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Autore: crazyfred    16/06/2020    5 recensioni
{FRANCESCO & EMMA} "La neve aveva assunto l'odore dei suoi baci sotto i portici, del cioccolato, della cannella e delle arance che aromatizzavano i bicchieri bollenti di vin brûlé"
Prosieguo ideale della storia d'amore di Emma e Francesco, dove li abbiamo lasciati alla fine della quinta stagione. La voglia di ricominciare da zero, ma anche di non cancellare quello che è stato, il ricordo indelebile di errori da non commettere più. E chissà, magari coronare il loro amore con un nuovo arrivo...
Ma anche la storia di quella banda di matti che li circonda: Vincenzo, Valeria, ma anche Isabella, Klaus e naturalmente Huber.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Commissario Nappi, Emma, Francesco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 - Mio Fratello è Figlio Unico

 



Emma faceva avanti e indietro sul binario della stazione, pestando la linea gialla che la voce metallica, dagli altoparlanti, ricordava di non oltrepassare. Ripensava alla conversazione con sua madre, al fatto che l'ultima volta che l'aveva sentita, prima dell'intervento, si era limitata a chiedere di farle sapere, perché le sue mostre e la sua arte an quanto pareva erano più importanti di una figlia che rischiava la vita. Così anche suo padre, il dottor Giorgi, al quale non si era mai rivolta per un consiglio o un aiuto per la sua malattia, nonostante tutte le sue conoscenze: avrebbe percepito il suo obbligo e non voleva essergli grata di nulla. Quando si era sposata si era limitata a mandare loro una foto che Klaus aveva scattato di nascosto mentre lei e Francesco salivano sulla barca per un giro di cui Francesco le era ancora debitore. Un telegramma di congratulazioni dal padre, niente dalla madre: probabilmente si era sentita offesa di essere stata esclusa, ma era niente a confronto dell'esclusione che Emma aveva patito durante la sua infanzia. Così, ora che li stava rendendo nonni, aveva preferito non proferire parola.
Di punto in bianco, però, sua madre aveva deciso di farsi viva, interpellandola solo per un aiuto con suo fratello Giulio. Lo aveva visto poco meno di un anno prima e aveva scoperto che faceva uso di cocaina. Giulio. Il suo fratellino. I suoi genitori avevano tentato di recuperare il loro matrimonio mettendolo al mondo, ma l'unico risultato ottenuto era stato un matrimonio distrutto e due bambini soli che si erano fatti compagnia a vicenda il più possibile. Ma sempre bambini restavano e in balia dei genitori separati: Emma era rimasta a Milano, con il padre e la zia; suo fratello, ancora piccolino, era partito per Firenze con la madre. Emma avrebbe voluto aiutarlo, ma quando aveva confessato di fare uso di droghe non era in grado di aiutare neanche sé stessa: avevano litigato e lui era partito, un altro tassello della sua infanzia si sgretolava davanti ai suoi occhi. Ora, nonostante tutto l'astio con sua madre, non avrebbe sprecato l'opportunità di ricomporlo.
Francesco, seduto ad una panchina poco più indietro, la osservava pensieroso.
 
"Inutile che ti ostini, perché non cedo!" le disse, fermo, chiudendosi alle spalle la porta di casa. La pioggia li aveva colti all'improvviso e, senza ombrelli, con le borse della spesa avevano dovuto percorre a passo svelto la passerella scivolosa della palafitta. Preoccupato da eventuali passi falsi e pericolose scivolate della moglie, Francesco aveva dovuto sorbirsi anche il suo monologo testardo.
"Ma è mio fratello!" "Non mi interessa, Emma, è troppo pericoloso!"
