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Autore: KathR    27/08/2020    0 recensioni
"Pensava di essere forte, ma non lo era.
Pensava di non poter essere ferita. E invece poteva.
Pensava di essere lei a guidare il gioco, ma non era altro che una marionetta nelle Sue mani."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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LACRIME


Era sempre così difficile. Così dannatamente difficile. Si trovava a pensare, a chiedersi perché, perché non potesse essere semplice, perché per una volta non poteva essere facile. Si sentiva lacerata, dilaniata e stanca…  stanca da morire. Si riduceva tutto a questo? Era quello il genere di rapporto che sarebbe stata destinata ad avere? E le stava bene? Il naso iniziò a pizzicarle, gli occhi bruciavano, l’immagine di Lui in un angolo che sussurrava chissà cosa all’orecchio di una qualunque e le infilava le mani chissà dove divenne piano piano sfocata. Posò velocemente il bicchiere, facendosi strada tra la folla di corpi sudati e indifferenti con le lacrime che già le rigavano il viso, era tutto così penoso, meglio andare via.

Pensava di essere forte, ma non lo era.

Pensava di non poter essere ferita. E invece poteva.

Pensava di essere lei a guidare il gioco, ma non era altro che una marionetta nelle Sue mani.

Quella che era nata come una semplice attrazione, uno sfogo di istinti primordiali, si era lentamente trasformata in ossessione, urgenza, necessità. Per lo meno lei si sentiva così, era come se vivesse sott’acqua e solo un Suo bacio le potesse dare il sollievo di un respiro, come se fosse costantemente intrappolata in un incendio e solo una Sua carezza potesse lenire il dolore del fuoco. Era questo l’amore? Le avevano sempre assicurato che sarebbe stata l’esperienza più intensa della sua vita e probabilmente lo era, ma non in senso positivo. Quando l’amore è a senso unico è solo… triste e… patetico. Non ti riconosci più e raccogli le briciole meravigliose di qualcosa che è di qualcun altro e ed è okay, finché non lo è più! E ti uccide. Ti uccide guardarlo. Ti uccide sentirlo. Ti uccide sapere che non importa quanto è tardi, tu risponderai; non importa quanto hai pianto, con Lui sorriderai; non importa con quante ha flirtato (o peggio), tu gli aprirai la porta della tua stanza, solo per vederlo rivestirsi ed andarsene dopo qualche ora. Era distrutta.
Era sollevata di essere stata inghiottita dal corridoio buio e silenzioso, aveva bisogno di crogiolarsi nel suo dolore, di piangere e disperarsi, di soffrire.

-Rose?!

In un secondo un brivido le percorse tutto il corpo, congelandola.

-Rose, se qui?!

Cercò di respirare il più regolarmente possibile, mentre si asciugava freneticamente le guance. Per un attimo pensò che sarebbe stato inutile, che i segni del pianto sarebbero stati più che evidenti sul suo volto, ma era buio e Lui non era particolarmente attento alle cose che non gli interessavano. Quella sua stessa realizzazione fu l’ultima di una serie di pugnalate che non avrebbero mai più smesso di sanguinare.

-Ehi, eccoti!

La Sua voce era un sussurro, anche se di spalle, lei riusciva a percepire l’interezza della Sua figura e, quando le posò un rapido ma dolce bacio alla base del collo, non ci capì più nulla.

-Mi hai trovata.

Voltandosi si dipinse sul volto il più seducente dei sorrisi, la voce uscì decisa, roca al punto da sembrare sensuale e non disperata. Lui la guardò e sorrise, il Suo bel volto, illuminato solo dalla flebile luce di una candela, sembrava ancora più misterioso. Quello sguardo, però, di misterioso non aveva assolutamente niente, lo conosceva e sapeva esattamente che cosa sarebbe successo.
Con una mano le afferrò la mandibola avvicinandole bruscamente la bocca alla Sua, con l’altra le accarezzò la coscia mentre tutto il Suo corpo la spingeva deciso verso il muro. Lei chiuse gli occhi e per l’ennesima volta si perse nell’estasi di quel contatto quasi violento, come una eroinomane si gode i suoi dieci minuti di paradiso prima di sprofondare inesorabilmente nella sua vita di inferno.

-Finalmente!

