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Autore: thors    13/04/2020    0 recensioni
[Tate no Yuusha no Nariagari]
Questa storia vuole essere una continuazione della prima stagione di "The Rising of the Shield Hero", che consiglio caldamente di vedere prima di iniziare la lettura. Per chi non volesse farlo, o volesse rinfrescarsi la memoria, il primo capitolo ne è una sintesi utile a capire quelli seguenti (e quindi un spoiler dell'anime in piena regola).
La mia storia vera e propria inizia dal secondo capitolo, mentre nell'ultimo ho posto un'appendice che può essere un utile riferimento. - Storia conclusa
Allora:
Dopo il suo ritorno da Cal Mira, Naorumi è ormai un Eroe amato in tutto il regno di Melromarc. Si è stabilito nel suo feudo e sta facendo crescere una compagnia di avventurieri; i rapporti con gli altri tre Eroi Sacri sono migliorati, ma andrà tutto per il meglio? Quali altri intrighi ai danni dell'Eroe dello Scudo potranno ancora essere tessuti nelle sale di qualche palazzo? E lui e i suoi compagni riusciranno a seguire la strada che Fitoria e gli Eroi del passato auspicavano per loro? Forse non sarà tanto facile.
!!! Questa storia necessita di una revisione che prima o poi dovrò dare !!!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Epilogo

 

 

Naofumi si ritrova nella biblioteca in cui tanto tempo fa, poco prima di essere evocato, stava sfogliando un libro. Scudo e armatura sono scomparsi, al loro posto gli abiti della sua vita precedente. E' difficile per lui sentirsi di nuovo uno studente universitario; i ricordi di un quarto d'ora prima in questo mondo risalgono ormai a più di uno fa nella sua vita. Anche il libro intitolato “Delle quattro Armi Sacre”, che teneva fra le mani prima di ritrovarsi a Melromarc, è sparito. Al suo posto solo delle dita tremanti. Deve sedersi, tutto gli sembra così assurdo che la testa gli fa male. Filo, Myne, Elisalia, Kamil, le due bimbe, le due serpi… Raphtalia… non rivedrà più nessuna di loro. Aveva ancora tanti progetti da realizzare, aveva appena dato il via alle operazioni della nuova compagnia di Lam e Demine nel regno di Zeltoble. Cosa ne sarebbe stato, ora che lui non c'era più? Aveva lasciato un piccolo esercito tra Città dello Scudo e Layeste, se non altro, che avrebbe potuto difendere il suo feudo per molti anni. Melty, Mirealia… avrebbe voluto veder crescere la piccola principessa e avrebbe voluto continuare a collaborare con quella incredibile Regina. Avrebbe voluto rendere Melromarc il paese nel quale a Raphtalia sarebbe piaciuto vivere. Avrebbe desiderato trasformare Zeltoble e costringere il suo sovrano ad assumere un atteggiamento più responsabile e benevolo verso i semi-umani e verso il suo stesso popolo.

Capisce che continuare a pensare a questo non lo porterà più a nulla. Tutto ciò che può fare è tenersi stretti i ricordi più cari di tutti quei mesi vissuti come Eroe dello Scudo e sperare che ciò che ha lasciato incompleto trovi delle persone oneste disposte a portarlo avanti.

Ora è di nuovo Naofumi, lo studente universitario un po' indietro con gli esami. No, è inutile mentire: non è più quella persona. Non ricorda cosa dovesse fare quel giorno, ma quel che vuole ottenere nel suo futuro gli è chiaro e non perderà altro tempo per realizzarlo. Ora, però, ha bisogno di riflettere, di calmarsi e di rivedere i suoi genitori e il suo fratellino più piccolo. Potrà rivederli all'ora di cena, ma ora è solo metà mattinata. Meglio. Forse quando li rivedrà riuscirà ad apparire come il ragazzo che ricordano, e le mani smetteranno di tremargli.

