Disclaimer: I
personaggi non mi appartengono,
ma
sono di
proprietà dei rispettivi autori.
Sonetto del Dolce Lamento
-F. Garcìa Lorca
“Moony..?”
Nessuna risposta, tranne il
crocchiolio del camino.
“Remus?”
Il Grifondoro alzò la testa e le
pupille si restrinsero. Era stato uno scatto, uno scatto di paura,
il che fece sentire Sirius piuttosto in colpa. Non era stata propria intenzione
spaventare l'amico, bensì sincerarsi delle sue condizioni: erano
tornati dalla Stamberga Strillante la notte prima e da allora Remus
non aveva più aperto bocca. Si era rintanato tra le coperte rosse
oro, aveva ignorato i loro tentativi di farlo alzare, aveva
spintonato via James ed aveva concluso la scenata nascondendo la
testa sotto al cuscino.
Sirius non era certo che lo avesse
fatto per tenere loro fuori dalla sua testa. Era più probabile che
stesse tenendo se stesso trincerato in qualche malsano vortice di
recriminazione.
Lato positivo: non aveva gettato via
la Cioccorana che gli aveva piazzato sotto il guanciale quella
mattina.
Lato negativo: non l'aveva nemmeno
scartata.
“Se la tieni ancora un po' in mano
Herpo Lo Schifido ti accuserà di avergli rovinato l'acconciatura.”
Sirius tentò un sorriso, indicando il dolce“Se la figurina è
doppia puoi darla a me.”
Remus in tutta risposta appoggiò la
Cioccorana sul comodino, quasi quella gli avesse ustionato le dita od
il solo tenerla in mano lo facesse sentire indegno e stupido. Non
disse una parola, ma la tensione nelle spalle era così evidente che
non c'era bisogno di spiegare alcunchè.
“Ti abbiamo fatto male?”
La domanda di Sirius era più che
lecita.
Ogni mese, al sorgere della Luna
Piena, lui, James e Peter accompagnavano Remus alla Stamberga
Strillante.
Ogni mese, al riparo dietro le assi
di legno, aspettavano che luce bagnasse la pelle e le mani e la bocca
di Remus, che gli occhi verdi scolorissero in ambra e sangue, che le
labbra s'assottigliassero, le gengive si ritraessero, la saliva
colasse sul profilo delle zanne. Muovevano un passo indietro mentre
le ossa dell'amico si piegavano e spezzavano e ricomponevano in
vagiti e singhiozzi e sussulti ed il pelo cresceva ispido sulla gobba
della schiena e le orecchie s'ingrandivano ed il naso si schiacciava,
anneriva, e le nocche si gonfiavano e le unghie diventavano artigli.
Ogni mese, al primo ululato, ancora
prima che i sensi inselvatichiti dell'altro stridessero e gridassero,
assetati, affamati, bramosi, James piegava la testa, pronto ad
ingabbiare il corpo nevrotico tra le ramificazioni del palco di
corna.
A Sirius, da bravo canide parente
alla lontana dei lupi -mannari o meno che fossero, spettava l'ingrato
compito di far capire alla belva chi comandava, chi, tra loro due,
fosse il maschio alfa, chi, tra loro due, fosse in cima alla gerarchia.
Funzionava pochissime volte.
Perché era vero che ogni mese, al
sorgere della Luna, accompagnavano Remus alla Stamberga Strillante e,
ogni mese, aspettassero con lui la trasformazione e, ogni mese, James
fosse il primo a partire alla carica, tuttavia...Ogni mese la
reazione dell'amico era diversa.
Alcune notti già al primo attacco di
Prongs Remus guaiva, mostrava i denti, si ritraeva e girava loro
intorno, per ore ed ore ed ore, fino al sorgere del mattino, in uno
stallo sfiancante, tentando un assalto di quando in quando, forse a
testare la loro resistenza, saggiando il momento opportuno per un
attacco.
Altre il Lupo Mannaro pareva pervaso
elettricità, una creatura di fuoco e di fiamme, inarrestabile, che
puntava alla gola di James o spalancava le fauci per ingoiare Peter
in un sol boccone oppure cercava di atterrare lui, Sirius, e
strappargli le viscere a morsi.
Non avrebbero mai, mai fatto del male
a Remus, ma al tempo stesso dovevano pensare a salvare la pelle: al
contrario di loro che, anche nel mutare forma, mantenevano comunque
lucidità e raziocinio umani, Moony perdeva completamente il
controllo. Non il loro odore, non i loro occhi, nulla gli avrebbe mai
restituito il senno.
E la notte prima, proprio per evitare
che l'amico facesse scempio del corpo riverso di James, abbattuto da
una zampata particolarmente violenta, Sirius era balzato in avanti, a
zanne scoperte, ringhiando, latrando, colpendo il muso di Remus col
proprio, girandosi di scatto per colpirlo agli occhi con gli artigli.
Gli stessi occhi ora di nuovo vivi,
caldi, ed incredibilmente verdi fissi al suo collo.
“Sono io che ti ho fatto del male,
Pads.” gracchiò l'altro, le prime parole dopo almeno dodici ore
“Ti ho quasi ucciso.”
