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Autore: sissi149    15/05/2020    4 recensioni
Dopo la fine del World Youth Tsubasa ha chiesto a Sanae di sposarlo e la ragazza ha accettato.
I festeggiamenti sono nel culmine, ma andrà davvero tutto liscio?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Nakazawa, Nuovo personaggio, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alle sue spalle il Sindaco Becker sentiva l’allegro vociare degli ospiti della casa di riposo, tutti emozionati ed accalcati per l’evento del pomeriggio: i lavori di tinteggiatura dell’ala est e della sala delle attività ludiche e ricreative erano finalmente giunti a termine. Con una cerimonia semplice ed un taglio del nastro, lui e la moglie avrebbero aperto ufficialmente gli ambienti ristrutturati agli ospiti.
“Quando vuole possiamo  iniziare. - Il direttore della struttura gli si era avvinato, sussurrandogli sottovoce – I nostri ospiti non sono l’esempio migliore di pazienza.”
Il Sindaco annuì e cercò gli occhi della moglie: come sempre era al suo fianco, vestita con un impeccabile tailleur che metteva in risalto la sua figura affusolata. Certe volte pensava che Patty avrebbe fatto un’ottima figura con indosso qualsiasi cosa, anche un sacco di patate.
Ripassò velocemente il breve discorso che aveva preparato.
“Iniziamo pure.”
Il direttore della casa di riposo attirò l’attenzione dei suoi ospiti:
“Signori, oggi vi abbiamo fatti venire qui per una piccola cerimonia. L’apertura dei locali dell’ala est rinnovata può sembrare un piccolo traguardo dall’esterno, ma per noi è un momento importante e solenne. Per questo ringrazio il nostro Sindaco e la signora Becker per essere qui con noi a condividere la nostra gioia.”
“Vediamo di sbrigarcela in fretta, ho una partita a carte da vincere!” La  voce burbera di uno degli ospiti si levò dal centro del gruppo.
“Vedrà, signor Gamo, che se non ci interrompe di continuo finiremo in pochissimo tempo.”
Il direttore era abituato alle intemperanze, ma quel giorno voleva che le cose filassero lisce.
“Come stavo dicendo, ringraziamo il Sindaco e sua moglie per essere intervenuti.”
La platea si produsse in un composto applauso: evidentemente molti ospiti erano dello stesso parere del signor Gamo.
Tom non si scoraggiò e si portò al centro del nastro, prendendo il posto del direttore.
“Sarò breve, lo prometto. – sorrise, cercando di attirarsi le simpatie dell’uditorio – Come Sindaco sono molto attento alle esigenze di tutti i miei concittadini, soprattutto di quelli che alloggiano nelle strutture comunali. Quando il direttore mi ha fatto presente che questa struttura aveva bisogno di essere rinfrescata non ho esitato un attimo ed in poco tempo il consiglio comunale ha stanziato i fondi necessari.”
“Dopo il casino al cantiere, doveva pure trovare qualcosa da far fare agli operai.”
Il commento era arrivato abbastanza nitido alle sue orecchie e Tom incassò il colpo cerando di non far notare a nessuno che aveva colto. Era partito dalle prime file, ne era certo, ma non sapeva dire chi fosse stato. Proseguì con il suo discorso.
“È mio grande piacere essere qui oggi ad inaugurare quello che spero sarà un luogo apprezzato e di ristoro per chi nel corso della sua vita ha lavorato per la nostra cittadina e la sua comunità.”
L’applauso si ripeté un poco più caloroso del precedente, ma ben lontano dai vasti consensi che aveva ottenuto in campagna elettorale. Probabilmente era come diceva il direttore: gli anziani si spazientivano facilmente e non vedevano l’ora di tornare ai loro passatempi preferiti.
Il Sindaco si voltò ed afferrò le forbici poste su un cuscino. Ebbe un attimo di esitazione e si volse alla moglie:
“Cara, vorresti farlo tu?”
La signora Becker annuì e raggiunse il marito, prendendo delicatamente le forbici che lui le porgeva. Con un taglio sicuro divise in due il nastro teso che cadde a terra fluttuando. Si rivoltò verso gli anziani e sorrise loro.
“Ecco a voi la vostra nuova sala!”
Si fece di lato per lasciare passare gli ospiti della casa di riposo che erano diventati così impazienti da dimenticarsi di applaudire una terza ed ultima volta.
Dopo che il fiume di gente fu passato, Tom le si avvicinò e la prese per mano.
“Sei stata bravissima.”