Si alza, esce dalla biblioteca e si dirige verso casa, sorprendendosi di trovare ancora così familiari le strade che percorre. Si infila le mani in tasca e, quando le ritrae, qualcosa sul suo polso destro si incastra per un attimo nella cerniera del suo giubbetto. E' un bracciale fatto da una semplice catenina di acciaio, alla quale è attaccato un piccolo scudo in miniatura che riproduce in modo fedele la sua Arma Sacra. Lo rigira più volte, ma non trova nessun meccanismo che gli consenta di aprire la catenina, stretta abbastanza da impedirgli di perdere il bracciale o di sfilarselo, ma non tanto da recargli fastidio. Si accorge che qualche passante lo guarda incuriosito dal suo comportamento, perciò rimette le mani in tasca e le tiene lì fino a quando non arriva alla porta di casa, sebbene il desiderio di guardare ancora quel piccolo scudo lo stia divorando.

«Sono tornato!» esclama, ma subito dopo si ricorda che non c'è nessuno. Entra nella sua stanza ed esamina la catenina e lo scudo in ogni modo possibile, ma dopo un paio d'ore di inutili tentativi, che non gli hanno permesso di scoprire proprio nulla, si getta sul letto e chiude gli occhi, cercando di riposare. L'emozione che lo pervade gli rende difficile addormentarsi, e si accorge di esserci riuscito solo quando un insopportabile dolore alla testa lo fa svegliare di colpo.

“Una emicrania simile non l'ho mai sentita prima… tranne quando…” pensa tra sé. Qualcuno gli salta addosso gridando il suo nome con gioia. Improvvisamente si ritrova con una ragazza sopra di sé, che gli preme la faccia sul suo petto, lasciandogli vedere solo i sui lunghi capelli castano chiaro. Naofumi sente il calore delle sue lacrime e del suo respiro, vorrebbe chiamare per nome quella ragazza, ma ha paura di sbagliarsi.

«Naofumi,» lei gli dice, «sono così felice di essere di nuovo con te…». E' la voce di Raphtalia, lui non ha più dubbi. Le solleva dolcemente la testa e la fissa negli occhi incredulo, sentendo una felicità incontenibile esplodere dentro di lui.

«Raphtalia…», riesce a dire.

L'abbraccia, sente il contatto con la sua pelle nuda e respira il profumo dei suoi capelli… è qualcosa che da troppo tempo desiderava di poter fare, con la triste consapevolezza che solo nei suoi sogni era possibile. Si mette a piangere anche lui e le dice: «Sono felice che tu sia qui, mi sei mancata tantissimo…»

Restano abbracciati a lungo, poi Naofumi riflette su quanto sarebbe difficile far passare inosservata una semi-umana qui, nel suo mondo. Le accarezza la testa, pensieroso e preoccupato, e gli ci vuole un po' di tempo per accorgersi che Raphtalia non è più come la ricordava.

«Le tue orecchie…», dice tutt'a un tratto, «non ci sono più!»

Sposta la mano per verificare se anche la sua coda è sparita, ma questa non è l'unica scoperta che fa.

«Raphtalia! Sei completamente nuda!» esclama, diventando rosso per l'imbarazzo.

Lei non sente neppure le ultime parole di Naofumi, si stava già portando le mani alla testa per toccarsi le orecchie. Sorpresa anche lei dalla scoperta, si volta per guardarsi la coda, ma non riesce a vedere nulla e così, per essere sicura, controlla anche con una mano. Si solleva poi sulle braccia e china il capo per osserva il resto del suo corpo, accorgendosi solo in quel momento di non aver nulla addosso. Capisce allora cosa Naofumi le aveva cercato di dire, si stringe di nuovo a lui e senza scomporsi gli risponde: «Abbiamo vissuto nello stesso corpo tanto a lungo… Cosa vuoi che mi interessi? Lo vedo anch'io che sono nuda, ma sono anche diventata una ragazza umana! E tu… è solo questo che riesci a dirmi?»

Naofumi balbetta qualcosa, ma prima che riesca a risponderle, Raphtalia le viene portata via. Lei lancia un urlo e viene trascinata giù dal letto. Mentre lei si lamenta contrariata, due facce ben note fanno capolino davanti agli occhi di Naofumi. Anche Linéa e Lenia sono nella stanza, ma loro non sono cambiate per nulla dall'ultima volta che Naofumi le ha viste.

