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Autore: MusicAddicted    18/03/2020    12 recensioni
Aziraphale ha una missione di tutto rispetto: è determinato, anche se in fondo sa che non ce la potrà mai fare con le sue sole forze.
Ma sa anche che c’è qualcuno al quale chiedere aiuto… un certo demone da coinvolgere nel suo piccolo personale piano… ineffabile.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Come sempre, sono in ritardo super epico, ve la ricorderete ancora questo delirio di storia? ^^’
 
Spero di farmi perdonare la troppa attesa …



coverrbr


Capitolo VI: It takes a Miracle not to go crazy!

“Ma come ‘tutto completo’? Di già? Anche voi? Va bene, grazie lo stesso. Buona giornata… anche se dovreste cercare di essere meno completi!” riattaccò il telefono del suo negozio Aziraphale, sbuffando.

“Che cos’era quella, angelo, una minaccia?” ridacchiò Crowley, stiracchiandosi dalla poltrona dov’era seduto.
Seduto… meglio dire stravaccato nel più scomposto dei modi.
“Ti faccio un corso accelerato se vuoi farti temere al telefono o risultare quanto più sgradevole possibile.” si offrì volontario.
“No, Crowley, non mi metterò a fare commenti indelicati sulle parentele di chi incontra il tuo disappunto o insinuare che madri o sorelle in questione facciano mestieri poco glorificabili; come ti ho visto fare qualche volta!”  borbottò Aziraphale, pronto a comporre un nuovo numero.

“Ma non ti sei ancora stancato, angelo?”
“Giammai, caro, solo perché è la ventesima struttura che mi risponde così nel corso della mattina?” replicò pacifico dalla sua postazione, lui che sedeva composto, con la colazione appoggiata al bancone, per la precisione un piatto di uova alla coque e una spremuta d’arancia.
Bevve un uovo e lo accompagnò a una sorsata dal bicchiere.

“Sul serio mi vuoi convincere che ti piace quella roba?” indagò il demone.
“Beh non saranno crepes, ma è pur sempre fatto con le uova ed è qualcosa di Francese.” fece spallucce l’angelo. “È una colazione proteica che mi aiuterà a mantenere il mio peso forma.” aggiunse con fierezza.

Era passata ormai una settimana abbondante dagli ultimi allenamenti ingegnati da Crowley e  Aziraphale stava mettendoci un impegno maniacale nel mantenere quei risultati raggiunti con così tanta fatica.
E al contempo non aveva abbandonato l’idea di far acquisire a Crowley qualche chiletto in più.

Non che non gli piacesse nel suo stato attuale, probabilmente lui lo avrebbe amato anche con dieci chili in meno, cosa che di sicuro non avrebbe giovato alla salute del demone; molto meglio rimpinzarlo un po’.
E poi la verità è che non resistiva alla sottile tentazione di potersi vendicare un po’.

“Bah…” borbottò Crowley, sprofondando un altro po’ nella sua poltrona.
“Invece di guardare tanto il mio piatto vedi di svuotare il tuo! E non rimuovere nulla con uno schiocco di dita!” si raccomandò il biondo.
“Vuoi scherzare? Ho una pila di pancake così grande che a malapena riesco a vederti la faccia!” si lamentò Crowley, infilzando con la forchetta uno dei pancake per poi lasciarlo ricadere in cima alla pila, in malo modo.
“Il solito esagerato! Devi cominciare la giornata mangiando qualcosa.”
“Qualcosa, non il fabbisogno alimentare dell’intera dannata Soho!” rilanciò il rosso.
“Più forchettate e meno scene madri, cara la mia primadonna melodrammatica!” lo apostrofò l’angelo.

