Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: Delicious_Rose    18/05/2020    0 recensioni
''Continuare a disperarsi per una cosa che non è mai stata tua non ne vale la pena, rischieresti di cadere, frantumarti perché la caduta sarebbe troppo violenta da reggere. Voglio solo farti capire: quello che porti nel cuore è una cosa più grande di te, voglio farti capire che lo scopo è quello di rimanere sospeso: non si può mai rimanere in piedi e non si può sempre cadere Jungkook. Quello che sto cercando di dirti...’’ Si fermò per alcuni attimi. Attimi per riordinare i pensieri, ora confusi. Mentre l'altro ragazzo, ora, aveva alzato il viso e lo guardava dritto negli occhi. Passarono minuti prima che Taehyung ricominciasse a parlare: ''Voglio che tu comprenda che il piano su cui rimanere sospeso, su cui gettare ogni dolore, c'è e sono io.’’ Solo silenzio. Tutto quello che rimane è l'incessante paura di essere rifiutato, ignorato ancora una volta. Jungkook è testardo, ferito e sciocco e per lui che si basa sempre sul testo delle sue canzoni tutto ciò è puramente sciocco. Sciocco perché detto da una persona. Ma la cosa più sciocca è sapere che è la verità. Una verità a cui non vuole credere.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un suono lontano e fastidioso lo fa mugolare nel sonno, non vuole alzarsi. Si tira le coperte fino sopra la testa sperando di far cessare quel fastidio atroce, vuole solo dormire, ha bisogno di restare in quel letto ancora un po', solo un po'. 
E' una giornata di pioggia, quanto odia quelle giornate. 
Odia il cielo scuro, odia l'acqua- sporca- che prepotente viene a contatto con la sua pelle, odia le nuvole che coprono l'orizzonte. Semplicemente odia le giornate tristi e cupe soprattutto quando il suo umore è nero, si sente male il doppio. Non riesce a trovare la forza necessaria per affrontare la giornata ''Qualcuno deve odiarmi proprio tanto'' sbuffa, mentre quel pensiero gli sfiora la mente. 
Con fare stanco e rassegnato scalcia le lenzuola fin quando queste non toccano il pavimento. Con un altro sbuffo si mette a sedere sul letto e nota la sveglia sul suo comodino continuare a disturbare quell'attimo di quiete, la spegne con rabbia e frustrazione '' maledetto aggeggio '' la sua mente urla mentre una mano scompiglia i lunghi capelli biondi. Santo cielo! Sono davvero cresciuti tanto nell'ultimo periodo, le dita iniziano a giocare con le ciocche, che ribelle, gli cadono sulla nuca. Con calma si gira e guarda fuori dalla finestra- che si trovava dietro di lui- quelle piccole goccioline hanno deciso di non fermarsi per nessun motivo. Per fortuna aveva chiuso la finestra la sera prima altrimenti si sarebbe trovato con tutto il letto bagnato dalla pioggia. Non era stata una buona idea posizionare il letto proprio sotto di essa, ora che ci rifletteva attentamente. 
Si aggrappa a tutte le sue forze fisiche e psicologiche per alzarsi e dirigersi in bagno, arrivato in quella camera chiude la porta con un calcio e inizia a spogliarsi dirigendosi in doccia, deve lavarsi. 
Lascia che l'acqua calda scorra lungo il suo corpo accarezzandolo, si lascia inebriare dalla lentezza di quelle carezze. 
Chiude gli occhi e assapora ogni sensazione di piacere che quella sostanza incolore gli provoca, si sente bene; si sente leggero e senza pensieri. 
Alza la testa e lascia che l'acqua gli catturi il viso, le goccioline con tranquillità, scorrono lungo le guance, sfiorano il collo e indisturbate raggiungono il petto e poi cadono, con una lentezza disarmante, sempre più giù. 
In un lampo riapre gli occhi e un ricordo lo fa allarmare, un bacio. 
Un bacio dolce, ma rude e insaziabile, lo shock prende possesso dei suoi occhi. 
Chi era il ragazzo? Perché ha fatto quel sogno? Ma, soprattutto, cosa significa? Non lo sa, non sa la risposta, sa solo che ha lasciato dentro di lui una sensazione strana. 
Si risveglia da quel momentaneo stato di incredulità e inizia ad insaponarsi, prima i capelli, poi il corpo; un odore di cocco e vaniglia invade il piccolo abitacolo. 
Sorride, ama l'odore pungente e forte del cocco accompagnato da quello dolce e soffice della vaniglia, due fragranze che da sole sono inebrianti e che insieme fanno completamente impazzire chiunque ne venga a contatto.

