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Autore: EleWar    05/05/2020    12 recensioni
Il passato torna sempre e, a volte, certe verità non avremmo mai voluto conoscerle.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Ed eccoci arrivati alla fine di questa mia storiella, con la quale ci siamo tenuti compagnia. L’avete letta in tanti, perché le visite mi hanno fatto la spia (altra fissa delle scribarole, andare sempre a controllare :D) e in tanti avete recensito. Quando l’ho scritta, mesi fa, non credevo che sarebbe stata così apprezzata, ma ne sono felice perché io l’ho amata tanto e la sento molto mia. Anche questa era nata per essere senza pretese, e lo è ancora, però le vostre recensioni mi hanno riempito il cuore. Non posso che ringraziarvi con tutto il mio affetto.
Ma ora basta, gustatevi il finale e spero che non vi deluda ;-)
Vi lovvo
Eleonora

 
 
 
 
Cap.13 CAMBIAMENTI
 
 
 
I due sweeper si diressero verso la costa, e presero una stanza nel primo albergo che trovarono, troppo stanchi per cercare oltre.
Questo era piccolo, discreto e decoroso; scelsero la stanza più in alto possibile, per deformazione professionale e, lasciato l’esiguo bagaglio in camera, scesero nel ristorante dell’albergo e ordinarono la cena.
Per tutto il tempo non avevano parlato poi molto, ognuno troppo preso a riflettere sulla giornata appena trascorsa; ma non era un silenzio imbarazzato, era solo un raccogliere le idee.
 
Il profumo del cibo li rianimò e dopo i primi bocconi tornò loro il buonumore, anzi, solo allora si accorsero di essere affamatissimi: quel giorno avevano mangiato veramente poco.
La cena fu una delizia, passata fra chiacchiere leggere, battute e scherzetti; la tensione li stava progressivamente abbandonando, e si gustarono in tranquillità anche la serata.
 
Risalirono in camera molto presto, decisi a concedersi, finalmente, un po’di meritato riposo.
A turno fecero una doccia veloce, e quando Kaori uscì dal bagno con un candido accappatoio, asciugandosi e frizionandosi i corti capelli, s’incantò a guardare il suo compagno.
Questi indossava dei comodi pantaloni neri con cordino in vita, e una camicia sbottonata di lino; stava fumando sovrappensiero, sul balconcino della camera, e lei si ritrovò a pensare a quanto fosse bello. Ammirava il suo corpo scolpito da anni di attività fisica; i pettorali, le spalle larghe che sempre le davano un senso di protezione, le braccia, che ora la stringevano con amore e passione, gli addominali senza un filo di grasso nonostante lui mangiasse come un maiale.
Le venne da sorridere: e sì che anche lei gliene preparava, di prelibatezze, e in che quantità!
Si soffermò sulle grandi mani callose, capaci di stendere un malintenzionato con un solo pugno, ma anche di riservarle le più dolci carezze.
Poi risalì ad osservare quel viso tanto amato, il suo profilo sfuggente e così maschio, gli occhi neri come la pece, che si accendevano di vita quando la guardava, che nascondevano segreti e sofferenze, e che lei aveva imparato a decifrare.
Anche se era pensieroso, come in quel momento, poteva intuire la natura del suo rimuginare.
E lei avrebbe potuto restarsene lì, seduta sul letto, ad osservarlo anche tutta la notte; e non avrebbe dovuto farlo di nascosto, come un tempo: ora poteva permettersi di guardarlo con occhi sognanti, colmi di desiderio e passione, o anche solo con tenerezza e affetto, senza paura di essere respinta.
Sospirò.
 
Contemporaneamente, lui, sentendosi osservato, si voltò verso di lei, e il suo viso, dapprima chiuso in cupe elucubrazioni, si addolcì con un sorriso da far mancare la terra sotto i piedi.
La ragazza si sentì morire: non si sarebbe mai abituata a quel suo sguardo così sincero, eppure così magnetico; il cuore le prese a battere all’impazzata.
Era così innamorata!
 
Ryo, vedendola in accappatoio e per paura che prendesse freddo, entrando fece l’atto di chiudere la portafinestra, perché dalla marina risaliva una brezza fresca e umida; ma lei lo fermò dicendo:
 
“No, lascia.”
 
Lui gettò la cicca e la raggiunse.
 