Istintivamente, Sirius si coprì la
gola con la mano.
Il Lupo Mannaro non aveva apprezzato
il suo assalto -Come dargli torto?- e aveva immediatamente
contrattaccato. Per sua fortuna, più o meno, non aveva usato i
denti, ma il solo ripensare agli artigli che affondavano nel collo
gli fece stridere la spina dorsale.
Era stato come se un esercito di
miliardi, minuscoli maghi avessero lanciato in contemporanea uno
Stupeficium
dentro al cranio: un lampo bianco e rosso e nero, una bombarda tra le
tempie, cenere e lapilli dietro le palpebre, la sensazione del sangue
che ribolle e monta, monta, monta come marea nella trachea,
nell'esofago, sale, sale fino al principio della bocca, viscido, una
colata lavica sulla lingua, entro le guance, che brucia il palato e
liquefa i denti.
Sirius aveva guaito, certo che
sarebbe morto di lì a poco, certo che avrebbe perso la
concentrazione ed in un unico, fatale attimo sarebbe tornato umano,
alla mercé della Bestia. Niente e nessuno, in quel caso, avrebbe
potuto salvarlo.
Per l'ennesimo colpo di fortuna della
serata era arrivato James e Sirius non era mai stato più contento di
vedere un cervo in vita sua.
Santo, Santo Prongs, sempre pronto a
tirarlo fuori dalle situazioni più spiacevoli, che fossero una
pozione dosata male od un Lupo Mannaro impazzito.
“E' solo un graffio.”
“Non è solo un graffio, Sirius!”
La rabbia e la disperazione nella
voce di Moony lo gelarono sul posto. Istupidito, fissò l'amico
mentre si portava le mani ai capelli e piegava le spalle in avanti,
rilasciando dalla bocca un suono gutturale a metà tra un grido ed un
singhiozzo.
“Io sono un pericolo, non lo
capisci? Io sono pericoloso.
Io faccio male alle persone. Io non...Io non dovrei stare qui.”
Remus scrollò la testa, i polsi che tremavano “Questo non è il
mio posto.”
“Non dire idiozie!”
Sirius non era mai stato un campione
di eloquenza ed in quel frangente più che un'esclamazione il suo era
sembrato un latrato, un sordo, petulante abbaiare.
"Qui, adesso, con noi, è
esattamente
dove devi stare.”
L'altro gli rispose con un verso
sarcastico, accompagnato dallo storcersi della bocca.
“Non potete starmi appresso per
tutta la vita, Sirius.” gli fece notare “E verrà il giorno in
cui voi sarete più stanchi od io sarò più forte oppure impazzirò
più del solito o riuscirò a fuggire dalla Stamberga e raggiungerò
Hogsmeade e---”
Sirius gli appoggiò una mano sulla
testa.
Remus era stato così preso dal suo
gesticolare, dal suo forsennato vomito di parole da non essersi
accorto degli uno, due, tre passi che aveva fatto nella sua
direzione. Non si era neanche accorto di come l'altro gli si fosse
seduto accanto, si fosse allentato il nodo della cravatta con due
dita ed avesse accavallato le gambe, dondolando il piede destro per
mettere in mostra il calzino bucato col leone rampante dei
Grifondoro.
“Hai finito?”
Moony si girò, gli occhi tanto
grandi e tanto basiti da farlo somigliare ad un barbagianni
particolarmente perplesso.
“Sai quante cose possono succedere,
dall'oggi al domani?” gli domandò Sirius “La Evans potrebbe
mettersi con James e sfornare una quantità di marmocchi
inverosimili, costringendoci a far loro da baby-sitter con pannolini,
latte caldo e piccole Nimbus che fanno su e giù per il salotto dalla
mattina alla sera.” sorrise nel vedere un barlume di sollievo
sorvolare la bocca dell'amico “O magari Peter, un giorno o l'altro,
deciderà che ci odia tutti e ci farà fuori tutti quanti, oppure
Mocciosus si rivelerà essere non quell'untuoso imbecille poco di
buono che è, bensì un Mago dall'animo nobile, pronto a sacrificarsi
per il bene comune...!”
A quelle parole Moony scoppiò a
ridere, nonostante la sottile linea di pianto all'angolo dell'occhio,
e Sirius si unì a lui più che volentieri.
“Quello che voglio dire.” riprese
“E' che non serve tormentarsi così. Forse un giorno sbranerai
davvero qualcuno...”
“Grazie, Pads.”
“...Oppure
inventeranno qualche incantesimo o che so io per farti stare buono e
tranquillo nella tua cuccia. Ti faranno giocare a
Riporta-La-Bacchetta oppure trascorrerai le tue notti mannare a
segnare il territorio sul letto di Prongs--”
“Sirius.”
“Era solo per rendere l'idea!
Quello che conta, Remus, è che non sarai mai da solo. Scacciaci pure
quanto vuoi, ma furia omicida o meno noi ti saremo sempre accanto. E
se temi che troppa gente possa innervosirti o se soffri di ansia da
prestazione allora ci faremo compagnia l'un l'altro a suon di morsi,
ululati e grattatine alle orecchie” Sirius gli fece l'occhiolino
“Sono un cane fedele, io.”
