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Autore: f9v5    25/07/2020    1 recensioni
[Joint Training Battle Arc; Spoiler per chi non legge il manga] [Classe 1-A vs 1-B... probably] [Raiting alzato ad arancione perchè vi saranno scene un pò pesanti ad un certo punto]
Allora, diciamo che questa saga del manga è quella che più mi ha lasciato l'amaro in bocca, per varie ragioni. Ho deciso quindi di provare a riscriverla a modo mio, non so cosa ne uscirà fuori, possiamo definirlo un esperimento.
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Le due classi passarono alcuni secondi a lanciarsi intensi sguardi, sembrava che le schermaglie pre-lotta avessero avuto inizio.
Izuku francamente non sentiva i calori della fantomatica rivalità, ma passò un considerevole lasso di tempo a studiare attentamente tutti loro.
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Si era alzato presto per tutta la settimana alla fine, persino di Domenica, dannato Kuroiro.
Però quella mattina per Tokoyami ci fu una piccola variazione.
Ormai ci aveva fatto il callo a ritrovarsi Tsunotori a pochi centimetri, alle spalle, mentre preparava il caffè, con la sua tazza già in mano e il suo adorabile sorriso ingenuo, in attesa di ricevere la sua sorsata.
Ogni volta poi si sedeva di fianco a lui e mangiavano latte e cereali in silenzio, era divenuto un po' il loro rito mattutino.
Non ci vide nulla di male.
Questa volta però sembrava averlo anticipato, trovò infatti tutto già sistemato, le tazze di caffè fumanti vicino le ciotole e, in aggiunta, una mela per ciascuno.
Lo salutò calorosamente quando lo vide arrivare.
-Come sapevi che mi piacciono le mele?- le domandò una volta sedutosi.
Lei alzò un sopracciglio confusa, inclinando un pochino la testa, Tokoyami si aspettava quasi di veder apparire il fantomatico punto di domanda sopra di lei.
-A chi non piacciono?- cavolo, era di un’ingenuità cosi disarmante da essere tenera.
-Io le mangio sempre quando mi sento triste.- aggiunse subito dopo.
-E… ora sei triste?-
-Hm… no, aveva solo voglia di mangiare una mela.- sorrise, prima di tuffarsi sulla sua ciotola, lui preferì cominciare dal caffè.
E niente commenti sul suo stile di bevuta stavolta.
Tokoyami apprezzò sinceramente quel gesto, dopo la scorsa sera si era sentito sinceramente in colpa per non esser riuscito a far nulla per Midoriya (anzi, paradossalmente, aveva fatto più Midoriya per lui parlandogli dei suoi sospetti sulla vera natura dell’allenamento, quando, di fatto, avrebbe potuto tenersi tutto per sé e avvantaggiarsi qualora ci avesse preso) e quella piccola gentilezza lo fece star meglio.
Certo, Izuku aveva ribadito più volte di star bene e che non era necessario essere in pensiero, ma considerato che Bakugo era coinvolto nella questione era difficile non lasciar entrare lo scetticismo.
Che Tsunotori se ne fosse accorta, del suo disagio, e avesse deciso di aiutarlo a modo suo? Ma era così ingenua, come l’aveva notato?
“Beh, d’altronde ingenuità non vuol dire mancanza di empatia.” e probabilmente era per questo che tutti i suoi compagni di classe le volevano bene, persino Monoma sembrava riservarle un occhio di riguardo.
Si, la sera prima le aveva bisbigliato qualcosa nell’orecchio quando lui e Aoyama erano rientrati che lo costrinse a fermarla quando la sentì dire -Monoma dice che sarebbe gentile da parte mia se andassi a dire delle parole di conforto a Midoriya, mi ha anche dato dei suggerimenti.- (sarebbero state tutto fuorché parole di “conforto”), ma anche lui doveva essersi affezionato a lei.
Alla fine Pony Tsunotori era una semplice ragazza dal carattere solare che amava stare con gli amici, inconsciamente si faceva voler bene.
-Comunque, grazie.-
-Per un amico è sempre un piacere.-
Sorrise un po' anche lui.
Fissò per un istante la sua ciotola, gli sorse in mente una domanda, un dettaglio al quale non aveva mai fatto caso e che ora voleva chiarire.
