dovremmo mandare una squadra di soccorso a cercarlo!»
Conrad scosse la testa: «dopo ciò che è accaduto non posso mettere a rischio la vita di altri uomini»
«Ma…»
Il sottotenente lo interruppe bruscamente: «mi dispiace ragazzo, ma al momento non possiamo fare nulla. Adesso vorrei essere lasciato solo, ho questioni urgenti di cui occuparmi»
Finn si congedò e con rassegnazione abbandonò il rifugio. Proseguì a testa bassa lungo i camminamenti, tutti i segnali sembravano suggerirgli di arrendersi, eppure dentro di sé sentiva che non era ancora giunto il momento. Era convinto che il tenente fosse ancora vivo e che avesse bisogno del suo aiuto.  
 
***

Il caporale medico Reyes era un uomo tranquillo, nonostante la drammaticità della situazione egli continuava a svolgere il suo lavoro con estrema dedizione.
Il tenente Green intuì immediatamente che egli dovesse essere stimato e ammirato dai suoi commilitoni, così si lasciò calmare dalle sue rassicurazioni e si affidò alle sue mani esperte.
Richard tentò di sopportare il dolore, ma non riuscì a trattenere gemiti sofferenti. Due assistenti furono costretti a tenerlo fermo mentre urlava e si dimenava come un dannato.
«Mi dispiace signore, ma non abbiamo più morfina»
Per il resto dell’operazione Green strinse i denti sperando di svenire per non dover più sopportare quell’atroce tortura. Egli invece rimase cosciente fino alla fine, avvertendo ogni movimento dei ferri nella pelle viva.
Il caporale Reyes si occupò di ricucire l’apertura e medicare con cura la ferita. Quando il suo paziente si fu ripreso lo mise al corrente della sua condizione.
«Purtroppo un frammento è penetrato in profondità, sarebbe stato troppo rischioso estrarlo in queste circostanze…»
Richard sospirò: «se uscirò vivo da questa foresta l’ultimo dei miei problemi sarà avere un pezzo di metallo nella gamba!»
Il medico terminò di sistemare la fasciatura.
«A quanto pare tutto questo non è una novità per lei» commentò notando le altre cicatrici.
«E’ la sesta volta che vengo ferito così gravemente, ormai i dottori mi hanno rattoppato come un vecchio cappotto»
Il caporale accennò un debole sorriso: «adesso pensi a riposare, tornerò più tardi e le porterò qualcosa da mangiare»
Richard ascoltò i suoi consigli, abbandonandosi presto a un sonno profondo.
 
I primi proiettili si abbatterono contro il fortino al tramonto. I muri tremarono a causa dei pesanti colpi d’artiglieria, le esplosioni continuarono con la stessa intensità ad intervalli regolari.
Will e Jimmy iniziarono una lunga e intensa conversazione riguardante la sicurezza del rifugio. Alla fine il tutto si ridusse ad una macabra lista di catastrofi che avrebbero portato inesorabilmente ad un triste epilogo per gli abitanti del fortino.
Verso sera il bombardamento aumentò, grossi calibri sollevarono masse di terra e frammenti di ogni genere si scagliarono al suolo. Green venne trasportato in gran fretta nei sotterranei.
«Che cosa sta succedendo?»
«La battaglia è iniziata, i tedeschi si stanno preparando all’attacco»
Il tenente si allarmò, ciò significava che anche i suoi uomini avrebbero partecipato all’azione.
Quella notte Green non riuscì a chiudere occhio. Non si lamentò per le fitte di dolore che ancora lo tormentavano e nemmeno si spaventò per i colpi sempre più violenti che provocavano crolli e frane nel rifugio. Rimase nel suo giaciglio, immobile, a pensare alla sorte dei suoi compagni e preoccupandosi per Finn, rimasto solo e gettato in mezzo a quell’uragano di fuoco.
 