“Avevi qualche dubbio?”
“Assolutamente no!”
Le sorrise, ma non andò oltre: in pubblico dovevano mostrare di essere una coppia affiatata, ma senza esagerare, soprattutto con la parte più conservatrice della popolazione, anche se Tom dubitava che gli anziani avrebbero prestato attenzione a loro.
“Mi scusi signor Sindaco – il direttore si era avvicinato – sono mortificato per la scarsa attenzione che i nostri ospiti le hanno rivolto. A volte più che uomini maturi sembrano dei bambini.”
La signora Becker fece un grazioso cenno del capo.
“Non si preoccupi. La miglior forma di riconoscenza per noi è vedere con quanto entusiasmo stanno prendendo possesso della loro nuova sala ricreativa.”
Tom non riuscì a nascondere il moto di ammirazione per la moglie. Si sentiva così fortunato ad avere accanto quella donna che sapeva sempre trovare le parole giuste anche quando a lui risultavano difficili.
“Mia moglie ha ragione.”
“Ora devo tornare nel mio ufficio, restate pure quanto volete. Ci vediamo più tardi alla cena con il consiglio di amministrazione.” Il direttor si congedò con una stretta di mano ad entrambi.
Il Sindaco avrebbe voluto andarsene, ma sapeva che sarebbe stato maleducato dopo un invito del genere. Guardò l’orologio da polso che segnava le 17:30: tornare a casa non avrebbe avuto molto senso, avevano un appuntamento per le 19:00 per cominciare l’aperitivo e poi la cena.
“Che dici, esploriamo un po’ il mondo di questi intrepidi vecchietti?” Propose alla moglie.
“Fai strada!”
Entrarono entrambi nel salone e trovarono l’attività degli ospiti già in pieno fermento: avevano sistemato i tavoli come meglio gli aggradava e si erano divisi in gruppi, chi per giocare, chi per leggere i giornali, chi per guardare la tv; c’era anche un gruppo di nonnine che sferruzzava a maglia in un angolo e chiacchierava allegramente.
Tom passò vicino al signor Gamo, l’uomo che aveva interrotto il direttore durante il suo discorso introduttivo.
“Coraggio Freddy! – stava quasi gridando – Sono tre giorni che aspetto di poterti battere. Sbrigati a mescolare quelle carte.”
L’uomo di fronte a lui, un tipo con i capelli grigi e gli occhiali spessi con la montatura metallica, rispose in maniera pacata:
“Non ti scaldare Gabriel, per queste cose ci vuole il suo tempo.”
L’uomo cominciò a distribuire le carte.
“Era anche ora!”
Improvvisamente arrivò un terzo uomo, non molto alto e con una strana andatura.
“Non starete giocando di nuovo a scala quaranta voi due?”
Squadrò con occhio truce i due anziani che avevano cominciato la loro partita.
“Che vuoi Jeff?” Chiese brusco Gamo.
“Quello è un gioco da donnicciole! Il Texas Hold’em è un gioco da veri uomini”
Senza tante cerimonie prese una sedia dal tavolo accanto, la mise con lo schienale al contrario e si sedette a cavalcioni, poi prese di mano le carte ai due amici.
“Date qua!”
L’uomo con gli occhiali scosse la testa, ma più che spazientito, a Tom pareva rassegnato.
“Sei sempre il solito Jeff!”
“Mai che si riesca a portare a termine qualcosa quando ci sei tu nei paraggi.” Rincarò la dose Gamo.
Jeff sbuffò sonoramente.
“Fate sempre così voi, poi alla fine le mie idee non vi dispiacciono così tanto.”
“A parte quella volta che per poco non ci hai fatto buttare fuori dal direttore tutti e tre.”
“Sciocchezze. - Jeff agitò la mano destra, mentre con la sinistra porgeva a Freddy il mazzo da smezzare. – Se non hanno buttato fuori quella buon anima di Parson quando l’hanno beccato a fumarsi tutti i suoi sigari in camera, cosa volete che facciano a noi?”
Ad un certo punto Gamo si accorse che il Sindaco si era fermato ad osservarli e richiamò ironicamente l’attenzione di compagni di gioco.
“Parlate piano, le autorità ci sorvegliano!”
Tom si sentì colto in fallo ed alzò entrambe le mani.
“Vi prego, signori, continuate pure: non era mia intenzione disturbarvi.”
“Dite tutti così… Politici.” La voce di Jeff emanava disprezzo.