“Invece di badare a me, vedi di andare avanti con la ricerca dell’hotel, visto che hai deciso di fare con il metodo umano fin da subito.” lo canzonò il rosso, prendendo nuovamente un pancake dal piatto e allungando una mano sotto il tavolo, mentre, non vista, l’altra schioccava le dita.
“È vero, non sarebbe obbligatorio, visto che ho detto che avremmo dovuto smettere di ricorrere alla magia da quando prepariamo i bagagli per la vacanza; ma ieri sono andato in una di quelle cose che chiamano agenzie di viaggi… non c’è la stessa disciplina rigorosa che c’è alle poste.” cominciò a spiegare Aziraphale. “Però c’erano queste due signorine così gentili che mi hanno chiesto dove volevo andare, solo che volevano pensare a tutto loro e volevano un compenso eccessivo a mio parere per farlo. Alla fine si tratta solo di chiamare qualche hotel e prenotare un volo… ho cercato di farglielo capire e loro, un po’ meno gentilmente mi hanno dato tutti questi cataloghi, con tutti gli hotel da chiamare. Ci son scritte anche tutte le cose che potremmo fare una volta là.” lo informa Aziraphale, finendo un altro uovo alla coque.

“Attività tipo?” si interessò Crowley, constatando che il suo miracolino demoniaco aveva fatto effetto, dando alla creatura apparsa sotto il tavolo la frittella che teneva in mano.
“Beh, per esempio potremmo andare a Venice Beach, graziosa di giorno, poco raccomandabile dopo il tramonto, ti piacerebbe. E potremmo pranzare in un bistrot vicino a un’imponente biblioteca, quello piacerebbe a me.” illustrò il biondo, leggendolo da uno dei cataloghi che aveva a disposizione.
“Sì, si può fare.” approvò Crowley, mentre da sotto il tavolo faceva sparire seconda e terza frittella di seguito, camuffando i versi che provenivano con colpi di tosse.
“Poi c’è anche il Getty Museum…” proseguì Aziraphale.
“Ngk!” manifestò il proprio disappunto il rosso, fingendo di impiccarsi con il suo cravattino argentato.
“Ho capito!” sbuffò l’angelo.
“Di sicuro ti piacerà Santa Monica, c’è un Luna Park sul molo e poi c’è il tratto finale della Route 66, la chiamano anche la strada maledetta, avvolta nella nebbia, dalla quale molti non hanno più fatto ritorno…” gli raccontò Aziraphale, con voce tetra per ricreare la giusta atmosfera.
“Uhh, sì, figo, anche se non ci porterei mai lì la mia Bentley. E comunque niente batterà mai la M25!”
“Ma certo, Crowley, certo!” assecondò il suo ego l’angelo, alzando gli occhi.
“Uhhh, c’è il Museum of Jurassic Technology!” si esaltò il biondo.
“No!” spense il suo entusiasmo in partenza Crowley, mentre si disfaceva anche del quarto pancake.
Gliene rimanevano solo altri tre.
“Guarda che almeno a uno di questi musei mi ci dovrai portare!” si impuntò Aziraphale. “Io di sicuro verrei con te al Griffith Observatory, a guardare il cielo notturno. So quanto ami le stelle.” gli strappò un sorriso l’angelo. “E guarda che vista spettacolare si può godere da lassù!” perorò la propria causa, mostrandogli la foto col panorama mozzafiato.

- Oh, angelo, sei tu la vista spettacolare, sempre!- rimuginò il demone.

“Ah, poi c’è anche Disneyland…”
Disneyland!” esultò Crowley.
“Se no c’è anche Rodeo Driv…”
Disneyland!”
“Beverly Hi..”
Disneyland!”
Sunset Bou…”
“Disneyland! Disneyland!”
Bel Ai…”
Disney-cazzuta-land!” vinse quel dibattito Crowley.

“E Disneyland sarà, bambinone di seimila anni che non sei altro!” si arrese Aziraphale, per poi accorgersi di qualcosa. “Uh, guarda che bravo che hai quasi finito i pancake!” si compiacque, vedendo che ne erano rimasti solo due.
Il terzo stava scomparendo sotto il tavolino, ma un ringhio di troppo catturò l’attenzione del bel Principato.
“Un momento! E quello cos’era?”
“Ngk! Io?” si agitò Crowley, prima che da sotto il tavolo si sentisse abbaiare.
“Sempre tu?” lo sfidò Aziraphale, con la sua migliore espressione scettica.
“Ehmm…”
“Crowley…” usò il suo tono di rimprovero Aziraphale, avvicinandosi.