Fu tutto quello che le disse prima di cominciare a divorarle le labbra. La baciò come se avesse fame, come se ogni bacio che le dava fosse indispensabile per la Sua sopravvivenza. Le afferrò l’orlo della gonna, le sfiorò le gambe calde e liscissime. Era come se quel tocco producesse delle piccole scintille, elettricità pura. Lei, ormai priva di difese, artigliò i suoi capelli, tenendolo il più possibile vicino a sé, rendendogli impossibile smettere di baciarla, se doveva stare male dopo, almeno che fosse la sensazione più travolgente che avesse mai provato. Le raccolse la gonna in vita e le regalò una carezza che si sforzò di far durare il più possibile, per poi arrivare finalmente in mezzo alle sue gambe. Si staccarono per un attimo e lei respirò forte, uncinò la gamba intorno alla vita di Lui per facilitargli l’accesso, basta convenevoli, lo voleva dentro di sé, rapido e brutale. E così fu, in un attimo fecero sparire gli elementi di intralcio, Lui con in pantaloni e i boxer appena calati, lei con gli slip persi chissà dove nell’oscurità del corridoio deserto e silenzioso. La sollevò appena ed entrò in lei completamente, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, baciandola appena sotto l’orecchio.
Inarcò la schiena cercando la profondità più assoluta, gli passò le mani fra i capelli tirandolo leggermente indietro in modo da guardarlo in faccia. La luce della candela lo illuminava appena, ma lei riusciva a distinguere (forse anche grazie alla memoria) il ghiaccio prorompente dei suoi occhi, anche se le pupille erano dilatate dallo sforzo e dal piacere lancinante. Lo avvicinò a sé per baciarlo nuovamente.

-Ci sono quasi…

Mormorò disperatamente sulle Sue labbra.

-Sto per…

-Rose io… Io… Ti amo!

E così venne. Rose perse il respiro.
Appoggio la fronte umida sulla sua spalla, lottando con il fiatone. Rose sbarrò gli occhi.
Si scostò da lei quel poco che bastava per guardarla in volto, sorrideva appagato. In Rose montò un senso di bile alla bocca dello stomaco.
Si fissarono per pochi secondi, occhi negli occhi, quelli di Rose iniziavano a pizzicare di nuovo. Senza pensarci e senza nemmeno rendersene davvero conto, gli mollo uno schiaffo dritto in faccia, con tutta la forza che aveva. Il Suo momentaneo shock la aiutò a divincolarsi, lo spinse via da sé, facendolo uscire (si, per tutto quel tempo era rimasto dentro di lei). Voleva solo allontanarsi. Le mancava l’aria e ormai le lacrime scendevano senza più un controllo. In quel pianto non riconosceva il gusto della consapevolezza, quelle erano lacrime diverse, amare, frutto di una rabbia feroce che fino a quel momento non era mai riuscita a provare. Perché per quanto squallida e umiliante poteva essere stata la situazione fra loro fino a quel momento aveva sempre avuto un’unica imprescindibile nota positiva, lui era sempre stato sincero. Non le aveva mai promesso niente, non si era mai mostrato per quello che non era. In tutti quei mesi passati aveva imparato a ingoiare molti rospi, conscia di essersi impelagata in qualcosa che andava oltre la sua capacità di gestione. Si era rassegnata e aveva deciso che ne avrebbe goduto finché le fosse stato possibile, anche se le cicatrici che le avrebbe lasciato, lo sapeva, l’avrebbero segnata per tutta la vita. Ne era innamorata e lo aveva accettato, accettando di conseguenza anche il fatto che per Lui, invece, nulla sarebbe cambiato. Per Lui non era diversa da chiunque gli passasse sottomano ad una festa, lo aspettasse fuori dagli spogliatoi dopo una partita, gli lanciasse sguardi inequivocabili in biblioteca. Una delle tante. Per questo ora, nascosta nell’angolo più buio di quel maledetto corridoio, era furiosa. Aveva accettato di tutto finora, ma non avrebbe sopportato anche di essere presa in giro. Dirle che l’amava nel momento in cui entrambi erano sul punto di avere un orgasmo era la mossa più meschina che chiunque potesse mai immaginare di fare. Era crudele ed ipocrita, soprattutto visto che era una bugia.

-Ma sei fuori?!

La voce di Scorpius era sottile e tagliente, rivelava uno sdegno che non si preoccupò minimamente di mascherare. Quel tono la fece infuriare anche di più, non si rendeva minimamente conto di che nervo scoperto avesse toccato e con quale leggerezza. Si voltò di scatto, con il dito che puntava dritto verso di lui.

-No, questo non te lo permetto!

-Come scusa?!

-Non puoi, questo non puoi farlo. Finora ti ho lasciato fare di tutto ma questo no, è troppo!

Così dicendo si voltò e fece per andarsene, ma non riuscì a muovere nemmeno un passo che Lui la prese per un gomito e la tirò indietro, facendola sbattere bruscamente contro il Suo petto. Il Suo profumo, mischiato a quello di lei e al lieve odore del sesso appena consumato la inebriò momentaneamente (avrebbe potuto vivere solo di quell’aroma) ma si riprese e d’istinto mise un braccio fra loro, Lui non l’aveva lasciata, ma almeno aveva guadagnato un po' di distanza. Alzò la testa per guardalo, la sua espressione era strana: non era solo infastidito, sembrava anche… confuso. Davvero non aveva capito? Provò a strattonarlo per divincolarsi dalla Sua presa un paio di volte, ma quando fu chiaro che non l’avrebbe lasciata, si decise a parlare.

-Ho accettato tutto Scorp, sempre…- la sua voce era un soffio.

