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Autore: Francesca_H_Martin    30/07/2020    2 recensioni
*[ROMIONE]*
" «Non riesci ancora a dormire, vero? »
La voce di Ron si fece spazio in quel silenzio tombale, spaventando così la ragazza, sicura che stesse dormendo.
In un istante, senza neanche accorgersene, Hermione si ritrovò Ron accanto a sé, su quel piccolo materasso grigio.
La strinse in un abbraccio, baciandole la nuca e poggiando la testa della ragazza nell’incavo del suo collo, accarezzandole poi dolcemente i capelli.
«Dormi Hermione, ci sono io con te» flebili sussurri che arrivarono alle orecchie della ragazza forti e chiari, provocandole brividi lungo la schiena. "
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“La magia delle scintille”

 

 




 
Erano passati ormai mesi dalla battaglia di Hogwarts, scontro in cui il bene aveva trionfato sul male.
La guerra, nonostante la vittoria, aveva inciso su ognuno dei partecipanti una ferita indelebile e dolorosa, causata dalle numerose morti di alcune delle persone più care.
Hermione ormai conosceva bene la sensazione che destabilizzava ogni suo sogno: ogni volta che chiudeva gli occhi era come se una potente voragine risucchiasse ogni suo organo vitale, accompagnata dalla visione delle macabre scene di quella terribile notte.
La ragazza si svegliava sempre di soprassalto, cercando disperatamente di scacciare via quei pensieri, fallendo miseramente.
Il cuore ogni volta accelerava, come se da un momento all’altro sarebbe esploso o rotolato via dal suo petto.
L’unica cosa che riusciva a tenerla ancorata alla realtà e a farle riprendere fiato era un’immagine sfocata, sbiadita come un ricordo lontano.
Eppure non era un ricordo, no.
Era il viso sorridente di Ron.
Hermione non riusciva a capire come, con un piccolo dettaglio come questo, era capace di liberarsi quasi completamente da quel peso sullo stomaco, come se quest’ultimo fosse schiacciato da un pesante masso che non le permetteva di respirare.
Ogni volta che il ragazzo dai capelli rossi entrava nei suoi pensieri in punta di piedi, prepotentemente ne occupava tutto lo spazio senza darle il tempo di metabolizzare altro.
Quella sera di luglio stava per rivivere la stessa solita storia.
Un’ansia forte la colpì in pieno petto, facendola sobbalzare.
Di scatto si alzò dritta con la schiena, poggiandola su quella spalliera più soffice di quanto ricordasse.
Si scoprì le gambe da quelle lenzuola e si sedette, poggiando i piedi sul pavimento gelido.
Si guardò intorno, attraverso quel buio pesto che sembrava sul punto di inghiottirla.
«Lumos» bisbigliò, non appena prese la sua bacchetta dal comodino.
Appena notò Ginny rannicchiata nel letto accanto al suo, capii di non trovarsi nella sua casa, ma alla Tana.
Aveva completamente rimosso il fatto di essere lì; era come se quei brutti incubi la facessero entrare in uno stato di trance, allontanandola man a mano dalla realtà.
Al sol pensiero, Hermione rabbrividì.
Non voleva trasformare quei sogni fin troppo vividi in qualcosa che non le avrebbe permesso di andare avanti con la sua vita.
Appena questo pensiero sfiorò la mente della ragazza, un senso di colpa la pervase.
Lei ed Harry avevano deciso di passare tutta l’estate alla Tana per aiutare Ginny, Ron e tutta la famiglia Weasley a superare il lutto.
La morte di Fred aveva distrutto gli animi di ognuno di loro, anche della casa.
Nonostante fossero passati mesi, la presenza del ragazzo aleggiava ovunque in quel luogo.
Era come se tutti riuscissero ancora a sentire la sua risata o i rumori striduli degli esperimenti folli che faceva con George.
Al solo pensiero, il cuore di Hermione cedette di un battito.
L’atmosfera non era più quella di un tempo; era cupa e…triste, proprio quello che il gemello più divertente (a detta sua) non avrebbe mai voluto che accadesse.
La ragazza ed Harry, prima di arrivare dagli Weasley, avevano promesso che avrebbero fatto il possibile pur di far ritornare l’armonia nella loro seconda dimora, nella loro…famiglia.
Perché ormai erano un’unica, speciale grande famiglia.
