Un
fantasma colmo d'odio
Stephan
impiegò parecchio a raggiungere il palazzo date le
innumerevoli
soste per volgere attorno a sè lo sguardo, quasi a voler
recuperare in un istante quegli annidi assenza. Finalmente la reggia
comparve di fronte a lui in un luccichio dorato: era proprio come la
descriveva Milky nei suoi racconti... salvo per le due guardie
all'ingresso con lo stemma di Bright sulla divisa.
Passò dal retro e scavalcò il muro di cinta, sperando che quella zona fosse meno controllata: il giardino di corte ormai abbandonato da anni e infestato dalle erbacce attutì il suono dei suoi stivali e gli permise di raggiungere il palazzo. Sfiorò la parete, pensando a quanti ricordi possedessero quelle mura: avevano visto lo splendore e il declino del Regno della Luna, fino all'età più buia che Wonder avesse mai conosciuto.
-Mamma... papà... sono a casa- sussurrò. Era una frase che non aveva mai pronunciato nella sua vita, perchè i genitori gli erano stati strappati via quando aveva solo tre anni e Tio l'aveva portato via da quel mondo.
E la colpa era solo di Bright e di Rein che dall'alto dei loro scranni decidevano la vita e la morte di coloro che dovevano strisciare ai loro piedi per sopravvivere. Sì, anche sua zia era colpevole: non aveva alzato un dito per salvarli, lei che li aveva traditi e si era schierata con quel demone. Anche lei doveva pagare.
Improvvisamente le sue dita premettero qualcosa e un passaggio si aprì alla sua destra: il giovane scese cauto le scale, stringendo la sua frusta e restando in guardia. Si ritrovò in una stanza contenente ben pochi oggetti: un baule, uno specchio e uno strano marchingegno collocato in una nicchia sulla parete laterale. Tutto era coperto da uno spesso strato di polvere che si sollevava in piccole nuvole al passaggio di Stephan, creando una leggera foschia.
Lui passò una mano sullo specchio, guardando il suo riflesso: dicevano che era cresciuto come il ritratto di suo padre, tranne che per gli occhi, rossi come quelli di sua madre. Ma c'era altro che nessuno osava dire: in quello sguardo granato non c'era mai stata la gioia o la dolcezza che albergavano in quello di Fine, o la strafottente sicurezza di Shade.
C'erano solo odio e furia. Nient'altro.
Distolse l'attenzione dalla sua immagine e la portò sul baule: non aveva serrature, quindi gli bastò alzare il coperchio per aprirlo e svelarne il contenuto.
Stephan si aggiustò il cappello, specchiandosi: se qualcuno fosse entrato in quel momento, sarebbe di certo fuggito in preda al terore, raccontando a tutti d'aver visto il fantasma del principe Shade. E a chi gli avesse chiesto i particolari, avrebbe risposto che i suoi occhi erano colore del sangue come quelli di un demone appena scappato dall'inferno.
Il ragazzo non poteva immaginare quanto somigliasse al padre con gli abiti di Eclipse: aveva trovato quei vestiti nel baule, insieme al coperchio di un portagioie con lo stemma solare e una perla rosa.
Aveva stretto tutto nelle mani, tentando disperatamente di recuperare qualche ricordo: non c'erano immagini nella sua memoria, solo sensazioni, emozioni... Un profumo di fiori, un senso di pace e d'amore, il calore di un abbraccio, stralci di una ninna nanna...
Scosse la testa, riponendo quei due oggetti nella tasca e preparandosi a lasciare quel luogo per portare a termine la sua missione.
-Ti riporterò a casa, Stephan- promise a sè stessa. -Dovessi uccidere Bright con le mie mani.
Passò dal retro e scavalcò il muro di cinta, sperando che quella zona fosse meno controllata: il giardino di corte ormai abbandonato da anni e infestato dalle erbacce attutì il suono dei suoi stivali e gli permise di raggiungere il palazzo. Sfiorò la parete, pensando a quanti ricordi possedessero quelle mura: avevano visto lo splendore e il declino del Regno della Luna, fino all'età più buia che Wonder avesse mai conosciuto.
-Mamma... papà... sono a casa- sussurrò. Era una frase che non aveva mai pronunciato nella sua vita, perchè i genitori gli erano stati strappati via quando aveva solo tre anni e Tio l'aveva portato via da quel mondo.
