“Non immagini quanto sia bello vedere la tua faccia” (P. Jane)
 
 
 


È giunto il momento.
Devo provare.
O adesso o mai più.
Anche se le faccende mediche mi interessano poco, mi sono informato nei minimi dettagli, come la mia natura mi impone: il tempo che sarebbe stato necessario a farmi riacquistare la vista, se il danno fosse davvero reversibile, è passato.
Se non ci vedo ancora, probabilmente rimarrò cieco per sempre.
In questo malaugurato caso non sarà facile compiere la mia vendetta, ma in qualche modo dovrò farcela. Dopotutto il sottoscritto ha mille risorse.
Ora, però, risorse non ne ho: è sera, tutti sono andati via e mi sono rifugiato qui, su questo divano che è più casa di casa mia, per cercare di scoprire come sarà quel che resta della mia vita da oggi in poi.
Tolgo lentamente gli occhiali, poi è il turno delle bende.
Ho paura, anche se ad alta voce non lo ammetterei.
All’improvviso, mentre sto qui come un codardo ad occhi ancora chiusi ad aspettare non so cosa, mi accorgo che non sono solo.
Davanti a me c’è Lisbon, la posso sentire chiaramente.
Come ho già detto, ha un buon profumo, di cannella e muschio.
So che è preoccupata, forse più di me.
So che è qui per sostenermi, come sempre.
Vorrei dirle che andrà tutto bene, ma non so se sarà davvero così.
Apro gli occhi, titubante.
Tutto, per un attimo, sembra ancora buio.
Poi, piano piano, la luce ritorna, ridando i contorni agli oggetti davanti a me.
Il contorno del viso di Lisbon.
Una bella cosa su cui concentrarsi.
Lo metto a fuoco e, piano piano, rivedo i suoi capelli scuri, le labbra increspate verso il basso e gli occhi verdi.
Mi è mancata più di quanto potessi immaginare.
Ovviamente non glielo dirò.
Sorrido.
Anche lei sorride, intuendo che la mia vista è finalmente salva.
Mi è improvvisamente tornata la voglia di scherzare. Non posso perdere l’occasione per prendermi un po’ gioco di lei.
“Non immagini quanto sia bello vedere la tua faccia…Rigsby!”, proclamo esultante.
Per un attimo ci casca, sembra preoccupata.
Evidentemente ho ancora un grave difetto oculistico o, ancora peggio, un danno neurologico.
Poi rido, per rivelarle lo scherzo.
Non si arrabbia neanche, questa è la prova tangibile di quanto sia felice.
Finge indifferenza, ma so che è una maschera. Come la mia.
È il suo sorriso lo spettacolo che vorrei vedere tutte le volte che apro gli occhi.
Questo strano pensiero mi sorprende. E poche cose al mondo ormai mi sorprendono.
Ovviamente non glielo dirò.
Forse sono cieco da molto più tempo di quello che credevo.
 
 
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Ciao a tutti, se qualcuno per caso legge ancora su questo fandom (in cui sono ritornata dopo anni, con immutata passione per questo telefilm) spero che questa piccola raccolta gli sia piaciuta. Mi sono divertita molto a scriverla dopo un recente rewatch: è uno dei miei (molti) episodi preferiti della prima stagione, quindi spero di avergli reso giustizia.
A presto!
Lu