Il letto era proprio di fronte alla finestra, aperta e con le tende tirate che si muovevano appena, sospinte da qualche refolo di vento; si poteva vedere la baia, in lontananza, scintillare di tante piccole lucine. Sdraiati sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera, si accoccolarono al meglio.
Ryo cinse con un braccio le spalle della socia e lei reclinò appena la testa sul suo petto; lui le depositò un dolcissimo bacio sulla fronte inspirando il suo profumo, frammisto a quello del bagnoschiuma, che saliva dai capelli umidi e dalla pelle calda di doccia.
Per un attimo socchiuse gli occhi: si sentiva in paradiso.
 
Al buio, si godevano la pace di quel momento fuori dal mondo.
 
Fu Kaori che, quasi con un filo di voce, per paura d’infrangere quel silenzio ovattato e magico, parlò:
 
“Ryo?”
 
“Mmmm?” mugugnò lui che si stava quasi addormentando.
 
“Posso farti una domanda?”
 
A quelle parole, il socio drizzò le orecchie: viveva insieme a lei da abbastanza tempo per sapere che, quando gli chiedeva il permesso di fargli una domanda, era una cosa seria, serissima; altrimenti avrebbe esposto i suoi dubbi senza girarci troppo intorno, e sarebbe andata dritto al punto. Cautamente rispose:
 
“Certo. A che proposito?”
 
“Akiko… o meglio Koyuki… insomma di quando si faceva chiamare Hot Cherry.”
 
“Cosa vuoi sapere?”
 
“Quando lei ha rivelato di essere stata una spogliarellista e tutto il resto, tu alla fine l’hai riconosciuta, ma…”
 
“Vuoi sapere se c’è mai stato niente fra noi?” l’interruppe lui, traendola dall’impaccio.
 
“Sì” rispose quasi in un sussurro.
 
Arrivati a quel punto lei aveva bisogno di sapere. Magari Ryoichi non era figlio di Ryo, ma lui e sua madre si erano conosciuti, e lei non aveva fatto altro che fare allusioni, guardarlo intensamente… Doveva sapere, per poter voltare pagina, una volta per tutte.
 
“È vero, l’ho riconosciuta e l’ho anche vista esibirsi un sacco di volte; mi piaceva, certo, il suo corpo non era niente male e ci sapeva fare… Ma non ci ho mai provato, né mi sono mai avvicinato a lei sbavando” e le sorrise, immaginando cosa stesse pensando il suo amore in quel momento.
 
Dopo una breve pausa, Kaori chiese di nuovo:
 
“Ma se ti piaceva, perché non ti sei fatto mai avanti? Mi è parso di capire che non le fossi indifferente; sarebbe stato così facile!”
 
“Sai, quando siamo rimasti da soli oggi, appena sei corsa dietro al figlio, mi ha chiesto la stessa cosa.”
 
“Ma-ma come? Vuoi dire che…”
 
“Vuoi sapere cosa le ho risposto?”
 
La socia annuì impercettibilmente, ancora stupita; le sembrava impossibile che il grande seduttore si fosse lasciato scappare un bocconcino così allettante.
Aspettò la risposta al colmo della curiosità:
 
“Lei, all’epoca, portava una vistosa parrucca rosso ciliegia, giusto? Be’, io le ho risposto che a me piacciono solo le rosse naturali.”
 
E tacque, dandole il tempo di recepire il messaggio.
 
Un secondo dopo, lei disse:
 
“Davvero? Davvero pensavi questo?”
 
“Certamente! In tutta la mia vita non ho mai conosciuto altre donne come te, con la tua stessa sfumatura di capelli, e anche se quando ci siamo incontrati per la prima volta eri ancora una ragazzina, sono rimasto letteralmente affascinato dai tuoi capelli, e ho pensato che… be’, insomma…” era finito per impappinarsi.
 
Lui la sentì sorridere nel buio. Ma subito dopo lei gli disse:
 
“Ho capito” e si strinse di più a lui.
 
Rimasero un poco in silenzio, gustandosi la reciproca vicinanza, cullati dal vento che, discreto, penetrava in quella semplice stanza d’albergo, con un sottofondo di rumori che giungevano attutiti e indistinti, come un brusio lontano.
Si stavano assopendo quando, stavolta, fu Ryo a prendere la parola. All’improvviso colto da un dubbio, le chiese:
 
“Sugar?”
 
“Mmm, sì?”
 
