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Autore: Atramentum    08/08/2020    0 recensioni
Leonardo è il ragazzo più popolare della scuola. Membro della squadra di calcio, bravo anche negli altri sport, bello, sempre gentile e sorridente: sembra avere tutte le qualità che le ragazze cercano nel sesso opposto. Eppure non è mai stato fidanzato.
Alessio, un ragazzo come tanti, è ossessionato dalla ricerca di una partner, andando avanti con la convinzione di non avere alcuna speranza se nemmeno il mitico Leonardo era stato in grado di fidanzarsi. Tanti motivi avrebbe immaginato fossero la causa del suo essere single, tranne quello vero…
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Riemergo dall’abisso

 

 

“Piacere, mi chiamo Leonardo!”

La prima impressione che ebbe di lui non fu del tutto positiva: gli sembrava che fosse un sempliciotto, uno tutto sorrisi e niente sostanza. Alto, muscoloso, dai folti capelli neri, gli occhi di un verde intenso, tutto gli urlava che fosse popolare tra le ragazze; eppure, nonostante la grande quantità di ragazze lì presenti, era andato a presentarsi a lui, uno qualunque, una stellina nel firmamento.

“Piacere, Alessio…” la sua timidezza doveva averlo stuzzicato in qualche modo, poiché ciò che fece dopo fu allargare il suo sorriso.

Era pieno di gente al lido, tantissime erano le belle ragazze in bikini che lui avrebbe voluto conoscere, non che lo attraessero in qualche modo – non capiva il perché, ma nessuna le era mai interessata veramente –, piuttosto aveva fretta di iniziare una relazione, dal momento che la sua adolescenza stava finendo e ancora nessuna era entrata nella sua vita. Era una sorta di ossessione, guardando quel Leonardo parlare con tante ragazze non poteva non pensarci: avrebbe voluto essere come lui.

Quando Leonardo si liberò, corse di nuovo da lui, che se ne stava in disparte ad osservarlo invidioso. Non appena arrivò, tutta l’attenzione di Alessio fu rivolta a lui.

“Questa è una buona occasione per farsi dei nuovi amici, che ne diresti di provare?”

“E se io non volessi?” fu la risposta che gli diede, irritato dal fatto che lui avesse capito le sue intenzioni.

L’altro si guardò intorno, prima di sparire tra la folla, ma Alessio non ebbe nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo che subito tornò con al seguito un ragazzo dalla pelle ambrata.

“Ciao, molto piacere, io sono Luca e questi sono Mattia, Daniel e Michele!” non si era nemmeno reso conto che ci fossero altri tre ragazzi.

 

Passò una settimana prima che facessero gruppo. Alessio si era, in qualche modo, trovato a proprio agio con Luca e gli altri; solo Leonardo lo metteva un po’ a disagio, sempre lì, tutto sorridente, a parlare di mucche e cavalli come fosse l’argomento più interessante al mondo. Nonostante il lieve disagio, aveva conversato molto con lui, forse più che con gli altri. Aveva scoperto dov’era cresciuto – ed ecco la spiegazione alle mucche e ai cavalli – la musica che ascoltava, il suo rapporto con i suoi genitori. Imparando a conoscerlo, aveva capito che non era affatto il ragazzo superficiale che si era figurato all’inizio; ebbe la conferma di ciò un giorno di pioggia, all’esterno del capanno del cugino di Leonardo, sotto la cui tettoia si erano rifugiati: Leonardo era scoppiato a piangere parlando del padre e della freddezza con cui trattava sia lui che sua madre; tra le lacrime, la promessa che non avrebbe mai trattato a quel modo le persone amate.

Qualcosa era cambiato, quel giorno.

 

Era luglio inoltrato, il sole splendeva, il mare chiamava. E Alessio aveva sognato di fare sesso con Leonardo. Lo aveva evitato un’intera giornata, vergognandosi del sogno sconcio che aveva fatto e con mille quesiti in testa.