Freddy si mosse a disagio sulla sedia ed intervenne per calmare gli animi. Il Sindaco sospettò che si trovasse spesso a fare da paciere e mediatore tra i due amici e gli altri ospiti della casa di riposo, dei tre pareva il più tranquillo ed assennato.
“Magari il Sindaco vuole giocare una partita con noi?”
Sia Gabriel che Jeff emisero degli strani versi incomprensibili.
“Non credo sia il caso.” Balbettò Tom.
“Ecco, bravo.” Gamo applaudì ironicamente.
Jeff pareva non essere così d’accordo con l’amico.
“E quando mi ricapita l’occasione di lasciare in mutande un politico? Coraggio ragazzo, unisciti a noi.”
L’uomo si era alzato e con un paio di pacche sulle spalle aveva praticamente costretto Tom a sedersi al loro tavolo.
“Solo un giro, però.” Tentò di puntualizzare il Sindaco, mentre si ritrovava con le mani riempite di carte.
Alzò lo sguardo verso la moglie, in cerca di sostegno e la vide allontanarsi dopo avergli fatto l’occhiolino, dirigendosi verso le signore del lavoro a maglia.
Non gli restò che cominciare a giocare.    
 
 
 
 
 
 
 
 
Patty si richiuse alle spalle la porta della grande casa in cui abitava col marito: era elegante e spaziosa, una delle più belle della cittadina, escludendo la villa sulla collina fuori città, che competeva in una categoria a parte. Chiuso il mondo fuori poteva smettere i panni della perfetta First Lady e moglie: gettò con non curanza il cappotto sulla prima poltrona che incontrò e si liberò delle scarpe col tacco con un paio di movimenti rapidi delle caviglie.
Tom sorrise divertito, avvicinandosi al mobiletto dei liquori. Sopra di esso troneggiava una grande foto del giorno del loro matrimonio: gli abiti bellissimi e perfetti, un abbraccio dolce, i sorrisi felici che si estendevano fino agli occhi brillanti.
“Un ultimo drink prima di andare a dormire?”
La signora Becker scosse la testa.
“Il vino della cena è stato più che sufficiente. Vado in camera.”
Il marito le si avvicinò, afferrandole le mani.
“Ti posso accompagnare.” Si sporse per baciarla sulle labbra, ma lei si scostò.
“Tom, ti prego, no. Ne abbiamo già parlato. – Liberò le mani e con dolcezza gli depositò un bacio sulla guancia destra – Buona notte!”
Con leggerezza salì le scale ed imboccò il corridoio sulla destra, dove si trovava la sua camera, mentre quella di Tom ed il suo studio erano nel corridoio di sinistra. Ormai era parecchio tempo che dormivano in stanze separate.
La donna si tolse quasi con frenesia il tailleur che aveva indossato per l’occasione pubblica: i pantaloni con la riga finirono lanciati sulla cassapanca, seguiti dalla giacca e dalla camicetta ricamata. Si sedette davanti al piccolo mobile con specchio dove teneva l’occorrente per la cura del viso, restando in biancheria intima. Solo quando si fu tolta anche l’ultimo residuo di trucco si concesse di rilassarsi conto lo schienale della sedia: era di nuovo sé stessa, si era tolta di dosso la maschera che doveva utilizzare ogni volta che appariva nel ruolo di moglie del Sindaco.
Indossò un comodo pigiama e si mise a letto portando con sé il romanzo che aveva iniziato a leggere da poco e che la stava catturando e tenendo incollata alle sue pagine. Ma non quella sera: aveva letto poche righe, giusto un paio di paragrafi e si fermò.
Era indubbiamente una di quelle giornate in cui si ritrovava a domandarsi se avesse compiuto tutte le scelte giuste nella sua vita, se non avesse avuto ragione sua madre quando aveva cercato di frenarla. Ancora ricordava la lite che le aveva coinvolte: lei all’epoca era troppo giovane e testarda per ascoltare un altro parere che, in fondo, non le stava dicendo di rinunciare al suo progetto, ma solo di prendersi più tempo per riflettere, di aspettare e vedere come si sarebbe evoluta la cosa.
Aveva incontrato Tom per caso, mentre faceva la spesa e subito era scattata la scintilla. Avevano cominciato ad uscire insieme sempre più spesso, prima solo loro due, poi insieme ai rispettivi amici. Dopo poco tempo Tom le aveva fatto la proposta e lei aveva accettato subito, senza pensarci. Era stata così felice.