“Come è andata oggi col mocciosetto? Come sei riuscita a convincerlo a tornare e a fare pace con la sua famiglia?”
 
“Ah, sì” rispose, riscuotendosi e svegliandosi completamente; si sistemò meglio, raccolse le idee e disse:
 
“In realtà non ho fatto molto. Se non fossi caduta al parco, per evitare un bambino piccolo che mi sono trovata davanti all’improvviso, Ryoichi mi avrebbe seminato. Correva come un ossesso, ed io riuscivo a stento a tenergli dietro; conosceva il posto in cui si muoveva, ovvio, e cambiava sempre direzione, svicolava… insomma, quando mi ha vista cadere si è allarmato ed è tornato sui suoi passi.”
 
“Mi dispiace che ti sia fatta male… Vuoi che ti dia un bacino sulla bua?” disse ridendo piano.
 
“Scemo! non ce n’è bisogno” rispose lei divertita.
 
Poi tornata seria proseguì:
 
“Questo, comunque, gli è servito per calmarsi, e dopo abbiamo parlato un po’. Sai, lui era cresciuto da solo con la madre, e quando è arrivato Ken, si è sentito messo da parte, e la gelosia ha preso il sopravvento. Era venuto su con il mito di suo padre e non poteva accettare, oltretutto, che questo nuovo compagno fosse un semplicissimo pescatore… Anche se… hai visto come è bello e affascinante?”
 
“Ehi, che stai dicendo? Ora sono io il tuo uomo, non devi fare la farfallona!” rispose piccato lui, fra il serio e il faceto.
 
“Oh, guarda, fai il geloso! Adesso provi anche tu come mi sono sentita io tutti questi anni!” e gli fece la linguaccia, poi aggiunse:
 
“E comunque gli occhi ce li ho anch’io, e so ancora riconoscere un bell’uomo sai?”
 
Ma sentendo che lui si stava immusonendo, e non volendola tirare troppo per le lunghe, concluse:
 
“Infatti, sono innamorata di te” e gli posò un bacio sul petto.
 
Questa piccola schermaglia amorosa, innocua, sotto sotto li divertì, come al solito.
 
La sweeper riprese il suo racconto:
 
“Ryoichi ha talmente stressato sua madre per sapere il nome del suo vero padre che, non appena gliel’ha detto, è corso a cercarti. A proposito… perché Akiko ha fatto il tuo nome, se nemmeno eravate mai stati insieme?”
 
“Se te lo dico, prometti di non arrabbiarti?”
 
“Che vorresti dire? Che sono una ragazza irascibile e manesca? Io?” ma non riusciva nemmeno lei a rimanere seria; finirono per ridacchiare.
 
“Dai, su, avanti, dimmelo: non mi arrabbierò” concluse.
 
“Lei gli ha detto che ero io perché… era stata innamorata di me…”
 
Kaori accusò il colpo, ma fu solo una leggera puntura di gelosia: in fondo erano passati tanti anni e Ryo le aveva appena detto che non ci aveva nemmeno provato, perché non gli piaceva.
Si mosse leggermente a disagio e lui, immaginando i suoi turbamenti, le chiese, con un soffio di voce:
 
“Tutto bene?”
 
“Ma sì, certo…” e fu rincuorata dalla sua premura.
 
Da che l’aveva conosciuto era sempre stata tanto gelosa di lui, e terrorizzata al solo pensiero di perderlo; tutte quelle belle donne che gravitavano intorno a loro, lui che non perdeva occasione di corteggiarne qualcuna, e le clienti che finivano per innamorarsi di lui… insomma, non stava mai tranquilla.
Ma mettersi a soffrire anche per le donne che aveva o non aveva conosciuto, prima che la incontrasse, era davvero impensabile!
E comunque, per come era iniziata quell’avventura, poteva dirsi fortunata, invece, per come fosse andata a finire!
 
Poi improvvisamente, con un repentino cambio di ragionamento, gli chiese:
 
“Piuttosto, Ken è chi io credo che sia?”
 
“Intendi dire che Ken è Sanshiro Kangetsu?”
 
“Esattamente!”
 
“Sì, è lui. Nonostante gli anni passati, e la prigione, l’ho riconosciuto subito; e lui a me. Stava per dire qualcosa a riguardo, ma io, volutamente, l’ho bloccato. Ora spetta a loro chiarirsi; Ryoichi è un ragazzo sveglio e merita di sapere la verità.”
 