Appena finisce si arrotola nell'accappatoio blu corallo e inizia ad asciugarsi, deve fare in fretta. 
Si guarda allo specchio: divisa indossata, scarpe messe, capelli ribelli ma asciutti, cartella preparata e pronta nella sua mano, manca solo la giacca e la sciarpa. 
Corre giù per le scale e arriva in cucina dove ad attenderlo c'è la sua meravigliosa madre che prepara la colazione: caffè latte -con pochissimo caffè perché a lui non piace molto- frittelle al miele e biscotti al cioccolato. 
Una delizia! Peccato che è in ritardo e non può gustarsi quelle prelibatezze. 
<< Uffa omoni, non faccio in tempo a mangiare, sono in ritardassimo!!! >> esclama di fretta mentre si mette, alla bell'e meglio, la sciarpa seguita dalla felpa nera. 
La madre con lentezza si gira verso il ragazzo, lo guarda indignata, e poi annuisce, consapevole del fatto che il suo bambino avesse problemi di puntualità. 
<< Va bene, tesoro! Però ricordati di prendere qualcosa al bar appena arrivi, tieni! Ti lascio i soldi per il pranzo e la colazione! Ti prego mangia qualcosa prima di iniziare le lezioni. >> con questa esclamazione preoccupata e dopo aver trovato il suo portafogli -lasciato non si sa bene dove- appoggia i soldi sul tavolo e sorride al ragazzo. 
Avevano lo stesso sorriso, la stessa brillantezza negli occhi. Condividevano la stessa gentilezza e lo stesso desiderio di esserci sempre per le persone a loro care. 

_____________
 

Il suo risveglio era stato a dir poco tranquillo, nonostante la serata infernale che aveva trascorso.
Si sentiva rilassato e quasi in pace con il mondo, riuscire a terminare la composizione di un testo per la sua musica lo rendeva sempre orgoglioso e carico per affrontare qualsiasi tipo di ostacolo.
Poter finalmente vedere il frutto delle sue notti insonne lì, bello e pronto per essere ascoltato, era un'emozione che non riusciva a spiegare a parole - e per lui era strano considerando che le parole non gli mancavano mai - .
Sorrise nel pensare a quante volte, il suo migliore amico, gli avesse ricordato quanto fosse noioso in certi momenti, sempre con la battuta pronta, sempre con la risposta giusta ad ogni occasione.. 
Era seduto sul suo letto e si guardava attorno notando i fogli sparsi per tutta la stanza, si scompiglió i capelli neri come la pece nel tentativo di riordinare i pensieri e di risvegliarsi dal torpore della notte. Si alzò, lasciando scivolare le coperte lungo il suo corpo ben scolpito e delineato mentre si apprestava a raccogliere quei pezzi di carta e a gettarli nel cestino vicino la sua scrivania.
Sei proprio un disastro Gguk, guarda che casino, ma come fai?? Secondo me, se un giorno resterai senza carta, utilizzerai le tue magliette bianche e ne saresti capace per davvero!! 
Una risate dolce e contagiosa invase la sua mente in quell'esatto momento che lo interruppe da ciò che stava facendo.. quanto era bella la risata del suo migliore amicoAscoltarlo ridere era la cosa più bella del mondo
Scosse la testa a quel pensiero e si riscosse notando che non c'erano più fogli da gettare via, poté finalmente iniziare a prepararsi per un'altra, noiosa e stancante giornata di scuola.
Lui e la scuola non andavano molto d'accordo, considerando il fatto che credeva fosse una perdita di tempo frequentare quell'ambiente quando poteva andare in studio e preparare le sue canzoni, era consapevole, anche, che la scuola gli servisse comunque per avere un titolo che gli permettesse una crescita personale e lavorativa. - dove voleva andare se fosse rimasto ignorante e senza titolo? - 
Ragion per cui, si diceva ogni volta, di impegnarsi a fondo e di affrontare l'ultimo anno di liceo a testa alta e con il petto in fuori, non a caso era uno dei studenti più brillanti del suo corso.
Strano non è vero? La vita è così semplice e basterebbe così poco per vederne i cambiamentiperché ci complichiamo la vita nel vano tentativo di capovolgerla?

