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Autore: Luxanne A Blackheart    13/04/2020    1 recensioni
"Amali con tutta te stessa e lasciati consumare, io l'ho fatto."
La Francia.
Patria dei più grandi filosofi e scrittori.
Parigi.
La città più bella del mondo, la più grande, la più popolata.
Amaryllis, scrittrice per diletto dalla personalità eccentrica e principessa di Danimarca per volere di Dio, figlia Di Zafiraa. Aveva lascitato la sua terra natia per recarsi in Francia per conoscere il suo futuro marito, Jean Paul de Conde.
Jean Paul, principe sesto in linea di successione al trono francese, musicista per vocazione dagli occhi azzurri e cuore di ghiaccio.
Albert de Camus, amico di infanzia del principe, nasconde un segreto scomodo.
Tre anime affini si incontreranno nella bella e sporca Parigi in quest'ultimo capitolo della saga di "Neve e Fuoco".
Nelle vene di Amaryllis scorre sangue di fuoco, passione e neve.
Il vaso di pandora verrà finalmente scoperchiato e tutti i segreti di generazioni passate con esso. L'eco di Costantinopoli risiede nei loro cuori così come nelle loro azioni.
Siete pronti a vestirvi come le belle dame e i gentiluomini francesi per immergervi in questa tragica e meravigliosa ultima avventura e farvi consumare da Amaryllis, Jean Paul e Albert?
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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III






Era l'alba. Il cielo cominciava a colorarsi di arancione, ma era ancora inghiottito dalle tenebre.
Zafiraa era poggiata sul marmo freddo del davanzale e osservava il cortile, aspettando pazientemente il ritorno di sua figlia.


Amaryllis aveva pensato in tutti quegli anni che nessuno se ne sarebbe mai accorto delle sue piccole gite tra i popolani, nelle taverne a bere o delle sue ubriacature da uomo.
Ma pensava davvero di farla franca con lei, che aveva escogitato per prima le fughe da palazzo ed era il pericolo in persona?


Sorrise leggermente, grattandosi il sopracciglio chiaro. Una leggera brezza le scompigliò i capelli sciolti che le arrivavano fino ai fianchi e il leggero abito bianco nascosto da una mantellina rosso sangue.


Era proprio vero che nella sua famiglia le donne erano tutte uguali, avevano tutte quante lo stesso temperamento burbero e ribelle che le avrebbe portate inevitabilmente incontro ogni genere di guaio. Osservò il cielo e una stella cadente scese spedita andando a schiantarsi chissà dove.


Era preoccupata per sua figlia e questa preoccupazione l'aveva esternata anche al marito tantissime volte, ma lui non aveva conosciuto sua madre, la donna dai tanti nomi e dai tanti volti. Era stata una persona orribile e aveva fatto soffrire lei, la sua stessa figlia, sangue del suo sangue, in maniera indicibile. Aveva ucciso l'amore della sua vita, Mustafà, colui con il quale si era trovata e l'aveva accettata nonostante le cose spietate che si erano fatti.


Sua madre era stata una grande donna, era vero, ma anche terribile. E sua figlia, la sua bambina, gliela ricordava terribilmente. Aveva paura che anche lei, come Hurrem, potesse fare del male, potesse ferirsi e ferire in qualche modo. Il comportamento impulsivo e l'indole alla ribellione li aveva. E quei capelli... Rossi come il fuoco che al solo guardarli, Zafiraa sentiva bruciare la pelle del viso.


Sembrava davvero che Hurrem si fosse incarnata nella sua dolce bambina.


Zafiraa era sempre stata una madre fin troppo presente, soprattutto con Poul, questo lo sapeva. Ma era il regalo più bello che Mustafà le avesse mai fatto, una parte di sé, una parte che la morte non le aveva tolto. Era come vedere l'amore della sua vita... Era così simile a Mustafà che era come ricevere tante pugnalate al cuore ogni giorno. Come si muoveva, come afferrava la spada, lo stesso identico tono di voce e gli stessi capelli scuri come la notte, ma aveva ereditato gli occhi verdi di suo padre Ibrahim. Era diventato con il tempo un uomo davvero affascinante.


Zafiraa sospirò. Sapeva di vivere fin troppo nel passato, glielo ripeteva spesso anche il suo dolce marito, ma questo non voleva dire che non apprezzasse il presente.
Venne distratta dal suo flusso di pensieri, quando udì il nitrire del cavallo di Zafiraa e i lunghi capelli di questa oscillare sulle spalle. In lontananza si potevano notare un molto ubriaco Jean Paul e Albert.


