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Autore: Yuphie_96    25/05/2020    2 recensioni
~ Seguito di 'Il Portiere ha Fatto Goal', che a sua volta è il seguito di 'Non Senti la Mancanza?' ~
In questa storia vediamo le vicende della famiglia Wakabayashi/Ozora.
Tsubasa e Genzo riusciranno a stare dietro al frutto del loro amore o sarà più facile, per loro, giocare una partita di calcio?
Essere genitori non è semplice, ma non lo è neanche essere l'erede di due calciatori famosi!
Riusciranno, tutti e tre, a sopravvivere a quella partita piena di sorprese che è la vita?
Genere: Comico, Omegaverse, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg
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Angolino della Robh: Buon lunedì a tutti/e e buon inizio settimana ~♥
Ladies and Gentleman, aggiornamento importante stasera, con questo capitolo siamo ufficialmente a metà storia! *-* Ahw, come passa il tempo ~... okay, adesso inizio a sentirmi vecchia quindi cambiamo argomento >.>''''.
Dunque, abbiamo un nuovo salto temporale, qui Hime ha ben 16 anni (come crescono in fretta! ç.ç *si asciuga una lacrimuccia*) e... leggendo scoprirete cosa le succede in questo capitolo xD.
Nello scorso capitolo mi sono dimenticata di menzionarlo, ma anche Artemisia, l'amica di Hime, è un' Alpha come la piccola Wakabayashi.
Per chi non lo sapesse (e anch'io rientravo in questo gruppo fino a un po' di tempo fa), Ewell è il nome del figlio maggiore di Rivaul, il secondo... non si sa, si vede che al sensei stava antipatico e quindi ha dato il nome solo al primo (?) u.u'''.
Per quello che succede nel capitolo... sono andata a random, lo ammetto e metto le mani bene in avanti, non so davvero come funzionano queste cose, ho scritto quello che mi veniva in mente con la fantasia, che fosse anche, però, abbastanza credibile... spero di non aver scritto solo boiate >.>'''.
Detto questo, ho finito con gli avvertimenti e quindi anche con l'angolino, MA (perchè c'è un ma! u.u) ci rivediamo in fondo perchè devo aggiungere un paio di cosette che qui non posso mettere causa spoiler u.u.
Ci leggiamo a fine capitolo, vii auguro una buona lettura ♥

 

Ps: promemoria per me, dare sempre retta a Serè (♥) sennò da sola mi complico la vita ç.ç



 

Paura.
Ansia.
Tsubasa era sicuro di non aver mai visto quelle emozioni riflettersi negli occhi della sua principessa – neanche per le tanto temute verifiche di matematica -… fino ad allora.
Gli occhi verde smeraldo delle sedicenne seduta davanti a lui, al tavolo della cucina, guardavano tutto quello che c’era nella stanza, scattando da un oggetto all’altro senza soffermarcisi troppo, tranne che lui, al contrario di Ozora che stava fissando attentamente la figlia da una buona ventina di minuti.
Gli occhi non erano gli unici a far trapelare le emozioni che stava provando in quel momento.
Il corpo di Hime era rigido sulla sedia, le mani non riuscivano a stare ferme e così nemmeno i piedi, un leggero velo di sudore le imperlava la fronte e i denti non smettevano di torturare il labbro inferiore.
Tsubasa la osservò ancora qualche istante prima di portare – nuovamente – gli occhi neri alle sei foto poste ordinatamente sul tavolo.
Foto di Hime.
Sopra di una, un biglietto da visita.
“Rispiegami cos’è successo, per favore”
Le chiese, prendendo in mano il biglietto.
“… Ancora?...”
Domandò la ragazza dopo aver sussultato.
“Ancora”
Finalmente gli occhi di Hime incrociarono i suoi, il centrocampista poté leggerci dentro quanto effettivamente la figlia fosse spaventata dalla sua reazione, che ancora tardava ad arrivare.
Da mezz’ora.
Era normale che fosse così tesa, dopo tutto quel tempo passato ad aspettare, ma Tsubasa doveva pensare, pensare molto… molto… molto bene, per questo insistette per farsi raccontare ancora cosa esattamente fosse successo nel pomeriggio.
Insomma, lui era rimasto che sarebbe uscita solamente per andare a prendere un gelato con Artemisia… com’è che era ritornata a casa con sei foto di prova e un biglietto di un fotografo di un’agenzia di moda?!