-Giusto per sapere, ma hai messo prima il latte e poi i cereali?-
-Hm? Certo, faccio sempre così.- confermò lei tra un boccone e l’altro.
Tokoyami sgranò gli occhi, forse arrossì anche.
Era una cosa così sbagliata, così… tenebrosa.
Quindi anche in lei c’era un pizzico di oscurità.
Dark Shadow sbucò dalla sua schiena, afferrò Fumikage per le spalle, scuotendolo e, felice, esclamò -Capo, allora non è un caso del tutto perso, magari ci puoi combinare qualcosa! Possiamo convertirla!-
-Ma che vai blaterando, non proferire simili stupidaggini.-
-Ma dai, magari scopri pure che ti piace.-
-Lei è qui davanti, non dire certe cose!-
Pony inclinò la testa di lato, confusa.
Non aveva idea di cosa stessero discutendo… però erano così buffi.
 
 
 
Jiro e Kaminari si erano incontrati, quella mattina, verso le dieci, a metà strada tra i dormitori.
Forse era stato il quantitativo ridotto di chiacchierate fatto quella settimana, ma la giovane rocker fu la prima a cercare di attaccare bottone.
Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ma in fondo le mancava quel simpatico idiota di Denki, in effetti, quella settimana aveva riso molto meno del solito senza le sue facce da scemo quando entrava in cortocircuito.
-Quindi Yaoyorozu aveva questo sospetto già dall’inizio.-
-Eh già.
-E perché non ha voluto dire niente?-
-Perché non ne avevamo, a conti fatti non l’abbiamo neanche ora, nessuna certezza. Alla fine questa rimane un’ipotesi. Potremmo anche esserci sbagliati e condurre tutti sulla pista errata se appunto il nostro si rivelasse un passo falso.-
-Su questo non posso darti torto.- concluse lui scrollando le spalle.
-Però sai, dopo che Midoriya ci ha rivelato la cosa, ho pensato che…-
-Tu ora pensi?! Avvisate la stampa, presto, chissà quando ricapiterà.- lo provocò lei con un lieve ghigno sarcastico.
Lui per tutta risposta si imbronciò come un bambino.
-DICEVO… ho pensato che invece questa supposizione potrebbe essere vera perché è la più semplice.-
-Dove la vedi la semplicità? Se dovessero aver sconvolto completamente il piano di svolgimento non potrai mai sapere cosa aspettarti. Già solo per il fatto che l’allenamento congiunto durerà una settimana e non più un giorno come inizialmente previsto prima che lo rimandassero, chissà cos’hanno in serbo?-
-Appunto per questo è semplice.-
No, sul serio, Kaminari tutt’ad un tratto era diventato sveglio e lei si era persa il miracolo che l’aveva reso possibile?
-Voglio dire, quando ti dicono che l’esame è rimandato ma ti svelano subito i team che si affrontano il sospetto in effetti è normale. Alla fine può essere che ti vogliano fregare come no, quindi la soluzione più ovvia è smettere di farsi problemi e aspettarsi di tutto, appunto lo stravolgimento totale. Non dico di sottovalutare la cosa, ma farsi troppi problemi in testa alla fine rischia solo di farti arrivare col cervello in sovraccarico.-
Jiro era sconvolta.
“Cos’è, a furia di fulminarsi ha ricaricato i neuroni?”
Possibile che, sotto la superficie da imbecille casinista, Kaminari nascondesse anche un lato più riflessivo e che, per giunta, a volte lo facesse pure fuoriuscire?
Beh, d’altronde le avevano detto cos’era successo la sera prima, se Midoriya Izuku poteva arrabbiarsi perché Kaminari Denki non poteva usare la materia grigia?
Sorrise mestamente.
-Devo ammettere che qui mi hai sorpresa Kaminari.-
-Non è una delle sue solite prese in giro, eh?-
Gli rifilò un colpetto sulla spalla.
-Ehi, una volta tanto che ti faccio un complimento accettalo, no?-
Lui ricambiò il sorrisetto complice.
-Vero, in effetti mi capita di rado, farò tesoro di questo momento con te.-
-Co-cosa? Non… non esagerare ora, mica è capitato un miracolo… più o meno.- Kyoka dovette voltarsi dall’altro lato per nascondere il lieve rossore.