Era sera, tutti se ne stavano andando, eccezion fatta per Alessio, che stava aspettando suo padre, e Leonardo, che aveva accampato come scusa il non voler lasciarlo solo mentre aspettava.

Alessio fece affondare le mani nelle tasche del costume e lo guardò di sfuggita, non sazio, dal momento che quel giorno non lo aveva guardato abbastanza. Quando formulò quel pensiero, divenne tutto rosso per la vergogna.

“Alessio, ti andrebbe di aspettare nel capanno? Sembri stanco e lì c’è un letto.”

La parola letto non aiutò Alessio, che però era troppo stanco per declinare l’invito.

Entrarono nel capanno e si sedettero entrambi sul letto, Alessio imbarazzato e stanco come non mai, Leonardo con il suo solito, allegro sorriso, che però si smorzò quando gli domandò: “Perché mi stai evitando?”

Alessio venne preso in contropiede. Non sapendo come rispondere, si limitò ad abbassare lo sguardo per non farsi vedere rosso da lui.

“Sai, tu mi piaci.”

Sobbalzò. Aveva sentito bene?

“Co…cosa?”

“E anche io…” gli sollevò il mento con la mano e i loro occhi si incontrarono, “ti piaccio.”

Era rosso in viso pure lui. Non si rese subito conto che la risposta a tutte quelle domande Leonardo gliel’aveva data.

Gli piaceva un ragazzo. Gli piaceva Leonardo.

Rimase in attesa, di cosa non lo seppe nemmeno lui. Fu un bacio ad arrivare, a fior di labbra, come fosse un sussurro al vento, un petalo che si posa al suolo. Rimasero abbastanza vicini guardandosi negli occhi, quando Leonardo gli prese la mano e la posizionò sul cavallo dei suoi pantaloni.

“Mi fai sempre questo effetto” gli sussurrò sulle labbra.

Tutti i dubbi svanirono quando Alessio, animato da un coraggio che non sapeva di possedere, lo baciò. Le loro lingue danzavano insieme mentre Leonardo guidava la mano dell’altro sotto i suoi pantaloni.

Il sole calò poco prima che venissero entrambi, l’uno con le mani sul membro dell’altro, le labbra che sussurravano versi osceni le une sulle altre.

 

Una settimana dopo, la loro prima volta. La prima per entrambi, aveva precisato Leonardo, che gli aveva altresì confessato di non aver mai provato lo stesso sentimento per qualcuno che non fosse lui.

 

“Allora, che ne dici di salire sulla mia macchina?” fu la proposta di Luca, tutto compiaciuto.

Leonardo aveva già fatto un giro, mentre Alessio non aveva ancora avuto l’onore.

Tutto contento, diede un bacio a fior di labbra al suo ragazzo, che gli sussurrò: “Ci vediamo più tardi.”

Più tardi.

Più tardi.

 

 

Il camion, il clacson, la strada, il sangue che gli impediva di vedere. L’ospedale, una voce familiare che urlava singhiozzando: “Fatemelo vedere!”. Il viavai di medici dalla sua stanza. Il soffitto bianco e le lacrime dei suoi genitori.

Quando aveva vissuto tutto questo?

Ah già, l’incidente. L’incidente che gli aveva tolto quell’estate meravigliosa, che gli aveva tolto Leonardo.

 

Quando riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu lo stesso soffitto bianco che aveva visto l’estate precedente. La prima voce che udì, invece, fu quella di suo padre: “Ti avevo detto di stare lontano da mio figlio!”

La testa gli girava a tal punto da non riuscire a capire a chi si stesse riferendo. Fu poi la seconda voce che udì a chiarirgli la situazione: “Non sarebbe dovuto succedere! Perché a lui!?”

“LEO!” scattò seduto incurante del mal di testa e subito si staccò la flebo.

