Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Maura85    12/05/2005    3 recensioni
Questa fic l'ho scritta circa un po' di tempo fa fa mentre studiavo il personaggio di Sesshomaru e la sua relazione con Rin
E' solo un introspezione di ciò che i due devono aver provato durante quell'episodio, niente di troppo speciale... però lo posto, chissà che a qualcuno non piaccia, anche se è una cosa molto grezza... in fondo era un esperimento!^^'
Come al solito, mi fa piacere sapere cosa ne pensate ;)
Gli altri capitoli li posto dopo, ora vado a pranzo!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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3.

Sesshomaru si rese conto dei suoi errori quando era effettivamente troppo tardi.
Naraku, abominio contro natura, lo fissava con un ghigno compiaciuto che presto avrebbe strappato con i suoi stessi artigli. Sapeva che non sarebbe corso ad uccidere Inuyasha, l’orgoglio certo gli avrebbe impedito di agire per conto di un mezzo spettro… ma sapeva anche che non avrebbe abbandonato la bambina, che sarebbe corso da lui per dilaniarne le corrotte carni, per sfogare tutta l’ira che lo divorava.
E perché tutta questa rabbia? Da tempo aveva cominciato a domandarsi seriamente per quale motivo tenesse Rin con lui; non era giunto ancora ad una risposta definitiva che già si presentava un’altra domanda: quanto a fondo Naraku aveva compreso i suoi pensieri? Evidentemente molto, forse addirittura più di lui, dato che era riuscito ad prevedere con esattezza ogni sua mossa, e ad attirarlo nel suo maledetto castello.
Beh, se voleva essere ucciso a domicilio, nessun problema: lo avrebbe accontentato immediatamente.
“La bambina è fuori di qui, in buone mani.” questa volta non c’era un fantoccio, sotto quella maschera di babbuino. Questa volta era il mezzo spettro ad inchinarsi di fronte a lui con ironia e strafottenza. “Per il momento non hai nulla da temere.”
Temere? Sesshomaru, il Principe dei Demoni, ha forse mai avuto al mondo qualcosa da temere? E cos’era quel dannato tono comprensivo, quella stupida voce che tentava di rassicurarlo? Di nuovo sentì una sorda rabbia montare dentro di lui, ma decise di metterla nuovamente a tacere.
“Naraku, tu…” voce sibilante, voce di cobra che vuole colpire. “Non penserai che io sia venuto qui per Rin, vero?” e se era questo che pensava, allora non era così acuto come appariva, concluse.
La bambina non era certo un suo affetto, non rappresentava alcun legame: era una cosa. Un giocattolo, magari. E Naraku glielo aveva rubato. E lui lo avrebbe ucciso, perché nessuno può permettersi di rubare niente a Sesshomaru.
Ma questo ragionamento aveva un baco, che il demone lo volesse vedere o no: e il baco era rappresentato da quella sensazione calda che gli stringeva lo stomaco quando lei gli porgeva dei fiori, a quel continuo bisogno di proteggerla, e, infine, al suo ultimo, stupido, tentativo di scacciare tutto ciò dalla sua mente, tenendo Rin il più lontana possibile: era solo colpa sua se era stata rapita.
Di tutta questa confusione che affollava la mente del Principe dei Demoni, nulla riusciva ad emergere, sia dai tratti apparentemente distesi del volto, sia dalla totale tranquillità degli occhi ambrati.
“No certo…” tono divertito. “Il Signor Sesshomaru non prende ordini da nessuno… non ucciderà Inuyasha e non sta cercando la bambina… è venuto qui solo per me.”
“Tsk.” arcuò un sopracciglio, unico indizio della mente che tentava in ogni modo di trovare nessi nascosti, soluzioni invisibili: cosa accidenti voleva Naraku da lui? “Vuoi farmi credere che avresti previsto ogni mia mossa?” Di nuovo la furia che montava in lui, furia che faticò a domare. Una mano artigliata si alzò, inequivocabile segno di minaccia. “Il resto lo ascolterò dopo… se sarai ancora in grado di parlare.”
Ma non era più così sicuro: Naraku aveva saputo sfruttare il suo unico punto debole, trascinandolo in una scacchiera il cui disegno non gli era affatto chiaro; se non lo avesse compreso in fretta, avrebbe permesso ad un mezzo spettro di usarlo a piacimento. E, cosa non meno importante, sicuramente ci avrebbe rimesso la pelle.
E me lo meriterei anche, per essere stato così stupido da (abbandonare Rin) prendere una mocciosa con me.
Estrasse la spada. Per la prima volta da cent’anni, non assunse una posizione d’attacco, ma una di difesa.
“Naraku… per un ospite come te ci vogliono tutti gli onori…” Naraku abbandonò il costume da babbuino, esplodendo in quello che era il suo vero aspetto: una miriade di spettri minori, tasselle che componevano il mosaico del suo corpo.