E la colpa era solo di Bright e di Rein che dall'alto dei loro scranni decidevano la vita e la morte di coloro che dovevano strisciare ai loro piedi per sopravvivere. Sì, anche sua zia era colpevole: non aveva alzato un dito per salvarli, lei che li aveva traditi e si era schierata con quel demone. Anche lei doveva pagare.
Improvvisamente le sue dita premettero qualcosa e un passaggio si aprì alla sua destra: il giovane scese cauto le scale, stringendo la sua frusta e restando in guardia. Si ritrovò in una stanza contenente ben pochi oggetti: un baule, uno specchio e uno strano marchingegno collocato in una nicchia sulla parete laterale. Tutto era coperto da uno spesso strato di polvere che si sollevava in piccole nuvole al passaggio di Stephan, creando una leggera foschia.
Lui passò una mano sullo specchio, guardando il suo riflesso: dicevano che era cresciuto come il ritratto di suo padre, tranne che per gli occhi, rossi come quelli di sua madre. Ma c'era altro che nessuno osava dire: in quello sguardo granato non c'era mai stata la gioia o la dolcezza che albergavano in quello di Fine, o la strafottente sicurezza di Shade.
C'erano solo odio e furia. Nient'altro.
Distolse l'attenzione dalla sua immagine e la portò sul baule: non aveva serrature, quindi gli bastò alzare il coperchio per aprirlo e svelarne il contenuto.
°°°
Rika accarezzò
dolcemente il suo puledro bianco, scendendo di sella e prendendo le
briglie per evitare che i suoi zoccoli calpestassero qualche piccolo
abitante di Tana-Tana. Tio non era di certo lì, sarebbe
stato da sciocchi rimanere nel luogo dell'assalto, ma era decisa a
trovarlo.
Osservò i suoi sudditi, cercando con lo sguardo Harney: aveva scoperto che quella ragazza era l'unica superstite della famiglia reale e il dubbio che fosse il re il responsabile di quello sterminio le stringeva la gola come un cappio.
Il suo cuore era ancora restio a credere che suo padre fosse l'autore di quello spargimento di sangue immotivato, ma la sua mente iniziava a mettere insieme i pezzi e quella le sembrava l'unica possibilità.
-Principessa Rika, come state?- la salutò il capo villaggio. -Siamo davvero dispiaciuti per quanto è accaduto durante la vosta visita. Non avevamo idea che i ribelli...
-Non vi preoccupate. Uno di quei giovani mi ha salvato la vita- rispose, sorridendo con gentilezza. -Non sono nemmeno riuscita a ringraziarlo.
-Sono sicuro che lui sappia già della vostra gratitudine, principessa.
A molti chilometri di distanza, in un rifugio sicuro e inaccessibile, qualcuno osservava la biondina con molta attenzione.
-Pensate che sia qui per conto di Bright? Magari quel folle vuole scoprire se gli abitanti sono nostri complici...
-Io non penso, Auraa. Rika non potrebbe mai tradire qualcuno- rispose Harney, seduta sulla spalla del giovane.
-Potrebbe controllarla con il Cristallo Oscuro- intervenne Poomo, volteggiando tra loro.
Il più piccolo del gruppo non si espresse, chiuso in una fortezza di silenzio: erano lontani i tempi del vivace principino che si cacciava nei guai, così lontani da essere quasi svaniti nella memoria di tanti. Il regno di Bright lo aveva trasformato in un uomo serio, gli aveva fatto dimenticare il calore di una risata o la bellezza di un sorriso. Non poteva esistere tutto questo quando ogni giorno si combatteva per restare vivi.
-Non è sola- disse, cogliendo un movimento alle spalle di Rika.
Neil seguiva la sua principessa: erano anni ormai che non la perdeva di vista, che le stava abbastanza vicino da poter vedere i fili d'oro tra i suoi capelli e lo splendore dei suoi occhi azzurri. Era la sua più grande felicità vederla salire le scale della torre per far visita alla regina: in quei momenti le poteva parlare, poteva ammirarla e godere della sua vista.
Si era innamorato di Rika un po' per giorno, rallegrandosi per le sue gioie e soffrendo per le sue pene, quando i pensieri neri sporcavano il suo bel sorriso e le oscuravano lo sguardo.
Avrebbe voluto cancellare la sua tristezza, stringerla a sè e confessarle i suoi sentimenti... ma non era che un soldato di basso rango che non poteva nemmeno ambire a una carriera militare. Una nullità in confronto a lei: la principessa era un sogno irraggiungibile, una bellissima stella che si poteva solo guardare e mai afferrare.