Questa volta si ricordò di prendere l'ombrello, e ne fu immensamente felice perché non aveva voglia di un'altra influenza o di un'altra strigliata di sua madre, ne aveva fin sopra i capelli.
Comprendeva la preoccupazione di sua madre, ma la trovava esagerata.
Uscì di casa dopo aver preso le chiavi e bevuto il suo caffè - la sua colazione era così da un paio di mesi a questa parte, sua madre e suo padre erano impegnati con il lavoro nell'azienda di famiglia per cui incontrarsi la mattina era impossibile visto gli orari differenti.
Si trovò a contatto con l'aria umida e fresca appena varcò la soglia di casa e per un momento chiuse gli occhi sentendosi quasi in estasi. A lui piacevano quelle giornate uggiose, erano per lui un dono dal cielo e riuscivano a dargli ottimi stimoli per i suoi testi, la pioggia era la sua unica e sola musa, o almeno, così credeva.
A passo lento si incamminò verso la fermata dove avrebbe dovuto prendere il bus " 970" che lo avrebbe condotto al liceo per ragazzi speciali e sfaticati: il liceo classico.

_____________
 

Il sole aveva il desiderio di giocare a nascondino, coprendosi dietro quelle soffici nuvole grigiastre. Il giovane ragazzo dall'alta statura, con la pelle olivastra e tutto bagnato che correva sotto il buio della tempesta, credeva che qualcuno lo volesse punire. Forse aveva fatto qualcosa di sbagliato se anche il cielo si divertiva con lui. Era uscito di casa talmente in fretta da non premurarsi di prendere giacca e ombrello nonostante i continui richiami di sua madre; ed ora eccolo lì, che con la sua valigetta nera a coprirgli la testa, cercava di impedire il contatto con le piccole gocce d'acqua. 
Arrivato al cancello si fermò. Guardò dritto davanti a sé, il suo cuore iniziò ad aumentare i battiti, lentamente la sua mano raggiunse il petto nel vano tentativo di calmare le proprie emozioni. Davanti a lui c'era il suo migliore amico. Aveva la testa bassa, le mani che giocavano con i manici della valigetta nera in pelle, sembrava in attesa, in attesa di qualcuno. Si incamminò verso quella figura possente a passo veloce e si fermò proprio dinanzi a colui che in quei giorni gli faceva tremare le gambe.

Fin da quando erano piccoli avevano condiviso un rapporto unico e speciale, quasi intimo agli occhi degli altri, questo perché crescendo insieme avevano avuto la possibilità di conoscersi meglio, in profondità.
Conoscevano le debolezze e i punti di forza, l'uno dell'altro.
Jungkook era un ragazzino timido e curioso e questo lo portava ad essere sempre alla ricerca di nuovi stimoli, ad essere gentile e prudente, sempre per conto suo lontano da occhi indiscreti e da bocche piene di malignità.
Al piccolo piaceva stare da solo, trovava questa situazione vantaggiosa per lui per imparare a conoscere il mondo prima di buttarsi, a prendere precauzioni prima di lanciarsi in prima linea nella guerra.
Voleva proteggere il suo cuore dal dolore di essere messo in disparte o di essere visto in modo diverso.
Era proprio in un giorno di primavera quando i due si videro per la prima volta a scuola
Jungkook se ne stava sotto le fronde della grande quercia vicino all'istituto a disegnare, con il quaderno sulle ginocchia e la schiena appoggiata al tronco del grande albero.
Amava disegnare, lo rendeva felice e lo rilassava. Il suo sguardo era serio e concentrato e non si accorse di una presenza dinanzi a sé che lo guardava incuriosito.