“Naraku… è questo quello che sei?” il tono disgustato non era stato né ricercato né voluto: era una reazione istintiva. Com’era possibile che una simile accozzaglia di feccia spettrale fosse stata in grado di prendersi gioco di lui fino a quel punto?
La battaglia ebbe inizio.
Naraku attaccò, lanciandogli alcune parti del suo corpo, che il Principe dei Demoni distrusse con facilità. E con dubbiosità. Quelli non erano attacchi molto potenti… per qualche motivo, per quel disegno che a lui era ancora invisibile, Naraku non voleva usare tutta la sua forza.
La sensazione di essere usato diede maggiore carica alla violenza di Sesshomaru, che non esitò a distruggere con gusto tutte le parti che Naraku scagliava stupidamente contro di lui. I pezzi di spettro distrutto ricadevano attorno al suo corpo, emanando un fetore quasi assassino per il suo fiuto sopraffino.
Fu allora che comprese. Come un fulmine a ciel sereno, improvvisamente vide con facilità la riga che univa A ad B, ogni disegno divenne finalmente chiaro e leggibile: Naraku voleva ucciderlo… voleva inglobarlo in sé.
I pezzi che lui aveva distrutto e sparpagliato non erano morti, e quel maledetto avrebbe potuto richiamarli a sé quando avesse voluto… ma li lasciava disposti in un stretto raggio attorno a lui, circondandolo, preparandosi a papparselo.
Povero illuso di un Naraku… sì, poteva anche aver saputo prevedere ogni sua mossa… ma alla fine avrebbe perso; il giorno in cui il Principe dei Demoni si fosse fatto inglobare così facilmente sarebbe finito il mondo, come minimo.
I duellanti scoprirono le zanne nello stesso istante, esibendosi nello stesso sorriso di chi è certo di trionfare sull’avversario… e poi qualcosa li disturbò.
Quasi uniti dallo stesso legame di prima, avvertirono simultaneamente la barriera squarciata, l’intruso che con foga l’attraversava: Inuyasha.
Così, anche il fratellino era riuscito ad infrangere la barriera? Sì. Sesshomaru avvertì il suo odore, lo stesso odore di quando era bambino, lo stesso odore che tante volte aveva detestato, disprezzandone la metà umana. Disprezzando suo padre per aver amato una femmina di essere umano.
Eppure, adesso lui stava combattendo, si stava mettendo seriamente in gioco per una bambina, per una mocciosa chiacchierona che lo seguiva dappertutto… una bella ironia, se solo il demone avesse conosciuto il significato di questa parola.
Naraku capì che la situazione si era nettamente modificata… non sapeva che in realtà mai l’aveva avuta seriamente in pugno, ma in ogni caso si sentì comunque a disagio. Adesso basta con i giochi. Decise di finire il suo lavoro, il più in fretta possibile, dando ordine ai pezzi del suo corpo di avvolgere, inglobare, assorbire il Principe dei Demoni.
Il quale decise di non opporre resistenza: perché fare un inutile sforzo, quando quell’esagitato del fratello stava spaccando tutto con la Tessaiga? Difatti, non dovette attendere molto, perché un colpo distruggesse l’ammasso pulsante che inutilmente tentava di trattenerlo.
Naraku era piuttosto malmesso. Un senso di trionfo pervase Sesshomaru, ma neanche stavolta permise alle emozioni di emergere. Tutto ciò che voleva era distruggerlo definitivamente.
E poco importava se quel maledetto assumeva la forma di una nube nera per volare via, per darsi alla fuga disperta… Se sperava di sfuggirgli così, lo stava decisamente sottovalutando! La trasformazione del demone ebbe subito inizio, liberando più furia omicida del solito.
Ma Naraku non era poi così stupido.
“Uh uh uh, Signor Sesshomaru, piuttosto che trasformarti e inseguire me, ti consiglio di correre dalla tua piccola protetta…”
La trasformazione si interruppe di colpo. Come un cane cui era stato dato un comando, Sesshomaru si placò immediatamente, le rotelle nella testa che riprendevano a girare. Cosa aveva macchinato ancora quel maledetto?
Inuyasha, simbolo di tutto quell’amore per gli umani che aveva sempre disprezzato, si voltò verso di lui, incuriosito.
“Rin adesso è insieme al mio servo Kohaku…” la voce, sempre più lontana, veniva dal centro esatto di quella nube in rapido allontanamento. “Inuyasha, tu lo sai che cosa può significare, vero?”
Il silenzio calò sui due fratellastri. Sesshomaru aguzzò di nuovo l’olfatto, alla quasi disperata ricerca di tracce olfattive di Rin… quel Naraku… quella mente contorta l’aveva rapita solo per assicurarsi una via di fuga, in caso di fallimento.
“Ehi, Sesshomaru… ti ha preso in ostaggio qualcuno?” Inuyasha si voltò verso di lui. Era ancora molto più basso, più giovane, ma come sempre erano chiarissimi i tratti che avevano ereditato dal medesimo padre.
Non lo degnò di una risposta.
Si alzò in volo, seguendo la debole traccia dell’odore di paura di Rin.
  
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