Lui però inclinò un sopracciglio.
-Oh, insomma, non guardarmi in quel modo, ti ripeto, hai avuto una giusta pensata, accetta il complimento e stop.-
Alla fine lui sbuffò con amichevole resa, certe volte non riusciva a capirla.
-E pensare che il concetto lo ha ideato mentre si faceva la barba.-
-…Come scusa?-
Perché la ragazza aveva il sospetto che la semi-serietà della situazione fosse appena stata mandata via a calci per lasciare il posto alla demenzialità?
-Ma sì, il tipo che e che ha pensato questa cosa mentre si radeva col rasoio, cioè che la via più semplice è quella giusta, hai presente?-
Si, avevano decisamente fatto entrare la demenzialità e mandato via la serietà con prepotenza.
-Per caso, dico solo per caso, eh, parli del Rasoio di Occam?-
-Ecco. Quello lì. È proprio vero che i filosofi sono strani, chissà come gli è potuto venire in mente facendosi la barba, ti pare?-
Jiro lo fissò ad occhi socchiusi, per parecchio.
Poi lo perforò alla schiena con un jack.
-Ahia, ma che ho fatto stavolta?-
-Sei sempre il solito…- sul suo volto però svettava un piccolo e dolce sorriso.
-… vedi di non cambiare Jammingjay, altrimenti poi chi prendo in giro?-
 
 
 
-Ehi, Bakugo, posso entrare? Andiamo, fratello, voglio solo parlarti.-
Kirishima era andato al dormitorio B con la speranza di discutere, voleva riuscire a capire.
Nessuna risposta però, ed era ormai da parecchio che si trovava lì, davanti a quella porta.
-Si vede che ancora gli rode che Midoriya lo abbia messo col sedere per terra.- gongolò Monoma accanto a lui.
-Tu perché sei ancora qui?-
Il biondo era all’entrata quando era arrivato e subito si era offerto di portarlo davanti la stanza di Bakugo, a suo dire voleva godersi lo spettacolo.
Ma nessuna replica, niente di niente.
-Bakugo, andiamo, quello che hai fatto ieri è una cosa seria, te ne rendi conto? Almeno spiegami perché agire in quella maniera.-
Non importava quanto il ragazzo dai capelli tinti di rosso tentasse, non trovava spiegazioni per quell’atteggiamento.
Era convinto che nel profondo Bakugo non pensasse davvero quelle cose, magari era solo ingenuo e se la raccontava da solo, ma qualcuno che vuole diventare eroe non poteva davvero essere convinto di quelle frasi, no?
-Sai, porcospino, francamente credo che tu lo valuti troppo, il “caro Bakugo”.-
Strinse i denti alla provocazione di Monoma; era vero, non era la persona più affabile del mondo, praticamente era quanto di più opposto vi fosse dall’aggettivo affabile, ma comunque non cancellava il fatto che fosse uno studente della U.A, che studiava per diventare un Hero, doveva pur avere la sua importanza.
-Invece credo che tu lo valuti troppo poco.-
-Come vuoi, illuderti che sia una persona migliore di quello che è non cambierà certo la realtà dei fatti. Devo ricordarmi di dirne qualcuna anche a Midoriya non appena lo vedo, cavolo, se ci fate fare bella figura con le vostre sfuriate infantili.-
Quando questi se ne andò ridendo, Eijiro si lasciò andare ad un sospiro sconsolato.
Per quanto non lo avesse detto nella maniera più gentile, Monoma aveva ragione in un certo senso, Bakugo aveva a dir poco esagerato, e il suo comportamento era stato quanto di meno eroico potesse esserci.
-Ehi, amico, io voglio aiutarti, perché non cerchi di essere collaborativo per una volta?- e ancora niente, Bakugo sembrava essersi isolato ancora di più di quanto non facesse di solito.
Kirishima si passò una mano tra gli spinosi capelli rossi, poi si mise a sedere con la schiena alla porta.
Un’idea in effetti l’aveva, più che altro, gli era stata suggerita, ma gli era stato anche espressamente richiesto di spacciare per suo quanto avrebbe presto detto, non né capì la ragione in un primo momento, poi bastò starci a pensare giusto un attimo per realizzare il perché: crederle parole sue era l’unica cosa che, al momento, potesse smuovere un po' la cosa.
