Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: Yuphie_96    04/05/2020    2 recensioni
~ Seguito di 'Il Portiere ha Fatto Goal', che a sua volta è il seguito di 'Non Senti la Mancanza?' ~
In questa storia vediamo le vicende della famiglia Wakabayashi/Ozora.
Tsubasa e Genzo riusciranno a stare dietro al frutto del loro amore o sarà più facile, per loro, giocare una partita di calcio?
Essere genitori non è semplice, ma non lo è neanche essere l'erede di due calciatori famosi!
Riusciranno, tutti e tre, a sopravvivere a quella partita piena di sorprese che è la vita?
Genere: Comico, Omegaverse, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Stavolta l'angolino sarà a fine capitolo, ma volevo augurarvi lo stesso una buona lettura ♥.




 

Il colorito sembrava a posto.
Gli ingredienti erano giusti, misurati perfettamente.
I procedimenti scritti nella ricetta erano stati seguiti passaggio dopo passaggio.
Il gusto?
Tsubasa assaggiò leggermente con un cucchiaino.
“Non è come il curry che fa la nonna, ma possiamo accontentarci, no Hime?”
Almeno non aveva bruciato nulla come l’ultima volta, pensò l’omega dentro di sé.
“Ta-ta-ta-ta-ta-ta”
Gli rispose la figlia, continuando a gattonare spedita sul suo tappetino rosso sistemato per terra.
Sorrise, Tsubasa, prendendo quelle sillabe come una conferma da parte della bambina, poi gettò un’occhiata attenta alla sua piccola maratoneta, non ci teneva a ripetere l’esperienza di non trovarla più per tutta casa – lui e Genzo avevano pensato il peggio, fino a quando non l’avevano trovata addormentata sotto il tavolo della cucina -.
La piccola Hime aveva ormai 10 mesi, pensò spegnendo i fornelli per andare a recuperarla.
Non nascondeva che le prime settimane erano state dure, nonostante fosse un’omega non aveva mai pensato a quando avrebbe avuto dei bambini – il calcio era stato il suo solo pensiero per parecchio tempo –, ma Hime non poteva certo aspettare che recuperasse tutto quello che c’era da sapere, così si era ritrovato impreparato, da solo – erano tornati ad Amburgo dopo una settimana dal parto -, a gestire una neonata.
Non era stato facile – certi notti riusciva a dormire solo 2 ore anche se Genzo gli dava spesso il cambio -, ma osservare quegli occhioni verde smeraldo illuminarsi di gioia non appena incrociavano i suoi neri lo ripagava di tutte le fatiche fatte.
“Vieni qui, è ora del seggiolone”
Rise Tsubasa prendendola finalmente in braccio, la piccola però continuò ad agitare le gambe e le braccia, non riuscendo a stare subito ferma – era proprio sua figlia! -.
Baciandole le guanciotte paffute e morbide la mise dentro il seggiolone, dove presto sarebbe iniziata la battaglia per farle mangiare tutto il passato di piselli.
“Cerchiamo di non tirarlo in faccia a papà come l’ultima volta, va bene?”
Le chiese stringendole una manina.
Hime rise agitando le gambine, e Ozora capì che anche quella sera il compagno si sarebbe ritrovato con il passato tra i capelli.
Chissà se avrebbe avuto occasione di scattare una nuova foto… l’ultima che aveva fatto – quella con Hime che impiastricciava la faccia del padre con il passato di lenticchie – era diventata la foto profilo della chat di gruppo della nazionale.
Preso com’era a chiedere alla figlia di evitare di sporcare almeno i vestiti del portiere – non poteva continuare a fare lavatrici ogni sera! -, non si accorse della porta di casa che si aprì.
“Sono a casa!”
“Oh, è arrivato papà!”
Esclamò Tsubasa sorridendo e agitando la mano della figlia che rise.
“E ha portato un ospite!”
Continuò Genzo, entrando nel campo visivo del compagno, che sgranò gli occhi sorpreso, quando vide comparire accanto a lui anche Tatsuo Mikami.