«Che modi sono?» brontola Raphtalia, rialzandosi in piedi e tornando subito tra le braccia di Naofumi.

Lui la bacia sulla fronte, poi dice a tutte: «Non pensavo fossimo così tanti in questa stanza. Linéa, Lenia, sono felice di vedervi, ma trovo questa situazione un po' troppo imbarazzante. Penso che farei meglio a uscire da qui, mentre voi due potreste aiutate Raphtalia a indossare qualcosa… ma perché voi avete i vostri soliti abiti e lei non ha nulla?»

«Questi vestiti sono di filo magico,» risponde Linéa, «ma penso che il motivo sia più semplice. Siamo già passate da un mondo a un altro e non vedo ragione per cui avremmo dovuto perderli. Forse li abbiamo addosso in questo momento per il semplice motivo che li indossavamo anche quando eravamo dall'altra parte, prima di entrare nel tuo scudo».

«Penso tu abbia ragione… Raphtalia, alzati per favore, ritornerò quando ti sarai vestita.»

«No…»

«Raphtalia…»

Naofumi le afferra un braccio, velocemente sguscia via dal letto, voltandola sottosopra e coprendola con il lenzuolo allo stesso tempo. Tenendola ancora ferma, le dice: «Non muoverti da lì finché non sono uscito dalla stanza. Non ho biancheria intima adatta a te, ma andrò a comprarti qualcosa appena possibile. Senza contare che non ho nessuna idea di come spiegare la vostra presenza ai miei.»

Raphtalia mette il broncio, ma se ne resta ferma e in silenzio.

Prima di uscire, Naofumi si ferma di colpo e chiede alle due ragazze: «E Glass, Terris e L'Arc? Che ne è stato di loro?»

«Potremmo farli uscire dal tuo scudo anche adesso», risponde Lenia, «ma non volevamo farli assistere al comportamento di Raphtalia. Per loro il tempo non trascorre, possiamo farli aspettare quanto vogliamo».

«Beh, prima o poi dovrete farli uscire… ma voi…»

«Ah, già. Forse non riesci a sentirci perché non ti sei ancora abituato al tuo nuovo corpo… comunque sì,» dice Linéa, «è proprio così. E da quel che abbiamo capito del tuo mondo, sono certo che ci tornerà utile per aiutare il nostro padrone, Raphtalia e gli altri Eroi».

«A proposito di questo,» dice Raphtalia con tono serio, «io sono stata la prima schiava di Naofumi. E lui, per avermi, ha pagato. Non c’è stato nessun imbroglio quella volta. Non mi sembra affatto giusto che ora lui sia il vostro padrone e non il mio».

«Raphtalia…», le risponde Naofumi, «ti ho già detto che io…»

Lei gli rivolge uno sguardo che lo spaventa e lo ammutolisce all’istante, poi lei dice: «Ho perso il conto del numero di schiavi che hai in questo momento. Ti avverto che se non vorrai accontentarmi, troverò il modo di farti cambiare idea».

«Prima che tu dica altro, Naofumi,» lo informa Lenia, «devi considerare che presto avrai anche un'altra aspirante schiava».

 

A Siltvelt l'ondata è finita, ci sono stati diversi feriti, ma anche i più gravi sono già stati curati. A parte Fitoria, Filo, Myne e pochi altri avventurieri che si erano recati a Siltvelt assieme ai loro Eroi, tutti gli altri sono già scomparsi dal campo di battaglia e sono ricomparsi a Melromarc.

«Dov'è il mio padroncino?» chiede Filo disperata, iniziando a piangere.

Fitoria l'abbraccia e le risponde: «Piccola mia, mi dispiace, ma non lo so».

«Tu lo sapevi che non sarebbe tornato!» esclama Filo arrabbiata.

Lei scuote la testa e con tono pacato le dice: «Forse lo sapevo, ma l'ho dimenticato tanto tempo fa. Ho sempre saputo che un giorno avresti perso anche tu il tuo Eroe, ma non sapevo quando. Questo pensiero mi ha fatto soffrire, mia piccola Filo, dal primo giorno che ti ho vista».

«Credi che sia tornato nel suo mondo?»