Se Bakugo avesse pensato che tali frasi fossero farina del sacco di Kirishima allora forse, occorreva sempre evidenziare il forse, si sarebbe aperto un primo spiraglio, il caso contrario lo avrebbe solo portato a isolarsi ulteriormente.
-Bakugo, ti ricordi quella sera a Kamino? Beh, ammetto che è una domanda stupida, un’esperienza del genere te la porti per tutta la vita.- ridacchiò leggermente per smorzare la tensione, e per non pensare al ricordo di quel terrore che gli scavò fin dentro le viscere quella sera.
Dubitava di aver mai avuto una simile paura, il sincero sentore di morire, e sicuramente per gli altri non era stato diverso; quando ancora ci ripensava si diceva che erano stati a dir poco fortunati ad uscirne vivi e illesi.
Bakugo probabilmente aveva provato le stesse cose, a discapito dei suoi dinieghi continui.
-Hai presente quando ti ho teso la mano? Beh, fu Midoriya a dirmelo.- si fermò e attese qualche secondo; la mancanza di esplosioni e sbraiti stavolta si poteva interpretare come un buon segno.
Se al nominare Midoriya non succedeva nulla, magari voleva dire che, pur non volendo parlare, poteva essere disposto ad ascoltare.
Ci mancava solo che scoprisse che in realtà stava semplicemente dormendo e che tutto ciò che avrebbe presto detto sarebbe stato buttato al vento.
No, non erano mica in una comica, poteva riprendere.
-Disse che solo io avrei potuto convincerti, che avresti saltato solo se fosse stata la mia voce quella che avresti sentito, malgrado il suo desiderio di salvarti non fosse da meno. Non ha esitato un singolo istante, i fatti gli hanno dato ragione. Non so te, ma io gli sono grato.-
Il rispetto di Kirishima nei confronti di Midoriya era notevolmente cresciuto dopo quella volta, già prima aveva un’alta opinione di lui, ma solo un vero uomo avrebbe saputo riconoscere una propria mancanza anche in una situazione come quella.
-Voglio dire, considerato il vostro rapporto complicato, un giorno spero vorrai spiegarmi, per lui poteva essere l’occasione per cominciare ad appianare i rapporti. Invece ha avuto l’umiltà di ammettere che lui non c’è l’avrebbe fatta, non ha mostrato il minimo egoismo, perché giustamente salvarti era l’unica cosa che contava in quel momento. Per quel che mi riguarda, è stato veramente virile.-
Capì che l’amico lo stava effettivamente ascoltando quando udì un ringhio soffocato dall’altro lato della porta.
Beh, aveva la forza di sbuffare, quanto meno, un piccolo segno di vita.
-Il punto nel dirti tutto questo è che credo… che lui, anche nel caso in cui dovesse ancora serbare rancore nei tuoi confronti, sta facendo del suo meglio per non lasciare che questo gli impedisca di rinsaldare, un giorno, i rapporti tra voi. Però magari, sarebbe ora che non fosse solo lui a fare tutti gli sforzi, magari, anche solo come primo passo, dovresti chiedergli scusa per ciò che è successo ieri. Tanto a lui quanto ad Eri…la bambina era veramente spaventata.-
Eijiro si rimise in piedi solo a quel punto, un ultimo sguardo alla porta, come a sperare che, proprio all’ultimo, l’occupante della camera la aprisse per dire finalmente la sua.
-Sei mio amico, Bakugo, ma qui pure io penso che tu abbia sbagliato di grosso. Non so cosa sia successo tra te e Midoriya in passato, ma ormai temo di aver capito che la colpa è tua. Non fraintendere quello che ti sto dicendo. Forse mi illudo da solo, ma credo che il motivo che ti ha spinto ad essere qui alla U.A sia che, nel profondo, molto in fondo, ma tipo tanto, che devi scavare per miglia e miglia e, anche raggiunto il punto più basso, devi far saltare in aria lo strato più duro con la dinamite per riprendere a scavare per altre miglia, fino a trovare un piccolo forziere, al cui interno finalmente trovi una chiave ed un biglietto con scritto “Continua a scavare ancora per altri…-
-ARRIVA AL DUNQUE, CAZZO!-
Eijiro indietreggiò chiudendo un occhio e con un sorrisetto colpevole, aveva pensato che magari, scherzandoci su, avrebbe finalmente strappato una reazione decente, almeno era la conferma definitiva che stava ascoltando sul serio.