“Mi spieghi perché solo a me tira addosso il cibo?”
Chiese, borbottando, Genzo al compagno mentre osservava la figlia mangiare tranquilla gli spinaci, imboccata da Mikami.
“Perché adora giocare con te”
Rispose Tsubasa continuando a filmare la scena.
“Adora giocare con me o prendermi in giro?”
“Una cosa non elimina l’altra”
L’alpha si chiese se anche il suo omega non lo stesse prendendo in giro in quel momento… sospettava che la risposta fosse affermativa… ma la sua attenzione tornò subito alla figlia che batté le manine contenta quando ‘nonno’ Tatsuo le fece i complimenti per aver finito tutto.
Tsubasa smise di filmare e andò a togliere Hime dal seggiolone, la tenne in braccio mentre Genzo spostava la seduta nell’angolo della cucina, poi la passò all’alpha che tornò a sedersi con la piccola in braccio mentre lui recuperava i piatti sporchi dal tavolo per metterli in lavastoviglie.
“Vedo che ormai siete organizzati bene”
Commentò Mikami sorridendo.
“Tsubasa ha trovato il giusto ritmo per tutti e tre”
Sorrise Genzo, accarezzando delicatamente la testa della figlia.
“Questo almeno finché la principessa non sconvolgerà tutto di nuovo”
Aggiunse Ozora, ancora intento a sistemare i piatti.
Mikami si lasciò scappare una piccola risata, osservando come Hime – incurante del fatto che la madre stesse parlando di lei – si godesse tranquilla le carezze tra i capelli del padre.
“Sono felice di sapere che state tutti bene”
“E’ venuto qui per questo?”
Gli domandò Wakabayashi sorridendo.
Non sapeva il motivo della visita del suo mentore e non era stato avvisato di essa, lo aveva semplicemente trovato ad aspettarlo fuori dal campo degli allenamenti dell’Amburgo, ma capitava che ogni tanto ricevessero delle visite per vedere come se la stavano cavando – neanche a dirlo il più frequente era Taro, ormai innamorato perso di Hime, che viziava la piccola con tutti i peluche possibili ed inimmaginabili che gli capitavano sotto naso -.
“Non solo”
Rispose l’uomo, diventando improvvisamente serio.
Genzo lo guardò interrogativamente mentre Tsubasa l’osservò qualche secondo prima di finire quello che stava facendo.
Poteva immaginare il secondo motivo per cui Mikami era lì...
“Sono venuto per parlarvi dei mondiali che ci saranno quest’anno”
“E’ già l’anno dei mondiali?”
Chiese stupito il portiere, tra gli allenamenti, le partite e Hime aveva perso la cognizione del tempo.
“Già… Genzo…”
L’uomo incrociò le braccia sul tavolo, diede una rapida occhiata all’omega che si stava asciugando le mani appoggiato ai fornelli, poi riportò lo sguardo serio sul suo allievo.
“Solo tu sarai convocato”
“…Cosa?”
Chiese Genzo smettendo di accarezzare la figlia, non sicuro di aver capito bene.
Tatsuo sospirò e Tsubasa decise di dargli una mano.
“Gen”
Chiamò, portando l’attenzione del portiere su di lui.
“Non sarò convocato nella nazionale per i mondiali”
Annunciò serio e con parole decise.
Wakabayashi sgranò gli occhi.

