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Autore: heliodor    07/05/2020    1 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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La battaglia dei Colossi / 1 (-7)

 
“Voi nelle retrovie” stava dicendo uno dei comandanti dell’alleanza, un uomo alto e magro dagli zigomi pronunciati.
Oren aveva dimenticato il suo nome nel momento stesso che l’aveva udito. In mezzo a quella confusione si sentiva disorientato e i suoi pensieri erano lontani dal campo di battaglia.
“Alwin porta il primo plotone sulla destra. Falorn, tieni a freno quei guerrieri o finiranno per travolgere quelli delle prime linee.”
Gli ordini gridati non facevano altro che confonderlo ancora di più.
Era così da quando i corni avevano iniziato a risuonare nella valle e il campo si era messo in moto.
Tutti i guerrieri avevano preso lo scudo e la lancia e si erano allineati sulla spianata davanti al campo, venendo inquadrati in formazioni di cento per volta.
Quelli che non avevano insegne di questa o quella città, come Oren e Shani, erano confluiti in una formazione mista che era stata affidata ad alcuni comandanti che li avevano esaminati e poi divisi in ulteriori formazioni di cento guerrieri.
Oren si era ritrovato fianco a fianco di Shani, in mezzo a soldati che indossavano pezzi di armatura spaiati o non ne indossavano affatto. Incrociò sguardi pieni di determinazione e altri che mostravano timore. Un soldato tremava e balbettava mentre sembrava recitare una nenia in una lingua che non conosceva.
“Sta pregando” disse Shani.
Oren annuì. “Vorrei farlo anche io.”
“Ringrazierai gli Dei quando la battaglia sarà finita” lo ammonì lei. “Ora calmati. Devi essere sereno per dominare il tuo Kah.”
“È la mia prima vera battaglia” disse Oren quasi a giustificarsi.
“Anche per me” rispose lei. “Ma abbiamo già combattuto, no? Non sarà diverso.”
Una formazione di sodati sfilò davanti a loro. A differenza degli altri, indossavano armature pesanti che scintillavano sotto il sole e marciavano con la schiena dritta e lo sguardo fiero.
“La guardia reale di Valonde” disse qualcuno.
Oren aveva già visto quei sodati una volta, a palazzo, per una sfilata. Era stata una cerimonia noiosa cui avevano assistito in pochi e alla quale era presente solo il principe Razyan.
Mythey aveva insistito perché fosse presente anche il nipote.
“A cosa serve?” aveva chiesto.
“Ad ammirarli” disse suo zio.
Oren aveva sbuffato.
“Non provi invidia verso di loro?”
“Devono sentire un gran caldo con tutto quell’acciaio addosso.”
“Quell’acciaio li proteggerà da quello dei nemici.”
Davanti a loro sfilarono dieci formazioni di soldati della guardia, ognuna composta da duecento soldati armati di scudo e lancia.
In mezzo a loro vide avanzare re Andew, anche lui in armatura, ma senza la lancia e lo scudo. In cambio le sue spalle erano protette da un mantello azzurro con ricami color platino.
Dopo i sodati sfilarono i mantelli della guardia reale, riuniti in una singola formazione di cento.
“I migliori di Valonde” disse uno dei soldati vedendoli passare davanti a loro. “Si dice che non abbiano mai indietreggiato davanti al nemico.”
“Sono tutte storie.”
“È vero. Mio zio li vide nella battaglia di Arbelladon. Belanor testa di Lupo sfidò a duello lo stregone scarlatto e lo decapitò con un solo colpo.”
“Te la sei inventata questa storia.”
“È vera” protestò la voce.
“Oren.”
La voce di Shani sembrò provenire da un luogo lontano.
“Oren, ascolta me adesso.”
“Sì” disse. Incrociò lo sguardo di Shani.
Stava sorridendo.
“Cosa c’è di così divertente? Tra poco potremmo morire.”
“Almeno moriremo insieme” rispose la ragazza. “Ma scommetto che tu avresti preferito morire con lei, non è vero?”
“Shani, io…”
“Cosa?”
“Dovrei essere infuriato con te” disse cercando di apparire severo. “Non dovevi trascinarmi in quella pattuglia con l’inganno, sapendo che Sibyl stava per partire.”
“Era l’unico modo per impedirti di andare con lei” disse la ragazza. “O di fare qualche sciocchezza più grande.”
“Non le ho potuto nemmeno dire addio.”
“Lo farai dopo la battaglia.”
“Io non credo che ci sarà un dopo.” Non voleva apparire troppo pessimista per non spaventarla, ma non riusciva a credere che avrebbe visto un altro giorno.
“Così non dominerai il Kah” disse Shani.
Scosse la testa. “No, per niente.”
“È stata una sua idea” disse Shani dopo qualche istante di silenzio.
Oren le rivolse un’occhiata di traverso. “Perché l’avrebbe fatto?”
“Per proteggerti. Io credo che ti ami, dopotutto.”
“A Malinor ha usato parole molto chiare” disse Oren ricordando la loro discussione in casa del maestro Wei.
“Lo ha fatto per proteggerti, sciocco” disse Shani sorridendo.
“Non sono stupido, l’avevo capito da solo.” Invece era rimasto molto deluso dalle parole di Sibyl, anche se non riusciva a smettere di pensare a lei. “E non sono innamorato di lei. Non più.”