Hermione scosse la testa, cercando di allontanare via ogni singolo pensiero e silenziosamente scese le scale per recarsi in cucina e prendere un bicchiere d’acqua.
 Appena arrivò nella stanza si diresse in punta di piedi verso il frigo, ma all’improvviso un’ombra davanti a sé la fece spaventare.
Una voce riempì il silenzio di quella notte e improvvisamente una luce fioca illuminò quella sagoma scura: era Ron, con due profonde occhiaie e una lunga vestaglia a pois che si aggirava con una tazza in mano a forma di mucca.
A tale visione, Hermione sorrise.
«Hey» disse il ragazzo con tono così dolce che brividi le percorsero la schiena.
«Hey»
«Neanche tu…» dissero in coro per poi abbassare lo sguardo, entrambi imbarazzati.
 «No, non riesco a dormire» disse Hermione, finalmente guardandolo.
In quel mare infinito la ragazza riusciva a scovarci i pensieri più reconditi dell’anima di Ron; i suoi occhi erano una delle cose più belle che avesse mai visto.
«Vuoi…Vuoi questo? » il ragazzo, ormai rosso in viso, si grattò la nuca e poi indicò la tazza bollente che aveva in mano.
«Che cos’è? » rispose Hermione, impaurita.
Quella miscela non aveva per niente un buon odore e le doti culinarie di Ron , poi… erano discutibili.
In realtà non aveva mai assaggiato qualche pietanza preparata dal ragazzo, ma ormai era risaputo che si divertiva ad avercela sempre con lui anche per motivi banali o a partire prevenuta su tutto solo per il gusto di farlo infuriare.
«E’ l’intruglio speciale di…Aspetta un attimo» disse Ron, soffermandosi poi sul tono di voce che Hermione aveva utilizzato e sulla sua espressione accigliata, tipica della ragazza nelle situazioni che lo riguardavano.
Hermione, vedendo quella piccola rughetta sulla sua fronte, capii di essere riuscita nel suo intento.
Sorrise senza dare nell’occhio.
«Signorina sotuttoio, si da il caso che questa che sta per assaggiare è la bevanda più buona di tutto il mondo magico. E’ la ricetta speciale di mia madre contro l’insonnia» disse, per poi schiarirsi la voce, «funziona davvero. Sai, mio padre russa come Thor, il cane di Hagrid; da quando mia madre ha scoperto questo miracolo, dorme meglio di un bambino! » gli occhi di Ron erano fieri e sicuri.
Il cuore di Hermione iniziò a battere solo per la visione del ragazzo spensierato.
Voleva regalargli, in questo modo e anche se per poco tempo, un po’ di pace e normalità.
La loro normalità, d’altronde attraverso questi battibecchi continui il loro rapporto era diventato così unico.
Avevano sempre tirato fuori il meglio dall’altro, superando vicendevolmente così i propri limiti.
«Oh, ma il problema non è la bevanda; è chi l’ha preparata, Ronald» disse, trattenendo il fiato per non ridere.
Ron divenne paonazzo; gli occhi fuori dalle orbite.
«Oh, mi sa allora che non assaggerai mai questa delizia. Non sai cosa ti perdi» rispose impettito, cercando di non mostrare alla ragazza il suo palese nervosismo.
Hermione scoppiò in una fragorosa risata.
Nonostante gli sforzi, fu tutto vano vedendo Ron con quell’espressione da bambino offeso.
Il ragazzo, come se in quel momento si fosse svegliato da un lungo sonno, capì cosa stava succedendo.
Pronunciò un mezzo sorriso, per poi riprendere il discorso: «Mi stavi prendendo in giro? » disse, guardandola negli occhi.
«Si, Ron. Ti stavo prendendo in giro. Anche se…»
 Le labbra di Hermione si schiusero in una smorfia compiaciuta.
Ron si avvicinò periocolosamente a lei, azzerando la distanza di sicurezza.
«Anche se…niente» rispose, facendo un altro passo in avanti.
Hermione rimase immobilizzata.
Il respiro le morì in gola a causa della troppa vicinanza.
Ron la scrutò, spostandole una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio.
«Anche se…il cuoco è incompetente» continuò Hermione, come se non avesse sentito le parole del ragazzo perché persa in un altro universo.
«Incompetente io? Sciocchezze» disse sorridendo e facendo un passo in più verso di lei.