“Come puoi essere così tranquillo?!”
Domandò Genzo al compagno, guardandolo fare avanti e indietro per la stanza mentre cullava Hime tra le braccia.
“Come potevi pensare che non sarebbe successo, piuttosto”
Gli rispose Tsubasa, riprendendo poi a canticchiare la ninna nanna per la figlia.
“Beh sei… sei Tsubasa Ozora! Sei il capitano! Sei-“
“Sono fermo da quasi due anni”
Finì l’omega andando ad appoggiare la piccola nella culla attaccata al loro letto matrimoniale, le rimboccò per bene le coperte e le baciò la fronte, appoggiandole vicino Mambo, il peluche a forma di cucciolo di pinguino, il suo preferito tra quelli che le aveva regalato lo zio Taro.
“Cosa importa? Sei sempre un ottimo calciatore”
Obiettò il portiere, abbassando di molto il tono della voce per non svegliare Hime.
“Cosa importa? Genzo non faccio un allenamento serio da quando sono rimasto incinto, è impensabile che io possa affrontare tutte quelle partite e portarvi in finale”
“Puoi sempre recuperare in questi mesi”
“E chi baderebbe a Hime?”
“Possiamo… sì, insomma ci sono-“
“Vorrei ricordarti chi di noi due si è rifiutato di lasciarla al nido dopo averne visitato solo uno”
Lo interruppe Ozora, incrociando le braccia al petto e guardandolo con un sopracciglio alzato.
Wakabayashi arrossì, guardando altrove per un momento… - non era piaciuto nemmeno a Kaltz, se dovevano dirla tutta! -.
Tsubasa sospirò.
“Mettiamo anche caso che ti convinci a lasciamo Hime in un nido, non riuscirei comunque a recuperare tutto il tempo perso entro l’inizio del mondiale, neanche con tutti gli allenamenti  che potrebbe propormi Roberto, prova a fare due calcoli”
Lo invitò, andandogli vicino per accarezzargli la guancia.
L’alpha se li fece quei due calcoli, portandosi la mano del suo omega alle labbra per lasciare un bacio sul dorso, si parlava di recuperare 19 mesi di fermo in 4 mesi o meno, perfino per Tsubasa – che non si era mai risparmiato quando si parlava di allenamenti – era impossibile.
“Allora non parteciperò nemmeno io”
Decise Wakabayashi in pochi secondi.
“Spero che tu stia scherzando… avanti dimmi che scherzi…”
Mormorò Tsubasa sgranando gli occhi e allontanandosi di scatto.
“Non è giusto che sia solo tu a non partecipare”
“Ho deciso IO di stare fermo due anni per la gravidanza!”
Urlò a quel punto Ozora.
“E IO posso decidere di non partecipare ai mondiali!”
Urlò di rimando Wakabayashi.
Hime mise fine al litigio ancor prima che iniziasse veramente.
A causa delle urla dei genitori si era svegliata di soprassalto ed aveva iniziato subito a piangere spaventata, i due corsero immediatamente da lei e, mentre la cullavano per rassicurarla e farla tornare a dormire, decisero di mettere da parte l’argomento per quella sera.

Era tutt’altro che chiuso, però.

Continuarono a ritornarci sopra – e a litigare di conseguenza - per i due mesi seguenti: Tsubasa insisteva che doveva partecipare, non poteva sprecare quell’opportunità per una decisione presa sul momento, di contro Genzo insisteva che non era giusto che fosse solo il compagno quello non convocato, erano stati in due a fare una figlia e come Ozora aveva preso la decisione di stare a casa per la gravidanza prima e per potersi occupare di Hime dopo, lui poteva prendere la decisione di astenersi alla convocazione per star vicino al compagno e alla figlia.
Non riuscivano ad andarsi incontro, ognuno s’infiammava di rabbia per le parole dell’altro, riuscivano a calmarsi solo quando non erano vicini o quando Hime richiedeva entrambe le loro presenze.
Per lei decisero di stabilire una tregua, non potevano litigare anche il giorno del suo compleanno, dopotutto.
Il suo primo compleanno, per intenderci.
La loro principessa compiva un anno esatto, così testimoniava la candelina posta sulla torta e su cui soffiarono al posto suo.
“Avanti Hime, esprimi un desiderio!”
La incoraggiò Genzo, accovacciato di fianco a lei, accarezzandole con dolcezza i capelli neri.
“Vorrebbe tanto che il suo papà partecipasse ai mondiali, anche senza la mamma”
Mormorò Tsubasa, accovacciato sull’altro fianco della figlia, mentre le accarezzava la guanciotta.
I due si guardarono negli occhi.
Tsubasa lesse tutto il dolore che Genzo sentiva al pensiero che non avrebbero giocato fianco a fianco come sempre, e Genzo lesse tutto il desiderio di Tsubasa di vederlo portare avanti il loro sogno.
L’alpha sospirò.
“Come posso non esaudire il desiderio di mia figlia?”
Domandò capitolando – come succedeva sempre -, facendo sorridere il calciatore.
I due si sporsero sopra Hime per scambiarsi un leggero bacio riappacificatore, ma la piccola non gradì troppo essere ignorata e lo dimostrò sporcando le guance dei genitori con la panna che prese direttamente dalla torta.
“Questo lato bisognoso di attenzioni lo ha preso sicuramente da te”
Commentò Tsubasa.
Il portiere decise saggiamente di prendere la decisione di non rispondere… per non dargli ragione.

