Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
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Autore: Martyss    18/07/2020    0 recensioni
“Cos’è per te l’amore?” domandai guardandolo dritto negli occhi. “L’amore?” mi chiese nuovamente lui, passandosi una mano tra i capelli, come se li avesse abbastanza lunghi da poterlo fare. Poi la sua attenzione si concentrò sulla mia figura. “E’ una cosa per persone deboli ed illuse, persone che si aggrappano a questo sentimento solo per sfuggire alla cruda realtà. Sai cosa penso? Penso che anche il tuo migliore amico arriverebbe a ferirti pur di salvaguardare se stesso, quindi perché provare sentimenti verso qualcun altro, quando si ha la certezza che da un giorno all’altro tutto finirà”.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demi Lovato, Joe Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Un’ inguaribile romantica!”
Distolsi l’attenzione dal libro che ero intenta a leggere in cerca di collegare la voce ad un volto ed il mio sguardo si posò su quei riccioli castani scompigliati e su quegli occhi nocciola abbastanza familiari. Nicholas Jonas.
“Ah..” dissi guardando l’enorme romanzo che avevo tra le mani “Romeo e Giulietta in cambio di una A in letteratura” proseguii un po’ imbarazzata. Dopo quella dannata festa lo incrociai qualche volta nei corridoi ma niente di più, non so di preciso cosa mi aspettassi, sicuramente non l’indifferenza che c’era stata.
“La signorina Rutherfields è sempre stata attratta da Shakespeare” rispose disinvolto sedendosi accanto a me “In realtà non mi dispiace..” continuai voltandomi verso di lui “Gli idillii romantici sono sempre stati il mio forte”. Mi sorrise e fissò il vuoto.
“Credi sul serio ci siano degli amori come quelli..?”
“Perché no?” Ora il mio sguardo era fisso su di lui, riuscivo a vedere dei piccoli nei nella parte destra del viso che non avevo mai notato prima. Sospirò.
“Il tuo intelletto è ancora troppo elevato per partecipare al ballo?”
“L’idea che stavolta dovrò nascondermi nel bagno delle ragazze non mi alletta particolarmente” dissi ridendo “Ma penso che ci sarò..insomma dobbiamo raccogliere fondi per la nostra trasferta scolastica all’estero, che tu ci creda o no questa sarebbe la mia prima vera gita” continuai pensando alla mia vecchia vita in Texas. “Devi tenerci tanto allora” rispose lui accennando un sorriso. Si fermò qualche secondo come per riordinare le idee poi riprese “Posso farti compagnia?”. Non capii a cosa si riferisse così mi limitai a chiedergli spiegazioni.“Posso condividere il bagno delle ragazze con te?” disse ridendo “Non credo ti sia permesso entrare” continuai io. Non riuscivo a capire se stesse scherzando o altro. “Non avevo considerato questo piccolo particolare” rispose imbarazzato.
“Potresti essere il mio cavaliere, si insomma mi puoi accompagnare al ballo” dopo aver pronunciato questa frase, caddi in una specie di apnea dove i dubbi mi soffocarono. Forse il suo fine non era quello di passare una serata con me e la mia ‘mossa’, che un secondo prima avrei definito intrapendente, mi parve del tutto sfacciata ed imprudente. “E’ quello che volevo chiederti ma.. non sono molto bravo con le parole”. Rimasi in silenzio non sapendo bene cosa dire e come comportarmi, lui si portò indietro i riccioli con la mano sinistra e fu solo allora che notai l’anello. Non erano adolescenziali voci di corridoio. L’incisione di quella frase scintillò al contatto col sole e nella mia mente una serie di domande mi percorrevano il cervello in cerca di risposte. Risposte che non arrivarono. Ero certa che se fosse stato a conoscenza dei dettagli scandalosi che riempivano il mio passato, avrebbe ritirato quella specie di invito all’istante. All’improvviso mi sentii fuori luogo accanto a lui. Non gli sarei bastata, non mi sentivo abbastanza. Non mi sento mai abbastanza. Nella mia testa rimbombò la frase detta da Miley il giorno prima ‘Tu sei un po’ lui al femminile’. Non c’era cosa più sbagliata. La mia vita era una lotta, una lotta contro la dipendenza. Ogni giorno provavo quella strana voglia di alcool che mi inebriava e mi faceva impazzire. Avrei potuto essere come lui?! In quel momento mi sentivo anche peggio di suo fratello. Forse assomigliavo a Joe. Il suono insistente della campanella mi riportò alla realtà. “Meglio entrare” mi disse cogliendo la mia distrazione. Sorrisi provando a nascondere le incertezze che si facevano sempre più profonde. “Ci vediamo dopo” continuai ed entrai velocemente in classe.