Giulio aveva provocato un incidente sotto l'effetto di sostanze stupefacenti e per questo avrebbe dovuto svolgere dei lavori socialmente utili, ottenendo di poterli svolgere a San Candido. La madre sperava, così facendo, di tenerlo lontano dalle cattive compagnie e magari aiutarlo a disintossicarsi. Classico: per gli scaricabarili e il rifugio degli afflitti si correva sempre da Emma. Questo lei non se lo sarebbe mai spiegata, ma non si sarebbe comunque tirata indietro. Lei era diversa dalla sua "famiglia" e così si era messa in testa di volerlo ospitare in palafitta. Per lo spazio avrebbero trovato una soluzione … lo facevano sempre, diceva.
"Parli così perché non hai un fratello" "Ho avuto Walter …" le ricordò. "E allora dovresti capire cosa significa voler fare qualcosa prima che sia troppo tardi" Walter, amico fraterno di Francesco, aveva preso la strada del crimine per continuare ad avere uno stile di vita che non poteva più permettersi. Scoperto, aveva deciso di sfuggire all'onta del carcere, ma soprattutto alla perdita della libertà, buttandosi da una scarpata. Francesco aveva assistito impotente: tutte le sue parole e i suoi scongiuri non erano serviti a niente. Lui era cambiato, la vita dietro ad una scrivania, come l'aveva chiamata Walter, non gli stava più stretta, ed era riuscito a capire quell'amico che andava ancora a 200 all'ora quando ormai era troppo tardi. Emma aveva toccato un nervo scoperto, Francesco non si era perdonato di non essere riuscito ad evitare quella morte, anche se si trattava di una sua scelta.
Nervosa, per il rifiuto di Francesco di ospitare suo fratello, Emma riponeva scatole e barattoli con foga e sbattendo cassetti e sportelli. Ultima vittima, lo sportello del piccolo frigo.
"Ti prego … non ti agitare, ti fa male" Francesco la prese per le braccia e, a causa dei movimenti repentini di lei e la forza mal calcolata di lui, finirono appoggiati contro il piano della piccola cucina. Quando Francesco si era trasferito in quella casina sulle acque del lago era ridotta a poco più di un magazzino. Il suo stile di vita spartano, da soldato abituato a rinunce e frugalità durante le missioni, e la malinconia che si portava dietro dalla sua vita, gli avevano fatto pensare a quel posto più come ad un tetto sopra la testa che come una vera e propria casa. Solo quando Emma è entrata nella sua vita, Francesco aveva iniziato a ricomporre i pezzi e a dare un’aria più dignitosa e vivibile a quel luogo, che ora era diventa un vero e proprio appartamento sull'acqua. Era semplice, rustico, c'era tutto quello che serviva; loro non avevano bisogno di vivere con molte pretese e fronzoli. Ma era intimo e confortevole, a loro misura.
"Guardami …" Emma aveva girato la testa dall'altro lato per evitare lo sguardo di Francesco "guardami … lo sai che non ti rifiuterei niente e in altre circostanze sarei il primo a farsi avanti per Giulio. Ma non siamo più solo io e te … dobbiamo stare attenti" le sue mani, che la placcavano alle braccia, erano scese delicatamente ad afferrarle la vita e i pollici le accarezzavano lievemente la pancia. Lo sguardo di Emma scese sul suo ventre e le sue mani corsero a quelle del marito. "È mio fratello, lo conosco … non mi farebbe mai del male" "Emma io lo so quanto gli vuoi bene, ma nelle sue condizioni non si può mai essere sicuri. Io non me la sento di correre alcun rischio. Se dovessi rimanere da sola con lui e per qualsiasi motivo dovesse diventare aggressivo? Se ti accadesse qualcosa non me lo perdonerei mai"
Emma ci pensò un po' su. Sì, voleva bene a Giulio. Da piccolini, con quasi 10 anni differenza, lei era un po' una mamma per lui. D'estate, al mare in Versilia lei lo portava sotto la doccia dello stabilimento e gli toglieva via la sabbia prima di tornare a casa; quando i temporali estivi tuonavano forte, il piccolo Giulio si rifugiava nella cameretta di Emma, dove lei finiva sempre per raccontargli qualche storia: lei spalancava sempre la finestra, per far entrare l'odore dei pini marittimi bagnati dalla pioggia, ma vicino a lei non aveva paura.