***

La notizia era giunta poco dopo la mezzanotte. Una staffetta, sfinita per la lunga corsa tra proiettili ed esplosioni, aveva consegnato l’ordine di prepararsi all’attacco. Il giorno seguente l’intero plotone avrebbe dovuto avanzare nel bosco delle granate per rinforzare la difesa.
Il sottotenente Conrad, che aveva l’incarico di comandare l’azione, trascorse l’intera nottata rintanato nel suo rifugio con la sola compagnia della sua preziosa scorta di brandy.
L’unico realmente motivato ad abbandonare il villaggio era Finn, il quale era intenzionato a fare il possibile per trovare notizie del tenente. Era consapevole di non avere molte speranze, ma una parte di sé non voleva arrendersi.
 
I soldati abbandonarono il villaggio all’alba e marciando raggiunsero la loro nuova postazione ai margini della foresta. Gli altri plotoni erano appostati nell’area circostante, l’attacco doveva essere sincronizzato con un secondo battaglione, così il sottotenente Conrad attese pazientemente l’ora prestabilita.
Finn era rintanato in una buca ad imbuto lasciata da una vecchia granata insieme a Hugh e al cadetto Waddington. I suoi compagni erano entrambi nervosi e spaventati, ma facevano del loro meglio per nascondere la paura.
Il ragazzo provò sensazioni contrastanti, ovviamente anch’egli era intimorito dall’imminente battaglia, ma allo stesso tempo era scosso da fremiti di eccitazione. Il tenente Green aveva ragione, quando giungeva il momento di combattere nulla aveva più importanza.
Finn stava riflettendo su queste considerazioni quando ad un tratto il volto cupo del sottotenente Conrad si affacciò davanti al cratere. Il comandante urlò per sovrastare il boato delle esplosioni, era giunto il momento di radunarsi per l’attacco.
L’ufficiale cadetto Waddington fu colto dal panico, si rannicchiò a terra singhiozzando e tremando.
Finn fu costretto ad afferrarlo saldamente per le spalle per tentare di calmarlo. Lo guardò dritto negli occhi e con determinazione lo spronò a reagire: «signore, lei deve essere d’esempio per noi sodati. Questa è una situazione difficile, ma è suo dovere uscire là fuori con coraggio e dignità!»
Waddington non era ancora convinto, ma quelle parole lo riportarono alla realtà. Finn lo spinse a forza fuori dalla buca e immediatamente lo seguì in superficie. Il cielo era coperto da grosse nubi scure e una densa nebbia avvolgeva l’intera foresta.
Un grido d’allarme si diffuse nel campo di battaglia.
«Gas! Gas!»
Finn indossò la maschera, proprio in quel momento l’artiglieria tedesca scoppiò in un tiro spaventoso. Schegge e granate si abbatterono violentemente nella boscaglia, i nemici avevano intercettato l’attacco.  
Finn si ritrovò nel mezzo di una confusione infernale, i suoi compagni correvano ovunque in cerca di riparo.
Sentì le urla del sottotenente Conrad, ma non riuscì a distinguere le sue parole. Ad un tratto avvertì qualcuno afferrarlo per la giacca, Hugh lo trascinò al riparo appena in tempo per evitare una pioggia di schegge.
Finn si riprese in un cumulo di terra e polvere. All’improvviso tornò lucido e determinato a raggiungere il suo obiettivo. Il ragazzo individuò il sottotenente Conrad, il quale stava guidando un piccolo drappello di uomini all’interno della foresta, così senza esitazione lo seguì avanzando nella nebbia e scomparendo tra gli alberi.
 
***

Il tenente Green aveva ormai perso il contatto con la realtà, giaceva inerte nella sua branda tra incubi e allucinazioni dovuti alla febbre. Immagini frammentate e ricordi confusi si susseguivano nella sua mente. Innocenti memorie d’infanzia svanivano per lasciare spazio a raccapriccianti visioni della guerra. Rivedeva volti dei compagni caduti in battaglia, corpi massacrati di anonimi soldati, scenari di morte e distruzione.
All’improvviso davanti ai suoi occhi comparve il volto cereo del soldato Davis con il suo sguardo vacuo e spento.
Si sentiva sempre in colpa per non essere riuscito a portare in salvo il suo commilitone.
Green era ancora addolorato per quella perdita, ma la sagoma del suo amico si tramutò all’improvviso nel corpo orribilmente mutilato del soldato Lane. Rivide il suo sottoposto delirante e ormai moribondo. Sentì ancora i suoi vagheggiamenti e il suo disperato pianto.
Il tenente si agitò nel suo giaciglio, senza però riuscire a sfuggire ai suoi incubi.
In un attimo anche Lane scomparve per lasciar spazio alle urla strazianti e allo sguardo perso e allucinato del soldato Clifford.
Non aveva più avuto sue notizie, ma ricordava con estrema precisione le parole del dottor Jones.