<< Ehy, ciao! >> una dolce vocina lo distrasse, tanto da fargli alzare lo sguardo e puntare gli occhietti da cerbiatto in quelli scuri e curiosi nell'altro.

<< C- ciao >> balbettò con un tenero rossore sulle guance prima di abbassare lo sguardo sul suo disegno

<< WOW!! Ma che beello!! È proprio bello il tuo disegno, mi piace davvero, davvero tanto, tanto così >> mentre esclamava queste poche parole, che per il piccolo Gguk, -così lo chiamava sua madre quando lo vedeva farsi piccolo, piccolo sotto i suoi occhi se qualcuno si avvicinava a lui-, erano come se gli stessero regalando delle caramelle, fece il segno con le braccine minute come per far capire all'altro la grandezza che intendeva quando diceva " davvero tanto ". 
Fu in quel giorno che i due bambini divennero inseparabili. Divennero migliori amici e fu da quel momento in poi che Taehyung lo aiutò ad uscire dal suo guscio fatto di timori ed incertezze.
Taehyung, al contrario suo, era una bellissima farfalla che amava volare di fiore in fiore, amava giocare e circondarsi di tanti amichetti, amava sorridere e stare in compagnia perché credeva che avere qualcuno con cui giocare era un regalo enorme, più grande di qualsiasi altra cosa.
Fu grazie a Taehyung che, piano piano, il piccolo Jungkook scoprii la meraviglia di avere amici intorno a sé, fu grazie a lui che scoprì un mondo che fino ad allora non conosceva, ma che allontanava, fu grazie a lui se, poco per voltariuscì ad aprirsi e ad avere più fiducia in sé e in chi lo circondava.
Fu grazie a Taehyung che scoprì la bellezza di essere amato, cercato e voluto.
Grazie alla sua vivacità, alla sua testardaggine, alla sua capacità di essere se stesso sempre e in ogni circostanza che Jungkkook capì l'importanza dell'amicizia e l'importanza di essere parte di qualcosa di unico e speciale.
Grazie a Taehyung, Jungkook fu libero.
Il ragazzo dal sorriso quadrato lo liberò dalle sue insicurezza e paure e lo ha reso il ragazzo che è oggi: forte, sicuro, coraggioso e senza timore.
Il moro sarebbe sempre stato riconoscente al ragazzo, il biondo sarebbe stato sempre una Parte importante della sua vita perché il suo essere vivace ed estroverso l'ha salvato e ha modellato quello che era il suo carattere, lo ha modellato con cautela, con pazienza e con amore; senza pressioni, senza fretta.. 
Sono cresciuti insieme e hanno scoperto di essere due facce della stessa medaglia:
Indispensabili 
Inseparabili 
Importanti per la crescita dell'altro 
L'uno non può esistere se l'altro non c'è

