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Autore: Ladydevilexo16    14/06/2020    1 recensioni
TRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
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La scena si ripete, la stessa scena da giorni, settimane ormai. Io solo in casa, seduto sulla mia poltrona, che tossisco, tossisco e mi fiondo in bagno a vomitare sangue e quei dannatissimi petali viola che amo ed odio allo stesso tempo.
Quei petali che mi fanno pensare a John...
L'uomo che amo.
Quegli stessi petali che saranno la causa della mia fine, la fine di tutti quei momenti che ho vissuto e sto vivendo con il mio coinquilino...
La fine della mia vita...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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IMPORTANTE! LEGGETE LE NOTE INFONDO! Buona lettura! 😘

 

 

È trascorso un mese dal giorno delfunerale, esattamente 4 settimane sono già passate. Avvolto nel mio cappotto blu, il colletto alzato a nascondermi parte del viso. Cammino in allerta tra le strade di Londra. Non posso farmi riconoscere, non per il momento. Mi dirigo al cimitero. Il cielo plumbeo rispecchia il mio umore delle ultime settimane. Da quando ho dovuto separarmi da John. Mi manca, ogni giorno di più. Continuo a camminare. Vago per un po’ senza una meta precisa, semplicemente respirando la mia città. Grazie a mio fratello ho saputo che lo troverò oggi, John. Sulla mia tomba. La mia tomba. Vuota. Ho bisogno di vederlo. Anche solo da lontano, anche solo per un momento. Per vedere come sta. Ne ho infinitamente bisogno. Il cuore inizia ad accelerare il battito, mentre la testa vaga tra pensieri e ricordi di lui. E mi rendo conto di quanto realmente lo ami. Più di quanto avrei mai pensato di poter fare.

 

Alla fine a casa di Mycroft ci sono rimasto. Credevo davvero di rimanere da lui, dopo il funerale, per un paio di giorni al massimo. Ma, anche se non mi spiego nemmeno io ancora il perché, sono rimasto. Mi pare, anche se sarà solamente una mia impressione, di vederlo un po’ più tranquillo. Come se lo rassicurasse tenermi costantemente sott'occhio. A realizzazione non mi stupisco. “Pff, tipico di Mycroft.” Penso.

 

Non so quanto tempo è passato, forse un ora o due. Decido di avviarmi verso il cimitero, assorto tra i pensieri, che riguardano solo una persona, ovviamente. John Watson… Come ormai succede da tempo, in particolare in quest’ultimo mese… da quando me ne sono andato.

 

All’improvviso mi ritrovo fermo, davanti ai cancelli scuri del cimitero. Ero talmente perso a pensare a John che le mie gambe si sono mosse da sole fino a qui, senza che me ne sia accorto. Rimango ad osservare per pochi istanti il ferro nero, poi entro. Cammino tra gli alberi e le lapidi. Eccola. Mi tengo distante, quanto basta per non essere visto semi nascosto dal tronco di un albero. Ed eccolo, lui è lì. In piedi osserva con gli occhi vuoti il marmo nero su cui è inciso il mio nome. Vorrei poter andare da lui, dirgli che va tutto bene. Dirgli che sono qui, che sono vivo. Ma non posso. Tra di noi non cambierebbe nulla, continuerei ad amarlo in silenzio, nascosto nell’ombra… un accenno di sorriso mi incurva un angolo delle labbra a questo ultimo pensiero, per il parallelismo. Poi torno ad immergermi nei mie pensieri mentre continuo ad ammirarlo. Anche se mi fa male vederlo così, non posso fare niente. Non cambierebbe davvero nulla. Continuerei sempre ad amarlo, mentre lui ama qualcun’altra. Anche lui non ricambiato.

 

Lo vedo allungare una mano davanti a sé, qualche istante dopo. Sfiora con le dita la lapide. Per qualche secondo rimane totalmente immobile in quella posizione, come un blocco di pietra. Nemmeno un muscolo del suo corpo si muove in quei pochi istanti. E all’improvviso si accascia, in ginocchio, sul terreno freddo. Sta piangendo. Inizia a tossire e tanti piccoli petali bianchi lasciano le sue labbra. Sto male anche io a vederlo così… fragile. “John…” sussurro quasi inudibile. Quella vista mi spezza il cuore. Mi sembra di rivivere una scena già vissuta. La stessa del funerale. Lui accasciato davanti la mia tomba, in lacrime ed io nascosto nell’ombra senza poter fare nulla.

 

Ad un certo punto lo vedo scagliare un pugno violento, pieno di rabbia e disperazione sul marmo. Seguita da un secondo e poi un terzo. Un gemito di dolore esce dalle sue labbra. Mentre si tiene la mano insanguinata. Ed io muoio ogni secondo un po’di più. Rimango impotente davanti a quella scena orribile. John, il mio John, il mio amore che si distrugge con le proprie mani. Mentre io non posso fare niente per fermarlo, non riesco a fare niente.