Hermione sentiva il caldo respiro di Ron sul collo, lo stomaco aggrovigliato come gomitoli di lana.
«Incompetente hai detto, eh? »
Bisbigli. Solo bisbigli.
Hermione aveva la pelle d’oca.
Chiuse istintivamente gli occhi, ma nello stesso momento in cui lo fece, Ron iniziò a farle il solletico.
«Ti faccio vedere io chi è incompetente» ripetè tra sé e sé, continuando a solleticare la ragazza, dapprima sui fianchi e poi sul collo.
Hermione non riusciva a smettere di ridere; iniziò a correre per tutta la cucina, cercando di sfuggire dalle grinfie di Ron, ma fu tutto inutile.
Il ragazzo la tirò a sé, stringendola tra le sue braccia.
Hermione sentiva il respiro caldo di Ron sulla nuca, il battito accelerato del suo cuore pulsare contro la schiena.
Le mani attorcigliate tra loro, come una fusione di colori primari, rendeva il tutto poetico.
Solo in momenti come questi la ragazza riusciva a sentirsi in pace con il mondo e con sé stessa.
La cosa buffa era che sapeva perfettamente che anche per Ron era la stessa cosa.
Insieme l’armonia tanto bramata si manifestava senza sforzi, come se tutto attorno scomparisse per magia.
«Vieni, voglio farti vedere una cosa» disse Ron, stringendole la mano e trascinandola con sé fuori la porta d’ingresso.
«Dove stiamo andando? » rispose Hermione, sorridendo senza neanche rendersene conto.
Il ragazzo non rispose fino a quando non arrivarono al luogo prestabilito.
Hermione sgranò gli occhi.
Si trovavano in una parte nascosta del giardino della Tana, luogo in cui c’erano così tante cianfrusaglie da perdere il conto.
«Cos’è questo posto? » chiese la ragazza voltandosi verso Ron.
«Visto così sembrerebbe una discarica» disse il ragazzo grattandosi il naso, «ma aspetta e vedrai» continuò, incitando Hermione a sdraiarsi su un piccolo materasso nascosto nell’erba alta.
La ragazza con riluttanza seguì il consiglio di Ron, adagiandosi comodamente su quella federa grigiastra.
Ron fece lo stesso su di un altro poco lontano.
«Wingardium Leviosa» disse, impugnando la bacchetta che aveva in tasca.
Improvvisamente i due si ritrovarono sospesi in aria, fluttuando in quel mare blu coperto di puntini dorati.
Hermione non si era mai sentita così leggera prima d’ora.
Era come se, così lontani dalla terra ferma, i problemi e le preoccupazioni rimanessero giù insieme al resto, senza spiccare il volo.
«Wow» esclamò Hermione, perdendosi in quel quadro in movimento fatto di nuvole d’ovatta e chiari scuri dovuti alla luna.
«Già, e non è finita qui» continuò Ron, sporgendosi dal materasso e guardando in basso.
Hermione si chiese cosa ci fosse di ancora più bello rispetto a quello che i suoi occhi stavano osservando.
Ron riprese la sua bacchetta ed intonò un deciso “Incendio!”.
Hermione rimase a bocca aperta.
Fili colorati di rosso e blu iniziarono a danzare nel cielo, rincorrendosi come un serpente con la sua coda.
Il blu intenso di quella notte parve ancora più bello rischiarato da quei colori sgargianti.
Il cuore di Hermione cedette di un battito, ancora di più quando si rese conto che Ron la stava fissando.
«E’…bellissimo Ron»
«Lo so» rispose il ragazzo, continuando a guardare gli occhi di Hermione rischiarati da quel gioco di luci ed ombre.
«Vengo qui ogni volta che non riesco a dormire. Sai, questo luogo era una sorta di magazzino per i gemelli. Venivano spesso qui per architettare qualche loro aggeggio, senza farsi scoprire da mamma» sorrise, per poi abbassare lo sguardo.
Il cuore di Hermione era diventato ormai poltiglia.
Non riusciva a vedere Ron in quello stato; se avesse potuto avrebbe preso tutto il suo dolore per alleviare le sue pene.
«Sono sicura che Fred in questo momento ci sta guardando da lassù e ti sta maledicendo per aver usato i suoi “aggeggi”, come li chiami tu. Anzi, ti avrà maledetto solo per averli chiamati così» disse Hermione solo per cercare di strappargli un sorriso.
