Per Amicizia
“Tesoro
chi è alla porta?”
Qualcuno
aveva suonato a casa Piton, strano: in pochissimi ancora lo facevano.
La donna distesa
sul divano, una borsa del ghiaccio posta sulla
tempia, chiamò ansiosamente il bambino dal salotto.
Il bambino
osservò in silenzio la donna che gli si era appena presentata: fluenti capelli castano chiaro le ricadevano lisci sulla
schiena e la montatura nera degli occhiali le conferiva quell’aria adulta che
gli occhi faticavano ad acquistare.
“Io… Non
lo so non ho ben capito…”
Eileen Piton, i capelli neri che ricadevano flosci attorno alle
guance smagrite a risaltare un pallore già evidente, si affrettò all’uscio per
accogliere l’ospite inaspettata, strisciando con debolezza le vecchie pantofole
di feltro contro il pavimento.
“Tesoro
andresti a giocare di sopra intanto che la mamma parla con questa ragazza?” con
un sorriso la donna accarezzò la guancia del bambino.
“Posso
invitare anche Lily?” gli occhi neri del bimbo si illuminarono di una piccola
scintilla di speranza all’idea di poter continuare a trascorrere il pomeriggio
con la bambina sua vicina di casa.
“Ma certo tesoro, dopo che la mamma ha parlato con questa ragazza però. Ora vai dai!”
dandogli un piccolo buffetto sulla guancia e un bacio sull’altra la mamma
congedò il piccolo, che velocemente salì le scale, diretto in camera sua.
La donna
tornò con lo sguardo a fissare la ragazza sulla porta e con lieve sorriso la
invitò ad accomodarsi in casa.
“Gradisce
una tazza di tè Miss?”
“Hallen” si affrettò ad aggiungere la ragazza con
professionalità. Non avrà avuto più di trentadue anni ad occhio e croce notò di
sfuggita Eileen.
“No
grazie, invece gradirei si sedesse. Dovrei parlarle di una faccenda piuttosto
seria”
Eileen
rabbrividì, immaginando il motivo. La mano passò nervosamente su un vecchio livido
prontamente nascosto da una manica della camicetta ingiallita. Con un po’ di
riluttanza si sedette di fronte alla donna, un piccolo tavolino traballante in
mezzo alle due consunte poltrone di pelle.
“L’ascolto,
mi dica pure…” le mani in grembo, le magre dita intrecciate tra loro.
“Julie Hallen e..”
“Che bel
nome..” la donna si intromise con un sorriso
titubante. Sembrava volesse prendere tempo, rallentare l’inevitabile.
“Grazie”
un sorriso di circostanza affrettato per poter così riprendere la conversazione
“E sono un’ assistente sociale. La mia visita è dovuta
a una chiamata che ci è pervenuta dai suoi vicini che sostengono di averla
sentita violentemente litigare con suo marito.. è la
verità?”
“Lily…” Il bambino, affacciato nell’ombra
delle scale, non riuscì a non lasciarsi sfuggire un
mormorio arrabbiato: l’amica aveva tradito il suo segreto.
“Chi non
discute a volte con il proprio marito? Soprattutto poi se ha uno scarso senso dell’umorismo come Tobias!” la
signora rise sommessamente, cercando di nascondere il nervosismo, le mani
ancora intrecciate fra loro.
“Signora Piton noi parliamo di qualcosa ben più grave di una banale
litigata…” l’assistente sociale fissò intensamente la donna prima di riprendere
a parlare “Parliamo di veri e propri maltrattamenti domestici. Quest’uomo, la picchia?”
Severus trattene il fiato, rafforzando la stretta contro la ringhiera delle
scale: quella sarebbe stata la volta buona.
“Tobias non si sognerebbe mai di fare una cosa del genere!”
la donna si infervorò, cercando di dare credibilità alla sua affermazione,
spesso ripetuta più volte alle amiche.
Una lacrima a solcare la guancia del
bimbo.
La donna
la osservò per un interminabile istante, non distogliendo gli occhi dai suoi.
“Va bene…”
si alzò risoluta, estraendo un cartoncino dalla giacca del tailleur blu notte.
“Se avesse bisogno di qualcosa questo è il numero del mio studio. Può chiamarmi a qualsiasi ora.”
Lo sguardo
della donna si spense per un momento, provando ad assimilare coraggiosamente anche quella sconfitta.