"E quindi? Non dovrei fare niente …?" "No, ma per una volta devi renderti conto che è qualcosa più grande di te e dobbiamo lasciar fare ad altri"
"A cosa stai pensando?" "Tuo fratello ha bisogno una comunità di recupero, un centro per disintossicarsi …" "Ah! Quindi in pratica mi stai dicendo che dovrei rinchiuderlo in una clinica?" "Non ho detto questo" disse, la voce calma; se voleva che Emma ascoltasse le sue ragioni, aveva bisogno di parlarle nella maniera più docile e tranquilla possibile "ma deve stare in un luogo sicuro, per sé stesso e per gli altri. Dove possano aiutarlo se ha una crisi. So che il Comando Provinciale collabora spesso con dei centri di recupero per dei progetti, posso provare a vedere se c'è qualche posto libero"
 
E così fece. Saltò fuori un posto in un centro riabilitativo a metà strada tra Dobbiaco e San Candido, dove avevano accettato il ragazzo nonostante i suoi guai con la legge. Emma era ancora restia a credere che non ci fosse soluzione migliore, che non ci fosse nulla che potesse risparmiare a suo fratello quell'esperienza, ma le preoccupazioni di Francesco avevano avuto la meglio su di lei: il bambino doveva venire prima di tutto il resto.
"Il treno regionale 1875 proveniente da Fortezza/Franzensfeste e diretto a San Candido/Innichen delle ore 17.40 è in arrivo al binario 1. Allontanarsi dalla linea gialla
Gleis 1. Einfahrt Regionalzug 1857 nach Innichen/San Candido uber Fortezza/Franzensfeste. Abfahrt 17.40. Vorsicht bei der Einfahrt."
La speaker annunciò l'arrivo del treno, che già si intravedeva in lontananza. Emma, fatto qualche passo indietro per sicurezza, cercava suo fratello in mezzo ai lavoratori e agli studenti pendolari di ritorno da Bolzano e Brunico. Alla fine fu più facile per lui trovare lei, avvolta nel suo montgomery rosso. Giulio, zaino in spalla, si sbracciò per farsi notare, mentre dall'ultimo vagone avanzava verso la sorella, ed il volto di Emma si illuminò in un gran sorriso nel vederlo, allargando le braccia per accoglierlo in un lungo abbraccio. Era da tanto che avrebbe voluto stringerlo, ricucire lo strappo che si era creato e che mai e poi mai sarebbe dovuto accadere. Non tra loro. Per lei era sempre il suo fratellino adorato, agognato per 9 lunghissimi anni, a cui nessuno aveva potuto mai torcere un capello senza prima passare sul corpo di Emma e con il quale, nonostante la differenza d'età, aveva da sempre un rapporto speciale. Eppure qualcosa, inspiegabilmente, si era rotto. Emma non riusciva ancora a spiegarsi come fosse possibile che proprio a lei avesse nascosto qualsiasi disagio stesse provando, decidendo di affogarlo nella dipendenza dalla polvere bianca, invece di parlarne con lei.
Francesco si avvicinò a loro, timidamente, con la paura di rompere quel momento magico tra fratelli. Non era geloso di Giulio, tuttavia lo sorvegliava a distanza, diffidente. Ad Emma avrebbe dato anche la luna se gliel'avesse chiesta, ma non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. E Giulio gliene aveva fatto.
"Giulio, mio marito Francesco … Francesco, mio fratello Giulio"
In realtà i due si conoscevano già, ma Emma si sentì in dovere di fare di nuovo le presentazioni, come fosse per tutti un nuovo inizio. "Il tuo Francesco … ce l'avete fatta, alla fine…" disse, stringendo la mano al cognato.
Il viaggio in auto verso la struttura che lo avrebbe ospitato fu silenzioso, poche frasi di circostanza sul viaggio, sul meteo e sui saluti dei parenti che Emma non vedeva da anni e avrebbe fatto a meno di vedere ancora per parecchio.