Fitoria la stringe più forte, non sa cosa risponderle e non vuole mentirle, perciò se ne resta in silenzio.

«E' ancora vivo», esclama Myne. «Di questo puoi esserne sicura, Filo.»

«Come lo sai?» chiede lei, incerta.

Myne si porta le mani al petto, appena sotto il collo, e le risponde sorridendo dolcemente: «Lo so perché sento ancora il vincolo di schiavitù».

 

Il mattino successivo, gli avventurieri ricomparsi a Melromarc si incontrano spontaneamente nella piazza davanti al palazzo reale, tutti loro vogliono sapere cosa sia accaduto ai loro Eroi e intendono chiederlo alla Regina. L'agitazione e il malumore tra loro sono tali che Mirealia decide di accogliere le loro richieste. Fa quindi aprire i cancelli e li fa entrare nella grande sala delle udienze, dove lei, seduta sul trono accanto a Melty, li attende con aria stanca, ma, almeno apparentemente, calma e sicura.

Con un cenno della mano ottiene il silenzio, poi dice loro: «Come già sapete, le clessidre sono opache e immobili da ieri. Significa che anche queste ondate sono state vinte e che grazie a voi e agli Eroi Sacri il nostro mondo non è più in pericolo. Per una intera settimana tutto il regno sarà in festa, tuttavia… sono rattristata quanto voi dall'assenza dei veri protagonisti di questa impresa. Proprio loro, che più di tutti dovrebbero essere al centro dei nostri festeggiamenti. Sappiamo che hanno vinto la loro battaglia, ma non sappiamo nulla di come si sia svolta. Noi ancora attendiamo il loro ritorno per ringraziarli e ripagarli di ciò che hanno fatto. Io sono sorpresa quanto voi da questa inconsueta conclusione dell'ondata ed ho già mandato messaggeri a Siltvelt e negli altri regni, nella speranza di trovarli o di sapere qualcosa dagli altri sovrani».

Un soldato entra di corsa da una porta laterale e si avvicina alla Regina, dicendole qualcosa a bassa voce. Lei licenza il messaggero con un gesto e si rivolge di nuovo a tutti loro, dicendo: «Non voglio mentirvi. Io spero ancora nel ritorno degli Eroi perché questo regno ha ancora bisogno di loro. Mi è appena giunta notizia che due schiavi dell'Eroe dello Scudo presenti a Sayette hanno ancora il vincolo di schiavitù; questo significa che almeno il loro padrone è ancora vivo, ma io sono fiduciosa che tutti e quattro stiano bene. Sono sconvolta come lo siete tutti voi dal fatto che non siano ancora venuti qui. Forse qualcosa li trattiene, o forse qualche ragione che non conosciamo li ha costretti a fare ritorno immediato nei loro mondi. Invito tutti, però, a non perdere la speranza di rivederli e vi chiedo di essere comunque felici, non solo perché il nostro mondo è salvo, ma anche perché dobbiamo rendere onore alle gesta dei nostri Eroi».

Poco dopo l'incontro con gli avventurieri, la Regina fa convocare il Maestro degli Archivi in una stanza privata. E' impaziente di fargli diverse domande, ma deve attendere una mezz'ora prima di vederlo comparire, una attesa che non migliora il suo già pessimo umore.

«Chiedo scusa,» dice lui, un uomo anziano, dai capelli bianchi e curvo sotto il peso degli anni, mentre chiude la porta dietro di sé, «ho tardato tanto perché dovevo assolutamente recuperare un documento, prima di vedervi».

«Pelagio Estoriem, saggio Maestro del Sacro Archivio,» declama ironicamente la Regina, trattenendo a fatica la sua ira, «non ho idea di cosa voi doveste cercare, ma ritengo assai oltraggioso il vostro ritardo, considerando poi che l'attuale situazione mi costringe a dubitare seriamente del vostro operato. Nonché delle vostre conoscenze, e su una materia che voi stesso avete sostenuto di conoscere meglio di chiunque altro in questo regno».

«Mia Regina, io…»

Lei, non lo lascia continuare, non intende sentire le sue scuse senza aver prima finito di esporre le sue ragioni. «Le risposte che mi avevate dato non stanno in piedi, ed io stessa non credo a ciò che poco fa ho detto agli avventurieri. Capite quanto questo mi dia fastidio?»