Richard avvertì l’eco di uno sparo, poi tutto divenne buio.
Per un tempo indefinito rimase in quel limbo immaginario. Mentre nella realtà, al di fuori del rifugio, la battaglia progrediva inesorabilmente, il tenente era ancora perso nel mondo dei sogni.
Lentamente si ricreò una visione completamente diversa. Sognò di ritrovarsi al villaggio di Nouex-Les-Mines, in quella piccola camera da letto, con la calda luce delle candele che illuminava il dolce viso del suo attendente.
Ripensò alle sue parole, per quanto ingenue erano sincere. Il suo puro affetto era il suo unico conforto, e anche in quella situazione ormai disperata fu il suo ricordo a donargli speranza. Non poteva arrendersi, non in quel momento. Doveva portare a termine la sua missione, doveva compiere il suo dovere…e doveva tornare da lui.
 
Il caporale Reyes e il tenente Friedman osservarono con aria preoccupata il ferito che continuava ad agitarsi nel sonno.
«Le sue condizioni stanno peggiorando» disse tristemente il medico.
«Per quanto potrà resistere?»
«Purtroppo temo che non gli rimanga molto tempo»
Friedman sospirò: «ho provveduto ad inviare una staffetta a chiedere soccorso, spero che non sia troppo tardi»
«E’ stata una giusta scelta signore»
«E’ compito di un buon comandante occuparsi dei feriti. Ma adesso noi dobbiamo prepararci a combattere, è nostro dovere difendere questo fortino fino alla fine» concluse il tenente.
Reyes rimase colpito dalla determinazione del suo superiore, era certo che egli avrebbe preferito morire piuttosto che ritirarsi davanti al nemico. L’ufficiale sembrava consapevole di stare per affrontare la sua ultima battaglia.
 
***

Finn strisciava nel fango in una nuvola bianca di fosgene. Respirava a fatica attraverso la valvola della maschera antigas, a tratti tentava di scrutare qualcosa oltre alle lenti appannate e infangate. Il sottotenente Conrad guidò i suoi uomini attraverso una fitta pioggia di proiettili.
Finalmente il plotone, o almeno quello che ne restava, raggiunse una piccola casamatta. Finn e Hugh si gettarono dietro ai blocchi di cemento per ripararsi dalle granate.
All’interno i sopravvissuti cercavano disperatamente di resistere al violento attacco. Quando videro arrivare gli uomini di Conrad rimasero tutti delusi, aspettavano dei rinforzi consistenti, invece si ritrovarono con una ventina di soldati stremati e malconci.
Il comandante della casamatta, un maggiore dai folti baffi scuri, discusse animatamente con il sottotenente. I tedeschi avevano ormai circondato l’intera zona, sarebbe stata una follia continuare quella sanguinosa battaglia.
Proprio nel mezzo di quel confronto una staffetta ansante e tremante entrò nel rifugio.
«Vengo dal vecchio fortino. Il tenente Friedman chiede aiuto per soccorrere un ufficiale ferito, si tratta del tenente Green»
Nel sentire quelle parole Finn avvertì una fitta al petto, Richard era ancora vivo. Immediatamente il ragazzo si avvicinò al sottotenente: «signore, dobbiamo fare qualcosa!»
«Siamo nel mezzo di una battaglia, il mio compito è proteggere i miei uomini e non impegnarli in una missione suicida!»
«Si tratta del nostro comandante!» gridò Finn ormai al limite dell’esasperazione.
Conrad rifletté qualche istante, anch’egli avrebbe desiderato poter salvare il tenente Green, ma allo stesso tempo doveva valutare i rischi e i pericoli di una simile operazione.
«D’accordo, potrai andare al fortino se troverai altri due volontari disposti ad uscire là fuori»
Il giovane ringraziò il suo superiore e immediatamente corse a cercare i suoi compagni. Fortunatamente non ebbe molte difficoltà a trovare due commilitoni disposti ad aiutarlo. Il tenente Green era un ufficiale degno di stima e rispetto, tanto che i suoi uomini si offrirono di affrontare il fuoco di un’intensa battaglia per riportare al sicuro il loro amato comandante.
Finn e i suoi compagni attraversarono la radura correndo tra le esplosioni e seguirono la staffetta nella foresta per raggiungere il vecchio fortino.
Il sentiero era preso di mira da un intenso tiro di fucileria, i proiettili fendevano l’aria sopra le loro teste e cadevano ai lati della strada sollevando nubi di povere. Finn continuò a correre senza mai fermarsi, mentre intorno a lui la battaglia tuonava tra boati ed esplosioni egli proseguì imperterrito mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
 