Sorrise leggermente, dopotutto sua figlia si sarebbe trovata bene. Era circondata da giovani ben istruiti come lei, doveva solamente farsi abbattere quelle mura di ostilità che si era fatta crescere e tutto sarebbe andato bene.


Decise di ritirarsi nelle sue stanze, perché ormai era mattino e presto la servitù si sarebbe svegliata. Non era il caso di farsi trovare a curiosare in giro.


-Allah, yardım et, başka türlü nasıl yapacağımı bilmiyorum. -


La regina Zafiraa quasi sussultò sul posto, sentendo quella lingua, quella musicalità dopo quasi vent'anni; corse lungo l'ampio corridoio per cercare di scovare chi avesse pronunciato quelle parole, le sembrava di aver già udito quella voce. Il cuore prese a batterle forte, emozionata, senza uno specifico senso logico.


Era stupido da parte sua correre così, lo sapeva, ma non poteva farci nulla.
Quasi si scontrò, dopo quelli che sembrarono ore, con la contessa Bàthory che spalancò gli occhi spaventata.


-Sua maestà. - La contessa si inchinò, abbassando lo sguardo.


-Contessa. - La salutò di rimando la regina. Odiava tutta quella etichetta, anche dopo anni. Era qualcosa a cui il suo animo piratesco non si sarebbe mai abituato. - Cosa ci fate già sveglia? -


-Oh, nulla, madame. Non riuscivo a dormire, in realtà. Il principe Jean Paul e il marchese Albert sono usciti e non sono ancora tornati, sapete come sono gli uomini della loro età. Escono, si ubriacano e non tornano. Ero solo preoccupata per loro. - La bella contessa accennò un sorriso, abbassando lo sguardo.
Zafiraa le sorrise.


Aveva visto anche Amaryllis, pensò preoccupata. Non sapeva se ci si poteva fidare di lei. C'era qualcosa nel suo viso, qualcosa di familiare, qualcosa che non era del tutto nuovo e poi aveva parlato in turco. Sentiva ancora la sua voce risuonarle nelle orecchie.
Come lo conosceva? L'Ungheria, a quanto ne sapeva, era dichiaratamente cristiana cattolica e per anni aveva combattuto gli infedeli musulmani e quindi gli ottomani. Come poteva conoscere il turco, una signora del suo rango, poi? C'era qualcosa che le sfuggiva.


-Avete detto qualcosa di curioso prima. -


-Cosa, sua maestà? - La contessa Bàthory si girò lentamente verso la regina, sorridendole. Appariva calma, più del dovuto, in realtà. Se non fosse per le dita che scavavano contro il marmo del davanzale. - Non mi pare di aver detto nulla di curioso. -


-Oh, ma prima che arrivassi naturalmente. - Zafiraa sorrise, valutando cosa fare e se smascherarla o meno. Entrambe sapevano di sua figlia ed entrambe sapevano cosa lei avesse detto. - Sırrını saklayacağım, eğer aynı şeyi yaparsan, kontes. -


Le gote della contessa si imporporarono immediatamente dall'emozione e Zafiraa le sorrise.
E senza aggiunger altro, le fece un cenno di saluto e si allontanò, soddisfatta. Le minacce, a quanto ne sapeva, funzionavano sempre.
Dopotutto era figlia di sua madre anche lei.










Amaryllis sbuffò, buttandosi poco elegantemente sul suo letto regale a baldacchino. Per la futura moglie del principe ereditario avevano riservato la stanza migliore, a detta dei padroni di casa.


Balle, lo sapeva benissimo.


-Sei tornata finalmente, figlia mia. - La principessa sobbalzò, quando udì la voce della madre, comodamente seduta dall'altro lato della stanza. Non l'aveva né vista e nemmeno sentita respirare. Maledizione a lei e ai suoi geni da piratessa che non aveva ancora perso!

-Madre, che cosa ci fate qui? - Amaryllis si alzò dall'enorme letto, avendo cura di nascondere il taccuino che si portava sempre con sé. Era ancora vestita in abiti maschili e gli stivali sporchi di fango avevano sporcato tutta la stanza,notò infastidita.