“Hai ragione. Noi, in ogni caso, saremmo stati di troppo.”
 
“Comunque capisco perché si sia messo a fare il pescatore!” disse Ryo, quasi ridendo “Dopo tutti quegli anni chiuso in gattabuia, credo che ora preferisca solo gli spazi aperti” concluse, e risero entrambi.
 
Dopo un poco Kaori riprese:
 
“E quindi è stato Hideyuki ad aiutarli. E tu non ne sapevi niente?”
 
“No, era uno di quei casi che poteva risolvere anche da solo, forse me ne avrà anche parlato, ma non me lo ricordo… Può darsi che fossi impegnato in qualche altra faccenda… non-non fare quella faccia! Non pensare sempre male!” concluse a disagio.
 
“Sì sì, come no?” e subito dopo “Va bene, dai” concesse, e dopo una pausa domandò, più a sé stessa che a Ryo:
 
“Chissà come ha fatto a rintracciare Akiko?”
 
“Forse aveva ancora i documenti che gli aveva procurato Maki, l’indirizzo di quella casa, tutto l’occorrente. Magari Sanshiro li aveva nascosti in un posto sicuro, prima che venisse arrestato.”
 
“Può darsi…” e la sua voce si perse in un sospiro.
 
Quindi la ragazza aggiunse:
 
“Sono stati coraggiosi, all’epoca, Akiko-Koyuki e Ken-Sanshiro, a scegliere di mollare tutto e cambiare vita.”
 
“Già” fu la laconica risposta del socio.
 
Però, un secondo dopo, le chiese, con un senso d’urgenza che stupì lui per primo:
 
“Senti, Kaori… pensi mai a come sarebbe stato vivere un’altra vita? Cioè, se non avessi conosciuto me, o… o che ne so? Vorresti cambiarla, ora?” si era impappinato di nuovo.
 
Quando doveva fare le domande serie, andava in confusione totale; fortunatamente la sua amata era molto più perspicace di lui.
 
Lei infatti aveva capito perfettamente, e per dare più enfasi a quello che gli stava per dire, si tirò su a sedere e si girò verso di lui.
Voleva che lui la vedesse bene in viso e non avesse dubbi o fraintendimenti.
Prese un bel respiro e rispose:
 
“Se mi stai chiedendo se mi sono mai pentita di essere rimasta con te, la risposta è no. Nella maniera più assoluta” e lo guardò intensamente; nonostante la semioscurità, Ryo poté vedere i suoi occhi brillare di decisione e di forza, quella che le aveva sempre invidiato.
 
Kaori riprese:
 
“Quando ho scelto di prendere il posto di mio fratello, potevo solo immaginare a cosa andassi incontro; ma la mia vita di prima era comunque già finita, distrutta per sempre, con la sua morte, quindi, anche se una parte di me la rimpiangeva, non avevo scelta, non potevo tornare indietro… ma non rinunciavo a niente per stare con te: ero sola al mondo, e in quel momento sentivo che era giusto così. Sappi però, che non è stato un ripiego e non ho mai avuto ripensamenti. Ti sono sempre rimasta accanto perché… volevo rimanerti accanto, e non perché non avessi un’alternativa. Lo capisci?”
 
Ryo, profondamente commosso, annuì in silenzio.
 
“Per quanto riguarda cambiare vita ora, sarebbe impensabile… Io voglio stare con te, e se cambiare vita significa starti lontano, perderti, allora no, non accetto!”
 
“Ma io intendevo… cambiare modo di vivere, insieme, come hanno fatto loro. Sparire dalla circolazione, cambiare nome, lavoro… tutto. Saresti contenta?”
 
Kaori spalancò la bocca al colmo dello stupore.
 
“Intendi… intendi… non essere più City Hunter?” ma non ci fu bisogno che Ryo rispondesse, perché la sua espressione decisa, parlava per lui.
 
A Kaori sfuggì un singhiozzo, inghiottì a fatica e si costrinse a chiedere:
 
“E tu… tu cosa vorresti?”
 
“Non lo so… o meglio non lo so ancora, però tutta questa storia mi ha fatto pensare… Loro hanno avuto il coraggio di cambiare, di ricominciare… ma io voglio solo quello che vuoi tu.”
 