Ma se Genzo capitolò sulla convocazione, Tsubasa dovette capitolare su altro.

“Hime!”
Urlò Misaki correndo ad abbracciare stretto la piccola in braccio all’amico.
“Ehi, ehi, piano o mi cade”
Rise Tsubasa.
“Nessun problema!”
Esultò Taro, rubandogli la bambina dalle braccia e iniziando a riempirle di baci tutto il visetto ridente.
“Quella bambina prima o poi resterà traumatizzata”
Commentò Hikaru, guardando male l’amico, insomma Tsubasa e Hime erano appena arrivati e già aveva assaltato la piccola!
“Non so se finirà proprio come dici tu”
Ridacchiò Jun, indicandogli come adesso fosse Hime a riempire di bacini la guancia dello zio, facendolo gongolare.
Matsuyama si calò una manata sulla fronte, poi andò a recuperare Taro – che dovette per forza lasciare Hime di nuovo tra le braccia della madre – per l’orecchio e lo trascinò dentro l’albergo prenotato per il ritiro della nazionale, nonostante le proteste ad alta voce dell’altro.
Inutile dire che tutti gli altri, rimasti all’entrata, scoppiarono a ridere.
Il portiere aveva insistito con il compagno per farsi accompagnare al ritiro, ovviamente portando anche la loro principessa, al centrocampista non sembrava una buona idea – ma proprio per niente -, ma fu costretto a capitolare quando anche Mikami, mister della nazionale, diede il suo assenso alla loro presenza, dicendo all’omega che avrebbe potuto aiutare i suoi compagni anche dalla panchina accanto a lui, e Hime… beh la piccola, con la sua magliettina blu della nazionale, sarebbe stata un’ottima mascotte.
Così, eccoli lì, in mezzo a tutti gli altri convocati, i quali non sapevano ancora che avrebbero affrontato quel mondiale con un nuovo capitano, scelto proprio da Tsubasa, insieme a Mikami.
“E’ cresciuta tanto”
Commentò Hyuga, accarezzando i capelli neri della piccola che storse il nasino, andando a nascondersi di più nel petto del centrocampista.
“Sembra proprio che tu non le piaccia, esattamente come al papà”
Rise Ishizaki, godendosi il fatto di non essere l’unico a non rientrare nelle preferenze della bambina, la quale continuava – nonostante fosse passato un anno e qualche mese – a scoppiare a piangere non appena le si avvicinava.
“Non sopporta di essere circondata da troppi odori diversi, dopo un po’ ricerca il mio e quello di Genzo”
Spiegò Tsubasa accarezzandole la schiena.
Kojiro annuì e fece l’occhiolino alla bambina che lo sbirciò per qualche secondo, prima di nascondersi di nuovo nel petto rassicurante della madre, l’alpha rise ed entrò anche lui dentro l’albergo, portandosi dietro anche Ryo – ormai rassegnato -.
“La scelta rimane sempre quella?”
Gli domandò Genzo avvicinandosi dopo aver finito di parlare con Wakashimazu e Morisaki.
“Sì, ne sono sempre più convinto”
“Uhm… dovrei esserne geloso?”
Domandò il portiere passandogli un braccio intorno alla vita.
“Mi sa tanto di déjà-vu questa domanda”
Sorrise malizioso Ozora.
“A me non dispiacerebbe proprio ripetere il finale”
Ghignò l’alpha.
Uno strattone e due occhioni verde smeraldo calmarono all’istante i loro bollenti spiriti.
“Possiamo sempre lasciarla a Taro per un pomeriggio”
Propose Wakabayashi pungolando la guancia morbida alla figlia con l’indice.
“E correre il rischio di non riaverla più indietro?”
“Credevo fosse sottinteso che mettessimo Hikaru a fargli da guardia”