-Ok, ok. Ancora devi imparare ad accettare quando uno scherza. Dicevo: credo che, in fondo, tu sia cosciente della tua colpa e dei torti che puoi aver recato a Midoriya, e forse, vuoi essere un Hero a tutti i costi anche per questo. Magari pensi che riuscirci ti aiuterà a trovare la forza di andare oltre il tuo orgoglio e ammettere di doverti scusare. Anche perché, detto francamente, penso che Midoriya sarebbe felicissimo di darti l’opportunità di dimostrare che ti dispiace davvero. Mi auguro con tutto il cuore che questa non sia solo l’idea che mi sono creato in testa.-
Dall’altro lato della barricata nuovamente il silenzio.
Un altro sospiro.
-Ok, allora io vado, devo sistemare ancora alcune cose per domani, Midoriya ha mandato un messaggio sul gruppo della classe, forse già sai, in caso contrario faresti meglio a leggere. Però, rifletti su quello che ti ho detto e… se mai vorrai parlarne, sai che puoi contare su di me.-
Fu solo quando l’eco dei passi di Kirishima sparì completamente che la porta si aprì lievemente, lo sguardo cremisi di Katsuki Bakugo fece capolino giusto per controllare, nella direzione in cui l’altro doveva essersene andato.
Sembrava che nei suoi occhi divampasse ancora tanta rabbia, però forse c’era anche altro, una lieve scintilla associabile ad un pizzico di fastidio.
-Perché cazzo siete così?- biascicò a denti stretti.
 
 
 
Avevano preso, in quegli ultimi giorni, l’abitudine di ritrovarsi insieme per meditare e allenarsi.
Trattandosi di essere nella giornata di domenica, Ojiro e Kendo avevano optato per andarci più piano, almeno per quel giorno, e per non sfiancarsi troppo in vista della sfida che sarebbe iniziata il giorno dopo.
I due ragazzi erano in quel momento fermi, a gambe incrociate, nella posizione del loto, schiena contro schiena.
Si trovavano all’esterno dei dormitori, tra gli alberi, in un piccolo spiazzo verde, tranquillo, e grazie al sole che svettava in quel momento della giornata, era possibile sopportare le temperature che cominciavano a scendere sempre più, erano pur sempre prossimi all’inverno.
Era una piccola gara che avevano preso l’abitudine di fare, vedevano chi dei due perdeva prima la concentrazione; stavano in parità e quel giorno in automatico qualcuno avrebbe vinto.
O almeno, questo era secondo il loro pensiero.
Concentrati a tal punto sull’arte della meditazione, i due ragazzi avevano finito con l’estraniarsi dal mondo, uno stato di quiete mentale tale da non sentire quasi più gli stimoli esterni.
E pertanto non si accorsero di Sero e Tsuburaba che, sorridendo malignamente, si erano avvicinati di soppiatto, stringendo in mano una trombetta da stadio ciascuno.
I due avevano sviluppato una forte affinità grazie alla loro comune passione per gli scherzi, e nell’arco di quella settimana non pochi erano caduti vittima di qualche loro bravata.
Posizionarono i loro “strumenti di lavoro” a poca distanza dalle loro vittime designate.
Sero alzò la mano libera facendo il segno del tre.
Abbassò un dito, poi un altro, si apprestò a calare l’ultimo.
A quel punto si ritrovarono, rispettivamente colpiti da una sferzata di coda in faccia uno e spappolato da due mani giganti l’altro.
La meditazione evidentemente faceva eccome i suoi effetti, pensarono gli altri due all’unisono.
Si batterono un cinque silenzioso prima di allontanarsi e lasciare i due disturbatori al loro dolore.
Un Sero con un enorme segno rosso in faccia prese mentalmente nota prima di rendere partecipe il suo partner.
-Ok, dopo Bakugo, Kamakiri, Jiro e Todoroki, altri due da spuntare dalla lista.-
Kosei riuscì solo a proferire un rantolo di puro dolore.