Il sorriso di Shani si allargò. “Certo che no. Tu ami solo la tua principessa perduta.”
“Ti prego, non ricominciare. Non adesso.”
“Sei così devoto a lei da aver lasciato Valonde per venire sul continente antico, in mezzo a una guerra.”
Oren sospirò affranto. “Tu non sai niente, Shan Li Po. Joyce è una mia amica.”
Shani rise attirandosi le occhiate severe degli altri sodati della formazione.
“Che avranno da ridere quei due?”
“Almeno il morale è alto.”
“Anche io da giovane ridevo spesso, poi ho perso tutti i denti.”
“Zitti, arriva il comandante Livren.”
Livren era un uomo imponente che indossava un’armatura ammaccata e graffiata e portava al fianco una spada dall’elsa decorata.
Li squadrò con sguardo severo. “Siete la cosa più pietosa che abbia mai visto in tanti anni di guerra” disse con espressione disgustata. “Ma oggi vi comporterete da soldati su quel campo di battaglia. Non voglio vedere persone che rompono la formazione. Non voglio sentire lamentele. Se vi ordino di indietreggiare, voi indietreggiate. Se vi ordino di avanzare, voi avanzate.”
Uno stregone a cavallo si fermò davanti alla formazione. “Livren, portati dietro la guardia reale. Dovrete fare da supporto.”
Livren fece un cenno con la testa. “In marcia” ordinò.
La formazione si spostò in maniera ordinata attraversando il campo di battaglia. Osservando le formazioni di soldati e stregoni davanti alle quali passarono cercò di farsi un’idea dello schieramento.
I cavalieri erano posizionati ai lati, in formazioni ordinate di cinquanta o cento. Indossavano armature pesanti e lance con scudi. C’erano anche dei mantelli tra di loro ma Oren ne ignorava l’utilità in una carica di cavalleria.
Contò una trentina di formazioni prima di perdere interesse. Al centro, divisi in tre linee separate da una decina di passi, c’erano le formazioni di guerrieri in armatura pesante nella prima e altri in quella subito dietro. Dopo di questa vi era la guardia reale e infine le formazioni in mezzo alla quale c’era anche la loro.
Ancora più indietro, file di arcieri e mantelli di vari colori, molti dei quali erano azzurri, neri o rossi.
Shani dovette notare la sua confusione. “Mantieni la calma. Concentrati.”
“Lo hai già detto.”
“Te lo ripeterò finché non lo farai.”
“Non so se sono capace.”
“Fai come ti ho insegnato. Trova il tuo rifugio.”
Oren ubbidì. Chiuse gli occhi e cercò di visualizzare un luogo calmo e sereno. La sua mente evocò un giardino con al centro uno stagno. I confini erano immersi in una nebbia che nascondeva ciò che si trovava oltre.
Si immaginò in riva allo stagno, i piedi immersi nell’acqua.
Il rifugio, pensò.
Era stata Shani a insegnargli come raggiungerlo.
“È dentro di te” aveva detto. “Come quando hai interrogato gli spiriti, ma più in profondità.”
“Che aspetto ha?”
Lei aveva sorriso. “Non lo so. È diverso per tutti. Il mio è una nave che solca mari calmi. A volte passo tutto il tempo a pescare o guardare le onde.”
Quel luogo non esisteva. Nemmeno era mai stato in un posto simile. L’aveva creato partendo da uno dei disegni che aveva ammirato mentre era ospite del maestro Wei.
Nella sua mente il rifugio era reale ed era suo. Solo lui poteva entrare in quel posto e bagnare i piedi nell’acqua.
Col tempo aveva aggiunto dettagli, come la fontana di pietre che stillava un rivolo d’acqua e il nido per gli uccelli che ogni tanto lo usavano per riposare le ali.
Nella visione la sua copia sedeva con i piedi immersi nell’acqua e lo sguardo sereno e assorto. Amava specchiarsi nel laghetto o formare dei cerchi concentrici muovendo ogni tanto i piedi.
I cerchi si espandevano formando onde che si rifrangevano sui bordi sabbiosi dello stagno e tornavano verso il centro, mescolandosi con le onde che avanzavano nella direzione opposta.
Aprì gli occhi, Shani che gli sorrideva compiaciuta.
“Quanto sono stato via?”
“Un attimo” rispose lei. “Sei più calmo?”
Annuì deciso.
“Sei diventato bravo. Potresti essere un buon candidato per la prova del drago.”
“Forse con qualche altro anno di allenamento, ci riuscirei.”
“Non servono anni, Oren” disse lei. “Serve crederci.”
Il pensiero degli anni che dovevano trascorrere minacciò di renderlo di nuovo inquieto. Si guardò attorno e poi verso il fronte dello schieramento. Oltre di questo, c’era una spianata che era una valle racchiusa tra dolci colline coperte d’erba.
Ovunque volgesse lo sguardo vedeva file e file di soldati e mantelli allineati e, sulla sinistra a quasi due miglia di distanza, dove le formazioni terminavano, altre fila di uomini e donne armati.
“L’orda di Malag” disse qualcuno.
“Sono venuti davvero.”
