IV
Kazuha rimase seduta ai piedi del letto. Di tanto in tanto alzava lo sguardo verso la porta e sperava davvero che quello scemo di Heiji comparisse da un momento all’altro.
Cosa le era saltato in mente di dire? Per l’ennesima volta aveva interpretato il ruolo della brava amica d’infanzia, quella che è contenta dei successi amorosi del suo amico e che finge solo di essere infastidita dal fatto che lui non le aveva detto nulla in merito.
Stavolta però qualcosa era andato storto.
Qualcosa si era ribellato: la sua voce l’aveva tradita, i suoi occhi parlavano chiaro. No, non era arrabbiata per un’omissione da parte di Heiji. Era arrabbiata perché si era illusa. Di nuovo. Aveva davvero sperato in un colpo di scena in quell’amicizia. Kazuha si rese conto che no, non avrebbe perdonato Heiji come avrebbe fatto una qualunque migliore amica. Non poteva farlo perché Heiji non era solo il suo migliore amico, ma anche molto di più ed anche da un bel pezzo. Per quanto avesse sperato in un momento migliore, era giunto il momento di fare i conti con i suoi sentimenti una volta per tutte. Non aveva più nulla da perdere, ormai.
Una volta raggiunta questa conclusione, Kazuha si concentrò sulle parole di Heiji. Perché le aveva detto di aver frainteso? Cosa c’era di fraintendibile in una bella ragazza come Momiji avvinghiata al collo del ragazzo per il quale era risaputo che provasse qualcosa?
Ripensando alla scena, la ragazza si sentì vomitare.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio e quando si alzò era tardi. Diversamente da ciò che ci si potrebbe aspettare, il suo animo quella mattina era guerriero e quasi sereno. L’idea di rendere chiari i suoi sentimenti ad Heiji da una parte la intimoriva, ma dall’altra la faceva sentire davvero viva. Dopo quello che era successo, sapeva che la sua dichiarazione avrebbe portato solo complicazioni nel rapporto con il ragazzo, ma erano troppi anni che la storia andava avanti e lei non poteva fingere che le andasse bene il fatto che il ragazzo che amava da sempre stesse con un’altra. Kazuha non se lo meritava.
Non ebbe tempo di sistemare i capelli nella sua classica coda da cavallo, così li lasciò cadere sulle spalle nella speranza coprissero anche la brutta cera che aveva in volto. Vestita in fretta, prese un biscotto al volo ed uscì.
Al cancello di casa c’era Heiji ad aspettarla. Il ragazzo rimase di stucco non appena la vide.
“Buongiorno…”
“Ciao...mi si è fatto tardi… potevi precedermi”
“Mi dispiace per ieri… volevo avere un’altra occasione per dirtelo.”
“Non preoccuparti, l’avrei creata io. Anzi, la ricreerò perché ora non abbiamo davvero tempo!” e iniziò a correre. Heiji era spiazzato da troppe cose in così pochi minuti, ma l’istinto di raggiungerla prese il sopravvento su tutte.