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Autore: TheGhostOfYou0    22/06/2020    2 recensioni
Un segreto in grado di distruggere una famiglia.
Un peccato tramandato di madre in figlia.
Anno 1469.
Francesco de’ Pazzi è vittima di un cognome importante ma non abbastanza, eclissato da quello della rivale famiglia de’Medici ed è pronto a tutto pur di ridare alla propria il prestigio che merita.
Fiammetta Canacci sogna una libertà che non le verrà mai concessa, fa parte delle piccola nobiltà fiorentina e lei, con un matrimonio, rappresenta l’unica possibilità per la sua famiglia caduta in disgrazia.
Sullo sfondo della Firenze del Magnifico i destini di un uomo in cerca di gloria ed un ragazza in cerca di se stessa sembrano intrecciarsi, stringersi intorno a quello della più potente famiglia del tempo, travolti in una spirale d’odio così profondo e violento da rendere difficile distinguere il bene dal male, fino ad i tragici eventi del 1478.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
Capitoli:
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 Questo è un capitolo di passaggio, ho pensato molto se pubblicarlo, ho provato a modificarlo ma mi sono resa conto che era necessario rimanesse così per dare un maggiore senso ai prossimi. 
Possiamo dire che è l'inizio della chiusura di una prima fase della storia, quella introduttiva, piano piano già con il prossimo capitolo verranno fuori i primi indizi, i piani, i complotti e si entrerà nel vivo. 
Ringrazio tutti voi che continuate a leggere, spero vi piaccia. 


Capitolo ottavo
-Un mese dopo-
Firenze,
 Giugno 1469
 
Novella camminava a capo chino, senza staccare lo sguardo da terra, e più Francesco si voltava verso di lei, nell’intento di comprendere cosa avesse, più sembrava desiderare di poter fuggire al suo sguardo, chiudendosi –anche fisicamente –sempre più in se stessa.
Un parte di lui avrebbe voluto prenderla per le spalle e scuoterla così forte da farle tornare il senno, ricordandole che era comunque sua moglie, non certo una condannata a morte, e che avrebbe dovuto essere felice o quantomeno fingerlo, se proprio non riusciva più ad apprezzare tutto ciò che le dava.
L’altra, quella più lucida e razionale, sapeva che non sarebbe servito ad altro se non ad allontanarla ancora di più. Però così non poteva andare avanti, doveva trovare un modo per convivere con lui e comportarsi come degna compagna di un Pazzi: fiera e splendente.
Quella pallida ombra di donna al suo fianco non era la stessa che aveva sposato, o tantomeno quella che amava. Lei sembrava scomparsa in qualche recondito angolo della Terra, o forse era appartenuta ad un sogno lontano a cui s’era concesso di credere troppo a lungo e dal quale si stava svegliando.
Scosse il capo.
No, non si stava affatto svegliando, non se tutto quello che pensava guardandola era trovare un modo per riaverla indietro, riportarla a sé, dov’era giusto che fosse.
Voleva che lo amasse ancora, di nuovo come all’inizio e desiderava credere che infondo non avesse mai smesso sul serio di farlo.
 
La guardò andare avanti senza di lui, verso l’entrata della chiesa, non la richiamò né la seguì, rimase lì, fermo finché una mano si posò sulla sua spalla. Suo zio Jacopo lo aveva affiancato senza che lui se ne accorgesse, i suoi occhi chiari fermi sulla famiglia Medici che si apprestava ad entrare in Santa Maria di Fiore.
“Li vedi?”Chiese. Francesco annuì, anche se il suo sguardo era stato catturato da una chioma rossa, proprio lì, in mezzo a loro, che però con loro non aveva nulla a che vedere. Fiammetta Canacci li seguiva, conversando con Nannina e Bianca, affiancata da sua madre e suo padre, come fossero un’ unica, grande famiglia. Evidentemente il matrimonio tra lei e Soderini, la cui notizia aveva fatto ormai il giro della città, era più importante per i Medici di quanto immaginassero.
Francesco si domandò perché, cosa avesse da offrire la famiglia Canacci ai potenti Medici.
“Dobbiamo trovare un modo per farli crollare, prima che siano loro a farlo con noi” Disse Jacopo. Ripeteva quella stessa frase da giorni, come fosse una preghiera, un mantra, un modo per ricordarsi di poterlo fare quando in realtà navigavano in acque nere.
Avevano pensato di usare Guglielmo per i loro scopi, ma non solo Francesco –che da sempre aveva provato per quel suo fratello così straordinariamente buono un morboso senso di protezione –voleva tenerlo lontano dai problemi della loro famiglia, anche Jacopo non si fidava affatto di lui, anzi, mal tollerava la sua presenza tanto che, persino in chiesa, fingeva non esistesse.
Considerava la sua fedeltà nei confronti della moglie e della sua famiglia un tradimento imperdonabile.
 