“Rinnegati. Sono venuto qui per ucciderli, non per combattere al loro fianco.”
“Dicono che ci sia la strega bianca al loro comando.”
“È una menzogna. Lo sanno tutti che la strega bianca è stata uccisa in duello dalla strega dorata.”
“Una rinnegata contro una rinnegata.”
Si sollevò una risata stridula che attirò lo sguardo di Livren.
“Lo trovate divertente?” gridò il comandante.
Le voci si azzittirono.
Oren respirò a fondo quando tornò a guardare verso il campo di battaglia. Dalla parte opposta, a circa due miglia di distanza, vide altre formazioni di soldati e stregoni radunarsi.
“L’orda di Persym” disse qualcuno.
“Non vedo i colossi.”
“È perché non esistono.”
“Io li ho visti. A Malinor.”
“Malinor è stata distrutta e sono morti tutti.”
“Non è vero. La strega rossa è sopravvissuta.”
Sentire il soprannome di Sibyl gli fece battere forte il cuore.
“Silenzio” tuonò Livren.
I corni suonarono diffondendo una nenia sopra le loro teste. Dalle file arretrate avanzarono due formazioni di mantelli, usando un corridoio formato al centro dello schieramento dell’alleanza.
Vide un ragazzo nelle file avanzate tenere lo sguardo fisso davanti a sé, il corpo rigido. Una ragazza strizzava gli occhi. Un’altra mormorava qualcosa.
Una preghiera? Si chiese Oren.
Lui non ne conosceva molte ma era certo che se avesse iniziato a recitarne una, Shani lo avrebbe ripreso.
Concentrati, si disse.
La formazione che passava di fianco alla loro fece tremare il terreno e quando fu passata, poté osservare da dietro i mantelli che ondeggiavano sfiorando il terreno.
Le due formazioni si fermarono davanti allo schieramento. I loro comandanti raggiunsero la prima fila e urlarono ordini che Oren non poté sentire da quella distanza.
Qualcosa brillò nella massa di corpi che aveva occupato la parte avanzata dello schieramento, come se un incendio fosse divampato all’improvviso.
Oren trattenne il fiato quando le braccia di quelli nelle prime file si sollevarono mostrando le sfere infuocate che brillavano.
I comandanti urlarono qualcosa mentre i corni risuonavano con una nuova melodia.
Le sfere infuocate vennero scagliate tutte insieme verso l’armata nemica, percorrendo la distanza che le separava in pochi secondi.
Gli occhi di Oren fecero appena in tempo ad abituarsi al bagliore delle sfere che sfrecciavano nell’aria che le prime si abbatterono nello spazio che separava i due eserciti, sollevando nuvole di detriti e polvere.
Il resto delle sfere infuocate raggiunse le prime file dello schieramento avversario. Oren colse lo scintillio degli scudi che venivano colpiti dagli incantesimi, disperdendo le fiamme in tutte le direzioni.
Per un istante sperò che tutti quei colpi fossero andati a segno, ma quando il fuoco si estinse, vide le formazioni nemiche continuare ad avanzare.
Tra le prime file dell’orda brillarono cento fuochi che si trasformarono in sfere infuocate quando vennero scagliate verso di loro.
I comandanti urlarono ordini e i mantelli delle file arretrate evocarono gli scudi, avvolgendo i loro compagni.
Le sfere infuocate si abbatterono su di loro, le fiamme che urlarono come di rabbia mentre cercavano di penetrare la barriera magica.
Qualcuno nelle formazioni vicine venne avvolto dalle fiamme, trasformandosi in torce umane che correvano in ogni direzione.
“Guaritori” gridò qualcuno.
Le urla di rabbia si mescolarono a quelle di terrore dei feriti.
La battaglia era iniziata.
 
***
 
Le fiamme avvolsero l’intera formazione formando un muro compatto che premeva contro lo scudo magico.
Alle sue spalle, i comandanti stavano urlando ordini ai mantelli che dovevano evocare gli scudi magici e proteggere quelli delle file avanzate.
Vyncent non osava voltarsi, né staccare gli occhi dal campo di battaglia, dove le formazioni di sodati dell’orda di Persym avevano ripreso ad avanzare dopo essere uscite indenni dal primo scambio di sfere infuocate.
“Preparativi per il terzo lancio” gridò uno dei comandanti.
Vyncent concentrò il potere nell’incantesimo della sfera infuocata, domandolo come aveva imparato a fare anni prima.
Accanto a lui, una strega dai lunghi capelli castani stava evocando la stessa sfera infuocata, le fiamme che si riflettevano nei suoi occhi.
Alla sua sinistra, uno stregone anziano sudava e sbuffava per tenere sotto controllo il suo incantesimo, le fiamme che saettavano in ogni direzione rischiando di colpirlo.
“Lanciate” gridò un comandante.
Vyncent sollevò le braccia e lasciò andare la sfera infuocata che sfrecciò nel cielo e dopo una stretta parabola si abbatté insieme alle altre sulle formazioni nemiche che avanzavano sulla spianata.
A meno di mezzo miglio da queste, le formazioni di soldati dell’alleanza avanzavano con passo veloce, cercando di guadagnare terreno prima del prossimo lancio di incantesimi del nemico.
Quando ciò accadeva, la formazione rallentava dando la possibilità ai mantelli mescolati tra loro di evocare gli scudi magici.
