Riemergo
dall’abisso
“Piacere,
mi chiamo Leonardo!”
La
prima
impressione che ebbe di lui non fu del tutto positiva: gli sembrava che
fosse
un sempliciotto, uno tutto sorrisi e niente sostanza. Alto, muscoloso,
dai
folti capelli neri, gli occhi di un verde intenso, tutto gli urlava che
fosse
popolare tra le ragazze; eppure, nonostante la grande
quantità di ragazze lì
presenti, era andato a presentarsi a lui, uno qualunque, una stellina
nel
firmamento.
“Piacere,
Alessio…” la sua timidezza doveva averlo
stuzzicato in qualche modo, poiché ciò
che fece dopo fu allargare il suo sorriso.
Era
pieno
di gente al lido, tantissime erano le belle ragazze in bikini che lui
avrebbe
voluto conoscere, non che lo attraessero in qualche modo –
non capiva il
perché, ma nessuna le era mai interessata veramente
–, piuttosto aveva fretta
di iniziare una relazione, dal momento che la sua adolescenza stava
finendo e
ancora nessuna era entrata nella sua vita. Era una sorta di ossessione,
guardando quel Leonardo parlare con tante ragazze non poteva non
pensarci:
avrebbe voluto essere come lui.
Quando
Leonardo si liberò, corse di nuovo da lui, che se ne stava
in disparte ad
osservarlo invidioso. Non appena arrivò, tutta
l’attenzione di Alessio fu
rivolta a lui.
“Questa
è
una buona occasione per farsi dei nuovi amici, che ne diresti di
provare?”
“E
se io
non volessi?” fu la risposta che gli diede, irritato dal
fatto che lui avesse
capito le sue intenzioni.
L’altro
si guardò intorno, prima di sparire tra la folla, ma Alessio
non ebbe nemmeno
il tempo di tirare un sospiro di sollievo che subito tornò
con al seguito un
ragazzo dalla pelle ambrata.
“Ciao,
molto piacere, io sono Luca e questi sono Mattia, Daniel e
Michele!” non si era
nemmeno reso conto che ci fossero altri tre ragazzi.
Passò
una
settimana prima che facessero gruppo. Alessio si era, in qualche modo,
trovato
a proprio agio con Luca e gli altri; solo Leonardo lo metteva un
po’ a disagio,
sempre lì, tutto sorridente, a parlare di mucche e cavalli
come fosse
l’argomento più interessante al mondo. Nonostante
il lieve disagio, aveva conversato
molto con lui, forse più che con gli altri. Aveva scoperto
dov’era cresciuto –
ed ecco la spiegazione alle mucche e ai cavalli – la musica
che ascoltava, il
suo rapporto con i suoi genitori. Imparando a conoscerlo, aveva capito
che non
era affatto il ragazzo superficiale che si era figurato
all’inizio; ebbe la
conferma di ciò un giorno di pioggia, all’esterno
del capanno del cugino di
Leonardo, sotto la cui tettoia si erano rifugiati: Leonardo era
scoppiato a
piangere parlando del padre e della freddezza con cui trattava sia lui
che sua
madre; tra le lacrime, la promessa che non avrebbe mai trattato a quel
modo le
persone amate.
Qualcosa
era cambiato, quel giorno.
Era
luglio inoltrato, il sole splendeva, il mare chiamava. E Alessio aveva
sognato di
fare sesso con Leonardo. Lo aveva evitato un’intera giornata,
vergognandosi del
sogno sconcio che aveva fatto e con mille quesiti in testa.
Era
sera,
tutti se ne stavano andando, eccezion fatta per Alessio, che stava
aspettando
suo padre, e Leonardo, che aveva accampato come scusa il non voler
lasciarlo
solo mentre aspettava.
Alessio
fece affondare le mani nelle tasche del costume e lo guardò
di sfuggita, non
sazio, dal momento che quel giorno non lo aveva guardato abbastanza.