Con un calcetto alla caviglia attirò la sua attenzione: << Ciao Gguk! >> un piccolo sorriso accompagnò il suo saluto. Il ragazzo seduto alzò lo sguardo e sorrise di rimando :<< Buongiorno! Sei un po' in ritardo, vedo. >> Ora il suo non era un sorriso, ma bensì una bella risata: stava prendendo in giro il suo amico. 
<< Non me ne parlare. E' tutta colpa di questa maledetta pioggia. >> Rispose scocciato il giovane Taehyung mentre con una mano si arruffava i capelli. Jungkook come risposta scossa la testa rassegnato e divertito, poi lo prese per un braccio e lo condusse all'interno dell'edificio. Camminavano lungo il corridoio per dirigersi nella loro classe ed affrontare una di quelle materie difficile da comprendere, ma con un po' di attenzione e dedizione risultava essere la materia più bella di tutte: Matematica. Per tutto il tragitto il ragazzo biondo se ne stava silenzioso e con il capo chino. All'ennesimo sbuffo Jungkook gli si parò davanti: 
<< Ma cos'hai stamattina? >> Gli chiese con sguardo serio scuotendolo per le spalle. 
<< Uh?! >> Taehyung lo guardò confuso. Non aveva prestato ascolto alle parole dell'amico. 
<< Stai bene? >> Ripeté con calma. 
<< Si si, sto bene. Ho solo un po' freddo con la divisa bagnata, ma sto bene. >> Rispose con una voce bassa, quasi un sussurro, arrivando a pensare che il moro non fosse riuscito a sentirlo. 
<< Certo. E' comprensibile. Hm! Vediamo... Dovrei avere la mia tuta da ginnastica nell'armadietto andiamo a prenderla così ti cambi. >> Le mani ancora sopra le spalle di Taehyung. 
<< Ti ringrazio ma tra cinque minuti inizia la lezione, e non voglio fare tardi. >> non capiva perché si sentiva così agitato dalla vicinanza dell'altro. 
Jungkook guardò il display del suo cellulare, notando l'ora e constatando che in effetti era già tardi. Le sue mani ora erano tornate in tasca. Taehyung tirò un sospiro di sollievo nella sua mente. 
<< Allora dopo la lezione, ti cambierai. >> L'altro ragazzo era testardo. Non si sarebbe arreso facilmente. Il biondo annui. 
Entrarono in classe e presero posto nei loro rispettivi banchi: l'uno accanto all'altro. 
Tirarono fuori il libro, il quaderno e tutto l'occorrente che serviva per affrontare la lezione di matematica. 
L'insegnante fece il suo ingresso in aula, nel momento in cui il suo piede varcò la soglia di quella porta scura, il silenzio tutto d'un tratto calò. 
Il professore guardò la sua classe con severità, si sistemò gli occhiali sul quel grosso naso che molti studenti definirebbero 'a patata'. 
Tossì un paio di volte per richiamare l'attenzione di quei pochi studenti che ancora giocavano a carte in fondo all'aula, e quando ebbe la certezza che tutti i venti volti degli studenti erano rivolti a lui, poggiò la sua pila di libri sulla cattedra che risuonò con un tonfo sordo dalla potenza con cui aveva sbattuto la sua mano su quella superficie.