“Grazie..”
Con un
tonfo sommesso Eileen Piton
si chiuse la porta e l’assistente sociale alle spalle, assaporando per un
istante il silenzio, debolmente interrotto solo dalle lacrime che presero a
rigarle il volto.
Un
singhiozzo in lontananza la riscosse improvvisamente, incoraggiandola a
riaprire gli occhi.
“Oh Severus…” una mano protesa verso il figlio: ancora una volta
triste, deluso, arrabbiato con lei, con la sua ostinazione a voler difendere
quell’uomo.
Severus
scappò su per le scale, abbandonando la madre totalmente indifesa, raggomitolata
contro la porta.
Con
violenza il bambino sbatte la porta alle sue spalle, facendo tremare i muri
scrostati della sua cameretta.
Lo sguardo
gli si posò sulla bambina dalla chioma rossiccia con il volto completamente
schiacciato contro la finestra della casa di fronte, che lo osservava
irrequieta.
Il bambino
si diresse frettolosamente verso la scrivania, ne aprì uno dei due cassetti e
tirò fuori carta e penna, scrivendo in una calligrafia minuta. Concluso il suo
messaggio chiuse con un colpo secco la penna e schiaffò il foglio a quadretti
contro la finestra. La bambina lesse a labbra strette, sillabando quelle poche
parole: “Pensavo di potermi fidare di te”
Con le
guance imporporate, di un colore molto simile a quello dei capelli, la bambina
scrisse velocemente, pigiando a sua volta il foglio contro il vetro: “Scusa Sev…
L’ho fatto per te lo sai”
Lily
guardò tristemente Severus scrivere la risposta alle
sue scuse sincere.
“Non ce ne era bisogno. Questi non
sono affari tuoi.”
Il vetro
tremò, sotto la forza dell’urto provocato dalla piccola mano.
“Certo che sono affari miei! Sei mio amico!”
Questa
volta la bambina lo squadrò imbronciata, come se Severus
avesse tralasciato un dettaglio non del tutto trascurabile: la loro amicizia.
“La mamma ha detto che oggi
pomeriggio non puoi venire. Ci vediamo domani.”
Con un
movimento secco Severus chiuse le tendine della
finestra, unico mezzo di comunicazione fino a quel momento, lasciando l’amica
sbigottita e ferita.
Non avrebbe
più permesso a Lily di interferire ancora. L’avrebbe protetta, a qualunque costo.
Sempre.
[942
parole]
Note: Eccomi qui^^ Spero che nonostante
la shot sia corta voi lettori/lettrici siate riusciti
ad apprezzarla J Per scrivere questa piccola shot mi sono un po’ ispirata a come accade nei film: ho
cercato di dare una visione d’insieme, infatti
l’attenzione del narratore esterno si focalizza spesso su più persone
contemporaneamente – come nella parte centrale della storia –
Mi auspico che i personaggi siano IC - dato
che l’OOC è una cosa che non riesco assolutamente a tollerare, nonostante tutti
i miei sforzi per apprezzarlo xD – ma soprattutto
volevo spiegare più approfonditamente alcuni punti per essere sicura che
comportamenti e pensieri non siano stati fraintesi: Eileen
Prince, pur sapendo che questo le provocherà altro dolore, decide di non
smascherare il marito, ma al contempo si sente spiazzata per come Julie Hallen accetti le sue deboli affermazioni. Ho deciso di far
sviluppare in questo modo i fatti perché penso che oggi purtroppo capitino
queste cose: le persone a volte non hanno la forza di scavare in profondità, di
compiere il loro lavoro seriamente, oppure si limitano a compierlo marginalmente.
Severus
dal canto suo sperava invece che la madre finalmente parlasse della complicata
situazione che stanno passando entrambi, ma il mutismo ostentato da parte della
donna lo ferisce, lo delude.
L’ultima
frase da me posta sta a sottolineare come Severus
stesso ritenga la sua famiglia un pericolo per Lily e per questo si impone
d’ora in avanti di tenerla fuori da tutto ciò, per impedire gravi conseguenze.
A questo si somma una promessa ben più ampia, che chiude la one shot.
Spero di
non avervi ammorbato troppo con questa spiegazione, che ovviamente siete
liberissimi di non leggere^^
Ringrazio
chi recensisce, ma anche solo chi legge perché pure questo in fondo è importante J