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Autore: TheDoctor1002    27/04/2020    7 recensioni
"Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it"
Buongiorno a tutti, pirati di ogni mare!
Questa raccolta è il mio conrtibuto alla Writing Week! 7 giorni, 14 prompt e un fantamilione di liste +1!
Manco a dirlo, non ho potuto fare a meno di scegliere la lista One Piece! Il filo rosso che collegherà le storie sarà la mia cara vecchia Artemis, ad eccezione della terza giornata. Per i lettori di Faceless sarà un volto noto, per chi ancora non ci si fosse imbattuto sarà un nuovo incontro. Potrebbe essere una conoscenza un po' confusa e spoilerosa riguardo alcuni eventi della mia long, ma spero non lo sarà al punto da convincervi a mollare!
Un altro elemento comune sarà la musica! Ho voluto farmi guidare da alcune canzoni nella scelta dei titoli e ogni storia sarà accompagnata da alcuni versi che ho trovato particolarmente calzanti.
Spero vorrete accompagnarmi in questo azzardato viaggio, saltando nello spazio e nel tempo dell'affascinante opera di Eiichiro Oda!
Benvenuti a bordo!
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Pirati Heart
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Show us all again
That our hands are unclean
That we're unprepared
That you have what we need
Show us all again
'Cause we cannot be saved
Cause the end is near
Now there's no other way
And oh, you will know

You're guilty all the same
Too sick to be ashamed
You want to point your finger
But there's no one else to blame
You're guilty all the same

-\-\-\-

"Cazzo." 
Artemis non si rese nemmeno conto che le gambe avevano smesso di reggerla.
"Cazzo, non è possibile." ripeteva, con la bocca nascosta dietro le mani, come imbambolata.
Se il futuro Ammiraglio Aokiji era stato tra i pochi a vederla sull'orlo di una crisi di nervi, da quel momento poteva dirsi anche l'unico suo collega ad averla vista nel baratro. Si alzava, si risedeva, camminava un po' su e giù per la cabina di comando, provava a fumare e le mani le tremavano talmente tanto che a stento riusciva ad accendersi quelle dannate sigarette. Era così nervosa che ormai le poche cicche rimaste oscillavano comode, quando scuoteva il pacchetto semivuoto. E soprattutto, leggeva e rileggeva come un'ossessa le poche righe che riassumevano la sua ultima missione.
"Cosa diamine significano tutti questi dispersi in azione?" 
Chiese con voce tremante, quasi lui non fosse un suo superiore. Non fu difficile per l'occhio clinico di Kuzan distinguere i segnali del suo momento: l'istante preciso in cui l'idealizzazione del Corpo dei Marines veniva meno, rivelando tutto il pietoso palchetto.
Per molti era stata la prima uccisione: quel battesimo ricablava loro il cervello in modo fine, ma imprevedibile, quasi allo stesso modo in cui il parto lo fa con le donne.
Alcuni mollavano, altri acquisivano una prospettiva nuova, qualcuno conosceva la pietà e c'era anche chi la abbandonava per sempre. 
Artemis aveva avuto quella prospettiva fin da prima del suo primo giorno, gliel'avevano data quel senso del dovere cieco e quella fiducia assoluta che solo chi insegue un mito può avere. Una sorella, gli pareva di ricordare.
"Io li ho visti quei corpi, li ho visti e li ho contati." ansimava la comandante, mentre la matematica si burlava di lei e l'ansia la mangiava viva "Questi report sono sbagliati, non tornano nemmeno i conti dei feriti: non possono essere così pochi! Per Dio, Vice Ammiraglio, io e i miei avremo fatto avanti e indietro ottanta volte per riportarli al campo."
La voce della giovane De La Rose suonava come un diapason, di fronte al silenzio assordante del Vice Ammiraglio Kuzan. 
Ripensandoci, gli tornava in mente un'altra De La Rose, in un'altra divisione. L'aveva vista orgogliosa e sorridente a una cerimonia, tra le sue stesse file. L'aveva anche riconosciuta in uno dei tanti cadaveri, in qualche missione di chissà quanti anni prima. Gli era passata accanto trasportata in una lettiga, con un'espressione vacua sul volto e un braccio sanguinante penzoloni. In particolare, ricordava la mano bianca che tremava inerte ad ogni sobbalzo, poi era sparita per sempre.
"Questi report sono l'unica cosa che conta." replicò lui, con la sua tipica compostezza, sperando che la sua sottoposta potesse assimilare per osmosi la sua freddezza "Sono l'unica Verità."
"Sono una bugia." sussurrò lei invece, come se la realtà le si fosse sgretolata davanti agli occhi, come se non capisse "Quei dispersi sappiamo benissimo dove trovarli, sono sotto osservazione nella tenda medica! Perchè non contarli come tali? È per quelle croste bianche?" 
Kuzan sospirò, mentre dal suo volto spariva ogni traccia della sua caratterista flemma. Artemis era sempre stata intuitiva, una mente rapida. Aveva una visione che le aveva permesso di distinguersi rapidamente e fare carriera, lui era stato tra i primi a rimanerne colpito. Ma le speranze che riponeva in lei si sgretolarono di fronte a quell'ultima domanda: un buon ufficiale, dopotutto, non doveva avere bisogno di ordini, per capire quando un argomento diventava scomodo.
"Credeva non le avessi notate? Le avevano tutti" raccontò Artemis, quasi lui non lo sapesse, mentre la guardava sforzarsi a modulare la voce e lacrime di rabbia le rigavano le guance "A chi era stato ferito gravemente sono cresciute sulla pelle come il muschio. E anche se la mia era solo una ferita superficiale, qualche piccola macchia è comparsa anche a me. Non ho detto nulla perché pensavo fosse uno sfogo. Cos'è di così terribile da non poterne scrivere sui report?" 
Le leggeva in faccia il più umano dei sentimenti: una terribile, profonda paura di morire. Una di quelle fondate, come quando senti il vuoto di un burrone prenderti allo stomaco o lo sparo di una pistola perforarti il timpano.
Un sentimento con cui ogni marine avrebbe dovuto fare i conti, é vero, ma non in quel modo. 
Le mani di lei colpirono il legno della sua scrivania con tanta violenza da farlo sussultare. Realizzò in un secondo momento di essersi scostato istintivamente, ma non perché temeva che lei potesse fargli del male: il suo primo pensiero era stato che solo dio solo sapeva se quella specie di cancro non fosse anche contagioso. I due soldati che stavano fuori dalla porta della cabina entrarono, loro non si fecero remore a stringerla, cercando di calmare una furia cieca che, ne era certo, le sarebbe come minimo costata la carica. 
Si sistemò con un gesto gli occhiali sul volto, abbassando il capo, mentre la osservava venire portata via.

L'Ammiraglio Aokiji ricordava due De La Rose: il soldato semplice, la maggiore, e il comandante, la minore. 
Quest'ultima, l'aveva vista guadagnarsi una mostrina dopo l'altra, una battaglia dopo l'altra, senza mai cedere di un metro. L'aveva poi vista contrarre la sindrome del Piombo d'Ambra e batterlo sul tempo venendo processata nella terra sacra di Marijoa, poi era sparita per sempre.

Salvo poi ricomparire tra le fila dei pirati che avevano tratto d'assedio il Quartier Generale di Marineford. In quel momento, nel mezzo di quella che viene ricordata come la Guerra dei Vertici, ricordò quali furono le sue ultime parole, mentre scalciava come una furia nel suo ufficio: "Quando questo regno di bugie crollerà, vi seppellirà vivi."

 

   
 
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