-Mi sono andate bene le sveltine nello stanzino delle scope, l’indifferenza davanti a tutti, il vederti rimorchiare una diversa ogni sera. Ti ho fatto entrare nella mia stanza in ogni momento, sono stata disponibile ogni volta che volevi. Non riesco a guardarmi più allo specchio perché questa non posso essere io. Mi sono innamorata di uno stronzo che mi usa come e quando vuole, che ogni volta che se ne va porta con sé un pezzo del mio cuore e nemmeno se ne accorge. Ma almeno eri sincero. Non mi hai mai promesso niente, le tue intenzioni erano chiare fin dall’inizio perciò, okay colpa mia!

Lui fece istintivamente un passo indietro, lasciando scivolare le braccia lungo i fianchi, liberandole finalmente il gomito. La voce di lei, leggermente incrinata usciva quasi a piccoli singhiozzi.

-Ma questo è troppo, non ce la faccio. Perché se tu, mentre mi stai scopando per l’ennesima volta al buio in un anonimo corridoio, mi dici che mi ami, io muoio. Questa bugia mi uccide. Non c’è niente di peggio per una persona innamorata che la speranza di essere ricambiati e la consapevolezza di non esserlo. Per questo io non…

Non uscirono più parole dalla sua bocca, Scorpius in un impeto fece un passo in avanti e gliela tappò con la mano.

-Non sono mai stato più sincero in vita mia.

D’istinto Rose spalancò gli occhi dalla sorpresa e la presa di lui sulle sue labbra si fece più molle. Fu allora che lei gli morse la mano, forte. Scorpius fece un balzo all’indietro un po' per il dolore e un po' per lo shock.

–Che cazzo fai?!

Le urlò addosso.

-Che cazzo dici?!

Gli fece eco lei.
Scorpius sbuffò dalle narici, tenendosi la mano ancora dolorante. Faceva fatica, sembrava quasi che parlare gli richiedesse uno sforzo fisico, ma poi si decise.

-E’ colpa tua! Tu sei… sei un cazzo di uragano. Sei arrivata e mi hai travolto. E all’inizio si, forse ho pensato che scopare senza impegno sarebbe stato meraviglioso, un’idea geniale, ma era impossibile perché dopo la prima volta ho capito che non avrei potuto fare a meno di te. Mi sei entrata dentro, sei sotto la mia pelle sei…

Si bloccò emettendo un gemito di frustrazione, sembrava esasperato.

-E sì, mi sono comportato da stronzo, ma solo perché tu continuavi a sfuggirmi, allora mi sono convinto che fosse qualcosa di passeggero e l’ho
ignorato. Ho provato a rimorchiare, a scopare con altre ma non ci sono mai riuscito, Rose, avevo in testa sempre e solo te. Non erano i tuoi capelli, non erano le tue labbra, non era il tuo profumo… non eri tu. Ecco perché tornavo sempre da te, il mio corpo l’ha capito prima di me.

Fece un passo verso di lei che per tutto quel tempo non si era mossa di un millimetro, paralizzata.

-Forse non è stato il momento più adatto per dirtelo, ma non sono mai stato più onesto e convinto di qualcosa da quando ho iniziato a respirare. Perché se c’è una cosa che so per certo è che vorrei stare così, dentro di te, per sempre.

Disse d’un fiato, indicando l’angolo dove fino a pochi minuti prima i loro corpi si erano fusi ed erano diventati un’unica entità, perfezione.

-Io. Ti. Amo.

Scandì bene ogni lettera, come se volesse imprimerla nel minimo spazio che li separava, facendola fluttuare fra loro.

-E stiamo litigando. Facciamo l’amore in maniera trascendente, io ti dico che ti amo, tu mi molli uno schiaffo, mi dici che mi ami anche tu ma che sono un bugiardo, ti dico che sono sincero ma mi dai un morso e, nonostante ti abbia aperto il mio cuore, tu non dici niente. Ma che cazzo…

Si porto due dita sulla fronte, ormai stremato, una corsa non avrebbe potuto stancarlo così tanto. Rose era attonita, la bocca spalancata per tutto il tempo.

-Tu mi ami davvero?

Chiese piano. Scorpius allargò le braccia e alzò le spalle in segno di colpevolezza.

-E non ti sei scopato nessuna dopo di me?!

-Neanche una!- Scosse la testa mantenendo la stessa posizione.

Rose sorrise piano, il viso rigato di nuovo, non conosceva neanche queste di lacrime, ma le piacquero subito. Si perché questa volta le riconobbe come gioia, la gioia pura e semplice che finalmente le alleggeriva il cuore. Con un balzo saltò in braccio a Scorpius che la prese al volo, tenendola così stretta da impedirle quasi di respirare. Non sarebbe stato facile ed erano certo che gli ostacoli da superare sarebbero stati innumerevoli, ma almeno sapevano che avrebbero affrontato tutto insieme.
                                                                                                                             
ANGOLO AUTRICE:
STORIA DISPONIBILE ANCHE SU WATTPAD NOME: kkkkkkateras 
  
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