“Oh, Ryo…” e la ragazza gli gettò le braccia al collo, con la stessa enfasi di quando l’aveva visto riemergere dal mare dopo l’affondamento della nave di Kaibara, quando lui aveva mantenuto la promessa ed era tornato da lei.
Stavolta non c’era un motoscafo stipato di ex mercenari sopravvissuti per miracolo: c’era un anonimo letto, di un anonimo albergo, che accoglieva le confessioni di due semplici amanti.
 
Finirono lunghi distesi, Kaori sopra il suo uomo, e nascondendo il viso nel suo collo, si lasciò andare a un pianto liberatorio, che conteneva tutta la tensione dei giorni precedenti, quando non sapevano ancora se Ryoichi fosse o meno il figlio di Ryo; quando temeva di perdere l’amore della sua vita per un ritorno di fiamma per la bella Akiko; quando aveva fatto fronte a tutte quelle emozioni contrastanti, non ultimo il desiderio di essere madre; e poi quella giornata interminabile, ricca di confessioni e sorprese, e infine il sollievo, e soprattutto la certezza, di essere amata dal suo compagno con la stessa potenza con cui lei lo amava.
Ryo, per lei, era disposto anche a cambiare vita, pur di averla accanto e saperla felice.
Quale altra magnifica dichiarazione d’amore poteva farle?
 
Ryo, sopraffatto dall’abbraccio di quella piccola furia che amava così tanto, la strinse forte a sé e prese ad accarezzarle i capelli.
La lasciò piangere.
 
 
 
 
 
 
Molto dopo, asciugatesi le lacrime, rinacque in loro il desiderio prepotente di darsi l’un l’altra, di fondersi in un unico corpo e in un’unica anima, e si amarono con passione, amore, e profonda tenerezza.
Non si risparmiarono carezze e gesti d’amore, con la naturalezza di chi ama ed è riamato, e con la consapevolezza che niente li avrebbe più divisi.
 
Si addormentarono all’alba, quando i sogni avevano già preso il posto di quella fantastica realtà.
 
 
 
 
***
 
 
 
Il mattino dopo, i due sweepers si presentarono a casa di Ryoichi che, vedendoli arrivare, gli corse incontro. Si respirava un’aria diversa, più rilassata; il clima familiare era notevolmente cambiato, e si stupirono non poco quando udirono il ragazzino chiamare Ken papà.
Fecero tutti colazione in giardino, come promesso da Akiko, ed era bello stare lì tutti insieme.
Le tensioni del giorno prima sembravano un ricordo lontano.
Le chiacchiere erano oziose, ridevano divertiti per le buffe facce che faceva Shinobu, mentre il fratello la rimproverava di fare la ragazzina a modo; era in tutto e per tutto il classico fratello maggiore, e Kaori rivide in loro lei e suo fratello Hideyuki.
 
Nonostante la bella atmosfera, però, Ryo e Kaori sentivano di doverli lasciare, e presto venne l’ora dei saluti.
Alzatisi in piedi, Kaori chiese alla mammina per quando fosse previsto il lieto evento, e lei rispose che finiva il tempo dopo la metà di novembre; la sweeper promise che le avrebbe telefonato per sapere come fosse andata, perché, anche se aveva quasi finito per detestarla, in sostanza non poteva avercela con lei.
Akiko, grata dell’atteggiamento aperto e spontaneo di Kaori, la prese in disparte e le disse:
 
“Grazie, Kaori!” e la ragazza stupita rispose:
 
“E per cosa?”
 
“Per tutto! Per avermi riportato Ryoichi, ed esserti presa cura di lui quando è piombato nella vostra vita. Immagino che non sia stato facile per voi… per te; grazie di averci fatti ritrovare tutti, e sai cosa intendo. E grazie anche perché… perché non mi odi” e fece una pausa carica di significato.
 
La ragazza ribatté:
 
“E perché dovrei odiarti? Perché hai detto a tuo figlio che il padre era Ryo? Posso capirlo sai? O pensi che, visto che poteva esserci stato qualcosa fra voi due, io ti avrei odiato? Tutto questo appartiene al passato, ormai, e da esso possiamo solo trarre insegnamento, farcene carico e andare avanti… come hai fatto tu, come ho fatto io, come abbiamo fatto tutti, del resto” e le sorrise.
 
La donna si commosse.
 
Nel frattempo, anche Ken si era avvicinato discretamente a Ryo e gli aveva chiesto:
 
“Tu mi avevi riconosciuto ieri… Perché non hai detto niente?”
 