A quel punto bisognava attendere che le sfere infocate del nemico li raggiungessero e ci fosse lo scontro tra queste e gli scudi magici.
La maggior parte veniva assorbita e deviata, ma qualcuna riusciva a passare trovando una breccia. Quando ciò accadeva i soldati ardevano o venivano scagliati in tutte le direzioni.
Disseminati lungo la spianata vi erano decine di corpi carbonizzati o fatti a pezzi dalle esplosioni e prima dello scontro frontale altri si sarebbero uniti.
Lo scontro tra i due eserciti era il momento critico. Prima della battaglia vi erano state diverse riunioni per stabilire la strategia da usare.
Vyncent non era stato invitato ma Bryce, che era stata presente, gli aveva riferito quello che era stato deciso.
Ne avevano discusso la sera prima della battaglia, quando era stato chiaro dove e come sarebbe avvenuta.
“L’alleanza occuperà la parte destra dello schieramento” aveva spiegato Bryce. Nel frattempo, erano arrivati Bato, Djana, Elvana e Bardhian.
Vyncent era stato felice di vederli riuniti lì, nella tenda di Bryce, come ai vecchi tempi. Lo rassicurava sapere che avrebbero combattuto di nuovo fianco a fianco, anche se sarebbero stati distanti.
Con la sua abilità di distruttore, Vyncent era più utile nelle formazioni che dovevano scagliare sfere infuocate sul nemico.
“L’orda quella sinistra e al centro un’armata mista composta da forze di Valonde, Taloras e Malinor” aveva proseguito Bryce. “Alion guiderà i suoi, così come Lionore sarà al comando dei mantelli rossi. Mio padre sarà con la sua guardia reale al centro dello schieramento, pronto a intervenire in caso di necessità.”
Era stato sempre quello il posto scelto da Re Andew, ricordava Vyncent. Nella prima linea con la sua guardia. Cento mantelli e duecento soldati scelti tra i migliori. Veterani di guerra che avevano combattuto decine di battaglie.
Bardhian aveva annuito con foga. “E noi? Dove saremo, noi?”
“Nelle retrovie, all’inizio.”
L’espressione di Bardhian mutò. “Io non voglio nascondermi.”
“Taci” aveva detto Elvana. “E ascolta una volta tanto.”
Bardhian si era azzittito.
“È un piano studiato con cura” aveva detto Bryce. “Non possono schierarti nelle file avanzate, sei troppo importante. Per quanto ne sappiamo, sei l’unico in grado di abbattere un colosso.”
“Ma se non mi lasciano combattere, come farò ad affrontarli?”
“Con pazienza. Finché i colossi non verranno evocati, tu resterai nelle retrovie. Inutile rischiarti senza un motivo valido.”
Vyncent aveva annuito. “È una buona idea. Io starò nella prima linea, con le formazioni di distruttori. Erix mi ha già avvertito.”
Bryce gli aveva rivolto un’occhiata profonda, ma non aveva detto altro.
“Io sarei inutile in un confronto a distanza” aveva detto Elvana. “Ma se mi chiedono di fare da bersaglio, mi offrirò volentieri.”
“Nessuno di voi verrà sacrificato inutilmente” aveva detto Bryce. “Ho chiesto e ottenuto di avervi con me.”
Tutti approvarono con ampi cenni della testa.
“Saremo la scorta personale di Bardhian” aveva aggiunto. “Quando i colossi appariranno, la nostra formazione, composta da mille soldati e cento mantelli, avanzerà per affrontarli e allora sapremo se il piano funzionerà o meno.”
Sul gruppo era calato un silenzio pesante.
Vyncent aveva sospirato. “Credo che tutto sommato a me sia andata meglio che a voi” aveva detto per spezzare quel silenzio.
Bato aveva sorriso. “Ci copriremo di gloria. Onoreremo gli antenati.”
“Io non ho antenati da onorare e della gloria non può importarmi di meno” aveva detto Elvana. “Ma mi accontenterò di portare a casa la pelle.”
Dopo aver sciolto la riunione, Vyncent si era trattenuto nella tenda di Bryce per qualche minuto.
“Dovresti andare a riposare. Avrai bisogno di tutte le tue energie domani” le aveva detto lei con tono premuroso.
“Avrò tempo per riposare, quando la guerra sarà finita.”
Bryce aveva trattenuto il fiato.
“E se morirò, allora avrò tutto il tempo che voglio.”
“Non dirlo” aveva risposto lei. “Vinceremo.”
“Tu vincerai. Tu vinci sempre.”
Bryce aveva scosso la testa. “A Malinor ho perso.”
“Non eri nemmeno presente.”
“Ma avrei dovuto esserci.”
“Ricorda la promessa che mi hai fatto, Bryce” aveva detto lui serio.
Bryce non aveva risposto.
“Arrivano” gridò qualcuno riportandolo al presente.
Sopra le loro teste il cielo si infiammò diventando un mare di fiamme liquide. Il potere del fuoco lottò con quello degli scudi magici e questi vinsero.
Per lo più.
Lingue di fuoco penetrarono lo scudo facendosi strada tra i mantelli. La ragazza accanto a Vyncent venne avvolta dalle fiamme e gridò, forse per il dolore o forse per la sorpresa.