“Tu hai detto che non dovevo far sparire i pancake schioccando le dita, non che non potessi far apparire qualcosa che mi aiutasse a farli sparire!” mise le mani in avanti il demone.
“E quindi tu dagli Inferi hai evocato chissà quale spaventosa,  orribile…” intuì l’angelo, chinandosi per guardare sotto il tavolino. “… adorabile, dolcissima, incantevole creaturina.” si sciolse, vedendo quel cucciolo di BullDog Inglese bianco e nero tutto intento a mangiare il pancake allungato da Crowley.

“Più che dagli Inferi, l’ho evocato da un allevamento che c’è qui vicino, nessuno se ne accorgerà.” specificò Crowley. “Dalle mie parti so che stanno allevando un Segugio Infernale, ma lo riservano a cose molto più importanti.” borbottò, ma Aziraphale nemmeno lo ascoltava più.

Si era sdraiato sul pavimento, prendendo in braccio il cucciolo e mettendoselo sul petto.
“Sei così morbidoso, soffice, con tutte queste pieghette…” mormorò Aziraphale, strapazzando di coccole il cagnolino, che uggiolava contento.
Chi non lo era affatto era Crowley, geloso di quelle attenzioni.

- Chissà se mi trasformo in serpente, se coccolerebbe così anche me, forse è solo tipo da cani carini e teneri!-

“Beh, lo eri anche tu, prima della stupida dieta!” gli rinfacciò il rosso.
“Non osare paragonare quei miei odiosi chili di troppo a questa meraviglia!” ribatté il biondo, rialzandosi. “E sforzati di mangiare almeno quei due miseri pancake che rimangono, senza trucchetti!” comandò e mugugnando tutto il tempo se non altro il demone obbedì.
“Bene, visto che non mi serve più, posso restituirlo all’allevamento…” annunciò Crowley, puntando le dita verso il cagnolino, pronto a schioccarle.
“Noooo!” lo riprese in braccio Aziraphale, stringendolo a sé. “Lui rimane qui, sarà la mascotte perfetta per la mia libreria e quando sarà più grande gli insegnerò a ringhiare a chi vuole le prime edizioni!” fantasticò ad occhi aperti l’angelo, machiavellico.

Un lato di lui che Crowley amava particolarmente.

“Lo hai detto tu che all’allevamento non lo noteranno, no?”
“Angelo, stai forse suggerendo di rubarlo? Io lo avevo solo preso in prestito!” mise in chiaro Crowley.
“Ma lo hai visto che musetto?” argomentò l’angelo, allungandogli il cucciolo verso il viso.
Due occhioni color ghiaccio lo salutavano vivaci, accompagnati dallo scodinzolio della minuscola codina che gli smuoveva tutte le pieghette nere del dorso, col panciotto bianco che sballonzolava.
“In effetti…” si intenerì anche Crowley.
“Allora, lo teniamo, ci stai?” lo tentò l’angelo.

Sì, quando ci si metteva, Aziraphale diventava un ottimo tentatore.
Aveva fatto notevoli progressi dai tempi della taverna di Petronius.

“Lo chiamerò Heaven!”
“Ma anche no!” protestò Crowley. “Molto meglio Hell.”
“Ci vorrebbe una via di mezzo…” pensò l’angelo, mettendo il cucciolo a terra per accarezzarsi il mento, reggendosi il gomito con l’altro braccio.
“Spero proprio tu non voglia chiamarlo Purgatory…” borbottò Crowley, disgustato, prima di addolcirsi, chinandosi per chiamare a sé il bulldog.
“Ci sono! Ecco qualcosa che ha che fare sia con me che con te, qualcosa un po’ mio e un po’ tuo: Miracle.” si illuminò Aziraphale, cercando l’approvazione dell’adorata nemesi.