“Posso parlarti qualche minuto?”
Kojiro si girò stupito verso Ozora, che gli aveva posto quella domanda con un sorriso tranquillo in volto.
“In privato”
Chiarì subito dopo Tsubasa, sorridendo anche a Ken.
I due amici si guardarono qualche secondo perplessi – di solito l’omega non si faceva problemi a parlare davanti a tutti -, ma alla fine la Tigre gli annuì e insieme uscirono sul balconcino della sala dove tutta la nazionale aveva deciso di riunirsi per quella sera, così da potersi raccontare tutte le novità che ognuno stava vivendo.
“Hime?”
Domandò Hyuga appoggiandosi al parapetto con la schiena, osservando gli altri dentro.
“E’ tranquilla”
Sorrise Tsubasa, mettendosi nella sua stessa posizione e indicandogli un punto della sala.
Hime era seduta per terra in mezzo alle gambe del padre e cercava di ‘arrampicarsi’ sul pallone davanti a lei per riuscire a mettersi in piedi, ma quello continuava a sfuggire alla sua presa, facendola imbronciare, ricominciava a provare subito dopo una carezza sulla testa da parte di Genzo.
“Non dovrebbe provare con un altro sostegno?”
Ridacchiò l’alpha osservandola.
“Lasciala fare, è talmente testarda che ci riuscirà alla fine”
“Esattamente come la madre”
I due si sorrisero e tornarono ad osservare gli altri.
“Non sono stato convocato”
Esclamò Tsubasa, senza girarci intorno, dopo qualche minuto di silenzio.
Hyuga riportò gli occhi sgranati dallo stupore su di lui.
“E’ stato Genzo a insistere che venissi al ritiro con voi, il mister era d’accordo, ma non sono stato convocato, è normale dopo due anni di fermo, no?”
Continuò il centrocampista tranquillo.
“… Immagino… di sì”
Mormorò Kojiro.
“Ho parlato con il mister…”
Iniziò Tsubasa, serio, portando lo sguardo in quello dell’altro.
“… Vogliamo che sia tu il capitano”
“Ne siete sicuri?”
Domandò l’alpha dopo essere stato in silenzio a riflettere.
In risposta, l’omega portò la mano alla tasca dei jeans e tirò fuori la fascia da capitano.
“Tocca a te guidarli”
Gli disse serio, porgendogliela.
Kojiro tentennò qualche istante ma alla fine la prese.
“Non ti deluderò”
Promise a Ozora, stringendo forte il tessuto nella mano.
“So che non lo farai”
Gli sorrise Tsubasa staccandosi dal parapetto per rientrare dentro la sala, seguito subito dopo dall’altro.
Nella sala regnava il silenzio – si sentiva solo Hime che continuava con i suoi tentativi di mettersi in piedi -, mentre il suo compagno era impegnato a parlare con Hyuga, Genzo aveva parlato con tutti gli altri, alcuni se lo aspettavano mentre per altri fu una triste sorpresa, tutti però sentivano nel cuore l’amarezza di non poter giocare con il loro numero 10.
“Andiamo ragazzi, non è mica morto nessuno, sono sempre qui con voi come potete vedere”
Li riprese Tsubasa.
“Sarà un po’ come quando vi ho fatto da allenatore durante il nostro primo mondiale insieme”
Disse Jun cercando di risollevare il morale, l’omega gli sorrise grato.
“Sì… sì, sarà come quella volta!”
Iniziò a dire Hikaru, presto seguito da tutti gli altri.
“Ma tu stai bene?”
Chiese Taro serio, avvicinandosi all’amico, preoccupato per lui.
Il calcio era sempre stato fondamentale per Tsubasa, i mondiali erano il suo sogno, era ovvio farsi qualche domanda sul suo stato quando non poteva parteciparvi.
“Sto bene”
Rispose Tsubasa e lo disse rivolgendosi a tutti quanti.
Non era certo felice di saltare un mondiale, ma non aveva rimpianti, non riusciva ad averli visto che lo stava saltando perché era rimasto incinto di Hime.
“Voglio vedervi alzare la coppa anche senza di me!”
Tutti, uno per uno a partire dal nuovo capitano, glielo promisero.