Vyncent la buttò a terra e la costrinse a rotolare su sé stessa, ma le fiamme continuarono ad avvolgerla per quasi un minuto, consumandole prima i vestiti e poi la pelle.
Vide il volto di lei sciogliersi e diventare una maschera grottesca. La bocca della strega rimase spalancata in un grido muto anche dopo che ebbe esalato l’ultimo respiro.
Vyncent tossì per il puzzo di carne bruciata e il fumo che si alzava da altri piccoli roghi. Dove le fiamme avevano colpito, c’erano dei cadaveri.
“Stanno diventando più forti a mano a mano che la distanza diminuisce” disse ad alta voce.
“Allarghiamo la formazione” ordinò il comandante.
No, pensò Vyncent, così sarà peggio.
“Con la formazione più ampia gli scudi saranno meno efficaci” gridò all’indirizzo dello stregone. “Dovremo difendere un’area maggiore.”
“Distribuiremo meglio gli scudi magici.”
“Ci vorrà tempo e la formazione sta già avanzando.”
La prima fila di soldati aveva ripreso ad avanzare. Ormai stavano correndo verso il nemico per caricarlo.
Da quella distanza non poteva vederle, ma si accorse che le file più arretrate stavano rallentando mentre quelle avanzate si erano arrestate davanti a un ostacolo.
Poteva immaginare i soldati cozzare con gli scudi e le lance contro i nemici ed esercitare una pressione enorme con il loro slancio.
Tutto l’esercito si stava muovendo in una sola direzione, con i comandanti che urlavano e incitavano i sodati ad avanzare e i mantelli a restare in formazione e prepararsi per un nuovo lancio di sfere infuocate.
Vyncent preparò la sua e per qualche minuto dimenticò la battaglia che si stava svolgendo cinque o seicento passi più avanti.
“Lanciate” gridarono.
Vyncent diresse l’incantesimo verso l’alto e liberò la sua potenza. La sfera infuocata si lasciò dietro una scia di fumo nero mentre attraversava il cielo e terminava la sua corsa tra le fila del nemico mille passi più avanti.
Stavolta con ci fu alcuno scontro con gli scudi magici. I proiettili infuocati piovvero sulle formazioni nemiche seminando il panico. Vide decine di sagome venire proiettate in alto e poi ricadere tra le fiamme che avevano invaso quel tratto di spianata.
“Hanno ceduto. Avanti” gridarono i comandanti.
La formazione si mosse nella stessa direzione seguendo l’ordine ricevuto. Davanti a loro i soldati delle file arretrate premevano su quelli davanti a loro spinti dall’impeto.
Le formazioni dell’orda cedettero di schianto e quelle dell’alleanza dilagarono al loro interno. Quella che era un’avanzata lenta e ordinata divenne una corsa travolgente.
Vyncent dovette scansare i corpi ridotti a tronchi anneriti che erano disseminati sulla spianata per non essere travolto da quelli che lo seguivano.
Tutti gridavano o respiravano a fatica nel fumo e la caligine che li avvolgeva. Lì dovevano essere esplose le sfere infuocate che avevano lanciato due o trecento passi prima.
È troppo facile, si disse. Ci stiamo allontanando dal nostro schieramento e tra poco saremo più vicini alle loro retrovie che alle nostre.
Voleva fermarsi ma se avesse rallentato era sicuro che quelli dietro di lui l’avrebbero travolto e schiacciato.
“Valonde” gridò uno stregone col mantello azzurro.
“Taloras” gli fece eco una strega col mantello rosso.
Un bagliore si sprigionò due o trecento passi davanti a loro, dove infuriava lo scontro tra i due schieramenti. Il terreno si gonfiò sotto i piedi dei combattenti, che vennero sollevati verso il cielo e poi ricaddero indietro, venendo scagliati via.
Un vento impetuoso spazzò la spianata, arrestando l’avanzata dell’alleanza e ributtando indietro gli attaccanti.
Vyncent si protesse il viso con il braccio, socchiudendo gli occhi per difendersi dalla polvere.
Qualcuno gridò. Uno stregone dai capelli scuri rotolò via trascinato dal vento. Le urla salirono mentre dal terreno sollevato stava sorgendo qualcosa.
Vyncent osservò la figura prendere forma davanti ai suoi occhi. Un corpo tozzo e muscoloso, braccia e gambe proporzionate e una testa glabra dai lineamenti marcati.
Il colosso sorse dal terreno trascinandosi dietro pietre, terreno e soldati di entrambi gli schieramenti.
Trattenne il respiro mentre il colosso raggiungeva la sua massima altezza, raddrizzando la schiena. Dovette alzare la testa al cielo per guardarlo nella sua interezza. Era la copia perfetta di un uomo, tranne per il ventre che era piatto e liscio.
Vicino a Vyncent una strega guardava a bocca aperta il colosso.
“È un mostro” disse. “Ci ucciderà tutti.”
I soldati che si trovavano nelle file avanzate stavano indietreggiando. Uno gettò via la lancia e lo scudo e corse spingendo via i suoi compagni, il viso stravolto dal terrore.
Anche Vyncent dovette dominare l’istinto che gli diceva di andare via di lì e mettersi in salvo.