Il demone sorrise compiaciuto.

“Miracle, sì, mi piace. Anche una delle mie piante si chiama così.” sogghignò, sollevando il cucciolo da sotto le zampotte. “Sei contento, Miracle? Da oggi sei ufficialmente il nostro cane.” lo strinse a sé, con Miracle che, come se avesse capito, per riconoscenza strofinava il muso contro la sua guancia ossuta.

Aziraphale era in brodo di giuggiole a guardarli.

- Ha davvero detto ‘nostro’? Un po’ mio e un po’ suo. Come se fossimo una famiglia! – si emozionò.

Prese Miracle dalle braccia di Crowley e lo appoggiò sul bancone.

“Vediamo se mi porti fortuna.” disse, prima di riprendere l’elenco degli hotel da chiamare.
E fu così, perché, ponendo quella domanda che non aveva fatto altro che rievocare tutta mattina, finalmente sentì una risposta diversa.
“Davvero? Non sta scherzando, giusto?”
“Aziraphale, ultime notizie per te, ristoratori e albergatori difficilmente scherzano quando si tratta di dirti che hanno posto.” gli spiegò Crowley.
“Uh, allora è fantastico, ma certo che prenoto! Avrà al più presto la nostra caparra.” confermò Aziraphale, prima di ricordarsi qualcosa di fondamentale. “Un momento, accettate anche i cani?” si preoccupò, ma non ce ne fu motivo, perché ancora una volta quell’hotel rispose alle sue aspettative.

“Chi è il portafortuna di papà?” tirò a sé Miracle Aziraphale.
“Papà?” ripeté stupito Crowley.
“Beh, gli umani lo fanno…” bofonchiò l’angelo, sentendosi messo sotto esame. “Tu puoi essere la mamma!”
“NGK! Cosa? Perché?” si agitò l’altro.
“Se ci pensi, in un certo senso gli hai dato vita!”
“Io non ho dato vita a un accidenti di niente, ho solo schioccato le dita e dall’allevamento pedigree dov’era… poof, è arrivato qui.” spiegò il rosso. “Non possiamo essere tutti e due i papà?” si lasciò contagiare.

“Così sarà, ora muoviamoci, il mese prossimo si parte, ci sono un mucchio di cose da fare, senza contare gli acquisti per Miracle, gli serve una cuccia, un guinzaglio, magari dei giochini e poi le pappe giuste, perché sai, non credo che i pancake rientrino nella sua dieta consigliata…”
“Ho capito, ho capito, andiamo, angelo!”

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I giorni sembrarono volare.
Se era vero che Aziraphale aveva mantenuto intatti i risultati raggiunti, era vero che anche Crowley aveva risentito del trattamento riservatogli dall’angelo.

“Hai visto? Due stramaledetti chili li ho presi!” commentò Crowley, scendendo dalla bilancia che aveva fatto comparire.
“Ti ho fatto ingozzare come un tacchino per settimane e hai solo messo su un paio di chili che neanche so dove si vedano?” borbottò l’angelo.
“Parla per te, io già mi sento che tutto mi va un po’ stretto.” si lamentò il demone, facendo il gesto di allentarsi i pantaloni aderenti.
Tutto quello che ottenne fu uno sguardo alla ‘Bitch Please!’ da parte dell’angelo.

“Coraggio, non sono venuto qui solo per monitorare i tuoi progressi, praticamente non pervenuti; anzi, ormai ci rinuncio!” si arrese il biondo. “Sono qui perché domani partiamo e tu non hai ancora fatto le valigie!” gli ricordò.

Ricordava quando era stato a casa del demone per fare gli esercizi, faceva un po’ strano  essere invitati lì senza quella scusante, ma era assai piacevole.