L’unica che non aveva decisamente fatto i salti di gioia era stata sua madre:
“Sei troppo giovane per sposarti! Aspetta ancora qualche tempo, conosci Tom da così poco. Se è quello giusto aspettare almeno un anno non sarà un problema.”
Ancora le frullavano nella testa tutte le frasi con cui la mamma aveva tentato di dissuaderla da quella scelta frettolosa. Lei non aveva voluto ascoltarla, era troppo innamorata e troppo testarda per tentare di capire il punto di vista del genitore. Le famiglie di tutte le sue amiche avrebbero fatto carte false per far sposare le loro ragazze con il figlio dei Becker, i suoi genitori no. La cosa l’aveva resa furiosa, così aveva fatto di testa sua ed aveva proseguito nei preparativi del matrimonio.
Patty aprì il cassetto del comodino e ne estrasse un plico di fotografie che aveva conservato. L’immagine che era in cima era una delle prime foto che avevano scattato lei e Tom durante uno dei primissimi appuntamenti. Erano andati ad una partita di baseball fuori da New Team Town, entrambi indossavano le t-shirt di una delle due squadre ed i rispettivi cappellini abbinati. Entrambi sorridevano. La foto successiva era un’istantanea di pochi secondi dopo: invece di guardare l’obiettivo si erano voltato a guardarsi negli occhi. Era una raffigurazione d’amore più esplicita di mille dichiarazioni.
La donna si strinse al petto la fotografia, ricordo di un passato felice che non sarebbe più tornato.
Non sapeva esattamente quando era successo: per il primo anno dopo il matrimonio e il loro trasferimento nella villa dei Becker, che tuttora occupavano, era stato come una favola, poi le cose tra di loro avevano cominciato a raffreddarsi. Per lo meno da parte sua, Tom ancora tentava di approcciarla e di riaccendere la fiamma, ma per lei era spenta: tutto ciò che rimaneva era una tiepida brace di affetto. L’innamoramento era terminato, per un po’ il sesso li aveva tenuti insieme, poi nemmeno quello. Più che una coppia di sposi erano diventati una coppia di amici.
Patty sospirò, rendendosi finalmente conto che sua mamma aveva visto più in là di loro, aveva capito che stavano correndo dietro un fuoco di paglia che era bruciato troppo velocemente.
Aveva pensato di separarsi da Tom per poter continuare ognuno con la propria vita e, magari, trovare un’altra persona che potesse far rinascere l’amore. Non voleva arrendersi. Ma Tom aveva deciso di candidarsi al ruolo di Sindaco e in una cittadina piccola come New Team Town anche una separazione o un divorzio potevano costituire uno scandalo sufficiente a far perdere il consenso popolare. Tutti i consiglieri di suo marito gli avevano caldamente suggerito di tenere in piedi il suo matrimonio, se voleva avere la speranza di far carriera. Ne avevano parlato tra loro a lungo e alla fine Patty aveva deciso di non separarsi da Tom e di aiutarlo ad intraprendere la strada della politica: gli voleva bene, non voleva essere un ostacolo alla sua realizzazione professionale, oltretutto era convinta che un Sindaco giovane avrebbe fatto solo bene alla cittadina, l’avrebbe aiutata ad uscire dal suo stato di vecchiume. Suo marito era l’uomo giusto per quel posto e lei aveva deciso di appoggiarlo.
In casa si erano organizzati per condurre le loro vite in maniera separata, non dormivano nella stessa stanza e nello stesso letto da anni, ma fuori, davanti alla gente, indossavano le maschere della coppia perfetta. Tom le aveva detto di essere sicuro che buona parte dei voti ricevuti alle elezioni fosse dovuta alla sua costante presenza al suo fianco durante tutti gli incontri della campagna elettorale.
La donna rimise le fotografie nel cassetto e spense la luce. Si sdraiò e si tirò la coperta fino alle spalle.
Non poteva biasimare nessuno per la propria situazione, se non sé stessa. Avrebbe dovuto ascoltare sua madre e rinviare almeno di qualche mese il matrimonio con Tom.
Con quella nuova consapevolezza, prese finalmente sonno.
 



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Finalmente eccoci con un nuovo capitolo! La Writing Week mi ha impegnato due settimane fa e la scorsa il capitolo stava terminando la revisione.
Siamo ad un momento importante: cominciamo a vedere le crepe sotto il matrimonio di Patty e Tom. Holly non vuole inetrferire tra i due perché li ritiene felici insieme, ma in realtà non è proprio così. Holly verra a spaere qualcosa della situazione tra i due?
  
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