“Avanzate” gridò uno dei comandanti. “Non voltatevi. Avanzate.”
Il colosso spalancò la bocca irta di denti affilati ed emise un lungo ruggito che fece vibrare l’aria. Vyncent avvertì quella vibrazione nelle viscere e così tutti quelli che si trovavano vicino a lui.
Uno stregone si voltò e corse via. Uno dei comandanti sollevò il braccio e lascò partire un dardo magico. Lo stregone che era fuggito si abbatté al suolo.
“Questa sarà la fine di quelli che fuggiranno” gridò il comandante.
Il colosso inclinò la testa verso il basso, lo sguardo privo di espressione che li osservava come un uomo avrebbe guardato delle formiche.
Vyncent lo vide alzare una mano e mostrare loro il palmo. Davanti a questo prese forma un globo infuocato che si espanse avvolgendogli il braccio.
I comandanti gridarono, ma Vyncent non li udì. Tutta la sua attenzione era concentrata sul colosso e la sfera infuocata che stava prendendo forma attorno al suo braccio.
Il mostro distese l’arto in avanti e il fuoco che l’avvolgeva si mosse nella stessa direzione, estendendosi fino al suolo. Dove le fiamme passarono l’incendio divampò all’istante.
Vide i soldati delle prime file venire ingoiati dal fuoco e sparire nel bagliore. Quando le fiamme si spostarono altrove, di loro non restò alcuna traccia.
Girando la testa vide il comandante osservare stupito quello che stava accadendo.
“Che cosa dobbiamo fare?” gli urlò.
Lo stregone scosse la testa.
Il colosso eseguì un mezzo giro sul busto spazzando il terreno con le fiamme sprigionate dal braccio. Dove passava tutto veniva avvolto e consumato dalle fiamme.
Vyncent ne avvertì il calore a centinaia di passi di distanza.
Il colosso alzò la testa e guardò nella loro direzione, il braccio ancora avvolto nelle fiamme.
“Via” gridò Vyncent a quelli accanto a lui. “Ritiriamoci.”
“Non ho dato l’odine” ringhiò il comandante come se si fosse ridestato dal sonno in quel momento.
“Ci ritiriamo” disse Vyncent. “O ci ucciderà tutti.”
Il colosso alzò il braccio e lanciò le fiamme verso di loro.
Vyncent e altri stregoni alzarono lo scudo magico e deviarono il fuoco, che si sparse intorno bruciando tutto ciò che incontrava.
Il comandante cercò di sollevare lo scudo ma non fece in tempo e le fiamme lo travolsero, scagliandolo lontano.
Vyncent sentì la pressione del fuoco sopra di sé e attorno e temette che lo scudo avrebbe ceduto, ma il colosso spostò il braccio colpendo le formazioni accanto alla sua.
“Andiamo” disse indietreggiando.
I mantelli sopravvissuti lo seguirono e qualcuno lo precedette. Mentre si girava prese a correre lungo la spianata.
 
***
 
Bryce vide Elvana trattenere il fiato mentre il colosso sorgeva in mezzo ai soldati che si erano lanciati all’attacco.
In mezzo a quella confusione l’unica figura distinguibile era quella gigantesca del mostro, che si ergeva in mezzo al campo di battaglia.
“Sibyl aveva ragione” disse Elvana, lo sguardo fisso sul colosso. “È gigantesco.”
“Ho bisogno di te” disse Bryce.
Bato, Djana e Bardhian guardavano nella stessa direzione, come gli altri cento mantelli e altrettanti soldati che facevano parte della loro formazione.
La mia formazione, pensò Bryce. Quella che mi è stata affidata.
Elvana scosse la testa. “Scusa. Per un attimo sono stata altrove.”
“Dove?”
“Ovunque ma non qui. Che facciamo?”
“È il nostro colosso quello” disse Bryce. “Siamo qui per abbatterlo. Bardhian?”
Il principe di Malinor era al suo fianco. “Ne ho visto uno simile a Nazdur e molto più da vicino” disse sicuro.
“Allora avviciniamoci” disse Bryce. “Andiamo a distruggerlo” aggiunse a voce alta.
“Avete sentito la strega dorata?” gridò Elvana. “Distruggiamo quel mostro.”
La formazione si mosse, i soldati in testa e i mantelli subito dietro. Mentre avanzavano lungo la spianata vennero raggiunti da quelli che si stavano ritirando dal primo assalto.
Bryce cercò di non guardare i loro volti sconvolti dal terrore. Alcuni erano feriti e si trascinavano a fatica, aiutati dagli altri.
Vyncent era in una di quelle formazioni. Era stato lui a insistere per avere quel posto. Suo padre gli aveva offerto il comando di una formazione, ma lui aveva rifiutato.
Bryce gli aveva chiesto perché avesse rifiutato.
“Non sono mai stato adatto per il comando” aveva risposto. “E sarò più utile in una formazione d’assalto.”
“Andrai nelle prime linee” aveva detto lei preoccupata.
“Prima o ultima linea non avrà molta importanza, se non fermeremo i colossi. E quello sarà compito tuo e di Bardhian.”
Più di Bardhian, pensò Bryce mentre avanzavano verso la testa dello schieramento.