Lo ritenne un sì.
 
 
 
Il professor Aizawa passò a riprendere Eri verso le sei del pomeriggio, dal momento che la sfida tra le classi sarebbe iniziata il giorno dopo preferì lasciare che Midoriya avesse più tempo libero per ultimare gli ultimi preparativi, anche se, considerato il ragazzo in questione, dubitava che non avesse già tutto pronto e ricontrollato più volte.
La bambina era con lui all’entrata del dormitorio, con l’ormai immancabile terzetto composto da Uraraka, Kirishima e Asui a far loro compagnia, ci tenevano ad essere lì per salutarla.
-Allora, hai preso tutto, vero?-
-Si.-
-Il pigiama?-
-C’è.-
-L’album da disegno?-
-C’è.-
-I colori?-
-Ci sono.-
Gli altri tre ragazzi temettero seriamente di beccarsi il diabete per la dolcezza di quella scena, Izuku sembrava a tutti gli effetti un padre fin troppo premuroso che si accertava che la figlia non avesse dimenticato nulla, se non fosse che in realtà Eri stava tornando alla sua stanza effettiva.
-E…-
-Izuku, non sono piccola, mi sono ricordata tutto.- pigolò poi la bambina gonfiando le guance, cercando di mostrarsi offesa ma apparendo semplicemente adorabile.
Midoriya sospirò, vero, si preoccupava troppo, Eri era una bambina intelligente, sicuramente aveva già fatto tutto da sola.
Aizawa stava già all’ingresso, aspettando pazientemente.
-Ok, allora vai.-
La bambina si caricò lo zainetto rosso in spalla e si girò per andarsene, se non fosse che Izuku notò qualcosa, sembrava un pochino troppo gonfio.
-Eri.- la chiamò con tono cantilenante; la bambina si bloccò a metà strada con un piede ancora alzato, capendo di essere stata richiamata tornò indietro.
-Cosa c’è?-
-Ho il sospetto che tu qualcosa in realtà l’abbia “dimenticata”.- a Izuku non piaceva essere severo con lei, anzi, lo odiava profondamente, ancora di più dopo la sera precedente.
Fosse stato per lui le avrebbe concesso tutti i vizi del mondo (il senpai Togata poi era pure più permissivo e accomodante, quando la lasciavano a lui la piccola tornava strapiena di dolci e giocattoli che non sapevano più dove sistemarli nella sua cameretta), ma sapeva che era giusto che capisse l’importanza anche di lezione così basilari quanto importanti.
-No, non ho dimenticato nulla.-
-Non si tratta di qualcosa che hai dimenticato di mettere, ma di togliere.- la riprese bonariamente, cercando comunque di apparire severo.
Lei, di risposta, si dondolò sulle gambine, guardandosi intorno con aria da perfetta innocentina, avesse saputo fischiettare (prese mentalmente nota di insegnarglielo) avrebbe fatto anche quello, proprio il pacchetto base del bambino sgamato che le tenta tutte fino all’ultimo.
Dovette sforzarsi di trattenere le lacrime, si comportava sempre più come ci si sarebbe aspettati da una bambina della sua età.
-Non so di cosa parli.-
Un colpo di tosse da parte di Aizawa la fece sobbalzare, il professore le stava chiaramente dicendo di rendere il maltolto.
Eri gonfiò le guance nuovamente, aveva capito di essere stata ormai colta in flagrante, si sfilò lo zainetto, lo aprì e ne tirò fuori un peluche ormai ben noto, Jimmy.
-Cosa ti ho detto riguardo gli oggetti prestati?! Alla fine…-
-…bisogna sempre restituirli.- recitò lei la parte finale.
-Non ha più volato poi, speravo che portandolo con me lo avrebbe fatto di nuovo, mi dispiace.- si scusò la piccola porgendo a Izuku il pupazzo.
Cavolo, stava facendo gli occhi da cucciolo triste, sempre più sforzi da parte del verde di trattenersi dal dirle che poteva tenerlo e che avrebbe inventato lui una scusa per Tokage, ma doveva essere forte, non poteva lasciare che un paio di teneri occhioni e un labbro tremolante lo piegassero.