Arrivati in comunità a Giulio fu assegnata una stanza singola. Prima di lasciarlo, fu concesso ad Emma e Francesco di aiutarlo a sistemarsi. "Un bel posto, no?" notò Francesco, ammirando fuori dalla finestra il paesaggio "Ben tenuto … tanto verde…"
Giulio, stranito, borbottò qualcosa tra sé e sé, gettando il suo borsone da viaggio sul lettino. Francesco per quieto vivere, si impose di passare oltre a quella protesta sottovoce. Emma, però, richiamata dal rumore metallico del borsone che rimbalzò sul letto, si era accorta della tensione tra i due. "Dai ..." incoraggiò il fratello "ti aiuto io. Amore, ci lasci cinque minuti tra fratelli?" "Sicura?" domandò Francesco, sottovoce. Lo rassicurò, posando un bacio a metà all'angolo della sua bocca.
"È un bel mastino, tuo marito …" commentò Giulio, ridacchiando, appena Francesco ebbe chiuso la porta dietro di sé "anzi, mi fa così strano saperti sposata …"
Emma sogghignò, iniziando ad aprire il borsone "È solo molto protettivo, ma mi vuole bene" "Secondo me, se controlliamo, lo troviamo attaccato alla porta ad origliare …" "Francesco?! Nah … credimi, se mi avessi vista come mi ha visto lui, lo faresti anche tu…" "Cosa vuoi dire?" "Mi sono sottoposta ad un intervento per rimuovere l'aneurisma, ormai sei mesi fa più o meno…sono stata diversi giorni in rianimazione. Non una passeggiata…né per me, né per lui" Emma aveva provato diverse volte ad affrontare l'argomento con Francesco, in quelle notti agitate in cui lui non riusciva a dormire. Ma, nonostante gli sforzi per essere sincero con lei, Emma sentiva la sua fatica nel rivangare, l'impegno che ci metteva per mitigare il racconto di quei giorni. "Ti sei operata?" domandò il ragazzo "ma...ma non mi avevi detto di essere incinta? … Alla fine hai deciso di…" Emma fece no con la testa "L'ho perso … pochi giorni dopo che te ne sei andato" ad Emma faceva ancora male parlarne. "Oddio Emma … mi dispiace da morire … se solo avessi saputo"
Poche persone, fidate e discrete, sapevano del bambino; le aveva fatto troppo male perché fosse un argomento da trattare con leggerezza, ed era convinta che non le sarebbe passata mai del tutto. Forse, un giorno, con un bambino tutto suo, sarebbe riuscita ad elaborare quella perdita, ma non si sentiva ancora pronta. Era passato troppo poco tempo. Giulio, un altro momento, sarebbe stato la prima persona da chiamare, ma si erano lasciati troppo male e la delusione che le aveva causato era, forse, da aggiungere ai pesi che le avevano appesantito la gravidanza. Non lo avrebbe mai ammesso ma forse, inconsciamente, gli aveva anche addossato parte della colpa.
"Non devo esserti sembrato troppo diverso dai nostri genitori"
Questo Emma non lo avrebbe mai pensato; gli prese il viso tra le mani "Ora lo capisci perché è importante che ti liberi da quelle schifezze che mandi giù? Perché tu non sei come loro, ma hai lasciato che ti trascinassero a fondo con i loro comportamenti"
I loro genitori non avevano mai fatto mancare nulla ad entrambi ma, laddove Emma si era ribellata a questo sistema di pulizia delle loro coscienze, Giulio, il piccolino di casa, sempre coccolato e viziato da tutti, aveva beneficiato di ogni lusso e ogni benessere che i soldi di papà e i continui sì di mamma potevano garantire. Spesso solo, non aveva imparato a distinguere l'affetto dal risarcimento per le continue assenze.
Giulio annuì alle parole di Emma, ma sul metodo la vedeva diversamente "Non era necessario tutto questo casino … la comunità, gli orari stretti per le visite … neanche fossi un criminale!" Prendendo le magliette dal borsone, le riponeva alla rinfusa nei ripiani dell'armadio che aveva a disposizione "Ho fatto una cazzata, lo so, ora ne sono consapevole, ma…" "Giulio … non è un percorso che puoi fare da solo e io non posso aiutarti."