Remus rise, gli allontanò la mano
con uno spinone e si allungò a prendere di nuovo la Cioccorana,
staccando la figurina vuota di Herpo Lo Schifido -Questi, forse
annoiato dalle continue chiacchiere o perché aveva di meglio da
fare, aveva girato i tacchi e se n'era andato per un po'. Moony la
porse a Sirius, per poi ritrarre la mano quando l'amico fece per
prenderla.
“L'avrai soltanto in cambio della
figurina di Cliodna.”
Pads sbuffò, scostando una ciocca di
capelli dalla fronte.
“D'accordo. E adesso fammi spazio.” gli
intimò, mentre Remus si affaccendava a scartare la Cioccorana “Tu
avrai pure dormito tutto il giorno, ma io non sono riuscito a
schiacciare neanche un pisolino durante la Lezione di Lumacorno e ho
così sonno che potrei addormentarmi sul dorso di un Graphorn.”
Ho timore di perdere il prodigio
Dei tuoi occhi di statua e la
cadenza
Che mi posa di notte sulla guancia
La solitaria rosa del respiro.
Ho l'angoscia ch'io sia su questo
lembo
Un tronco spoglio, e ciò che più
m'accora
E' che non abbia argilla, polpa o
fiore
Per il verme di questo mio
tormento.
James e Peter abbandonarono la Sala
Grande prima del dolce e nemmeno si attardarono in Sala Comune, ad
arrovellarsi sul compito di Trasfigurazione come invece sarebbe stato
loro dovere.
Il primo lasciò il tavolo perché
tutto quel rumoreggiare gli dava il mal di testa e perché l'addome
gli doleva, lì, sotto al costato, dove l'aveva raggiunto la testata
inferocita di Remus. Non degnò di uno sguardo Severus, che dal
tavolo dei Serpeverde lo fissava con quel cipiglio sdegnoso che tanto
lo mandava in bestia; né diede attenzione alcuna a Lily, seduta di
fronte a lui. Non si accorse nemmeno dello sguardo di lei mentre si
allontanava, tallonato da Peter -Che invece se ne accorse eccome.
Quell'inconscia preoccupazione da
parte della Evans, quel suo trattenere il fiato, la domanda
inespressa non fecero che acuire il nervosismo del povero Minus.
Si sentiva a disagio con gli altri
Grifondoro giacché nessuno aveva fatto caso a lui, ma si erano tutti
chiesti perché James fosse così spento, perché Sirius non fosse
venuto a cena, perchè Remus non stesse alzando gli occhi al cielo
all'ennesima sfida su chi riuscisse a tenere più pasticcini alla
crema in bocca.
Che lui fosse presente o meno, a
nessuno dei suoi compagni di Casa sarebbe importato.
Che lui fosse stato presente o meno,
la notte scorsa, niente sarebbe cambiato.
Lui non era che un topolino, mentre
James e Sirius dall'alto dei loro alter ego animali erano capacissimi
di tenere testa a Remus da soli. Il suo aiuto, la sua presenza non
erano affatto rilevanti.
Se erano riusciti a cavarsela non era
certo merito di Peter, né sarebbe stata colpa sua se le cose
avessero preso una brutta piega. Per gli altri due sarebbe stato
difficile fuggire dalla Stamberga, vista la mole, in quanto a lui...
Se Remus avesse davvero ucciso
Sirius, chi mai avrebbe potuto accusare Peter della loro folle idea
di diventare Animagus, e tenerlo nascosto non solo a Silente, ma
anche al Ministero? James era quello con più carisma e tutti
sapevano che Sirius avrebbe fatto qualunque cosa per Remus.
A nessuno sarebbe mai venuto in mente
di puntare il dito contro Peter. Egli sarebbe sembrato semplicemente
una povera vittima, trascinata dalla personalità ben più
travolgente di Potter e Black.
Ma che fare se Remus avesse davvero
ammazzato Sirius? Moony avrebbe di certo raccontato come Peter fosse
coinvolto ad armi pari in tutta la faccenda.
Forse avrebbe fatto meglio a fuggire.
Abbandonare Remus a piangere sui
corpi di Sirius e James, fingersi morto, magari lasciare una traccia,
una prova dietro di sé, per rendere il tutto più credibile, un
orecchio, un dito, una falange...L'esclamazione costernata di Prongs
lo salvò da quella pericolosa girandola di pensieri.
Oltre James, una Cioccorana
saltellava allegra da un letto all'altro, sui vestiti, sui calzini,
sui libri, mentre Remus dormiva beato, abbarbicato al corpo canino di
Sirius, col volto affondato nel collo peloso appena più sotto al
bozzolo bianco della fasciatura.
Se
mai sei tu il mio tesoro occulto
Se
la mia croce, la mia intrisa pena,
Se
il cane sono io del tuo dominio,
Fa'
che non perda quello che ho raggiunto,
E
le acque del tuo fiume pavesa
Con
foglie dell'autunno mio in delirio.