Quando vide, al di là della porta aperta, Leonardo in lacrime, si alzò di scatto desiderando al più presto di essere vicino a lui per baciargliele, quando cadde per terra ancora intorpidito.

“Alessio!” l’urlo di sua madre richiamò i medici, che prontamente lo rimisero a letto.

Nella confusione, riuscì a vedere Leonardo scavalcare gli infermieri con la stessa velocità che lo contraddistingueva in campo, fino a quando non fu vicino a lui.

“Ale… come ti senti?”

Ancora intorpidito, ma felice che fosse lì con lui, gli rispose: “Bene, ora che sei qui”.

“Alessio, che ti è successo?” fu la domanda di suo padre, ancora troppo spaventato per stare in piedi senza che gli tremassero le gambe.

Gli vennero le lacrime agli occhi. “Papà, mamma, ora va tutto bene.”

“Signorino” un infermiere si rivolse a Leonardo: “non ha il permesso di stare qui, la prego di andarsene.”

Alessio lesse un NO negli occhi di Leo, ma lo fermò ancor prima che potesse esprimerlo a parole: “Va tutto bene, ci vediamo a scuola.”

L’altro gli lanciò uno sguardo preoccupato, prima di avviarsi verso la porta, lasciando dietro di sé un’amarezza che toccò Ale profondamente.

 

A casa, svelò ai genitori di aver recuperato la memoria di quell’estate. Sua madre era sul punto di piangere, mentre suo padre era sbalordito.

“Per quanto riguarda Leonardo” asserì, “lui è la persona che ho scelto di avere al mio fianco, come vi ho già detto l’estate scorsa. Vi prego di accettarlo.”

“Oh, Ale” fece sua madre, “ma noi lo abbiamo già accettato, l’anno scorso, quel che temevamo era che la sua presenza, dopo l’incidente, ti fosse nociva.”

“Nociva?”

Fu suo padre a chiarire la loro posizione: “Temevamo che avresti reagito come oggi, cioè perdendo i sensi, perciò gli ho chiesto, l’anno scorso, di starti lontano.”

Alessio appellò tutte le sue forze per non urlare loro contro, dopotutto erano solo preoccupati per lui.

“Ora non dovrà più succedere; se mi sforzo di ricordare non sento più nemmeno il mal di testa! Mi sento bene come non mai.”

 

Si era preso alcuni giorni di riposo per raccattare le idee, col supporto di Giovanni, cui aveva raccontato tutto. Si era reso presto conto di non avere nemmeno più il numero di telefono di Leonardo, probabilmente cancellato dai suoi genitori.

L’ultimo giorno di scuola, quando lo vide in classe, corse ad abbracciarlo con una velocità che non sapeva di possedere, sotto gli occhi di tutta la classe.

Fu quando le braccia forti di Leonardo lo avvolsero che il suo cuore prese a battere all’impazzata e, per un attimo, gli sembrò che fossero totalmente soli in quell’aula.

Quando Leo si staccò da lui gli prese la mano, sorprendendolo, e si rivolse a tutta la classe: “Ragazzi, ragazze, da oggi sono ufficialmente impegnato!”

“COSA STAI DICEN-” ma l’urlo imbarazzato di Alessio fu interrotto da uno scroscio di applausi.

Tutti i ragazzi, compreso Giovanni, stavano allegramente festeggiando la levata di torno del ragazzo più ambito della scuola. Qualche ragazza – forse veramente contenta per loro – si unì alla festa.

Tutto rosso in viso, Alessio guardò il suo ragazzo che gli faceva l’occhiolino: “Il nostro sarà un amore impopolare, preparati.”

Preso dalla foga del momento, Ale lo baciò, scatenando gli urletti di Maria, una loro compagna fujoshi.

“Ma insomma!” proruppe il prof di greco, tra applausi ancora più forti, “Non vi permetterò di fare bordello nella mia ora! NELLA MANIERA PIÙ ASSOLUTA!”

   
 
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