Più passavano i giorni del ritiro, più Genzo pensava di aver fatto proprio bene a portare Tsubasa con lui.
Nei primi giorni c’era stata della tensione, Ozora non era abituato a stare in panchina ad osservare ma tentennava quando gli si proponeva di fare qualche passaggio insieme, però, appena ritoccò il pallone con il piede si lasciò completamente andare e iniziò a partecipare più che volentieri alle piccole partite che i ragazzi organizzavano dopo i veri allenamenti, dopo due anni di fermo non era propriamente in forma e lo notarono tutti, ma allo stesso tempo era come se non fosse passato neanche un giorno, il suo sorriso, la sua euforia erano sempre gli stessi.
L’alpha era felice di vedere il suo omega così contento e cercò di creargli quante più occasioni possibili per lasciarlo giocare con gli altri, prendendosi lui cura di Hime, la bambina, però, ricercava spesso la figura di Tsubasa, nonostante adorasse il padre e giocare con lui fosse la cosa che la divertiva di più, era con la madre che aveva passato la maggior parte della sua vita, non era abituata a vedere l’omega troppo lontano da lei, così le partite del centrocampista qualche volta finivano con la principessa che – riuscendo a scappare dalle braccia di Genzo – faceva incursione in campo, gattonando spedita tra i giocatori fino a quando non lo raggiungeva e non si aggrappava stretta alla sua gamba, l’espressione beata che sfoggiava ogni volta che raggiungeva Tsubasa faceva – quasi - passare la voglia di riprenderla ai genitori, oltre che far scoppiare a ridere tutti gli altri.

Wakabyashi era convinto che quei giorni spensierati sarebbero continuati anche con l’inizio dei mondiali.

“Non vuoi stare in panchina?!”
Domandò stupito Genzo al compagno, che annuì serio.
Il Giappone stava per giocare la sua prima partita in quel mondiale e il portiere era stato sicuro – almeno fino a quel momento – del fatto che Tsubasa sarebbe stato vicino a loro, a lui, durante il loro debutto, seduto vicino a mister Mikami in panchina.
Distruggendo le aspettative del suo alpha, Ozora era andato a chiamarlo negli spogliatoi per informarlo del contrario.
“Preferisco stare sugli spalti, è quello il mio posto infondo, e ci sarà anche Yayoi a farmi compagnia”
Spiegò Tsubasa con un piccolo sorriso.
Quel sorriso non convinse troppo Genzo ma, purtroppo, in quel momento non aveva tempo per chiedere altre spiegazioni.
“Va bene… ma promettimi che nelle prossime partite starai in panchina”

Tsubasa non glielo promise.

Durante tutte le partire che la nazionale giapponese giocò, Ozora restò sugli spalti insieme a Hime e Yayoi, la quale notò come – fin dalla prima partita – il centrocampista stringesse forte la sua bambina contro il petto ad ogni fischio d’inizio, riferì questo fatto – preoccupata per l’amico – a Jun, che a sua volta lo disse a Genzo, ma questo non riuscì a parlarne con il compagno.
Tsubasa usciva spesso, andava a trovare i giocatori delle altre nazionali, portava Hime a fare lunghi giri in città, non lo trovava praticamente mai in stanza, le rare volte che succedeva, lo trovava a dormire con la piccola stretta a lui.
Una volta di queste trovò Hime sveglia che toccava il viso della madre con tocchi leggeri, la prese delicatamente in braccio – stando attento a non svegliare l’omega – e notò i suoi occhioni verde smeraldo lucidi e tristi.
“Sei preoccupata anche tu, eh?”
Le mormorò poggiando la fronte contro la sua.