Francesco osservò suo zio, i capelli ingrigiti dal tempo, gli occhi induriti dalle preoccupazioni e decise che se le sarebbe caricate lui sulle spalle, che ne avrebbe liberato Jacopo, che lo avrebbe reso finalmente orgoglioso di lui. Lasciò che un ghigno incurvasse le sue labbra.
L’ultimo rimasto, il più giovane, il più inesperto sarebbe stato l’eroe della famiglia ed il suo nome sarebbe stato ricordato dalle generazioni future, sfuggendo all’oblio della morte e della storia.
L’unico modo per farlo era colpire i Medici dall’interno e la sua via preferenziale aveva lunghi capelli rossi ed era un demone con cui bisognava giocare una partita ben studiata.
Poi lo vide, il modo per entrare nelle grazie di Fiammetta Canacci era proprio lì, seminascosto dietro un muro, con il volto sporco ed i vestiti strappati .
Spiava la ragazza, ancora una volta.
Lo sconosciuto era tornato, come quasi ogni giorno faceva, osservandola mentre entrava ed usciva dalla messa mentre quella sciocca, che  non  sembrava aver imparato nulla dalla sua disavventura,  non se n’era neppure accorta. Francesco si, quasi immediatamente, ma aveva combattuto contro il desiderio di avvertirla o di inseguirlo, sia per il trattamento che aveva ricevuto l’ultima volta che aveva deciso di aiutare la Canacci, sia perché ora era chiaro che volesse qualcosa da lei e lui avrebbe atteso il momento giusto per accompagnarla nella ricerca della verità.
 Non aveva alcun interesse nel sapere cosa ci fosse dietro, l’unica cosa che contava è che, alla fine dei conti, quella disgraziata della Canacci sarebbe stato il lasciapassare per la salvezza della sua famiglia.
O almeno così sperava, dopotutto gli risultava difficile credere che una come lei potesse essere tanto importante da poter cambiare la politica fiorentina.
 
 
La chiesa era fredda, così umida che Fiammetta poteva sentire le proprie ossa implorare pietà e desiderava ardentemente la messa finisse così da poter uscire alla luce del sole.
Si guardò attorno, in cerca della figura di Francesco Pazzi, ma i suoi occhi indugiarono prima su Bastiano, che sedeva poco lontano dalla famiglia Medici, accanto a suo padre. Sentì un tremito scuoterla nel notare che anche lui s’era voltato verso di lei e che sul suo viso era comparsa ancora una volta un’espressione disgustata, che le sembrò artificiale, recitata ad arte per metterla a disagio. Ci riuscì, ovviamente, e nonostante Fiammetta avrebbe voluto replicare con uno sguardo d’ammonizione, si ritrovò istintivamente a  voltarsi dall’altra parte, prestando di nuovo attenzione al sacerdote.
Ma non durò a lungo, con la coda dell’occhio riuscì a notare come Soderini ora non le stesse più rivolgendo alcuna attenzione, e ricominciò ad ispezionare i volti degli uomini seduti dall’altro lato della chiesa, scorrendo più volte tra i banchi sui lineamenti che le parevano tutti uguali e con la paura di essere colta in fragrante. Non voleva che Francesco Pazzi si accorgesse che lo stava osservando né che nessuno degli uomini la notasse a guardarli con insistenza, le sue intenzioni sarebbero potute essere facilmente fraintese, aggiungendo un altro capo d’accusa alla sua già discutibile nomea.
E questo Fiammetta non poteva permetterlo, soprattutto non ora che grazie al matrimonio con Soderini, per questo disastroso potesse essere, e ancor più grazie all’amicizia con i Medici, il suo ruolo nella società fiorentina stava cambiando. Non era certa esattamente del come e ancora non ne aveva avuto una prova concreta, ma quando cresci con gli occhi degli altri puntati addosso, sotto sguardi di sdegno e compassione, ti accorgi della loro assenza quando vengono a mancare.
 Questo stava accadendo, non tanto che la gente avesse smesso di mormorare al suo passaggio o che avessero smesso di credere alle assurde voci sulla sua persona, no. Avevano smesso di farglielo notare, quasi temessero una sua reazione, come se, improvvisamente, potesse essere un pericolo.
Come fosse una donna potente.
Ma lei potente non lo era mai stata, come non lo era Bastiano Soderini.
Lo era chi aveva organizzato il loro matrimonio, lo erano i loro nuovi amici, i Medici. Evidentemente questo bastava.
Sempre più spesso Fiammetta si trovava a domandarsi come mai Lucrezia de’Medici fosse passata dall’evitare lei e sua madre in ogni modo possibile all’invitarle a palazzo, organizzare per lei un matrimonio, trattarle come se, effettivamente, tenesse a loro quando Fiammetta sapeva perfettamente che non poteva essere così.
Cosa era cambiato?
Si chiese se lo avrebbe mai scoperto, se l’avrebbe mai capito o se, più semplicemente, non ci fosse niente da scoprire o da capire, se non fosse lei troppo prevenuta nei confronti di Madonna de’Medici.
E se non stesse commettendo lo stesso errore con Francesco de’Pazzi.
Da quando Luca Soderini aveva insinuato in lei il dubbio che potesse essere lui stesso il mandante della sua aggressione, per quanto avesse provato a reprimerlo, era rimasto incastrato nella sua mente come un parassita, divorandole i sogni, trasformandoli in incubi nei quali i volti di quello sconosciuto e del giovane Pazzi si sovrapponevano e le loro mani grandi stringevano il suo collo con la forza di due uomini, soffocandola lentamente, dandole l’impressione di poterla spezzare da un momento all’altro se solo ne avessero avuto il desiderio.
 Ma ancora una volta non riusciva a trovare una ragione valida per un atto simile.
 Non c’era niente che Fiammetta potesse dare alla famiglia Pazzi che già non possedessero, non c’era niente che potesse fare e tanto meno esisteva motivo per arrivare ad odiarla tanto da fingere un’ aggressione nei suoi confronti.
Sua madre, dopo la conversazione a palazzo de’Medici, aveva preso ad insultare la famiglia, dando per scontato che avesse ragione Soderini e che fossero proprio loro i colpevoli di quella deplorevole azione e persino suo padre, così apparentemente distaccato da ogni cosa, così disinteressato alla vita, era apparso preoccupato per lei e per quanto le era accaduto.
“Dopotutto i Pazzi hanno sempre avuto un’avversione nei confronti della nostra famiglia.”  Aveva detto, guardando fuori dal finestrino della carrozza la città scorrere sotto i suoi occhi ed immaginando la sua Fiammetta sola ed in pericolo per quelle stesse vie.
Avrebbe voluto essere un padre più attento, un uomo migliore, ma ci sono storie e segreti capaci di logorare i caratteri più sensibili, ci sono fallimenti imperdonabili, ci sono vite che smettono di essere tali senza neppure che nessuno se ne renda conto ed un giorno ti svegli e semplicemente non ti interessa più dei tuoi soldi, della tua famiglia e neppure di te stesso.
Vivi per inerzia, perché la vita è un dono di Dio e a volte finisci per peccare, chiederti se sia davvero così e perché mai Dio dovrebbe fare un dono tanto di cattivo gusto come la tua, di vita, un po’ vuota, un po’ inutile, un po’ sbagliata.
 