Passarono davanti alle formazioni della guardia reale ricevendo delle occhiate ostili da parte dei mantelli e dei soldati che la notavano.
Li ignorò concentrandosi su ciò che doveva fare.
Tenere insieme le forze, si disse. Convincerli che potevano vincere, anche contro quei mostri.
Anche se nemmeno lei ci credeva davvero.
È un suicidio, si disse. Moriremo tutti.
Il colosso ruggì e si mosse, spostandosi nella direzione opposta a quella in cui si stavano dirigendo.
“Si allontana” gridò Elvana indicandolo.
“Lo inseguiamo.”
La formazione non poteva cambiare direzione all’improvviso e per lunghi minuti continuò ad avanzare come prima.
Quando i comandanti ebbero ricevuto l’ordine di marcia, la formazione iniziò a spostarsi. In quel momento, le seconde linee dell’orda di Persym si mossero verso di loro.
“Sanno di noi?” chiese Elvana.
Bryce non aveva una risposta. Forse sapevano di Bardhian o forse un comandante intraprendente voleva mettersi in bella mostra sul campo di battaglia.
Il risultato era lo stesso.
Due formazioni di mantelli e soldati stavano convergendo verso di loro. Poteva vederle manovrare al centro del campo di battaglia, dove l’orda dominava dopo aver spazzato via le forze dell’alleanza.
Bryce contò dieci file di venti soldati ciascuna per ogni formazione. Nella formazione di mantelli scintillarono le sfere infuocate.
Senza doverlo ordinare i comandanti diedero l’ordine di preparare gli scudi magici e respingere l’attacco.
Le fiamme si infransero contro le barriere magiche, ma da quella distanza la maggior parte di quegli incantesimi cadde in mezzo al campo di battaglia o altrove.
“Vengono dritti verso di noi” gridò Elvana.
“Li ho visti.”
“Attacchiamoli subito” suggerì. “Con Bardhian.”
“No, ci serve per i colossi.”
“Ma così dovremo combattere.”
“Allora combatteremo, siamo qui per questo, no?”
Elvana sorrise. “Credevo non lo avresti mai detto.”
“Ora tocca a noi” gridò Bryce. “Sfere infuocate” ordinò alzando la mano verso il cielo.
Una pioggia di fiamme si abbatté sulle formazioni dell’orda. Il fuoco si fece strada dove gli scudi magici avevano ceduto, travolgendo e bruciando quello che incontravano e portando scompiglio tra le fila compatte.
La formazione di soldati, più esposti all’attacco, si dissolse e i guerrieri si sparpagliarono per il campo di battaglia, fuggendo o ritirandosi.
Le file di mantelli continuarono ad avanzare prima che i comandanti iniziassero a gridare l’ordine di fermarsi e cambiare direzione.
“Attaccate” gridò Bryce.
I soldati nelle prime file si lanciarono di corsa coprendo in pochi minuti la distanza che li separava dai mantelli nemici.
Furono accolti da una pioggia di dardi magici. I soldati rallentarono e si compattarono, formando una fila di scudi sui quali si infransero i proiettili magici del nemico.
“Chiudiamo questa storia” gridò Bryce alzando un braccio.
A quel gesto i mantelli al suo comando lanciarono altre sfere infuocate contro la formazione nemica mentre era impegnata a colpire i soldati.
Le fiamme si abbatterono sui mantelli dell’orda, scompigliando la formazione. La maggior parte si diede alla fuga e quelli che non si mossero vennero bruciati o travolti da soldati che avevano ripreso ad avanzare.
“La vittoria è nostra” gridò una strega.
Lo volessero gli Dei, pensò Bryce.
“Richiamate i soldati” ordinò ai comandanti. “Prepariamoci a un altro assalto.”
Un soldato arrivò di corsa. Era giovane e non indossava l’armatura. “Messaggio da tuo padre” disse ansimando. “Vi siete spinti troppo in profondità. Il re vi ordina di ripiegare.”
“Digli che vogliamo affrontare il colosso” fu a risposta di Bryce.
Il soldato corse via, sparendo oltre le fila di mantelli che si stavano radunando nella spianata. Bryce contava già dieci formazioni e altrettante di soldati.
“Che facciamo?” chiese Elvana. “Siamo qui fermi mentre la battaglia si svolge altrove?”
Il colosso si era spostato di quasi un miglio, attaccando il fianco destro dello schieramento dell’alleanza. Vide le fiamme balenare sopra gli scudi mentre le formazioni indietreggiavano incalzate da quella furia.
Sul lato sinistro, ad almeno un miglio di distanza, le formazioni di Nimlothien si erano messe in marcia attaccando il lato destro dell’orda di Persym.
Era una buona mossa che avrebbe costretto il nemico a indebolire il centro per rinforzare i fianchi.
“Aspettiamo” disse.
Elvana andò via per passare l’ordine agli altri comandanti.
Bryce cercò Bato e Djana e li trovò al fianco di Bardhian. Il principe di Malinor guardava verso il centro dello schieramento, dove le formazioni scompaginate dal primo attacco si stavano ricomponendo.
Sapeva che lì in mezzo c’era anche Vyncent e Bryce poteva immaginare a cosa stesse pensando.
Respirò a fondo assaporando il puzzo di carne bruciata e del sangue appena versato. L’aria ne era impregnata.