-Chiederò a Tokage di prestartelo di nuovo la prossima volta che starai qui, ok?-
-Ok. Però, ecco, non dirglielo, non voglio che la signorina dai denti a punta si arrabbi con me. È simpatica, anche se un po' strana .-
Izuku dovette trattenere una risatina divertita, sembrava che Eri avesse preso Tokage in simpatia alla fine grazie alla storia del peluche dotato di quirk; magari un giorno le avrebbe detto la verità, ma per ora non c’era nulla di male a lasciarle credere che quella piccola “magia” fosse reale.
-Facciamo che sarà il nostro altro piccolo segreto, ci stai?- e mimò il gesto di chiudersi una cerniera sulla bocca, presto imitato da una sorridente Eri.
Le era grato per aver accettato di mantenere la riservatezza su ciò che era avvenuto la sera precedente, se Aizawa avesse scoperto che si era frapposta fra lui e Bakugo sarebbe stata messa in punizione a vita e loro due linciati.
-Va bene. E buona fortuna per domani, sono sicura che vincerai tu.-
-Beh, farò del mio meglio, questo di sicuro.-
La bambina si sistemò nuovamente e, salutati tutti, raggiunse Aizawa per andarsene, per poi bloccarsi un’altra volta.
-Oh, ho dimenticato una cosa importantissima.- realizzò alla fine.
Prima che Izuku avesse il tempo di chiederle cosa fosse, lei tornò indietro correndo e gli si gettò tra le braccia, stringendolo più forte che poté.
-Ti voglio bene, Izuku.-
“Trattieni le lacrime, trattieni le lacrime.” ma ricambiò subito il gesto, stringendola come se non avesse più voluto lasciarla andare.
-Anche io, Eri. Anche io.-
Ochaco si portò le mani alla bocca per trattenere uno squittio intenerito, santo cielo, erano così dolci.
-Che teneri.- Tsuyu invece lo espresse a voce alta, schietta come al solito.
Quella volta Eri se ne andò sul serio.
Gli altri tre affiancarono Izuku, riuscirono solo a quel punto a vedere quanto si stesse sforzando di non piangere, ma il sorriso che svettava sul suo volto lasciava intendere quanto esplodesse di gioia.
Uraraka gli poggiò una mano sulla spalla affettuosamente, Kirishima gli rifilò una pacca sull’altra.
-Mi vuole bene. Quella bambina ha detto che mi vuole bene, per la seconda volta in due giorni. Che ho fatto per meritarmelo?-
-Hai fatto tantissimo fratello, se quella bambina ora ha una vita davanti il merito è anche tuo.- le parole del rosso lo confortarono molto.
Izuku si asciugò gli occhi lucidi col dorso della mano libera.
-Il merito è di tutti, ragazzi, senza di voi non avrei fatto granché.-
Sempre il solito Izuku, umile e gentile in ogni occasione.
I quattro si strinsero in un abbraccio di gruppo.
-Comunque, Kirishima, hai avuto modo di parlare con Bakugo?-
Eijiro sospirò, sembrava sinceramente dubbioso.
-Diciamo che mi ha fatto parlare senza far esplodere niente, già qualcosa. Però tu sei sicuro che rivelargli la verità sia stata una buona idea? Insomma, sappiamo già quanto sia orgoglioso e, dopo ieri sera, probabilmente è ancora più indisposto nei tuoi confronti.-
Izuku annui lievemente.
-Lo so, è complicato gestirlo. Ma se voglio che cominci a maturare allora non posso nascondergli le cose per paura che si arrabbi. Bakugo è testardo, e sì, molto probabilmente in questo momento lui mi odia ancora di più, francamente visto che domani comincia l’esame ho il presentimento che cercherà costantemente di darmi addosso.-
-Se non finirete col ritrovarvi nello stesso team.-
Izuku represse un lieve brivido.
-Quell’evenienza non cambierebbe l’intento. Sarò diretto e gli farò capire che, come sono migliorato io, potrà farlo anche lui, se lo vorrà.-
Alla fine sarebbe stato tutto un azzardo con Bakugo, e sperava di non ricascare nell’oblio del vecchio odio che lo aveva alimentato in quegli ultimi giorni.
Il primo obbiettivo era che lui non cedesse.