In quei giorni lo sentì lontano come non mai.

Arrivò la finale contro l’Argentina.
Diaz guidò la sua squadra agguerrito come sempre, ma Hyuga non fu da meno, incoraggiò gli altri, li spronò, li riprese, avevano una promessa da mantenere - lui per primo -, dovevano fare di tutto per mantenerla e alla fine ci riuscirono.
La Tigre segnò il goal della vittoria a pochi secondi dal fischio finale.
Il Giappone vinse 4 a 3.
Kojiro si voltò verso gli spalti mentre gli altri iniziavano a circondarlo euforici, trovò Tsubasa che gli sorrideva.
Avrebbero alzato la coppa, la promessa era stata mantenuta.

I ragazzi iniziarono a festeggiare direttamente negli spogliatoi, presi dalla felicità e dall’adrenalina ancora in circolo dalla fine della partita, non riuscivano a smettere di urlare, abbracciarsi e piangere, avevano vinto il mondiale, il Giappone aveva dimostrato a tutti, ancora una volta, di essere il migliore.
Una vocina nuova si unì alle loro, all’improvviso.
“A-pà”
Wakabayashi s’immobilizzò tra le braccia di Ishizaki.
“A-pà!”
Ripeté quella vocina e Ryo lo spinse a girarsi.
La sua principessa, avvolta nella sua magliettina della nazionale, stava in piedi davanti alla porta dello spogliatoio e piano piano iniziò a fare i primi – tanto attesi e incerti – passi verso di lui, chiamandolo a gran voce.
“A-pà aione! A-pà aione!”
Continuò a dire Hime passetto dopo passetto, allungando le mani verso di lui per afferrarlo.
Genzo s’inginocchiò davanti a lei e attese che fosse proprio a pochi centimetri, prima di prenderla tra le braccia e stringerla forte, facendola ridere contenta.
“A-pà aione!”
“Sì, il tuo papà è un campione”
Rise il portiere baciandole la guancia, gli occhi pieni di lacrime si posarono sulla figura di Tsubasa - appoggiato allo stipite della porta con il cellulare in mano per riprendere quella scena – che sorrideva non solo a lui, ma a tutti loro.
Avevano vinto anche senza lui in campo, avevano mantenuto la promessa che gli avevano fatto la prima sera al ritiro, era fiero di Genzo, di Taro, di Jun, di Hikaru, di Ryo, di tutti, ma soprattutto era fiero del capitano Kojiro.
Wakabayashi, però, lo conosceva troppo bene e vide quella minuscola, leggera, quasi impercettibile nota triste negli occhi del compagno che rideva, abbracciato a Misaki e Hyuga, mentre rivelava che la prima parola di Hime in realtà era stata ‘palla’ il giorno prima.

Era arrivato il momento di parlare.