Quando
formulò quel pensiero, divenne tutto rosso per la vergogna.
“Alessio,
ti andrebbe di aspettare nel capanno? Sembri stanco e lì
c’è un letto.”
La
parola
letto
non aiutò Alessio, che però era
troppo stanco per declinare l’invito.
Entrarono
nel capanno e si sedettero entrambi sul letto, Alessio imbarazzato e
stanco
come non mai, Leonardo con il suo solito, allegro sorriso, che
però si smorzò
quando gli domandò: “Perché mi stai
evitando?”
Alessio
venne preso in contropiede. Non sapendo come rispondere, si
limitò ad abbassare
lo sguardo per non farsi vedere rosso da lui.
“Sai,
tu
mi piaci.”
Sobbalzò.
Aveva sentito bene?
“Co…cosa?”
“E
anche
io…” gli sollevò il mento con la mano e
i loro occhi si incontrarono, “ti
piaccio.”
Era
rosso
in viso pure lui. Non si rese subito conto che la risposta a tutte
quelle
domande Leonardo gliel’aveva data.
Gli
piaceva un ragazzo. Gli piaceva Leonardo.
Rimase
in
attesa, di cosa non lo seppe nemmeno lui. Fu un bacio ad arrivare, a
fior di
labbra, come fosse un sussurro al vento, un petalo che si posa al
suolo.
Rimasero abbastanza vicini guardandosi negli occhi, quando Leonardo gli
prese
la mano e la posizionò sul cavallo dei suoi pantaloni.
“Mi
fai
sempre questo effetto” gli sussurrò sulle labbra.
Tutti
i
dubbi svanirono quando Alessio, animato da un coraggio che non sapeva
di
possedere, lo baciò. Le loro lingue danzavano insieme mentre
Leonardo guidava
la mano dell’altro sotto i suoi pantaloni.
Il
sole
calò poco prima che venissero entrambi, l’uno con
le mani sul membro
dell’altro, le labbra che sussurravano versi osceni le une
sulle altre.
Una
settimana dopo, la loro prima volta. La prima per entrambi,
aveva precisato Leonardo, che
gli aveva altresì confessato di non aver mai provato lo
stesso sentimento per
qualcuno che non fosse lui.
“Allora,
che ne dici di salire sulla mia macchina?” fu la proposta di
Luca, tutto
compiaciuto.
Leonardo
aveva già fatto un giro, mentre Alessio non aveva ancora
avuto l’onore.
Tutto
contento, diede un bacio a fior di labbra al suo ragazzo, che gli
sussurrò: “Ci
vediamo più tardi.”
Più
tardi.
Più
tardi.
Il
camion, il
clacson, la strada, il sangue che gli impediva di vedere.
L’ospedale, una voce
familiare che urlava singhiozzando: “Fatemelo
vedere!”. Il viavai di medici
dalla sua stanza. Il soffitto bianco e
le lacrime dei suoi genitori.
Quando
aveva vissuto tutto questo?
Ah
già, l’incidente. L’incidente che gli
aveva tolto quell’estate meravigliosa,
che gli aveva tolto Leonardo.
Quando
riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu lo stesso
soffitto
bianco che aveva visto l’estate precedente. La prima voce che
udì, invece, fu
quella di suo padre: “Ti avevo detto di stare lontano da mio
figlio!”
La
testa gli girava a tal punto da non riuscire a capire a chi si
stesse riferendo. Fu poi la seconda voce che udì a
chiarirgli la situazione:
“Non sarebbe dovuto succedere! Perché a
lui!?”
“LEO!”
scattò seduto incurante del mal di testa e subito si
staccò la
flebo.
Quando
vide, al di là della porta aperta, Leonardo in lacrime, si
alzò
di scatto desiderando al più presto di essere vicino a lui
per baciargliele,
quando cadde per terra ancora intorpidito.