Contro ogni suo pronostico, ci riuscì.
Il sorriso di Ron acquietò quel peso allo stomaco, liberandola da quelle catene invisibili che cercavano ogni volta di portarla giù con sé.
Sorrise a sua volta, perdendosi in quegli occhi limpidi.
«Hai ragione. Che ne dici, proviamo finalmente a dormire? » disse Ron, sbadigliando in modo pronunciato.
Hermione gli sorrise, facendo cenno con il capo.
Entrambi chiusero gli occhi, lasciandosi cullare da quella brezza fresca e dall’esplosione di mille stelle.
La ragazza era quasi riuscita ad addormentarsi.
Lo scenario, la vicinanza con una delle persone più importanti della sua vita, la sorpresa che aveva ricevuto da quest’ultima stavano a poco a poco affievolendo il fuoco che divampava in lei ogni singola notte.
Eppure eccolo di nuovo lì, pronto ad aggredirla nuovamente.
Aprì gli occhi di scatto e si girò verso Ron, il quale li aveva chiusi, ma dalla postura e dai piccoli movimenti del corpo Hermione capì che anche il suo sonno era stato contaminato da pensieri poco rassicuranti.
«Non riesci ancora a dormire, vero? »
La voce di Ron si fece spazio in quel silenzio tombale, spaventando così la ragazza, sicura che stesse dormendo.
In un istante, senza neanche accorgersene, Hermione si ritrovò Ron accanto a sé, su quel piccolo materasso grigio.
La strinse in un  abbraccio, baciandole la nuca e poggiando la testa della ragazza nell’incavo del suo collo, accarezzandole poi dolcemente i capelli.
«Dormi Hermione, ci sono io con te» flebili sussurri che arrivarono alle orecchie della ragazza forti e chiari, provocandole brividi lungo la schiena.
Hermione gli strinse la mano, ascoltando  i battiti accelerati del suo cuore.
Erano una specie di ninna nanna, la più dolce delle melodie mai sentite.
«Ron…Dovrei essere io a dirti certe cose, dovrei essere io quella che…» la voce di Hermione tremava.
«Hermione non c’è bisogno di essere sempre forti. E poi…pensi davvero che in questo periodo tu non mi abbia aiutato? Senza di te non ce l’avrei mai fatta» la sicurezza delle sue parole alleviarono ancora di più il pesante macigno sullo stomaco di Hermione.
«Anzi, senza di te…Non ce l’avremmo mai fatta sin dall’inizio. Non ce l’avrei mai fatta sin dall’inizio».
Il cuore di Hermione esplose come fuochi d’artificio.
Ron la guardò intensamente negli occhi, per poi accarezzarle il viso.
«Permettimi ora di fare qualcosa per te, di essere forte per te»
«Oh Ron, tu lo sei sempre stato.  Non devi dimostrarmi niente » disse Hermione, stringendo ancora di più la sua mano.
«Io non voglio dimostrarti nulla, voglio semplicemente farlo, perché…sai, beh…ora siamo una coppia, no? » il viso di Ron si colorò di un rosso scuro, così come quello della ragazza.
«Si, siamo una coppia, Ronald» disse Hermione, sfoderando uno dei sorrisi più belli che avesse mai avuto.
Ron sorrise a  sua volta, continuando a perdersi in quegli occhi nocciola.
«Sai, volevo chiederti già da tempo questa cosa, ma non ne ho mai avuto l’occasione» riprese Ron schiarendosi la voce per smorzare l’imbarazzo.
Hermione lo guardò incuriosita.
«Beh…Che cosa fanno le coppie nel vostro mondo? » chiese con sguardo interrogativo e puntando gli occhi dalla ragazza a quella distesa di blu cobalto.
Hermione rise di gusto.
Aveva immaginato qualsiasi tipo di domanda assurda e strana, ma non questa.
«Te lo dirò domani, Ronald. Ora dormiamo»
Hermione adagiò il viso sul petto di Ron, lasciandosi cullare dai battiti del suo cuore e dai fuochi d’artificio che stavano ancora colorando quel cielo infinito come una tavolozza piena di tinte diverse.
«Buonanotte Hermione»
«Buonanotte Ron»
E così il materassino scese giù, poggiandosi su quell’erba folta, accompagnando i due ragazzi finalmente addormentati solo grazie alla vicinanza dell’altro.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

   
 
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