Colse l’occasione per farlo quando Tsubasa abbandonò la festa della vittoria a metà serata, i compagni tentarono di convincerlo a restare, ma il centrocampista fece leva sul fatto che era tempo per Hime di andare a letto e Genzo ne approfittò per seguirlo.
I due genitori si stesero con la bambina in mezzo a loro sul letto, in silenzio attesero che si addormentasse, cullata dalle loro carezze sui capelli neri e dai loro baci leggeri sulle guance rosse.
“Tsubasa”
Bisbigliò il portiere non appena Hime fu nel regno dei sogni.
“Parlami”
Gli disse semplicemente.
Tsubasa si prese ancora qualche istante, accarezzando delicatamente con l’indice una guancia della figlia.
“Credevo di essere più forte”
Confessò alla fine.
“Credevo che vedervi lì, sul campo, a vincere anche senza di me mi avrebbe fatto felice…”
“Ma non è stato così”
“No… mi ha fatto male, Genzo, ogni volta sentivo un male assurdo al petto… volevo essere lì anch’io, volevo giocare con voi, volevo ricevere i passaggi di Taro, volevo segnare insieme a Kojiro, volevo sentire la tua rassicurante presenza in porta, volevo indossare la mia maglia… il mio numero 10…”
“Perché non me lo hai detto prima?”
“Perché mi sentivo una pessima madre nei confronti di Hime”
Bisbigliò l’omega stringendosi alla figlia.
“Sentire il desiderio di tornare a giocare a calcio non fa di te una pessima madre, anzi, se rinunciassi al tuo sogno per lei, sarebbe proprio Hime a non perdonartelo una volta diventata grande”
Spiegò l’alpha prendendo entrambi tra le braccia.
“Hime ti ama e ti amerà anche se torni a giocare a calcio”
Gli mormorò all’orecchio.
Tsubasa portò i suoi occhi neri in quelli verdi del compagno, così chiari in confronto a quelli della loro principessa, che avevano assunto una tonalità più scura verso il quinto mese - forse presa dagli occhi della madre -, e prese una decisione.
“Voglio tornare a giocare nel Barcellona”


Angolino della Robh: Buonasera a tutti/e ~♥
Eccomi qui con il mio angolino, perchè l'ho fatto (stranamente) a fine capitolo? Perchè volevo spiegarvi la mia decisione riguardo a TsuTsu e non potevo farlo all'inizio senza fare spoiler u.u
Dunque, sappiate che ci ho pensato davvero tanto prima di scrivere questo capitolo, perchè? Perchè volevo scrivere dei primi passi e delle prime parole di Hime ma, facendo due calcoli (perchè sono andata a vedere intorno a che periodo i bambini iniziano a parlare e camminare), mi è sorto il problema dei mondiali e quindi le fatidiche domande: Tsubasa lo faccio giocare? Nel caso, il Giappone lo faccio vincere?
Alla prima domanda la risposta è stata ovviamente un grosso no, non potevo farlo giocare dopo tutto quel tempo fermo, ma per la seconda mi sono saliti i peggiori dubbi: senza di lui, la nazionale ha perso contro l'Amburgo giovanile, ai tempi, e tutti continuavano a sottolineare che se ci fosse stato Tsu in campo sarebbe stato diverso, quindi all'inizio avevo pensato di far arrivare il Giappone in finale ma di farlo perdere... però, detto sinceramente, mi veniva male, quindi ho chiesto a Santa Serè (♥) un consiglio, e lei giustamente mi fa 'ma vuoi davvero che la sua mancanza faccia così tanta differenza?' e, a ben pensarci, aveva ragione.
Facendo il confronto, contro l'Amburgo giovanile non avevano sì Tsubasa, ma non avevano neanche Genzo in porta, non avevano Taro, non avevano Jun, non so se già avevano Shingo Aoi (da me scoperto molto recentemente, per questo non lo vedrete nominato, chiedo perdono ç.ç), e soprattutto era la loro prima partita contro una squadra europea, quindi... ho deciso di farli vincere, spero che questa decisione non faccia storcere il naso a nessuno >.>'''.
Se vi chiedete perchè la finale si disputa contro l'Argentina... è perchè Diaz è pacioccoso e non mi andava di mettere di nuovo la Germania o il Brasile, ecco u.u'''.
Specifico anche la mia decisione di far Hyuga capitano invece che un altro, mi sembrava giusto che fosse lui semplicemente perchè, quando hanno debuttato come nazionale giovanile, il capitano all'inizio era lui, tutto qui.
Concludo dicendo che il nome per il peluche di Hime non è stato scelto a caso cari/e mie u.u soprattutto non è stata scelta a caso la forma di tale peluche, ma questo ve lo spiegherò nel prossimo capitolo, per quanto riguarda il nome, ho un altro nome per rispondervi... Happy Feet! *-* (*manda Serè a preparare i poc corn per l'ennesimo rewatch*)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, almeno un pochino ♥.
A Lunedì prossimo ~♥


   
 
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