Il colosso cambiò di nuovo direzione e tornò verso il centro.
“Vogliono sfondare lì” disse Bryce a Elvana.
Le formazioni che avevano combattuto nel primo assalto tornarono ad attaccare il colosso, che le inondò di fuoco. Gli scudi ressero al primo attacco, ma al secondo ci furono dei cedimenti e le fiamme lambirono i fianchi dello schieramento. Vide minuscole figure umane staccarsi dalle file e ardere come torce sulla spianata.
Vyncent potrebbe essere uno di loro, si disse. Non dovrei essere qui a non fare niente, ma lì in mezzo a combattere al suo fianco. È tutto sbagliato.
È tutto sbagliato.
Elvana le posò una mano sulla spalla. “Stai bene?”
Bryce trasalì. “No. Per niente. Dobbiamo impegnare il colosso con le nostre forze o perderemo il centro.”
“Gli ordini…”
“Li ho mai seguiti?” chiese all’amica.
Elvana scosse la testa. “Se è per salvare Vyncent…”
“È per salvare tutto l’esercito.”
“Volevo dire, se è per salvare Vyncent” fece una pausa. “Sono d’accordo.”
“Ingaggiamo battaglia con il colosso” ordinò.
I comandanti urlarono costringendo le formazioni a mettersi in marcia. Bryce si piazzò in mezzo a due file di mantelli, nella formazione più avanzata.
Da lì poteva vedere il campo di battaglia in fiamme. Le formazioni nemiche si stavano dirigendo verso il centro per approfittare dello scompiglio creato dal colosso.
Il fianco destro dell’alleanza, comprese le formazioni agli ordini di Alion e Lionore, si stavano muovendo anch’esse verso il centro.
No, urlò Bryce dentro di sé. Allontanatevi. Disperdetevi. Concentrarsi è la cosa peggiore da fare contro il colosso.
Un bagliore esplose all’improvviso davanti alle formazioni della guardia reale. Un’esplosione di energia investì i soldati e i mantelli, buttando giù quelli che si trovavano nelle prime file.
Dal bagliore intenso emerse una figura femminile, alta come cento uomini adulti che torreggiò sopra il campo di battaglia.
Occhi spalancati e inespressivi fissarono per un lungo istante le minuscole figure che si affollavano ai suoi piedi, fuggendo via come formiche impazzite.
Bryce trattenne il fiato alla vista del secondo colosso. A differenza del primo aveva seni rigonfi come quelli di una donna, ma il pube era liscio e levigato. La spalla destra del mostro aveva una lunga cicatrice grigiastra che correva fino all’addome, come se un animale gigantesco l’avesse morsa strappandone via un pezzo.
È stato Bardhian a fargli quella ferita, si disse. E tutta la sua potenza di erede non è servito a distruggerlo. Come potrà riuscirci ora?
“È lei” disse Bardhian con espressione accigliata. “Il colosso divoratore.”
Il mostro spalancò la bocca irta di denti ed emise un ringhio profondo che li scosse fin nelle viscere anche a distanza di più di un miglio.
Le minuscole figure ai suoi piedi caddero in ginocchio, le mani premute sulle orecchie. Il colosso si piegò, la bocca ancora spalancata. Le figure più vicine si sollevarono e vennero scagliate verso il mostro. Una pioggia di corpi investì il colosso, alcuni finendo nella sua bocca, dove sparirono, gli altri proseguirono precipitando sulla spianata.
“Sibyl aveva ragione” disse Elvana, lo sguardo rapito da quello spettacolo tremendo. “Mangia le persone.”
Bryce notò che anche altri avevano la stessa espressione dipinta sul viso.
Hanno paura, pensò. Anche io ce l’ho. Ho riso della strega rossa quando raccontava di questo mostro, ma ora che posso vederlo con i miei occhi la capisco.
Il colosso avanzò verso le formazioni che si erano radunate al centro dello schieramento. Nello stesso momento, dai mantelli grigi dell’orda di Persym partirono sfere infuocate che investirono soldati e mantelli dell’alleanza, cogliendoli impreparati. Le fiamme fecero strage di quelli che non riuscirono a nascondersi sotto uno scudo e quando l’attacco finì, le formazioni dell’orda si lanciarono all’assalto.
Le formazioni dell’alleanza cedettero di schianto sotto quella pressione combinata e iniziarono a disperdersi in tutte le direzioni.
Il colosso sputafuoco inondò i fuggitivi con le fiamme, decimando quelli che si erano attardati nella fuga. I pochi sopravvissuti vennero attaccati dai soldati dell’orda che seguivano il colosso da vicino. Altre formazioni si stavano radunando dietro il mostro, marciando compatte.
“Avanziamo” gridò Bryce. Voleva raggiungere il colosso e sfidarlo per dare la possibilità all’alleanza di riunirsi in una posizione più difendibile, ma finché erano incalzati dal nemico potevano solo fuggire.
Mentre il colosso divoratore si accaniva sul centro dello schieramento, il colosso sputafuoco si stava spostando verso di loro per incontrare il lato sinistro dell’alleanza, dove Nimlothien stava incalzando le formazioni di Persym, costringendole a indietreggiare.
E tra quelle e il colosso ci siamo noi, pensò Bryce.

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