“Non erano affari che mi riguardavano” gli rispose con un sorriso sghembo “Ero già troppo dentro i vostri segreti familiari. Toccava a te fare il passo successivo. Ryoichi è un gran bravo ragazzo, devi esserne fiero.”
 
“Oh, ma lo sono… ed ora, grazie a voi, lui lo è anche di me: di com’ero e di come sono.”
 
“È questo l’importante” concluse Ryo.
 
“Allora… addio.”
 
“Sì, addio. Abbi cura di te, e di questa bellissima famiglia che ti ama.”
 
“Lo farò” e si strinsero vigorosamente la mano.
 
Poi i genitori di Ryoichi fecero in modo di allontanare Shinobu dal fratello con una scusa, per permettergli di salutare i suoi amici.
Dapprima il ragazzo si diresse da Ryo, che attendeva in disparte poiché non amava gli addii, e gli chiese:
 
“Ryo, allora mi lascerai davvero guidare la tua Harley, quando avrò l’età giusta?”
 
“Certamente! A patto che tu non insidierai mai più la mia fidanzata!” gli rispose, guardandolo in tralice e terrorizzandolo a morte; poi Ryo scoppiò a ridere, e gli diede una bella pacca sulle spalle.
Anche il ragazzino scoppiò a ridere e questo gli servì ad inghiottire il nodo che gli si era formato in gola; riprese:
 
“Volevo ringraziarti, Ryo, per tutto quello che hai fatto per me. Sei una persona in gamba e mi sarebbe tanto piaciuto essere tuo figlio; io credo che tu saresti un padre perfetto.”
 
A quelle parole lo sweeper si sentì stringere il cuore, e stavolta il nodo in gola si formò a lui; cercò di mascherare l’imbarazzo dicendogli:
 
“Su, ora va’ a salutare Kaori, che non vedo l’ora di portarla al mare.”
 
“Ah, sì, certo! Ma attento ai calabroni!” rispose lui.
 
Ryoichi fece per allontanarsi, poi ci ripensò e, tornando indietro, lo abbracciò forte. L’uomo dapprima ne fu stupito, poi lo strinse a sua volta, con gratitudine e affetto; il ragazzino gli sussurrò:
 
“Mi mancherai.”
 
“Anche tu, mocciosetto!”
 
Kaori, che aveva assistito alla scena, aveva già gli occhi inondati di lacrime; avevano detto addio a tanti clienti, ma non era mai stato così difficile come ora.
Quando il ragazzino le fu ad un passo, lei accorciò la distanza e gli andò incontro con le braccia aperte, e lui vi si rifugiò.
 
“Su, Ryoichi, non piangere” gli disse la ragazza appena si accorse che stava singhiozzando, “O farai piangere anche me.”
 
“Kaori… Kaori… io sono innamorato di te, lo sai! Sei e resterai il mio grande amore” le disse con i lacrimoni; e con lo sguardo traboccante sentimento, aggiunse: “Come farò senza di te?”
 
“Dai, non dire così. È estate, ci sono un sacco di ragazzine carine in giro… Se non farai il maniaco, vedrai che troverai anche tu una fidanzatina. Sei così bello!” le disse lei, strizzandole l’occhio.
 
“Dici davvero? Allora un po’ ti piaccio?”
 
“Ma certo che mi piaci!” scoppiò quasi a ridere lei, benevolmente “Però sai che sono impegnata” gli disse mostrandogli la fedina “E il mio fidanzato è un tipo piuttosto geloso” aggiunse con aria maliziosa.
 
“Hai ragione. Non posso niente, contro il grande Ryo Saeba” disse lui in tono serioso, e poi: “Kaori, mi mancherai.”
 
“Mi mancherai anche tu, piccoletto” e gli scompigliò i capelli “Però puoi sempre venirci a trovare quando vuoi.”
 
“Lo farò.”
 
“Bene, ragazzi, è ora di andare” esordì Ryo “Buona fortuna a tutti” e messo un braccio sulle spalle della sua donna, si salutarono tutti in un coro di “Arrivederci”, “Tornate a trovarci”, “Buon viaggio”…
 
 
 
 
 
 
Di nuovo da soli, in macchina, chiudendosi lo sportello dietro, Kaori sospirò, e Ryo disse:
 
“Anche questa è andata!”
 