“Mi sembra di non uscire da mesi”
Borbottò Artemisia, allungando le braccia verso il cielo per potersi stiracchiare il più possibile, mentre continuava a camminare, insieme all’amica, verso il loro chioschetto dei gelati preferito.
“Sono stati solo due giorni”
La corresse Hime, ridacchiando.
“Due giorni di intenso e maledetto studio”
Precisò l’alpha spagnola, andando a pizzicare il fianco dell’amica, che la schivò come se niente fosse.
“Quanti argomenti ti mancano ancora?”
“Un paio… dannata filosofia!”
“Ti avevo detto se volevi una mano per la verifica, se mi avessi ascoltata non avresti preso un brutto voto, i tuoi non si sarebbero arrabbiati e ora non dovresti studiare come una matta per recuperare il voto con l’interrogazione”
“Eri così eccitata di andare a vedere la partita di tua madre allo stadio, mi sembrava brutto rovinarti il momento”
“Non ero eccitata”
“Hime… Ewell mi ha mandato la foto dove eri in piedi sulla seduta ad esultare, incoraggiando gli altri dietro di te a fare il tifo…”
Rivelò la spagnola ghignando, facendo sussultare e arrossire l’amica, che la guardò colta in flagrante.
“E’… E’ che… non andavo da tanto allo stadio e… e poi era la partita contro il Real Madrid!”
Cercò di giustificarsi Hime, continuando ad arrossire sempre più.
“Sì sì, come vuoi tu princesa”
“Smettila di prendermi in gi-!”
“Salve”
Una voce si sovrappose a quella della giapponese, sorprendendo entrambe, che si girarono curiose verso la donna che – dietro di loro – stava porgendo loro un volantino.
“Siete davvero due belle ragazze! Che ne direste di farvi fare qualche foto?”
Propose quella, facendo sgranare gli occhi verde smeraldo all’alpha giapponese che – istintivamente – indietreggiò, allontanandosi da lei, mentre Artemisia si metteva a farle da scudo.
Non era la prima volta che qualcuno si avvicinava in quel modo a lei.
I paparazzi, con l’avvicinarsi della sua maggiore età, stavano iniziando a farsi sempre meno scrupoli nel farle foto e tentare di creare uno scandalo che avrebbe messo in cattiva luce lei, ma soprattutto Tsubasa, alcuni erano arrivati perfino ad entrare dentro la sua scuola, una volta, pur di avere una foto imbarazzante della figlia del campione giapponese del Barcellona - sempre così calmo da riuscire raramente a scrivere qualcosa di male su di lui -, da quella volta Hime aveva iniziato a mantenere la guardia alta e a guardarsi spesso intorno.
Non sarebbe mai stata un problema per il sogno di sua madre, era una promessa fatta a sé stessa, da tanto impressa nel suo cuore anche se non ricordava esattamente il momento preciso in cui se l’era fatta, probabilmente quella lontana sera dove la moglie di Rivaul l’aveva aiutata a calmarsi spiegandole i sentimenti di Tsubasa verso di lei e verso il calcio.
La donna davanti a loro non perse il sorriso, anche se i suoi occhi tentennarono un poco, fu quel tentennamento a spingere Artemisia a prendere il volantino che ancora porgeva per darci una veloce occhiata.
Hime la vide rilassarsi man mano che leggeva, infine si girò verso di lei sorridendo tranquilla.
“Ho visto questo logo su alcune riviste, non sono paparazzi”
Le spiegò, porgendole il volantino, che Hime prese curiosa di leggere anche lei.
“Quello è il logo della nostra agenzia, siamo in cerca di nuove modelle e stiamo facendo delle fotografie all’aperto alle ragazze a cui piacerebbe candidarsi, perché non provate anche voi?”
Spiegò la donna con un grosso sorriso.
“Spiacente ma io non sono interessata… tu, però, potresti provarci”
“… Eh?”
La giapponese rialzò lo sguardo sull’amica sorridente.
“Dai, sei sempre così composta, quando usciamo, per paura dei paparazzi, è l’occasione giusta per scioglierti un po’”
Insistette Artemisia.
“Ma…”
“Potresti divertirti, è senza impegno, no?”
Domandò la spagnola alla donna, la quale annuì.
“E… le foto che vengono scattate, che fine fanno?”
Chiese Hime, era quello a cui continuava a pensare.
“Ti verranno immediatamente consegnate una volta sviluppate, potrai portarle con te all’agenzia se vorrai candidarti come modella, sennò saranno solo un bel ricordo”
“Non verranno divulgate, vero?”
“Assolutamente no, la privacy per la nostra agenzia è fondamentale”
“Uhm…”
“Andiamo Hime, ci sarò io con te se succede qualcosa”
Le disse Artemisia, andando a stringerle leggermente il braccio.
Rassicurata da quella stretta, Hime alla fine annuì e seguirono la donna fino al luogo degli scatti.