-Su, non pensiamoci per ora, ognuno di noi pensi a finire di prepararsi e, beh, facciamo tutti del nostro meglio.-
Scambiati i saluti di rito, Izuku lanciò un’occhiata al pupazzo di T-Rex che aveva in mano, ora andava restituito alla legittima proprietaria.
Poteva sempre chiedere a Kendo, lei forse avrebbe potuto dirgli dove trovare Tokage.
 
 
 
Aizawa, mentre tornavano agli alloggi degli insegnanti, lanciò un’occhiata quasi inquisitoria alla bambina al suo fianco.
-Cos’è che mi nascondete?-
Eri sgranò gli occhi e serrò le labbra.
-Ehm… niente.-
Il professore responsabile della classe A sollevò un sopracciglio, scettico.
Quella bambina non sapeva mentire, proprio come Midoriya.
Li aveva notati, a scambiarsi parole complici, ci mancava solo che prendesse il Ragazzo problematico come esempio anche nei suoi aspetti più… problematici, appunto.
Però lei era brava a sviare il discorso in un modo semplicissimo: pronunciando i suoi desideri di bambina.
-Posso avere un gelato?-
-Si cena tra poche ore, non è il caso.-
-Per favore?- la piccola congiunse la manine al petto e mostrò gli occhioni.
Oh no, aveva imparato a farlo a comando.
Aizawa mantenne il suo tipico cipiglio impassibile, però…
-Solo un gusto e senza panna. Evitiamo che ti passi l’appetito.-
-Va bene.- sorrise felice lei, prendendolo pure per mano, con sua somma sorpresa.
Lui si coprì il volto con le bende per non mostrare l’imbarazzo.
Sai che vergogna se gli altri insegnanti (al pensiero di una Midnight ghignante e allusiva già aveva i brividi) avessero scoperto che una bambina riusciva a mettergli i piedi in testa? E che, a conti fatti, era Midoriya quello che riusciva a resisterle di più?
 
 
 
Angolo dell’autore:
Dai che siamo vicini, solo un altro capitolo e poi arriviamo al primo giorno di allenamento.
Preavviso: Izuku/Setsuna potente nel prossimo capitolo, non fatevi idee, nulla di esplicito o ardito o che so io, semplicemente voglio dedicarmi a loro due, soprattutto perché c’è una cosa che voglio fare con Izuku che già mi fa ridere e quindi la devo scrivere, sperando strappi qualche risata anche a voi quando sarà il momento.
Comunque, qui ho deciso di rappresentare alcuni piccoli momenti quotidiani dato che si trattava dell’ultimo giorno, i ragazzi stavolta non avevano nulla di folle, anche due come Ashido e Hagakure hanno avuto l’accortezza di lasciare l’ultimo giorno senza follie in programma.
Kaminari/Jiro perché sì, a chi non piacciono? L’unica delle cosiddette “coppie canon” che non mi ha mai dato l’impressione di forzatura e in cui il rapporto tra i due mi sembra effettivamente bello e plausibile.
E un ultimo momento tra Izuku ed Eri perché sono troppo adorabili, e non potendo fare a meno di considerare quei due come padre e figlia avevo l’obbligo verso me stesso di mettere quella scena.
L’ultima scena tra Eri e Aizawa la vorrei dedicare all’autrice Saruwatari_Asuka, abbiamo discusso molto della serie in questi giorni e non ha mancato di palesare il suo amore per Daddy Aizawa. E non le posso certo dare torto, Aizawa si merita un po' di gioia nella vita dopo quello che ha passato ed Eri ha bisogno di una figura paterna che sappia guidarla… e non si può certo negare che siano adorabili, in tutta onestà ammetto che effettivamente è un peccato che non sia stata messa qualche scena in più tra loro due, qui pure le do ragione. Non che Izuku non sappia farlo, continuo a preferire lui come figura paterna di Eri, ma il punto è che, effettivamente, lo sono entrambi da diversi punti di vista (concordiamo nel vedere Mirio come il fratello maggiore tra l’altro) ed Eri alla fine necessita di tutti e due e si merita tutto l’amore del mondo.
Quindi, Horikoshi, guai a te se ci fai scherzi.
Bene, direi che ho detto tutto, alla prossima ragazzi.
  
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