"Non ti fidi di me? Ah, già … è il tuo maritino che non mi vuole tra i piedi … un perfettino come quello non può farsi vedere in giro con un cognato tossico, vero?" "Sei ingiusto … Francesco non si tira mai indietro quando c'è da aiutare qualcuno. Ma ogni situazione è diversa e insieme abbiamo valutato che questa è la soluzione migliore" "Per chi? Per voi?" "Anche …" disse Emma, severa. Più parlava con Giulio, più lo osservava interagire con lei, più si rendeva conto che quello non era il fratello: le pupille dilatate, le narici irritare, la facile irritabilità, il fantasma della dipendenza parlava per lui. Se in un primo momento aveva dato ragione al marito solo per il bene del loro bambino, ora si rendeva conto che Francesco aveva avuto maggiore lungimiranza nel comprendere la situazione di suo fratello e, di certo, non bastavano le sue buone intenzioni a farlo uscire dal tunnel della droga.
"Sei cambiata" le disse, amareggiato "non sei più la mia sorellona"
"La vita ci cambia" la scocciava trattarlo così, egoisticamente, ma la sua generosità e la sua gentilezza non avevano fermato il fratello dal farsi del male con le sue stesse mani e, allo stesso tempo, dal ferire la persona che diceva di amare più di tutte al mondo, sua sorella. "Non sono più sola, devo pensare al bene della mia famiglia" ribadì Emma, togliendosi la giacca: l'agitazione l'aveva fatta accaldare. Suo padre era una figura lontana, tra conferenze e giri in corsia, sua madre troppo piena di sé e della sua arte per curarsi degli altri: Emma aveva smesso di considerarli famiglia molto tempo addietro. Adesso che a fatica ne stava costruendo una tutta sua, l'avrebbe difesa come una leonessa. Nonostante il maglioncino, che a San Candido era ancora d'obbligo malgrado l'affacciarsi della primavera, una leggera rotondità iniziava a farsi visibile sul ventre di Emma; lei e Francesco la scorgevano a malapena ma Giulio, che non vedeva Emma da parecchio tempo, notò immediatamente la differenza. "Sei incinta?" Emma non fiatò, accennando ad un sì con la testa. "Io non volevo…" "Tu non vuoi mai … eppure riesci sempre a fare casini. Hai bisogno di aiuto per questa cosa e non posso dartelo io. Prima lo capirai, prima potremo farci una bella chiacchierata delle nostre. In bocca al lupo"
Aprì la porta e si portò nel corridoio. Francesco, appoggiato alla parete di fronte alla camera, le mani in tasca, scattò verso Emma, notando immediatamente qualcosa che non andava. "Tutto ok?" "Andiamo a casa" gli disse, telegrafica, continuando a camminare. Francesco buttò un'occhiata veloce in camera, nero di rabbia. Giulio era seduto ai piedi del letto, la testa bassa, le mani tra i capelli. Qualcosa gli disse che aveva assaggiato una delle fini stoccate di Emma, che non lasciano ferite enormi, ma stillano sangue goccia a goccia: e la cosa, per quanto infelice, lo fece gongolare.


 

Angolo dell'autrice

Ciao a tutti! Sono tornata leggermente prima di quanto avevo previsto, ma meglio così, no? Ad ogni modo, a differenza di quanto detto, ho deciso di non continuare la divisione del capitoli in mesi, perché ritengo che capitoli più corti siano più facili da leggere online. Ogni tanto però ci saranno ancora dei capitoli che avranno come titolo il mese della gravidanza, giusto per avere un riferimento temporale di tanto in tanto. Come avete potuto leggere, una vecchia conoscenza dei nostri è tornata e sta creando scompiglio. Speriamo la situazione si ridistenda al più presto. Alla prossima!!!
   
 
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