“È inutile non ci riesco, non vuole entrarci nulla di quello che voglio portare; non so come tu abbia fatto le tue, sicuramente ricorrendo alla magia!” lo accusò Crowley, mentre accumulava sulla sua poltrona più simile a un trono tutte le cose che avrebbe voluto portare con sé.

“Nessuna magia, mio caro, è solo questione di un po’ di ordine e metodo! Finché ti ostini a volerci infilare dentro una tua pianta sfido che non riesci a chiudere la tua valigia!”
“Con uno schiocco di dita ci riuscirei eccome!” ribatté l’altro, incrociando le braccia al petto e sbuffando.
“Ti ho già detto che la magia è bandita fino al nostro ritorno.” insistette l’angelo.
“Sei sicuro che non ci può proprio entrare? Okay, forse Pressure è un po’ grande, nemmeno Ga Ga, che è piccolina?” domandò speranzoso.
“No caro, se anche solo riuscissi a farcela entrare, non sopravvivrebbe tutte quelle ore chiusa in uno spazio così stretto.” gli spiegò pazientemente il biondo, riuscendo a farlo desistere e riportare la pianta fra le altre.

“Però ti concedo di schioccare le dita per garantire loro di avere sempre luce e acqua a sufficienza.” trovò un valido compromesso l’angelo.
“Uhmpf.. sì, ma non solo. Mi assicurerò anche che la mia voce risuoni puntualmente, più volte al giorno, perché se quelle signorine pensano di poter far come pare a loro in mia assenza si sbagliano di grosso, devono sempre temermi, anche quando non sono qui!” sogghignò malefico.
“E sia, ti concedo anche quello.” alzò gli occhi il biondo, prima di occuparsi di quella missione apparentemente impossibile che era preparare la valigia al più caotico e disordinato fra i demoni.

Un’ora dopo circa ammirava soddisfatto il suo risultato.
Miracle, vedendo quel giaciglio di abiti ripiegati con cura ci saltò subito sopra, accucciandosi.

“Aww, ma non c’è bisogno che entri in valigia anche tu, verrai in vacanza con noi, questo è certo.” lo prese in braccio Crowley.

Avevano deciso che Aziraphale lo tenesse con sé al negozio, sia perché aveva più spazio a disposizione, sia per preservare le piante di Crowley, sia perché a casa propria il demone ci passava davvero poco tempo, ospite fisso com’era nella libreria di Aziraphale.

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Il giorno della partenza, presentandosi puntuali all’aeroporto, Crowley e Aziraphale sperimentarono sia l’abbrezza del check in, con quell’ansia che il bagaglio superasse il peso consentito, sia quella di un ritardo nel volo.
Tre ore per la precisione.
Crowley si prodigò in un lungo lamento, passandosi le mani sulla faccia con lentezza struggente e anche Miracle sembrò manifestare il suo disappunto con qualche debole ringhio.
“Inconvenienti da umani, non lo trovi entusiasmante?” si esaltò Aziraphale, che amava sperimentare ogni possibile tipo di esperienza, anche le meno simpatiche.
Così dicendo non fece che guadagnarsi un’occhiataccia da parte del rosso.
“Non ti dico niente che è meglio.” brontolò. “Credo che farò un giro al Duty Free per ingannare un po’ il tempo.” decise, alzandosi e prendendo Miracle al guinzaglio “Andiamo, da bravo, vieni con papà!”

Aziraphale li guardò allontanarsi con un moto d’orgoglio.

Circa un’ora dopo un felicissimo Crowley fece ritorno come fiero proprietario di un modellino Bentlley, fedelissimo nella riproduzione di ogni minimo dettaglio.
“Quando l’ho vista non ho resistito, almeno mi mancherà di meno la mia!” fece un sorrisone, prima di riporre l’acquisto nel suo bagaglio a mano.
E riuscì a farcela stare senza l’aiuto di Aziraphale, né tantomeno della magia.

