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“Mamma dovresti
venire” – disse Henry guardando Emma, mentre erano al molo e guardavano il
mare.
“Ragazzino, so
che lo vorresti, ma sarebbe complicato” – sorrise appena – “Solo tu, mi vedi
ancora come la Salvatrice, ma gli altri hanno paura di me” – ammise.
“La mamma ha
paura di te?” – disse rivolgendole lo sguardo.
“Non credo, tua
mamma non ha mai paura di nulla” -sorrise.
“Vieni per lei”
– disse ed Emma avvampò, si voltò di scatto.
“Mamma?” – disse
guardandola allontanarsi appena.
“Vedremo Henry”
– disse dissolvendosi.
“Ehi?” – Snow
distolse Regina dai suoi pensieri –“Non essere amareggiata”
“Figurati se lo sono”
– disse la mora voltandosi e giocherellando con Neal in braccio all’altra
donna.
“Sono certa che
fosse stata un'altra situazione sarebbe venuta” – disse.
“Il fatto che la
situazione centri con qualcosa che mi riguarda la disturba?” – disse sarcastica.
“Regina sai che
non è così, avete superato la fase della guerra tra madri no?” – chiese. Alla
fine, non doveva prendersela così tanto, lei ed Emma erano agli occhi degli
altri solo le madri di Henry, niente più. Regina però sapeva cosa fosse davvero
Emma per lei, e dannazione l’avrebbe voluta lì, nonostante chi fosse diventata.
“Mi hanno
lasciato questo per te” – disse Granny apparendo alle spalle di Snow, porgendo
una bustina a Regina. Neal fu più veloce e l’afferrò giocandoci, le due more
scoppiarono a ridere, e la donna più grande delicatamente, dandogli dei bacini
sulle mani paffute, riuscì a farsela ridare.
“Che c’è
scritto?” – chiese Snow.
“Un biglietto di
auguri” – sorrise mettendoselo nella tasca della giacca – “Oddio ma questo
principino, è tutto sporco di rossetto” – rise Regina e Neal le si sporse
verso, per essere preso in braccio.
Quando Regina
arrivò a casa di Emma, era molto tardi, non aveva mai avuto una festa di
compleanno così allegra, Henry aveva fatto una cosa molto dolce per lei. Regina
trovò la porta aperta, per un attimo ebbe paura che fosse successo qualcosa.
Scostò il legno e trovò un bigliettino per terra, accovacciandosi
elegantemente, lo raccolse e lesse.
Se
ti fa piacere guardare un po’ le stelle, ti aspetto in terrazza -S
Regina allora
percorse le scale, che qualche sera prima avevano condotto loro due in camera
da letto di Emma, mentre adesso ci passava oltre ed apriva la porta all’ultimo
piano.
“Em-ma?” – disse
entrando, e vide tutto sistemato. Un tavolino con una candela, due bicchieri
pieni di sidro di mele, lo poteva sentire, anche un dolce? Poi c’era come un
giaciglio a mo’ di baldacchino e alcuni veli a coprire le travi. Alla mora si
riempì il cuore, di una sensazione che non provava da troppo tempo.
“Buon
compleanno, Maestà” – disse apparendole alle spalle, Regina quasi sussultò portandosi
una mano al petto – “Per voi” – sorrise Emma lasciandole una rosa tra le mani.
“Em-ma” – la
guardò nel suo abito da Oscura – “Speravo venissi” – non sapeva cosa dire era
sorpresa e confusa.
“Non potevo ma
adesso sono qui” – Emma riusciva a calare la sua maschera solo con Henry e con
lei. La raggiunse con una falcata con i due bicchieri di sidro e le si parò
davanti, lasciandole un dolce bacio sulle labbra.
“Hai preparato
tutto per me?” – Regina prese il bicchiere che la bionda le offrì.
“Per farmi
perdonare dell’assenza, ma non significa nulla” – la guardò - “So che non vuoi
fraternizzare più con il nemico”. Regina si allontanò per ammirare il paesaggio
da quel punto della città, accarezzando il bordo del bicchiere con un dito.
“Se tu mi
permettessi di aiutarti” – sospirò.