Osservai quella tazza di latte per più di 10 minuti, come se potesse suggerirmi una via d’uscita. Era arrivata in fretta la sera del mio suicidio, pensava potessi fuggire, forse? All’arrivo di Nicholas mancava meno di venti minuti e io ero quasi pronta. Decisi che le scarpe alte 15 centimeti, che Miley scelse per me, le avrei messe una manciata di secondi prima di uscire. Eccetto quel particolare tutto era pronto. I capelli erano raccolti in un ordinato chignon da ballerina che lasciava scoperte le spalle non troppo larghe e grandi. Un delicato strato di lip gloss rossastro adornava le mie labbra e le rendeva molto più carnose di quanto fossero in realtà, il leggero luccichio che si intravedeva sulle palpebre e il mascara di un nero intenso mi offriva un’aria quasi regale. Il vestito era di un rosa antico con una prorompente scollatura decorata con delle piccolissime perline lucenti, fasciava la vita per poi ricadere morbido. Non ero dell’umore giusto per un ballo. Avrei preferito mettere dei jeans e uno dei maglioni extra-large, che tanto odiava Miley. Avrei preferito starmene a letto a guardare uno di quei film strappalacrime, dove la protagonista alla fine muore sempre. Il campanello suonò, misi frettolosamente le scarpe ed uscii.
Mi ritorvai davanti un Nicholas Jonas più bello che mai. Lo smoking gli donava un non so che di misterioso, i riccioli sembravano essere leggermente di lucenti e chiari. Quando il suo sguardò si soffermò sul mio, di aspetto, mi morsi un labbro per la timidezza.
“Mio fratello voleva che ci recassimo lì con quella” mi disse imbarazzato e dietro di lui scorsi un’imponente e lussuosa limousine nera pronta ad aspettarci. Un attimo prima ero una liceale che va ad un banalissimo ballo scolastico ed un attimo dopo ero stata catapultata in un film per adolescenti. Sorrisi al pensiero. “Tuo fratello non si fa scrupoli”. Mi porse la mano e io la afferrai saldamente.
“Ce l’avete fatta!” brontolò Joe appena entrammo. Alla sua destra due occhi azzurri e una chioma biondo platino attirava l’attenzione, forse a causa del lungo e aderentissimo abito nero che avvolgeva il suo corpo o per l’ombretto, dall’assurdo tono di verde, che gli ricopriva le palpebre. Distolsi per un attimo l’attenzione da quell’attraente e, allo stesso tempo, strana, sconosciuta figura e mi accorsi di quanto l’aria si fece tesa. Lo sguardo premuroso e dolce che prima abitava il volto di Nick ora era diventato aspro e fisso sul fratello.
“Anche tu sei una specie di ragazza casta e devota?”mi domandò sogghignando e avvolgendo con un braccio la figura esile della sua misteriosa accompagnatrice. Lei gli sorrise divertita.
“Joe..” si affrettò a dire Nick, poi la mia voce lo interruppe bruscamente “Non proprio, non sono gli aggettivi che mi si addicono di più. Forse dovresti ritentare” risposi con aria di sfida.
“Puttana, direi che questo è proprio adatto a te” continuò subito lui, ora non più tanto rilassato.
“Strano non ho i capelli biondi, eppure mi hai scambiato per lei” indicai la ragazza “Ma ti posso comprendere, sarà difficile ricordarsi tutti i nomi e i volti delle ragazze con cui vai a letto”.
Prima che potesse rispondere o quanto meno difendersi, la limousine arrivò al capolinea.
“Non eri costretta a farlo” sussurrò Nick all’ingresso di quella struttura che somigliava solo lontanamente a quella che ore prima era la nostra scuola. “Sì invece” risposi mentre un tizio con occhialoni neri e munito di macchina fotografica ci gridò di metterci in posa per l’annuario scolastico. Avvolse il braccio sul mio fianco e un’ondata di calore mi travolse, gli sorrisi timidamente. Dopo il flash entrammo nella palestra, addobbata a festa e quasi irriconoscibile se non fosse stato per delle gabbie contenenti i palloni da basket, che però erano posizionate in un angolo buio alle nostre spalle, così che nessuno poteva farci tanto caso.
“Sai ballare?” mi domandò Nick prendendo delicatamente la mia mano, quasi potesse farmi male il solo contatto con la sua pelle levigata. “Me la cavo” risposi trascinandolo in pista “Non deve esser poi così difficile” continuai portando le mie braccia dietro il suo collo e appoggiando lentamente la testa sul suo petto. Respirai. Respirai il suo profumo.
 
 
 
 
 
   
 
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