Arrivò il momento di imbarcarsi e poco prima del decollo Crowley cominciò ad agitarsi.
“Che c’è, caro? Sei preoccupato per Miracle? Lo abbiamo messo nel trasportino può volare qui con noi, nessuno verrà a portarcelo via.” lo rassicurò Aziraphale, mentre un paio di hostess procedevano nell’esporre le principali misure di sicurezza.
“No, non è quello … è che tra un po’ voleremo, giusto? E… se l’aereo va troppo in alto? Se mi brucio? Lo sai che ormai io lassù non sono più gradito…” mormorò, con un sorriso triste.
Aziraphale si sporse verso di lui quanto più gli consentiva la cintura di sicurezza, per poterlo abbracciare.
“Oh, Cro, per me sei ancora graditissimo. E comunque no, ci vogliono ben altre altezze per arrivare davvero lassù.” lo confortò. “Vorrà dire che quando saremo a Los Angeles io salirò sul metrò con te, il più profondo che riusciamo a trovare, che dia a me l’idea di scendere negli Inferi.” gli propose come compromesso.
“Oh, angelo!” sorrise il rosso, un po’ più a suo agio. “Ti posso tenere la mano mentre decolliamo?”
“Ma certo, caro.”

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Ormai erano già al loro secondo giorno ufficiale di vacanza.
Fin dal primo giorno, mettersi in costume aveva catturato l’attenzione di ciascuno sull’altro, apprezzando notevolmente quanto adocchiato.
Certo, al demone mancavano le forme morbide dell’angelo, ma si stava abituando anche a quella versione un po’ più atletica.
Crowley aveva esordito con degli slip neri, mentre Aziraphale con dei comodi boxer celesti, lunghi poco sopra il ginocchio.
Quella mattina invece era Azi ad aver optato per degli slippini, in fantasia tartan su sfondo blu, mentre Crowley aveva osato con degli attillati boxer pitonati, lui che serpente lo era davvero.

Il primo giorno Crowley aveva preferito non dire nulla, ma trovando lo stesso scenario anche il secondo, non poteva rimanere zitto.
Quella spiaggia di Malibu, nonostante l’alta stagione, era sempre deserta.
“in questa spiaggia non c’è mai nessuno… non lo trovi strano?” gli domandò, mentre passeggiavano lungomare con Miracle, che la sabbia fina e l’acqua fredda dell’oceano li aveva amati fin da subito.
“Beh, sarà che qui è pieno di spiagge e allora…” azzardò Aziraphale.
“Angelo?”
“Oppure non a tutti piace la vita da mare..”
“A Malibu? Mi prendi per idiota? Aziraphale, sicuro di non c’entrare nulla?” lo scrutò Crowley coi suoi occhi gialli indagatori spalancati.

Del resto non c’era nessun altro in giro.
“Beh…” annaspò l’angelo, messo sotto torchio.
“Ebbene? O dovrei dire emmale?” disse il demone.
“Okay, okay. Potrebbe darsi che, sai,  a causa di una piccola svista, la gente continui a vedere questa spiaggia costantemente piena!” rivelò il biondo, il più innocentemente possibile.
Crowley lo guardava tra lo stupito e il divertito.
“Sei diabolico!” scoppiò a ridere.
“Non puoi dirmi questo!”  lo guardò addolorato l’altro.

“Ma scusa, ai gestori non verranno dei dubbi se vedono che siamo gli unici clienti della spiaggia?” domandò il rosso.
“Può sempre darsi che anche i gestori vedano pieni la spiaggia, i registri … e pure gli incassi!” rivelò il biondo.
“L’inferno non avrebbe niente da insegnarti!” rise ancora più forte l’altro.

“Zitto tu, vogliamo parlare del tuo cappellino?” lo mise alle strette Aziraphale.
“Beh, che c’entra? C’è il sole... serve a ripararsi, ha una visiera… l’ho preso in un negozio souvenir…”
“Con la scritta ‘Occult forces do it better’?” lo sfidò l’angelo.