<< Sono molto deluso da tutti voi ragazzi. E mai possibile che dopo tutti i ripassi che abbiamo fatto non riuscite ancora ad imparare il concetto dei limiti notevoli? Queste verifiche sono state un disastro. Uno peggio dell'altro. >> Il professore era davvero molto arrabbiato. Lo si poteva leggere dal viso; dai suoi occhi che con attenzione scrutavano ogni alunno, dalle sue mani che puntualmente andavano a toccarsi i lunghi baffi neri. 
<< Adesso prendete tutti quanti il vostro quaderno, agenda, foglio qualunque cosa e prenderete nota di tutto quello che vi dirò. Chiaro?! >> 
Taehyung in quel momento voleva solo che la lezione finisse. Lui e matematica non andavano d'accordo. Era sicuro al cento per cento che la sua verifica fosse stata la peggiore di tutte. Fece un lungo respiro, si scompigliò i capelli ancora umidi dalla pioggia e apri il suo quaderno pronto per prendere appunti. 
Al contrario Jungkook era molto rilassato, matematica le era indifferente. 
Certo era bravo, alla sufficienza ci arrivava, ma non era certo un genio della matematica. 
Tuttavia la sua mente era occupata in altro. 
Chissà perchè Jimin non è venuto. Forse è arrivato in ritardo e quindi ha saltato la lezione. Prenderò appunti anche per lui così non resterà indietro. E avrò una chance in più per poter parlare con lui. 
Sul suo volto si formò un sorriso raggiante. Era fiero di sé: aveva avuto un'ottima idea. E poi non stava più nella pelle all'idea di vedere il ragazzo dai capelli castani. 
Jimin era la sua prima cotta. Il suo primo amore. E si sa che all'alba del primo amore tutto cambia di te: si diventa più gelosi, più possessivi, più tristi... oppure così immensamente felici e raggianti da non temere neanche la situazione più tragica. Lui in questo momento era un mix di felicità, gioia, spensieratezza. Nulla poteva togliergli quell'energia dal corpo. Lui tra poco avrebbe visto il ragazzo e questo era la cosa più importante. Tuttavia definirlo la sua prima cotta era di certo una parola abbastanza inappropriata. Jimin aveva fascino: era elegante nei modi, nel ridere. Era dolce e pieno di vita, e avevo un lato così erotico e sensuale che volente o nolente cadevi ai suoi piedi. Jungkook ne era attratto, semplicemente. 
Il suo sguardo era perso nel vuoto, ma dopo attimi si risvegliò e iniziò immediatamente a scrivere ciò che il professore aveva scritto alla lavagna. 
Non sapeva però, che due occhi si erano immobilizzati a guardarlo. Costantemente e timidamente. 
Il professore nel frattempo, continuava la sua spiegazione: scrivendo vari segni su quella superfice nera, agitando le mani in modo convulso per facilitare a quei ragazzi la spiegazione. Era deciso più che mai a far capire ai suoi studenti quel concetto così basilare. 
Molte volte si soffermava più del dovuto in alcuni punti alzando il tono di voce per farsi capire, non abbandonando mai la sua espressione severa e attenta. 
Taehyung più vedeva quei segni alla lavagna, più si confondeva. Era arrabbiato, triste... Perché non riusciva a capire quell'argomento? 
Ma come è possibile? Come fa a venire 1/3 se io ho moltiplicato tre per x??? E' assurdo! Allora Taetae da capo. Se io moltiplico questi due numeri, mi verrà fuori una frazione... E io sarò ricoverato in psichiatria per esaurimento nervoso. 
Iniziò a pensare a come trovare una soluzione a quei difficili calcoli. Non riusciva mai a venirne a capo. Più ci pensava più la testa gli esplodeva. Il suo sguardo fu catturato ancora una volta. Cosa darei per scoprire i tuoi pensieri. E' così difficile concentrarsi se tu... 
La campana decretò il termine della lezione e pose fine ai pensieri del giovane ragazzo. 
Gli alunni si alzarono di scatto pronti ad uscire dall'aula ma furono fermati. 
<< Tornate ai vostri posti. Immediatamente. >> I ragazzi fecero come gli era stato richiesto. 
<< Allora allora.. Oh ecco. Ora vi darò degli esercizi da fare per casa. Siete pregati di scrivere e di farli tutti. Non accetterò nessuna scusa. >> Il professore elencò loro gli esercizi che avrebbero dovuto eseguire. Dire che erano molti era riduttivo. 
Gli studenti furono finalmente liberi di uscire. Jungkook fu il primo fra tutti a sgattaiolare fuori dall'aula. Taehyung lo richiamò, ma la sua voce non fu sentita. L'esile giovane si lasciò sfuggire un sospiro e si incamminò nella direzione opposta verso l'aula di inglese. 
Il moro corse a perdifiato in cerca di Jimin. Lo trovò nell'aula di musica intento a suonare quel vecchio pianoforte. 
<< Jimin-ssi!! >> Lo chiamò il ragazzo sull'uscio della porta. L'altro sobbalzò al suono della sua voce. 