«Certamente, mia Regina, ma…»

«Per ora limitatevi a rispondere alle mie domande!» tuona la Regina. «Tra gli avventurieri c'era anche Malty, della quale non avevo notizie da ieri, e da lei ho saputo che tutti gli Eroi erano ancora vivi alla fine dell'ondata. Voi mi avete assicurato che nelle ondate passate non si era mai verificato nulla di simile, ma allora ditemi, come è possibile che nessuno di loro abbia ancora fatto ritorno per riscuotere le ricompense che ho promesso?»

«Non lo so, mia Regina. Nessuno…»

«Però ieri sera mi avevate suggerito la possibilità che fossero morti nonostante la vittoria o che i loro mondi avessero avuto urgente bisogno di loro. Ora però sappiamo che sono tutti sopravvissuti, ritengo quindi assai improbabile che avessero tutti una necessità così urgente di far ritorno nei loro mondi. Conosciamo bene gli Eroi che abbiamo evocato; erano tutti studenti, e nessuno di loro aveva titoli o una importanza tale nel suo mondo da rendergli preferibile un ritorno così immediato. Ritengo che sia fuori discussione che almeno uno di loro sarebbe tornato qui per ricevere i grandi onori che avevo promesso, se solo gli fosse stato possibile.»

Lo sguardo furente della regina intimidisce e spaventa a tal punto Pelagio da impedirgli di articolare una risposta, e, per la verità, la Regina non gli concede molto tempo prima di riprendere le accuse contro di lui.

«E' inutile che ti dica quanto contassi sull'Eroe dello Scudo, ma la tua incompetenza ha creato un problema ancora più grave. Come potremo promettere, in futuro, onori e ricompense agli Eroi Sacri, se non sappiamo cosa accade loro dopo aver conseguito la vittoria finale? Non riesco a credere che negli archivi non ci sia nessun riferimento a situazioni simili avvenute in passato, che ci potessero preparare a questa situazione. Davvero conoscete le ondate come pretendete di sapere? O mi avete tenuto nascosto qualcosa? E, se è così, prima che vi faccia tagliare la testa, ditemi: perché lo avete fatto!»

«Mia Regina,» dice Pelagio facendosi coraggio, «comprendo le vostre accuse e non avete torto a sospettare di me, ma prima di tagliarmi il collo, vi prego di ascoltarmi fino alla fine. Nessuno degli Eroi del passato è tornato nel nostro mondo…»

«Cosa?» chiede lei, fulminandolo con lo sguardo.

«Vi prego… non ho ancora finito… Questo è stato tenuto nascosto sin dalla prima ondata di cui abbiamo memoria, quella avvenuta nell'epoca dei primi Re dei quattro regni… Se vorrete leggere il foglio che ho portato con me… capirete che ho solo cercato di svolgere al meglio il mio compito. Vi prego di fare attenzione… è molto fragile.»

 

Il foglio che la Regina riceve dalle mani del Maestro del Sacro Archivio è indiscutibilmente antico, e la Regina vi riconosce le firme dei primi Re dei moderni quattro regni. Questo è il suo contenuto:

 

Le prime ondate sono appena concluse. Gli Eroi Sacri hanno vinto, ma non hanno fatto ritorno, e noi non sappiamo dove siano. Hanno finalmente visto esaudito quello che è stato il loro primo desiderio in questo mondo? Noi ce lo auguriamo, ma nessuno lo può sapere e nessuno potrà mai rivelarcelo. Quel che sappiamo per certo è che non esiste nessun incantesimo capace di farli tornare nel mondo dal quale sono stati evocati. Quello riportato nel Sacro testo delle Evocazioni è solo una nostra invenzione. Una menzogna necessaria per rendere credibile ciò che non lo è.

Con questo stesso documento istituiamo la carica di Maestro del Sacro Archivio. Ve ne sarà uno in ogni regno, e il suo ordine sarà l'unico depositario delle memorie delle ondate. Mostreranno ai loro Re o alle loro Regine questo stesso documento solo a seguito di una ondata, per assicurarsi che l'inganno sia perpetrato e il segreto mantenuto.