“I Pazzi sono una famiglia nata dal demonio.” Aveva sussurrato Agnese, stringendo la mano di Fiammetta nella propria e la ragazza aveva evitato di dirle che era esattamente la stessa cosa che dicevano di loro dal giorno stesso in cui era nata.
Però era tutto vero. Era vero che i Pazzi li avevano sempre disprezzati, probabilmente per la loro devozione ai Medici o per essere la vergogna della nobiltà fiorentina, una famiglia in rovina per colpa di un uomo, una famiglia così disperata da lasciare alle donne il compito di risollevarla nell’unico mezzo loro concesso.
Eppure, proprio il loro disprezzo –che neppure avevano mai tentato di mascherare – parve a Fiammetta una prova della loro innocenza, dopotutto non avrebbero guadagnato niente da una famiglia che ritenevano inferiore.  
 
 
“Amen.”
Fu la platea di credenti attorno a lei a riportarla alla realtà, quasi saltò sul suo posto rendendosi conto di aver passato l’intera messa a rimuginare sugli eventi ed il suo scatto attirò l’attenzione di Agnese che le lanciò uno sguardo interrogativo. Fiammetta le sorrise, per rassicurarla.
La donna era molto più attenta ed affettuosa nei suoi confronti, i loro contrasti si erano attenuati e nonostante fosse consapevole che il motivo risiedeva proprio nella sua unione con Soderini, Fiammetta fingeva non fosse così e si lasciava cullare in quell’affetto materno ed in quell’orgoglio che, nonostante il rapporto difficile e la voglia sempre maggiore di raggiungere la libertà, aveva tanto desiderato.

Si voltò nuovamente, notando che la folla già iniziava ad agitarsi in prospettiva della fine della funzione, e scrutò nuovamente i volti dei presenti ma Francesco Pazzi si confondeva tra gli uomini come fosse il più anonimo di questi, quando Fiammetta sapeva che di anonimo non aveva nulla.
Tutto nel suo aspetto era sinistro, duro, forse inquietante. Era come se l’essenza stessa del suo essere fosse stata levigata nei lineamenti taglienti, come se il suo volto fosse una specie di avvisaglia di pericolo. Bastava guardarlo un secondo per rendersi conto che con Francesco Pazzi bisognava misurare sguardi e parole.
Eppure lei lo cercava, imperterrita, perché aveva bisogno di capire, perché c’erano troppe domande senza risposta, perché era convinta di poter chiarire ogni dubbio guardandolo negli occhi, perché, come le aveva detto Luca Soderini, qualsiasi cosa volessero i Pazzi avrebbero fatto un'altra mossa per ottenerla ma dopo settimane Francesco Pazzi non s’era ancora avvicinato a lei in alcun modo.
 
Sentì sua madre spingerla fuori dai banchi di legno e continuando a guardarsi attorno si mosse verso l’uscita,  grata di potersi scaldare alla luce del sole.
Fu allora che lo vide ricongiungersi con sua moglie e capì che sarebbe rimasta sola con i suoi dubbi più di quanto avrebbe voluto. 
 
 
 
 
   
 
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