“Guarda come sono venute bene!”
Urlò Artemisia, eccitata, arrivando davanti all’amica con le sue foto appena sviluppate.
“Davvero?”
Chiese Hime, finendo di indossare il suo cappotto leggero e primaverile e recuperando la borsa.
“Sì! Guarda, guarda!”
La non più tanto piccola Wakabayashi si guardò, come insisteva la sua amica… e quasi non si riconobbe… era davvero lei, quella bella ragazza che vedeva? Si chiese, sfiorando leggermente le foto ancora in mano ad Artemisia.
“Sei davvero molto fotogenica”
S’intromise il fotografo, vicino a loro, mentre aspettava la prossima ragazza.
“Dovresti presentarti davvero in agenzia, tra qualche giorno, hai ottime possibilità di essere presa”
“Lo pensa davvero?”
Mormorò piano Hime, tornando a guardare le sue fotografie.
“Credimi, non ci guadagno nulla a darti false speranze… pensaci, questo, nel caso, è il mio biglietto da visita, sotto c’è scritto l’indirizzo dell’agenzia”


Così, sua figlia era tornata a casa con sei foto e il biglietto da visita del fotografo che gliele aveva scattate.
“Sei arrabbiato?”
Chiese Hime, torturandosi le mani.
Tsubasa non rispose e tornò ad osservare le sei foto disposte sul tavolo.
Nella prima si vedeva benissimo l’imbarazzo che provava la sua principessa ad essere fotografata, mentre indossava un semplice vestito smanicato e che andava sul rosato, i capelli raccolti in due codini bassi, stesso nella seconda, dove Hime sfoggiava un elegante vestito rosso scuro con una rosa dello stesso colore ad ornarle i lunghi capelli neri, nella terza – invece – l’imbarazzo stava cedendo il passo alla sicurezza, lo capiva dallo sguardo verde smeraldo del tutto tranquillo, mentre portava un altro vestito elegante, dello stesso colore del vestito prima ma molto più semplice, solo un nastro nero con fiocco usato come cintura a decorarlo, nella quarta e nella quinta – dove indossava dei semplici pantaloncini blu, una maglia rossa a righe, coperta da quello che, a Tsubasa, sembrava uno scaldacuore color panna e un completo bianco, formato da gonna e camicia, con dettagli neri e rossi - Hime era completamente rilassata e si era messa in posa come le aveva suggerito il fotografo.
L’ultima foto, però, era quella che aveva colpito di più Ozora.
La sua principessa indossava una maglia blu, coperta per metà da un gilet bianco con dettagli blu, la gonna era composta da tre balze, una bianca come il gilet con una linea blu, una blu con tema scozzese e l’ultima era rossa semitrasparente, alla vita un largo nastro bianco e rosso con dei fiocchi fungeva da cintura, sulla mano destra un guanto bianco – che le lasciava le dita scoperte – le arrivava al polso, mentre su quella sinistra le continuava fino al braccio, nei capelli neri un cerchietto rosso terminava con un fiocco a righe bianco e rosso.
Era in posa, stava lanciando un bacio con entrambe le mani come le aveva suggerito Artemisia.
Aveva le gote leggermente arrossate, come nelle altre foto.
Era bellissima e… si stava divertendo, era impossibile non notarlo, l’omega vedeva quella scintilla negli occhi smeraldo che tante volte Roberto aveva detto di vedere nei suoi, quando giocava a calcio.
“Non sono arrabbiato”
Le disse, osservando quella foto e sorridendo.
“Vorrei solamente sapere che intenzioni hai”
Dichiarò poi, tornando a guardarla, stavolta estremamente serio.
“Io… vorrei provarci…”
Mormorò la sedicenne, andando a guardarsi le mani.
“Vuoi andare all’agenzia?”
“Sì… mi sono divertita molto a fare a queste foto e-“
“Non è un gioco”
La interruppe Tsubasa, facendola sussultare, il centrocampista aspettò che i loro occhi s’incrociassero di nuovo e continuò.
“E’ un lavoro Hime, un lavoro molto serio, che richiede impegno e costanza, se ti vuoi solo divertire come oggi allora posso comprarti una macchina fotografica, così puoi farti le foto con Artemisia quando vuoi”
I suoi occhi neri erano duri e severi mentre osservavano con attenzione la reazione della figlia, che non tardò ad arrivare.
“Lo so benissimo che è un lavoro serio!”
Disse Hime alzandosi in piedi di scatto.
“E’ dal tragitto di ritorno con Artemisia che ci penso, ho pensato davvero a tutto quello che comporterebbe, ai cambiamenti, all’impegno, a tutto, e sono arrivata alla conclusione che sì, voglio provarci, voglio provare a lavorare divertendomi esattamente come fai tu con il calcio!”
“E la scuola?”
“Continuerò a frequentarla”
“E se non ti prendessero?”
“Uscirò comunque a testa alta, perché almeno potrò dirmi di averci provato”
Gli occhi verde smeraldo brillavano sicuri e fieri, a Tsubasa ricordarono tanto quelli del suo amato portiere.
“Capisco che tu possa essere preoccupato, è stata una cosa imprevista… ma non te ne avrei parlato, se le mie intenzioni non fossero davvero serie”
Finì Hime ritornando seduta.
L’omega sospirò, tornando a guardare le foto ancora poste sul tavolo in mezzo a loro, prese in mano l’ultima, quella dove la figlia lanciava il bacio.
La scintilla nei suoi occhi era sempre lì.
Non poteva essere ignorata, soprattutto da lui, che aveva fatto di tutto per raggiungere il suo sogno e che ancora si divertiva a giocare come se fosse ancora un bambino.
Perché non lasciare che anche sua figlia entrasse nel mondo del lavoro con un sorriso in volto? Era così sbagliato lasciarle fare un lavoro che l’aveva colpita in positivo? Era davvero un problema che Hime si divertisse mentre lavorava?
Tsubasa sorrise e la sua principessa esultò, correndo ad abbracciarlo.
“Sia chiaro però, io verrò con te e se ti prenderanno davvero, mi farai prima leggere il contratto, sei ancora minorenne signorina e senza il mio permesso non fai assolutamente nulla, va bene?”
“Va bene! Adesso avvisiamo anche papà?”
“No”
“No?”
Chiese l’alpha, staccandosi leggermente dalla madre e guardandolo confusa.
Ozora non le rispose per non smorzare il suo entusiasmo, il fotografo poteva averle detto quello che voleva, ma non era lui a decidere alla fine, quindi non sapevano ancora se davvero sarebbe stata presa, era inutile far preoccupare Wakabayashi senza un motivo preciso.