<< Oh santo cielo Kook. Mi hai fatto prendere un colpo. >> 
<< Scusa non volevo >> Sorrise dolce. << Ti ho portato gli appunti di matematica, non sei venuto a lezione.. >> 
Il castano sorrise imbarazzato grattandosi il capo. 
<< Ohh. Grazie mille. >> Prese il quaderno, le loro mani si sfiorarono. Jungkook abbassò lo sguardo su di esse. Jimin ritrasse all'istante la sua mano facendo l'indifferente. 
<< Ehm.. Il professore di matematica era molto arrabbiato per le verifiche. >> 
<< Davvero? Sono andate così male? >> l'espressione disperata dipinta nel suo volto. 
<< A quanto pare si.. Oddio speriamo di riuscire a recuperare >> 
<< Ma stai zitto tu. Almeno riesci a cavartela in quella materia. >> disse il ragazzo più basso continuando a sbuffare. 
Il moro non disse niente, semplicemente sorrise. Aveva appena ricevuto un complimento. 
Il ragazzo sapeva dei sentimenti di Jungkook per lui. Stava male, soffriva per questo, ma lui non ricambiava quel sentimento puro o forse passeggero che l'amico nutriva nei suoi confronti. Ma non perché non gli piacesse, semplicemente non si sentiva pronto per una relazione o qualsiasi cosa fosse. 
Erano amici da un bel po' di tempo. Insieme avevano condiviso bei ricordi... Forse era la paura di rovinare tutto a frenarlo. La paura è uno ostacolo difficile da superare, non sai cosa ti aspetta. Tutto rimane un enigma, finché non provi, ma Jimin aveva paura di farsi male. 
<< Kook.. Ascolta, io.. >> Trovare le giuste parole da dire era difficile, soprattutto se quel ragazzone aveva un'espressione raggiante sul viso, pieno di aspettativa. 
Abbassò lo sguardo, chiuse gli occhi in cerca di un'idea, un aiuto. Lo rialzò quasi subito. 
<< Jungkook, sai che io non voglio rovinare quello che c'è tra noi... E' difficile...>> lasciò quella frase a metà, forse per attendere che Jungkook la percepisse meglio, forse perché non sapeva come continuare, o forse per non vedere il dolore insinuarsi in quei due pozzi neri. Odiava vedere il dolore nelle persone a cui voleva bene ma in quell'istante non poteva fare altrimenti. Il suo amico doveva capire e non illudersi. 
Il moro sorrise amaramente. Lui lo sapeva, ma non poteva combattere contro il suo cuore. Sapeva che l'altro non lo ricambiava, ma non riusciva a stargli lontano. Voleva passare con lui ogni attimo, voleva stargli vicino. Gli bastava anche guardarlo da lontano. 
<< Si lo so.. Me lo hai già detto. >> Si sforzò di ridere, conoscere la verità non sempre è un bene. A volte è meglio vivere nell'ignoranza, è meglio nascondersi fra i sogni. Nei sogni non soffri, nei sogni sei sempre felice e sei sempre amato, non hai paura di te stesso e non hai paura di amare. 
<< Chim.. Io so che non mi ami. So tutto quello che ti passa per la testa ma.. Non puoi negarmi anche la tua amicizia. >> mentre pronunciava quelle parole abbassò il viso guardandosi le mani. Il suo cuore sapeva: ogni parola che usciva dalla sua bocca era una menzogna; essere solo suo amico non gli bastava più. Ma avrebbe sopportato ogni punizione pur di restargli accanto. 
<< No, non ti negherò la mia amicizia. Ho bisogno di te. >> Jimin pronunciò quelle parole sincere, senza sapere che per il ragazzo di fronte a lui erano come lame incandescenti che attraversano il corpo e ti frantumano ogni cellula e non ti lasciano respirare. 
Jungkook alza il suo viso: ora si guardano negli occhi. Si sorridono. Due sorrisi diversi. Due motivi che non percorrono lo stesso cammino. Passano secondi prima che i due si uniscano in un abbraccio pieno di affetto. Il moro respira l'odore del ragazzo stretto a lui: ha un buon profumo.. Così delicato, fresco e forte al tempo stesso. Chiude gli occhi per imprimere nella mente la sua fragranza, per non dimenticarla.

Un profumo particolare rimane impresso nella mente, solo uno.
Quello che per noi ha davvero importanza, quello che per noi diventa l'unico appiglio su cui aggrapparsi per non cadere 
Il moro l'avrebbe capito presto.
 

____________


 

 

finalmente il primo capitolo è online!!!
I'm so proud of me
Scherzo non c'è nulla di cui essere orgogliosi visto che è passato un anno- UN ANNO- da quando ho pubblicato il prologo, sono senza vergogna....
Ammetto di essere rimasta male nel non ricevere nessuna motivazione per continuare, ma!! Ho capito che per queste cose ci vuole tempo, per cui ecco qui: la storia inizia a prendere piega.
Non badate agli errori - se ci sono- pls, nei prossimi giorni revisioneró tutto.

-Delicious 💜

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: Delicious_Rose