 

“Io ti amavo… io ti amo Sherlock!” Quella frase quasi urlata con tanta disperazione mi gela sul posto. Mi fischiano le orecchie ed il terreno sotto i miei piedi scompare. Sento il mio battito cardiaco pulsanti in testa. Non può averlo detto, non è possibile… Non so cosa fare, sono come paralizzato. Rimango lì imbambolato senza reagire. Mille emozioni si sovrappongono dentro di me. Incredulità, euforia, sollievo, paura, rammarico, sgomento…

 

Un istante dopo i miei piedi si muovono da soli ed in poche falcate esco dall’oscurità e mi ritrovo accasciato accanto a John. E lo sto stringendo tra le mie braccia. Il suo volto poggiato sul mio petto. Sta ancora piangendo. “perdonami John…” riesco soltanto a sussurrare. Mentre le mie lacrime ed i miei singhiozzi si mischiano si suoi. “perdonami.” Ripeto flebilmente tra i singhiozzi. Avrei voluto dirgli tante altre cose, ma le parole non escono. Ma in quel momento quell’unica parola esprime tutto. Scusa di tutto, Perdonami per averti lasciato solo a soffrire, perdonami di non aver capito quanto stavi male per me, perdonami di averti fatto soffrire così, perdonami di non aver capito ciò che provavo. Perdonami di averti abbandonato… mi sei mancato.

 

Mentre per lo stringo al mio petto sento il suo corpo irrigidirsi per qualche istante. È sorpreso e incredulo alla situazione. Lo posso capire, mi ha visto cadere… poi però preme il viso sul mio cappotto, lo sento inspirare profondamente. Si calma. “Sherlock…” sussurra singhiozzando ancora. “S-se-i vivo…” continua, prendendosi di più al mio petto. Lo stringo più forte tra le mie braccia, in una muta promessa. “Da ora non ti farò più andare via…” “Ti amo. Ti amo John…” le parole escono da sole, è una sensazione indescrivibile, essere lì con lui tra le mie braccia, essermi dichiarato, avergli sento dire tra le lacrime che sono sempre stato ricambiato…

 

Non so quanto esattamente rimaniamo lì in quella posizione, l’uno tra le braccia del altro, singhiozzando. Mi è mancato da fare male, tanto male. Poso delicatamente le labbra sulla sua tempia, tenendolo ancora stretto a me, gli lascio un bacio. “perdonami” ripeto. “perché?” mi chiede. Non ho bisogno di domandargli a cosa si riferisce. Perché lo hai fatto? Perché te ne sei andato? “Perché?” ripete, questa volta cominciando a battermi le mani a pugno sul petto. “P-percheè?” Inizia a singhiozzare più forte. “Moriarty vi avrebbe uccisi.” Rispondo solamente, quasi senza guardalo in volto per non vedere come io stesso l’ho ridotto. “Ti avrebbe ucciso” aggiungo flebilmente. Alzo la testa gradandolo in volto, una mano corre alla sua guancia per asciugargli le lacrime. Poi senza pensare mi avvicino al suo viso e le mie labbra sono sulle sue. Le sue labbra sono morbide e salate, a causa delle lacrime. Il contatto dura poco, solo pochi istanti, ma una scossa elettrica mi attraversa la colonna vertebrale. Anche se non era proprio così che mi ero immaginato il nostro primo bacio. “ ti avrebbe ucciso. N-non, i-io non potevo…” sussurro ancora.

 

Passano diversi minuti, probabilmente, non so quantificarlo, durante i quali rimaniamo ancora lì così. Fronte contro fronte, gli occhi chiusi pieni di lacrime, la mia mano ancora posata sulla sua guancia e i nostri cuori che battono furiosi. Conosco John, so che la questione non è ancora chiusa. È arrabbiato, ferito, tradito… Come se John mi avesse letto nel pensiero apro gli occhi di scatto, quando sento improvvisamente la guancia bruciare. I miei occhi incontrano i suoi, ora fiammeggianti. La mano chiusa a pugno, tremante, per la troppa forza con cui la stringe; quella con cui mi ha appena girato uno schiaffo. L'ho meritato. Non faccio in tempo a finire il pensiero che due labbra calde e bagnate di lacrime si premono sulle mie. John mi sta baciando. “Wow! È una sensazione meravigliosa.” Penso. È ancora meglio del primo bacio, quello di poco prima. “Stronzo!” “sei uno stronzo. Ma ti amo…” lo sento bisbigliare sulla mia bocca. Dopo quelle parole insieme ci alziamo da terra per lasciare finalmente quel posto. “Riportami a casa.” Dice dopo una piccola pausa.

 

E se John e Sherlock quando hanno lasciato il cimitero avevano ancora le mani intrecciate l’uno con l’altro, o se a quei baci ne sono seguiti altri oppure se è successo di più… E ancora se Sherlock se la sia cavata solamente con uno schiaffo, una volta tornati al 221B; o se nelle settimane successive i petali hanno smesso di crescere per successivamente scomparire, nell’organismo dell’uno e dell’altro, questi non sono fatti nostri… o forse sì?

 

~~~~~Fine~~~~~

 

 

NOTE AUTRICE:

Eccoci giunti al capitolo conclusivo. Già... è l'ultimo capitolo! 😭 Mi ero affezionata a questa storia, e mi fa strano che sia finita. Comunque... Vi ringrazio di averla seguita fino a qui, e vi chiedo di continuare a farlo perché a breve pubblicherò una oneshot/capitolo aggiuntivo, come finale a rating Rosso...

Bye~ 😘

   
 
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