La costruzione in pietra era già mezza distrutta e tremava pericolosamente ad ogni esplosione. Finn e i suoi commilitoni furono accolti dal caporale Reyes, il quale attendeva con ansia il loro arrivo.
Immediatamente il medico portò i soldati dal loro comandante.
Finn si impietosì nel ritrovare il suo superiore in quelle condizioni. Era pallido in viso, il suo corpo era scosso dai brividi della febbre. Il suo petto si muoveva spasmodicamente, respirava a fatica, agognando ogni molecola d’ossigeno.
Il tenente aprì gli occhi, rimase qualche istante attonito, senza avere la certezza di trovarsi in un sogno o nella realtà.
«Finn…» biascicò incredulo.
Il ragazzo gli rivolse un sorriso commosso, avrebbe voluto dire tante cose, ma la presenza dei suoi compagni lo costrinse a trattenersi.
«Non si preoccupi signore, adesso la portiamo al sicuro»
L’ufficiale fu posto su una barella improvvisata e trasportata dai suoi fedeli commilitoni. Al gruppo si unirono anche altri feriti, tutti in condizioni piuttosto pietose.
Il caporale medico accompagnò il piccolo convoglio fuori dal rifugio, i soldati seguirono un percorso contorto per evitare i proiettili che si abbattevano a destra e a sinistra dei camminamenti.
Ai margini della foresta Reyes indicò la strada, ma si fermò all’inizio del sentiero: «addio ragazzi, buona fortuna»
«Dottore…lei non viene con noi?» chiese Finn con stupore.
Il medico scosse la testa: «no, al fortino hanno bisogno di me»
Il giovane si rattristò nel sentire quelle parole, era certo che non avrebbe mai più rivisto quell’uomo, non poté far altro che ammirare la sua dedizione.
Egli ringraziò un’ultima volta il caporale, poi si affrettò a seguire le sue indicazioni. 
 
Finn e i suoi compagni si erano da poco addentrati nel bosco quando ad un tratto avvertirono un enorme boato alle loro spalle.
Il ragazzo si voltò, un intenso fumo nero si innalzò tra le fronde bruciacchiate, il fortino era crollato, colpito in pieno e distrutto da un grosso calibro. Le rovine furono avvolte dalle fiamme.
Finn avvertì un nodo alla gola e gli occhi umidi, ma ben presto fu costretto a tornare alla realtà. La battaglia progrediva sempre più rapidamente e la loro era una corsa contro il tempo.
Il giovane diede il cambio a un portatore e senza più alcuna esitazione riprese quella disperata fuga verso la salvezza.
 
 
 

 
 
Nota dell’autrice
Ringrazio tutti coloro che stanno continuando a leggere e seguire questo racconto.
Un ringraziamento speciale ad alessandroago_94, Old Fashioned e Saelde_und_Ehre per le recensioni e il sostegno^^
   
 
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