La natura umana teme sé stessa, questa è l'unica ragione per la quale, ahinoi!; dobbiamo macchiarci di un crimine terribile, tenendo nascosto ciò che sappiamo.

Re e Regine, che in questo momento leggete increduli queste righe, avete evocato un Eroe Sacro perché proteggesse il vostro regno e il vostro mondo. Quando è comparso davanti a voi era solo un uomo debole, ma destinato a possedere un immenso potere. Dicendogli che doveva superare l'ultima ondata per poter tornare nel suo mondo, voi vi siete garantiti il suo aiuto e il suo impegno nel diventare più forte. Oltre a minacciarlo in questo modo, forse, per voi è stato naturale promettergli anche delle ricompense adeguate ai suoi sforzi. Questo, almeno, è ciò che abbiamo fatto noi, sperando di farci perdonare il nostro inganno e confidando sinceramente di poter almeno tener fede alle nostre promesse.

Quello stesso fragile uomo è, infine, diventato un Eroe, un guerriero spaventoso anche per noi, capace di annientare, da solo, uno dei nostri eserciti. Un potere, però, che gli era necessario, perché altrimenti non avrebbe potuto affrontare la calamità ultima.

I Re e le Regine che vi hanno preceduti vi hanno mostrato i passaggi più segreti del vostro castello e anche voi insegnerete al vostro successore che quelle vie di fuga sono state costruite così resistenti e così in profondità, non per sfuggire a un esercito nemico, ma per scappare allo stesso Eroe che avete evocato. Le sue virtù e l'idea che al termine delle ondate voi possiate, a vostro piacere, rimandarlo nel suo mondo, sono gli unici freni alle sua ambizione e all'Arma Sacra che potrebbe annientarvi.

Non sappiamo come vengano scelti gli Eroi, ma sappiamo che prima di diventarlo sono solo degli uomini. Un uomo onesto accetterà le vostre giuste ricompense, ma quella stessa persona potrebbe vendicarsi su di voi che lo avete evocato, se venisse a sapere che neppure vincere le ondate gli offrirà una garanzia di sopravvivere.

Gli Eroi possono acquisire immensi poteri, forse anche quello di distinguere verità e menzogna nel volto dei sovrani. La salvezza di questo mondo è dunque legata al nostro inganno. Solo nascondendo la verità a voi abbiamo la certezza di averla tenuta nascosta anche agli Eroi, dandovi, forse, l'unica possibilità di salvare voi stessi e il vostro regno, oltre a questo mondo.

Ora tutto dipende da voi,

Regalia Melromarc I
Zundele Zeltoble I
Astrel Siltvelt I
Basidane Shieldfrieden I

«Mia Regina,» le dice il Maestro dei Sacri Archivi quando la vede sollevare lo sguardo su di lui, «vi prego… di leggere anche questo…»

 

Lei appoggia la pagina che ha già letto sul tavolino che le sta davanti, prende il secondo foglio dalle mani di Pelagio, si siede su una sedia e ne scorre velocemente il contenuto. Vi trova una breve lista di firme, le prime sono degli antichi Re di Melromarc, le seguenti sono delle Regine che li hanno succeduti. Accanto a ciascun nome sono riportati, con caratteri eleganti, la data e il luogo in cui la firma è stata apposta. Questo elenco lei lo conosce già. Così come già aveva fatto anche Melty, pure lei lo aveva dovuto imparare a memoria, quando era ancora una bambina. Ora le fa uno strano effetto l'idea di aggiungere anche il suo nome.

«Ed ora, cosa scriverai su queste ondate?» chiede la Regina. «Riporterai che l'Eroe dello Scudo ha ripreso possesso del suo feudo, mentre gli altri tre Eroi hanno ricevuto ricompense favolose ed hanno sconfitto bestie mostruose in tutto il mondo conosciuto?»

«No, mia Regina. Io mi limiterò a trascrivere le gesta degli Eroi Sacri, così come anche voi le conoscete, fino alla loro ultima battaglia. Al resto penseranno i miei successori.»

   
 
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