“Già, ora possiamo tornare alla nostra vita.”
 
“A proposito…” esordì l’uomo “Ieri sera si parlava di cambiamenti. Ma… non dobbiamo decidere subito. Cioè… vediamo come va, e magari facciamo un passo alla volta. Che ne dici?”
 
“Tesoro mio, te lo ripeto: l’importante è stare insieme. Poi, quello che sarà, sarà.”
 
“Hai ragione. Be’, nel frattempo, se non possiamo cambiare vita da un giorno all’altro, potremmo farlo per qualche giorno…”
 
“Cosa vuoi dire?”
 
“Che non c’è fretta di rientrare. Siamo qui, c’è il mare, è estate; e poi… voglio davvero vederti in costume da bagno!”
 
“Ma sentilo! Sei sempre il solito!” e non poté impedirsi di ridere.
 
“E poi vorrei portarti in un posto qui vicino. Al Faro di Omaezaki[1], dove c’è il Santuario degli Innamorati e un parco dedicato all’armonia tra mare e terra.”
 
“Ma-ma-ma… è magnifico, Ryo!”
 
 
“Lo so” fece lui, soddisfatto.
 
“Tu guarda, che mi diventi anche romantico! Avevi pensato a tutto, vero?”
 
“Be’, diciamo di sì.”
 
“Ok, allora! Andiamo!”
 
“Sì, ma prima voglio andare al mare, e vederti in costume, e prendere il sole, spalmare la crema per tutto quel tuo corpo da favola, che… uuuuuhhh, se ci penso! E fare il bagno, magari nudi, e poi fare l’amore in spiaggia, e poi ancora…” e già era entrato in modalità maniaco, con un accenno di bava alla bocca.
 
“Ehi, frena!” e Kaori gli rifilò una martellatina di appena 10t.
 
“Perché? Che ho detto?”
 
“Non siamo ancora partiti… e… guarda lì, e guarda lì” e indicò rispettivamente il cavallo dei suoi pantaloni, che aveva ripreso vita quasi magicamente, e fuori dal finestrino abbassato, dove sostava allibito Ryoichi, al colmo dell’imbarazzo, con in mano un cestino.
 
Un corvetto passò sulla testa dei tre gracchiando.
 
“Eh eh eh eh” ridacchiò lo sweeper, con la testa infossata nelle spalle.
 
Ryoichi a quel punto balbettò:
 
“Io-io volevo… volevo darvi questo da parte della mamma… per il viaggio…”
 
 
 
 
E tutti e tre scoppiarono a ridere come scemi!
 
Dopo aver ringraziato Ryoichi per il dono ricevuto, finalmente Ryo si decise a mettere in moto, e partì sgommando.
 
Kaori si lasciò scappare un:
 
“Sei sempre il solito idiota, ma… non cambiare mai, intesi?”
 
“Nemmeno tu, socia! Mi piaci come sei!”
 
 
[1] NOTA DELLA SCRIBAROLA DELIRANTE!
Fin dall’inizio, avevo pensato di far vivere Akiko e Ryoichi in una località di mare, a circa un paio d’ore da Tokyo, visto che volevo che R&K potessero raggiungerla in macchina, così mi sono andata a documentare. E cercando cercando ho trovato la prefettura di Shizuoka che faceva benissimo al caso mio, e soprattutto al suo interno comprendeva Shizuoka, la città, e il Faro di Omaezaki non molto lontano da lì che è… il posto dove sorge una fortezza segreta nel cui sottosuolo giace il potente Drago Spaziale del robot Gaiking (Daiku Maryu Gaiking). Ovviamente il Drago Spaziale e il Gaiking non esistono veramente, esistono solo nella realtà del manga-anime sopracitato, e oggetto di una bellissima fan fic che la mia adorata Briz65 ha scritto tempo fa e che sto leggendo. E siccome lei fa tanto per me, volevo in qualche modo legare la sua fic alla mia. Ah anche Sanshiro è un personaggio del Gaiking, e il fatto che dopo si chiam Ken era perché mi piaceva l’accostamento con Kenshiro (Sanshiro-Ken-Shiro ahhahahaha :D )
Esistono per davvero, però, il Santuario degli Innamorati e il parco dedicato all’armonia tra mare e terra, che ho scoperto documentandomi appunto, e ci cascavano a fagiolo.

 
   
 
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