Crowley  sogghignò fiero, aggiustandosi meglio sulla testa il cappellino nero con quella scritta rosso brillante 
“Fighissimo, vero?” ghignò.  “E, comunque, non guardarmi così, io non sono certo ricorso a una frode fiscale!” gli rinfacciò.

“L’ho già detto che sei sempre esagerato?” sbuffò Aziraphale.

“Esagerato, ma generoso.” ammiccò il bel demone.

Incurante del divieto, fece comparire  qualcosa fra le sue mani, per poi farne dono all’angelo.
Era un cappellino come il suo, ma celeste e con la scritta argentata ‘Ethereal forces do it better’

“Tu non puoi essere occulto, angelo.” mormorò, sistemandoglielo sulla testa cosa che lasciò il bell’angelo senza parole.

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Erano tornati all’ombrellone da un po’ ma Aziraphale continuava a lagnarsi.

“Amo questo posto, ma questo sole non dà tregua e nemmeno il tettuccio del lettino sembra voler collaborare e io…”

All’improvviso si ritrovò con tutta l’ombra che potesse desiderare, così piacevolmente rinfrecante, e alzando lo sguardo ne capì il motivo.

Crowley aveva fatto comparire le sue grandi ali nere, schermandolo con una.
Aziraphale lo fissò  interrogativo.
Crowley si limitò a fare spallucce, per poi notare che anche Miracle aveva notato quelle ali e stava giocosamente mordicchiando quella lasciata libera.

“Tu 6000 anni fa mi riparasti dalla prima pioggia… direi che siamo pari!” bofonchiò, facendo apparire un largo sorriso sul volto di Aziraphale, che tornò a bearsi di quell’ombra.

Quando si fu riposato a sufficienza, Crowley fece sparire le ali, lasciando giusto qualche larga piuma nera  per far giocare Miracle.

Si sedette sul lettino prendisole che stava adoperando l’angelo, causando pochissimo spostamento col suo peso pressoché irrisorio.

“Certo che sono stato un idiota. Mi sono scervellato con così tanti esercizi, quando in realtà sarebbe bastato ricorrere all’infallibile ginnastica orizzontale.” commentò il rosso.

Aziraphale fu incuriosito dall’argomento e nel massimo della sua ingenuità si mise vicino a lui, formulando una semplicissima richiesta.

“Ah sì? E di cosa si tratta? Puoi mostramela?”

Per tutta risposta, Crowley si alzò, abbassandosi con nonchalance i suoi boxer di fronte a lui.
Tanto rapido quanto nudamente esplicito.

“Cos? No ma, aspetta… io non intendevo..aaaaaaaaaaaaaaaaaaahh!” scappò via un Aziraphale sconvolto e scandalizzato sfrecciando fra gli ombrelloni chiusi.

Crowley si rivestì, alquanto divertito.
- Guardalo come corre ancora il mio angelo.. e stavolta senza alcun trucchetto!-

TBC

Trovo canon un Crowley che si rende poco amabile al telefono, quando non è Azi dall’altra parte, si intende ;)
Così come trovo canon Cro che si impunta per andare a Disneyland! XD
Lo so, non era previsto, doveva solo essere una trovata ingegnosa di Crowley, ma quando ho visto questo cosino patafrulloso (e o dico da gattara irriducibile!) ho deciso che dovevano tenerlo
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Ce lo vedo troppo Azi a perdere la dignità e buttarsi a terra per coccolarlo <3

Riuscite a immaginare Crowley con due chiletti in più? Per me è fantascienza XD e comunque non si vedrebbero manco per sbaglio.

Visto che finalmente hanno iniziato la vacanza? Spero vi sia piaciuta la scena dell’ala così come è piaciuta scriverla a me <3

non dico ‘a presto’ perché suonerebbe troppo ipocrita ^^’
Il prossimo aggiornamento sarà in zona Frigh night per chi la segue, poi dovrò pensare i crossover, entrambi ^^’
besos
   
 
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