Però l'avrebbe protetta con tutto sè stesso. Sempre.
Osservò i suoi sudditi, cercando con lo sguardo Harney: aveva scoperto che quella ragazza era l'unica superstite della famiglia reale e il dubbio che fosse il re il responsabile di quello sterminio le stringeva la gola come un cappio.
Il suo cuore era ancora restio a credere che suo padre fosse l'autore di quello spargimento di sangue immotivato, ma la sua mente iniziava a mettere insieme i pezzi e quella le sembrava l'unica possibilità.
-Principessa Rika, come state?- la salutò il capo villaggio. -Siamo davvero dispiaciuti per quanto è accaduto durante la vosta visita. Non avevamo idea che i ribelli...
-Non vi preoccupate. Uno di quei giovani mi ha salvato la vita- rispose, sorridendo con gentilezza. -Non sono nemmeno riuscita a ringraziarlo.
-Sono sicuro che lui sappia già della vostra gratitudine, principessa.
A molti chilometri di distanza, in un rifugio sicuro e inaccessibile, qualcuno osservava la biondina con molta attenzione.
-Pensate che sia qui per conto di Bright? Magari quel folle vuole scoprire se gli abitanti sono nostri complici...
-Io non penso, Auraa. Rika non potrebbe mai tradire qualcuno- rispose Harney, seduta sulla spalla del giovane.
-Potrebbe controllarla con il Cristallo Oscuro- intervenne Poomo, volteggiando tra loro.
Il più piccolo del gruppo non si espresse, chiuso in una fortezza di silenzio: erano lontani i tempi del vivace principino che si cacciava nei guai, così lontani da essere quasi svaniti nella memoria di tanti. Il regno di Bright lo aveva trasformato in un uomo serio, gli aveva fatto dimenticare il calore di una risata o la bellezza di un sorriso. Non poteva esistere tutto questo quando ogni giorno si combatteva per restare vivi.
-Non è sola- disse, cogliendo un movimento alle spalle di Rika.
Neil seguiva la sua principessa: erano anni ormai che non la perdeva di vista, che le stava abbastanza vicino da poter vedere i fili d'oro tra i suoi capelli e lo splendore dei suoi occhi azzurri. Era la sua più grande felicità vederla salire le scale della torre per far visita alla regina: in quei momenti le poteva parlare, poteva ammirarla e godere della sua vista.
Si era innamorato di Rika un po' per giorno, rallegrandosi per le sue gioie e soffrendo per le sue pene, quando i pensieri neri sporcavano il suo bel sorriso e le oscuravano lo sguardo.
Avrebbe voluto cancellare la sua tristezza, stringerla a sè e confessarle i suoi sentimenti... ma non era che un soldato di basso rango che non poteva nemmeno ambire a una carriera militare. Una nullità in confronto a lei: la principessa era un sogno irraggiungibile, una bellissima stella che si poteva solo guardare e mai afferrare.
Però l'avrebbe protetta con tutto sè stesso. Sempre.
°°°
Stephan si aggiustò il cappello, specchiandosi: se qualcuno fosse entrato in quel momento, sarebbe di certo fuggito in preda al terore, raccontando a tutti d'aver visto il fantasma del principe Shade. E a chi gli avesse chiesto i particolari, avrebbe risposto che i suoi occhi erano colore del sangue come quelli di un demone appena scappato dall'inferno.
Il ragazzo non poteva immaginare quanto somigliasse al padre con gli abiti di Eclipse: aveva trovato quei vestiti nel baule, insieme al coperchio di un portagioie con lo stemma solare e una perla rosa.
Aveva stretto tutto nelle mani, tentando disperatamente di recuperare qualche ricordo: non c'erano immagini nella sua memoria, solo sensazioni, emozioni... Un profumo di fiori, un senso di pace e d'amore, il calore di un abbraccio, stralci di una ninna nanna...
Scosse la testa, riponendo quei due oggetti nella tasca e preparandosi a lasciare quel luogo per portare a termine la sua missione.
°°°
Altessa scese dal vagone con
già in mente la sua meta: aveva sentito da alcuni passeggeri
che c'era stato un attacco a Tana-Tana ed era certa che almeno uno dei
suoi amici si trovasse ancora lì.-Ti riporterò a casa, Stephan- promise a sè stessa. -Dovessi uccidere Bright con le mie mani.