“Alessio!”
l’urlo di sua madre richiamò i medici, che
prontamente lo
rimisero a letto.
Nella
confusione, riuscì a vedere Leonardo scavalcare gli
infermieri
con la stessa velocità che lo contraddistingueva in campo,
fino a quando non fu
vicino a lui.
“Ale…
come ti senti?”
Ancora
intorpidito, ma felice che fosse lì con lui, gli rispose:
“Bene,
ora che sei qui”.
“Alessio,
che ti è successo?” fu la domanda di suo padre,
ancora troppo
spaventato per stare in piedi senza che gli tremassero le gambe.
Gli
vennero le lacrime agli occhi. “Papà, mamma, ora
va tutto bene.”
“Signorino”
un infermiere si rivolse a Leonardo: “non ha il permesso di
stare qui, la prego di andarsene.”
Alessio
lesse un NO
negli occhi di Leo, ma lo fermò ancor prima
che potesse esprimerlo a parole: “Va tutto bene, ci vediamo a
scuola.”
L’altro
gli lanciò uno sguardo preoccupato, prima di avviarsi verso
la
porta, lasciando dietro di sé un’amarezza che
toccò Ale profondamente.
A
casa, svelò ai genitori di aver recuperato la memoria di
quell’estate. Sua madre era sul punto di piangere, mentre suo
padre era
sbalordito.
“Per
quanto riguarda Leonardo” asserì, “lui
è la persona che ho scelto
di avere al mio fianco, come vi ho già detto
l’estate scorsa. Vi prego di
accettarlo.”
“Oh,
Ale” fece sua madre, “ma noi lo abbiamo
già accettato, l’anno
scorso, quel che temevamo era che la sua presenza, dopo
l’incidente, ti fosse
nociva.”
“Nociva?”
Fu
suo padre a chiarire la loro posizione: “Temevamo che avresti
reagito come oggi, cioè perdendo i sensi, perciò
gli ho chiesto, l’anno scorso,
di starti lontano.”
Alessio
appellò tutte le sue forze per non urlare loro contro,
dopotutto erano solo preoccupati per lui.
“Ora
non dovrà più succedere; se mi sforzo di
ricordare non sento più
nemmeno il mal di testa! Mi sento bene come non mai.”
Si
era preso alcuni giorni di riposo per raccattare le idee, col
supporto di Giovanni, cui aveva raccontato tutto. Si era reso presto
conto di
non avere nemmeno più il numero di telefono di Leonardo,
probabilmente cancellato
dai suoi genitori.
L’ultimo
giorno di scuola, quando lo vide in classe, corse ad
abbracciarlo con una velocità che non sapeva di possedere,
sotto gli occhi di
tutta la classe.
Fu
quando le braccia forti di Leonardo lo avvolsero che il suo cuore
prese a battere all’impazzata e, per un attimo, gli
sembrò che fossero
totalmente soli in quell’aula.
Quando
Leo si staccò da lui gli prese la mano, sorprendendolo, e si
rivolse a tutta la classe: “Ragazzi, ragazze, da oggi sono
ufficialmente
impegnato!”
“COSA
STAI DICEN-” ma l’urlo imbarazzato di Alessio fu
interrotto da
uno scroscio di applausi.
Tutti
i ragazzi, compreso Giovanni, stavano allegramente festeggiando
la levata di torno del ragazzo più ambito della scuola.
Qualche ragazza – forse
veramente contenta per loro – si unì alla festa.
Tutto
rosso in viso, Alessio guardò il suo ragazzo che gli faceva
l’occhiolino: “Il nostro sarà un amore
impopolare, preparati.”
Preso
dalla foga del momento, Ale lo baciò, scatenando gli urletti
di
Maria, una loro compagna fujoshi.
“Ma
insomma!” proruppe il prof di greco, tra applausi ancora
più forti,
“Non vi permetterò di fare bordello nella mia ora!
NELLA MANIERA PIÙ ASSOLUTA!”