“Nostra figlia farà COSA?!”
Urlò Genzo quando gli dovette telefonare, una settimana dopo.
“…La modella…”
Mormorò Tsubasa a bassa voce, sperando che il compagno non lo sentisse.
A giudicare dall’urlo che ne seguì, il portiere aveva sentito fin troppo bene.
“Dimmi che stai scherzando!”
“Credi davvero che potrei farti uno scherzo del genere?”
“Sono contrario!”
“Ma va? Pensavo stessi urlando solo per dare fastidio ai vicini”
“Tsubasa! Sono serio!”
“Lo so e lo sono anch’io”
Specificò il centrocampista iniziando a fare avanti e indietro per la sala, come – molto probabilmente – stava facendo il compagno in Germania.
“Perché non me l’hai detto prima?!”
“Perché non era certo che la prendessero, non volevo farti preoccupare per nulla!”
E di certo non si sarebbe preoccupato perché c’era la possibilità che non la prendessero, si sarebbe preoccupato per la possibilità che la PRENDESSERO – com’era successo -, di questo Tsubasa ne era sicuro.
“E tu questo me lo chiami nulla?!”
“Hai ragione, ho sbagliato, avrei dovuto dirti tutto fin dall’inizio, ma ormai Hime è stata presa, è inutile essere contrari giunti a questo punto”
“Siamo giunti a questo punto perché tu non mi hai detto nulla! Se lo avessi saputo prima, stai sicuro che avrei impedito che qualcuno scattasse delle foto dove nostra figlia è mezza nuda!”
“Non è mezza nuda!”
“Adesso, e se tra qualche mese iniziassero a pretendere certi scatti?! Non lo permetterò Tsubasa, fosse l’ultima cosa che faccio!”
“Genzo, amore, calmati un attimo, respira… c’ero anch’io con lei, credi davvero che li avrei lasciati fare, se avessero avuto cattive intenzioni?”
L’omega sentì l’alpha prendere un grosso respiro – come gli aveva chiesto -, prima di rispondere.
“No, non lo avresti permesso… ma rimane il fatto che non mi piace, non voglio che faccia questo!”
Tsubasa non fece in tempo a rispondergli.
Il cellulare gli venne strappato dalla mano dalla protagonista della loro conversazione, arrivata in sala per chiedergli come stava andando, si era avvicinata in tempo per ascoltare l’ultimo urlo del padre.
“E quello che voglio fare io non conta?!”
Gli urlò, di rimando.
Ozora sentì il portiere urlare che il suo pensiero non contava perché era ancora una bambina, che era troppo piccola e che si era lasciata ingannare da un fotografo da strapazzo.
“Credi davvero che io sia così stupida?!”
Dopo qualche tentativo – urlato – da parte del padre per tentare di spiegarle, Hime chiuse la chiamata, troppo arrabbiata con lui per continuare ad ascoltarlo, e si girò verso la madre.
“Io farò questo lavoro, che lui lo voglia oppure no!”
“Hime…”
La figlia gli lanciò il telefono contro il petto e dopo corse nella sua stanza, sbattendo la porta mentre la chiudeva.
Tsubasa sospirò, ora di Wakabayashi arrabbiati ne aveva ben due…