“Non ne ho
bisogno Regina, credimi” -disse posizionandosi dietro di lei e le avvolse la
vita con le braccia.
“Em-ma” – disse
tentando di voltarsi, senza successo. La bionda scostò i suoi capelli castani sulla
spalla destra e impresse le sue labbra sul collo dell’altra.
“Rilassati” –
sorrise – “Non hai un desiderio da esprimere, oggi?” – sussurrò sulla sua
pelle, accarezzandole l’addome.
“Mostrarti a me
come sei davvero, sarebbe un bel regalo” – disse portando le mani sulle sue,
dopo aver poggiato il bicchiere sul davanzale, accanto alla rosa voltandosi
nell’abbraccio e intrecciando le loro dita.
“Come mamma mi
ha fatto?” – ridacchiò la bionda guardandola.
“Non ancora” –
sorrise sulle sue labbra – “Ma dico sul serio”.
Così Emma mosse
il polso, e Regina la rivide come la prima volta che si erano conosciute,
giacchetta rossa di pelle, canotta bianca, un paio di blue jeans, e gli
immancabili stivali.
“Ciao” – sorrise
Emma, e Regina quasi si sciolse a quella faccia così buffa.
“Ciao” – sorrise
la mora attirandola a sé per un bacio dolce all’inizio e poi sempre più intenso,
impresse le dita tra i capelli mossi di Emma – “Mi sei mancata” – sorrise.
“Sono sempre io”
– disse ovvia e la scrutò.
“Lo so, ma a
tratti sei diversa e io beh non voglio fraternizzare con il nemico” – disse
sarcastica.
“Ottimo
escamotage” – disse Emma sulle sue labbra.
Regina ed Emma
ormai nude su quel giaciglio, che a differenza di quello che aveva supposto la
mora, l’altra aveva realizzato con le sue mani, si guardavano in un modo tutto
loro. Che vuoi che si dica avevano fatto almeno dieci minuti di preliminari,
baci lenti e appassionati, poi intensi e battaglieri, e adesso Emma, si
apprestava a dare il suo regalo a Regina. Baciò i suoi seni pieni, ambrati e
sodi, passando la lingua su tutti i punti: il capezzolo, l’areola e le aveva
toccati in maniera così leggera, che Regina pensò non lo stesse neanche
facendo. Iniziò ad imprimere dei baci pesanti sul suo addome, sentendo la schiena
della mora inarcarsi, l’Oscura vedeva il labbro di Regina tra le labbra, il suo
ansimare piano, e il gemito che uscì dalla sua bocca, appena le sue labbra
finirono sul clitoride della mora, le lasciarono una scarica alla schiena. Emma
si sarebbe dedicata solamente a lei, si sarebbe compiaciuta lo stesso vedendo
la donna sotto di sé godere come non mai. Abbandonò di malavoglia quella gemma
regale, accarezzò e baciò l’interno coscia di Regina, che quasi gemette
frustrata, ogni volta la bionda arrivava vicino al punto più sensibile e
tornava indietro. La mora sorrise a quel giochetto, la stava eccitando
terribilmente, così portò le mani al suo seno e chiuse gli occhi ansimando
piano. Gli occhi di Emma si fissarono su quell’immagine e le labbra si posarono
sulla sua apertura, Regina tremò del suo stesso provocala e portò una mano tra
i suoi capelli.
“Em-ma” – la bionda sapeva che quel suo richiamo, fosse l’esigenza della sua regina di qualcosa di più, e lei non la deluse. Passò la lingua su tutta la sua apertura e poi arrivata dove necessitava, si immerse prepotente in lei, spingendo finché poté. I fianchi della mora scattarono verso quella bocca affamata, la schiena si inarcò e quella sensazione iniziò a stuzzicarla lì in basso. I suoni gutturali che uscirono dalla sua gola, furono una dolce melodia alle orecchie della Salvatrice. Esattamente nel momento in cui Emma toccò il punto massimo e Regina aprì gli occhi verso il cielo, vide in due modi diversi le stelle lì in alto, gemette il nome di Emma, con ogni fibra del suo corpo.