-Ti ho aspettata, come faccio da quando hai preso ad uscire di nascosto, cara figlia mia. - Zafiraa si alzò e le andò incontrò. - Eri davvero convinta che una cosa del genere mi sarebbe sfuggita? -


-No, ma ci speravo. - Borbottò togliendosi gli stivali. La madre le andò incontro aiutandola a liberarsi di quei comodi abiti maschili e la vestì proprio come quando faceva quando era una bambina, facendole indossare la sua veste da notte. Notò che avesse i capelli aggrovigliati e spettinati, quasi come un nido di uccelli. Zafiraa allora ,senza aggiungere altro, la spinse verso la toeletta e cominciò a pettinarglieli delicatamente, mentre i loro occhi così simili si incontravano attraverso lo specchio. -Suvvia madre, se avete qualcosa da dire, ditemelo. -


-Perché dovrei? Ormai mi odi e non mi dai più ascolto. - La madre sorrise, concentrandosi su un nodo particolarmente difficile da districare. -Ma sappi che la contessa Bàthory ti ha vista rientrare e come può averlo fatto lei, potrebbe averlo fatto chiunque. In futuro devi stare più attenta, Amaryllis. -


-In futuro? Non mi dici di non fare più una cosa del genere?-


-Lo faresti? -


La madre la osservo, alzando un sopracciglio. Amaryllis allora sbuffò, dandole ragione. -So che una volta assaporata la libertà, non è facile farsi incatenare nuovamente. Sei mia figlia, hai lo stesso carattere di tua nonna e nelle tue vene, come ti ho già detto, scorre il sangue delle donne della nostra famiglia. Ma, figlia mia, devi stare più attenta. Da adesso in poi vivrai in una terra che non sarà la tua, devi saperti adattare e adattandoti potrai fare le cose che eri solita fare liberamente. Oggi sei stata una sciocca, domani non esserlo. Conosci il tuo nemico e il tuo amico, prima di aprirti in questo modo. Non sai ancora chi hai di fronte, per quanto possano sembrare tutti cordiali e per certi versi frivoli, nascondono qualcosa, me lo sento nelle ossa. -


-Che cosa dovrei fare allora, madre? - La principessa si scostò dalle carezze della madre, infastidita perché sapeva avesse ragione. Era stata una stupida e ora il principe Jean Paul e il marchese sapevano di lei e a suo dire anche la contessa.


-Devi giocare d'astuzia. Non dare modo a nessuno di dubitare di te, devi essere l'esempio che questi francesi dovranno seguire, anche se di nascosto sei tutt'altro. Non posso dirti di frenare chi sei, Amaryllis, anche se dovrei... Tu, per tua fortuna e sfortuna, sei nata in una famiglia reale e hai il dovere di comportarti in un determinato modo. So che non è giusto, neanche io lo avrei accettato alla tua età, bambina mia, ma è il tuo dovere. Fallo per tuo padre e per la tua terra, per nessun altro. - Zafiraa le andò incontro, sospirando. - Fai stare tranquilla la tua vecchia mamma. Sarà difficile vederti chissà quando per me, separarmi da te, figuriamoci sapendo ciò che combini. -


Amaryllis sospirò. Odiava darle ragione, ma era così. - Lo farò, madre. -


Sua madre le sorrise, sollevata e in quel momento sentì il bisogno primario di correre tra le sue braccia e abbracciarla, come quando faceva da piccola e aveva paura. Ma non poteva, perché non lo era più.


-Ah, un'altra cosa, fai attenzione al fango. - Disse, prima di ritirarsi nelle sue stanze e osservandosi intorno, divertita. - Dai una pulita, principessa, prima che si sveglino i servitori e comincino a circolare pettegolezzi. -


Zafiraa tirò fuori da dietro la tenda una scopa che le lanciò contro, divertita. - Sempre se sai come si tiene in mano una scopa. -
Ridacchiò la regina, uscendo dalle sue stanze. Amaryllis sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
Quanto poteva essere difficile spazzare?








*-Allah, yardım et, başka türlü nasıl yapacağımı bilmiyorum. → Allah, aiutami tu perchè altrimenti non so come fare.


*Sırrını saklayacağım, eğer aynı şeyi yaparsan, kontes. ->Manterrò il vostro segreto, se voi farete altrettanto contessa.


***
Ed eccoci qua,
come promesso un nuovo capitolo sotto il punto di vista di Zafiraa che presto dovremmo abbandonare. Era giusto dare anche a lei un po' di spazio, considerato che sembra più assennata della figlia!
Fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate!
Noi ci vediamo presto!
Luxanne
   
 
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