Verso sera, Genzo ricevette un messaggio da parte del suo centrocampista, era ancora arrabbiato con lui per non avergli detto nulla, ma lo aprì lo stesso, curioso di vedere cosa gli aveva scritto… ma Tsubasa non gli aveva scritto nulla.
Era una foto di Hime.
La sua principessa stava indossando un kimono rosso, aveva i capelli neri raccolti e decorati con qualche fiore, in una mano teneva un ventaglio bianco e oro mentre l’altra stringeva il bordo della manica del kimono, il viso era arrossato e leggermente sorridente.
La trovò bellissima, più delle altre volte che la guardava.
Sospirò e chiamò l’omega.
“Dimmi la verità, provi piacere a farmi sentire in colpa?”
Gli chiese una volta che ebbe risposto.
“Uhm… un po’, ma l’intento principale era mostrarti nostra figlia”
“Ne hai altre?”
Domandò Genzo, tentennando un po’.
“Le vuoi vedere?”
Chiese, di rimando, Ozora.
“Mandale”
Entrambi misero il vivavoce e Tsubasa gli inviò le foto che era riuscito a scattare di nascosto a Hime, durante il servizio di prova.
In una indossava un vestito bianco senza maniche, semplice, con bordi neri, in un’altra un completo con pantaloncini neri, camicia bianca, gilet nero e giacca con coda di rondine bianca, la vide versione rocker con un corpetto rosso e nero coperto da una giacca di pelle nera con decorazioni, pantaloncini neri sempre di pelle con un lungo strascico rosso al fianco, calze a rete coperte dagli alti stivali e la vide versione odalisca con un reggiseno nero quasi del tutto coperto da della stoffa rossa/arancione, la gonna corta sul davanti che si andava allungandosi sul retro dello stesso colore della stoffa sul petto, i veli le ornavano gambe e braccia.
“Questa è l’ultima”
Lo avvisò Ozora ad un certo punto, mentre Genzo osservava in silenzio le altre.
L’ultima foto che gli arrivò mostrava Hime con indosso quello che sembrava un kimono nella parte superiore ma che finiva sui fianchi, sotto s’intravedevano dei pantaloncini neri aderenti, era un completo semplice rispetto a quelli prima… ma non era per quello che Tsubasa gliela aveva inviata per ultima, Wakabayashi lo intuì subito.
Hime non era in posa, stava parlando con il fotografo, aveva l’espressione seria, gli occhi verde smeraldo erano concentranti e attenti.
Sembrava così presa da quello che le stava venendo detto, così… felice…
Genzo sospirò, facendo ridacchiare il compagno.
“L’hai vista?”
“L’ho vista”
Confermò.
“Sei meno preoccupato?”
Chiese il centrocampista.
Lo scopo di mandargli le foto della loro principessa era quello, mostrargli che non c’era assolutamente nulla di male in quel lavoro, e quanto Hime fosse contenta di farlo.
“Al contrario, dopo i vestiti da rocker e odalisca lo sono ancora di più”
“Ma…?”
Aggiunse Tsubasa, capendo all’istante che c’era un ‘ma’, visto il tono del compagno.
“Ma questo non impedirà a nostra figlia di fare quello che desidera fare”
Finì Genzo, con un leggero sorriso rassegnato in volto.
Non avrebbe mai impedito ad Hime di fare quello che la rendeva felice, poteva borbottare, essere contrario, urlare la sua posizione, ma alla fine avrebbe sempre ceduto, come succedeva sempre con Ozora.
“Bene, sappi che nostra figlia ha appena sorriso”
Lo informò Tsubasa, facendolo ridere, avrebbe dovuto immaginare che Hime fosse di fianco a lui, era molto probabile, poi, che lo fosse fin dall’inizio della chiamata.
“Sta ascoltando?”
“Sì”
“Mi vuole parlare?”
“No”
“Va bene, allora dille che il suo papà le vuole bene”
“Te ne voglio anch’io”
Rispose la voce bassa di Hime dopo qualche istante di silenzio, facendo sorridere Genzo.
Con quella risposta avevano appena fatto pace.
“Parlatemi un po’ di questo lavoro, adesso”
 

Dannato lavoro, dannato fotografo, dannato rossetto e dannato lui quando aveva gettato l’ascia di guerra!
Pensò il portiere, guardando scioccato la rivista con sopra la prima pubblicità che ritraeva Hime come modella.
Cos’era quell’espressione mentre era intenta a mettersi il rossetto – soggetto della pubblicità - ?!
Perché quelle spalline dovevano essere cadenti sulle spalle?!
Almeno il vestito le arrivava alle ginocchia?! Ma, soprattutto, perché doveva essere così aderente il corpetto?!
“Non concentrarti troppo sul contenuto della foto, pensa solo che è il primo lavoro di Hime”
Gli disse Kaltz, seduto vicino a lui negli spogliatoi.
“… Il primo lavoro di Hime…”
Ripeté Wakabayashi.
“Sì, il primo lavoro di Hime, è solo il primo lavoro di tua figlia, nient’altro”
“E’ solo il primo lavoro di mia figlia, solo quello”
“Esatto! Dovresti essere fiero di lei!”
Disse Hermann, aiutandolo a vedere la cosa sotto un altro punto di vista.
Ma anche il biondo aveva i suoi limiti.
E questi assunsero la forma di un fischio acuto, fatto da un giocatore dietro di loro che si sporse per guardare la foto della ragazza sulla rivista.
A quel punto Kaltz aveva due opzioni: o aiutarlo a commettere un omicidio o trascinarlo via da lì.
Decise per la seconda perché sospettava che a Tsubasa e a Hime non sarebbe piaciuto andare a trovare Genzo e scoprirlo in prigione.


*
Ben ritrovati.
Allora! Come mai mi ritrovate anche qui? Semplice, perchè mentre scrivevo mi sono resa conto di essere una pippa incredibile a descrivere i vestiti, quindi, per farveli andare a vedere anche a voi e darvi così l'idea, vi scrivo qui sotto i nomi dei set del gioco in ordine.

Foto viste da Tsubasa:
Dia Kurosawa Soap Bubble Set versione non idolizzata
Dia Kurosawa Wedding Set versione non idolizzata
Dia Kurosawa Birthday
Dia Kurosawa card limited 6th SIF anniversary (entrambe la quarta e la quinta)
Dia Kurosawa AC limited

Foto del provino:
La prima non appartiene ad un set, ma se scrivete Dia Kurosawa All Stars card, dovrebbe essere tra le prime che vi escono ^^
Dia Kurosawa Something Personal Set
Dia Kurosawa Mirai Ticket (vi consiglio anche di ascoltare la canzone dell'anime, che s'intitola, appunto, Mirai Ticket :3)
Dia Kurosawa Punk Rock Set versione idolizzata
Dia Kurosawa Arabian Dancer Set versione idolizzata
Dia Kurosawa My Mai Tonight (anche qui consiglio la canzone, My Mai Tonight, è la mia preferita di tutto l'anime ~♥)

Foto della pubblicità vista da Genzo:
Dia Kurosawa Little Devil Set versione non idolizzata

Voglio anche precisare che non ho fatto diventare Hime una modella perchè la trovo la più bella del mondo o cose simili (nel capitolo ripeto spesso che è bellissima solo perchè sono i punti di vista di Tsu e Gen, chi è che vede la propria figlia brutta? ò.ò), anche se ammetto che Dia è una delle mie waifu, ma non voglio che pensiate male di lei, semplicemente ho voluto sfruttare i vari vestiti delle card del gioco di Love Live, tutto qui u.u.
A lunedì prossimo ~♥.


   
 
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